Ricci ha copiato Drive in da Benny Hill, Paperissima la fa rubando filmati internazionali (e coprendo i logo originali)…

… e ha rubato Striscia da me e, davanti a me che allora ero ignaro, persino il Gabibbo da un’università americana: il pupazzo è Big Red ed è la mascotte della Western Kentucky University ed è stata creata nel 1979 dallo studente Ralph Carey.  Nell’Aprile scorso, sono stato a Milano testimone del processo a carico di questo farabutto proprio per Big Red: purtroppo gli avvocati erano dei fessi e la cosca si era già comprata la giudice, che non mi volle nemmeno sentire… mentre ascoltò un cazzo di imbrattacarte che nulla sapeva di questa storia, ma era stato debitamente foraggiato.

Sappiatelo!

http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Red

NOTATE L’ORIGINALITA’ DEL “GRANDE AUTORE” antonio ricci, che non è in grado nemmeno di scrivere una cartolina d’auguri. Io lo conosco bene, continua a riciclare battute mie rubate…

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Salute e grano! Siamo un regimetto totalitario delle banane. Masi torni a pulire cessi!

RAI: “Bloccano il programma con Saviano”

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/18/news/fazio_denuncia-8207424/?ref=HRER1-1

Rai, Masi blocca anche Benigni
Saviano: “Hanno paura”

Romani contro Report: “Odioso”

°°° No, ragazzi, E’ ORA DI BASTA! Come facevo dire a un comicarolo del Drive in. Dobbiamo fare qualcosa. La politica seria DEVE fare qualcosa! Non possiamo più permettere questo imbarbarimento di tutta la televisione. Che berlusconi tenga la sua melma nelle reti che si è rubato grazie a craxi e alla mafia, ma che non rompa più i coglioni nella NOSTRA tv!  In un paese civile sarebbero proibiti programmi volgari che vanno il onda da quasi 20 anni a merdaset e non dei signori programmi del servizio pubblico PAGATO DA NOI. Così come sono pagati da noi i programmi e i fatturati della cloaca di Cologno Monzese.

LA TV  SQUALLIDA E VOLGARE DEL  MAFIONANO

aspirante ministra

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I lavori di casa Scajola al Colosseo pagati con i soldi dell’appalto Sisde

Il rapporto della Gdf ai magistrati umbri. Un altro favore del costruttore Anemone all’ex ministro. Perugia, i pm riascoltano 400mila telefonate
 CARLO BONINI (rep)

PERUGIA – I lavori di ristrutturazione, come anche di “piccola manutenzione ordinaria”, dell’appartamento di Claudio Scajola vennero pagati con i soldi dello Stato. I 200 mila euro per rimettere a nuovo il “mezzanino” vista Colosseo di via del Fagutale e le poche migliaia necessarie a cambiare qualche plafoniera, rubinetto o interruttore difettoso, non uscirono dalle tasche dell’ex ministro, ma furono caricati dal costruttore Diego Anemone (che dell’appartamento, come svelato da “Repubblica”, aveva curato la ristrutturazione), sui costi dell’appalto che il suo gruppo aveva ottenuto per la sistemazione, tra il 2004 e il 2005, dell’ex “caserma Zignani”, destinata a nuova sede di uno dei reparti dell’allora Sisde, la nostra intelligence interna.
http://www.repubblica.it/politica/2010/07/14/news/casa_scajola_ristrutturata-5571859/?ref=HREC1-4

°°° Com’è che non mi stupisco? Conoscendo sulvio berlusconi e la sua piccineria, la sua volgarità, e la sua arroganza… ma soprattutto conoscendo il livello delle merde di cui si circonda: da quelli che conoscete tutti tramite le tv di regime a greggio che violentava le minorenni del Drive in, ricattandole e minacciando di farle cacciare, o a ricci che si ruba 30 milioni l’anno senza aver mai inventato un cazzo e senza saper fare altro che rubare e leccare il culo alpadrone.  Ricci ha rubatol’idea del Drive in al Benny Hill show, i testi e le battute a me, Striscia la notizia a me, il Gabibbo da Big Red, Paperissima da tutte le tv straniere e da youtube…  Solo la gente di merda si circonda di gente di merda.

MAGNONI

Cheeseburger

 

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Censura a Drive in

Dopo aver letto le scempiaggini del servo antonio ricci su Dagospia, l’altro giorno, stanotte  nel dormiveglia mi sono visto il film delle prime puntate del Drive in del 1986.

Chi lo seguiva lo sa bene, dopo solo tre puntate ero il comico più popolare del programma. Ricevevo pacchi di lettere da tutta Italia e non potevo uscire senza essere fermato ad ogni passo e coccolato ovunque. Decisi allora di cominciare ad affondare qualche frecciatina. Beh, lo sapete? Altro che trasmissione comunista, come blatera il ladro del Gabibbo, mi vennero censurate immediatamente e con scuse risibili  tutte le battute su craxi, sulla mafia, sul maxiprocesso che si svolse a Palermo e su Andreotti. Ancora nessuno – tranne qualche magistrato –  conosceva la storia di berlusconi, allora, ma la cosa mi puzzò ugualmente.

vaffa_berlusca

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Il troiaio Berlusconi

Escort, attrici e ministre: ossessione intercettazioni

di Claudia Fusani

clown

Un’ossessione. Dal suo punto di vista, una persecuzione. Le nomini ed è come quando il toro vede rosso o il diavolo l’acqua santa: impazzisce, come

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CHE VERGOGNA IMMANE!

La matrioska di Villa Certosa
di GABRIELE ROMAGNOLI

QUESTO forse non sarà il migliore dei mondi possibili, ma certamente è il solo in cui possiamo vivere io, voi e tutti i suoi abitanti, incluso il presidente del Consiglio italiano. È un mondo che sviluppandosi ha acquisito pregi.

E’ divenuto globale, veloce, ha allargato gli spazi di libertà. E ha contemporaneamente mantenuto o accresciuto difetti: è classista, sessista e ancora conosce sacche in cui viene negata la libertà. Un selvaggio uscito da decenni di isolamento nella giungla di quell’Africa che il premier italiano vede ormai dovunque potrebbe non sapere come rapportarsi a tutto questo e quali conseguenze attendersi.

Il premier italiano no. Perché ne è parte integrante, ha contribuito attivamente a renderlo quel che è, trasmettendogli pregi e difetti, in quale misura dipende dalle opinioni, ma qui non rileva. Quel che conta è saper affrontare la realtà. Le foto di Villa Certosa, non le immagini in sé, non quel che ritraggono, ma proprio il loro essere incorniciate in pagine di giornale sono uno specchio in cui Silvio Berlusconi non può rifiutare di guardarsi. Andiamo per gradi.

Le scatta un fotografo sardo e il premier ne blocca la pubblicazione con un ricorso a quella stessa magistratura che, per altri versi, ha appena finito di insultare. Evidentemente non basta andare ai vertici per capire che il mondo si è ristretto. Non basta aver posseduto giornali e tivù per rendersi conto che la comunicazione non ha più confini. I politici della Prima Repubblica rilasciavano imbarazzanti interviste a giornali stranieri convinti che non sarebbero state tradotte o straparlavano in aereo come se quelle parole non potessero atterrare. Il dominus della Seconda Repubblica fa mettere un veto alla stampa italiana e si ritrova su “El Pais”. Poi da lì su tutti i siti del mondo, Italia inclusa. Con quel titolo che sarebbe stato meglio non dover leggere: “Ecco le foto che gli italiani non possono vedere”, di taglio sotto lo storico discorso di Obama al Cairo.

Non occorre essere padre di cinque figli per sapere che un divieto scatena il desiderio di infrangerlo e che a vedersi trattare dagli altri come quelli con meno libertà o capacità di giudizio ci si sente umiliati. Che poi “El Pais”, come già importanti giornali inglesi e tedeschi, faccia parte di un complotto internazionale ordito dalla sinistra italiana, un’entità appenninica ormai incapace di far eleggere un sindaco oltre il Po, è un altro tentativo di distorsione ottica.

Gli italiani dovevano poter vedere e hanno visto. Ne avrebbero fatto volentieri a meno, certo. Ma la storia è un accidente che si ritorce spesso contro i suoi artefici. Qui non stiamo parlando di tre zie suore di clausura sorprese dagli obiettivi mentre fanno la doccia. Stiamo invece guardando l’uomo che ha spettacolarizzato la sua esistenza, che ci ha inviato a domicilio, senza che lo richiedessimo, l’album fotografico della sua vita, la cui tivù ci ha dato lo stesso “Drive in” che ora replica a bordo piscina, ha indotto metà di una generazione a mettersi in fila per farsi spiare in una casa, ha trasmetto Tg in cui il pettegolezzo era la notizia. Silvio Berlusconi ha voluto, per poterne diventare l’oggetto di culto, una platea di pubblico e mediatica voyeuristica, sgangherata e sbarazzina con le regole. L’ha avuta.

E ora le si mostra in costume da bagno, in un contesto tardo hollywoodiano, che, siamo sinceri, nulla rivela, che non va di un centimetro al di là di quel che avevamo da tempo immaginato. Lo dice lui stesso: “Scatti innocenti”. Allora, perché tanto clamore per bloccarli? Questo ultimo atto, aperto da una festa a Casoria, somiglia sempre più a una matrioska al contrario: da una cosa piccola ne esce una più grande, poi più grande ancora. Il sospetto è che si debba guardare meglio per capire che cosa veramente non si vuole che vediamo: qualcosa più che una ragazzina o uno stornellatore partenopeo. Se quel qualcosa esiste esisterà anche lo sguardo per coglierlo e tutto il mondo lo vedrà.

b-pappone

berl-pagliaccio2

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Altarini

Antonello Caporale per “la Repubblica”

La lunga vita telefonica di Silvio Berlusconi costituisce senza ombra di dubbio un pilastro degli archivi pubblici, quasi un bene demaniale dello Stato. Nel ventennale delle intercettazioni in cui il nome del premier direttamente o indirettamente compare, viene dato alle stampe “B. Tutte le carte del presidente”, un volumone di Gianni Barbacetto (Marco Tropea Editore) che allunga la lista dei libri-inchiesta sul presidente del Consiglio.

Conti esteri, politici amici e finanzieri distratti: fatti che trascinano in giudizio dirigenti, commercialisti e avvocati della cerchia Fininvest ma lambiscono senza ferire il signor B. Ad alleggerire il clima di queste cupe pagine di indagini giudiziarie ci pensa sempre lui, il protagonista del libro.

Nella mirabile intercettazione del 31 dicembre 1986 (ore 20,52) finalmente entrano in scena le ragazze di Drive In, cult sculettante dell’ epoca. Marcello Dell’ Utri parla con Berlusconi. B: Iniziamo male l’ anno! D. Perché male? B. Perché dovevano venire due di Drive In e ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori della grazia di Dio!. D. Ah! Ma che te ne frega di Drive In? B. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l’ anno, non si scopa più! D. Va bene, insomma, che vada a scopare in un altro posto!

Un mese prima un altro lungo colloquio telefonico, questa volta tra l’ ex capo di Publitalia e l’ attuale presidente Mediaset Fedele Confalonieri. Di struscio (e teneramente) viene presa di mira la gelosia di Veronica Lario, la signora Berlusconi. Fedele dice all’amico Marcello: Guarda, ha fatto una scena di gelosia stasera, che era commovente. Io mi sono commosso per Silvio! D: (Ride) C. Davvero, ho detto: guarda che bello avere cinquant’anni ed avere ancora delle scene di gelosia! D. Il massimo della gratificazione! Come si sa,
Berlusconi Silvio

b

Silvio si innamora di Veronica vedendola a teatro, nel suo Manzoni. C’ è la prima di “Magnifico cornuto” di Fernand Cromelynk, con Enrico Maria Salerno. La protagonista della commedia è Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, attrice bolognese ventiquattrenne. Berlusconi verrà rapito dalla sua bellezza. .. Sono gli anni dell’imprenditore rampante e già di successo, dell’ uomo che sente un dovere assoluto per gli affari. E – forse – della concezione della libertà come un’azione più che un diritto. Così, la verità, la verità del Dottore, appare un vascello leggero sbattuto dalle onde.

Di Edilnord, la sua creatura, la società che ha costruito Milano 2, orgoglio perenne e mai taciuto, Berlusconi afferma di essere stato solo un consulente: «Mi è stato affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione generale del complesso residenziale di Milano 2», dice al finanziere che lo interroga, il capitano Massimo Maria Berruti, oggi deputato di Forza Italia. Dimentica di aver pagato l’affiliazione alla P2, dimentica l’anno di nascita della Fininvest, di cui pure è padrone.

La Fininvest. «Contro la volontà del dottor Berlusconi, milanese verace, la Fininvest viene costituita a Roma – spiega agli inquirenti il professor Paolo Iovenitti, consulente della difesa Dell’ Utri al processo di Palermo – e poco dopo segue un’ altra Fininvest, sempre a Roma…».

E’ tutto un po’ strano. E’ tutto un po’ falso o un po’ vero? Al proposito si riporta la diagnosi di Indro Montanelli: «E’ un mentitore professionale: mente a tutti, sempre, anche a se stesso, al punto di credere alle sue stesse menzogne». Questa invece la diagnosi di Bettino Craxi: «Silvio non è un bugiardo, è uno che dice molte bugie. Come deve fare un buon venditore».

E un buon venditore si vede anche dalle piccole cose. Berlusconi compra la Standa e di cosa si occupa personalmente? «Ho innovato nei sistemi promozionali curando anche la parte artistica e la scrittura dei comunicati». Standa, la casa degli italiani, un suo bellissimo spot. Un po’ architetto, un po’ pubblicitario, un po’ editore.

Spunta nei colloqui – auscultato e naturalmente verbalizzato – il nome di Tanzi. La Parmalat e Retequattro. C’ è Dell’ Utri all’ altro capo del filo. Berlusconi inizia: «Sono molto angosciato per questa roba di Retequattro (…) Questo Tanzi è un furbo, in più stupido». D. «Sì, quindi pericoloso». B. «Sì quindi pericoloso, secondo me… la cosa che mi sembra assurda è che lui possa tacere a uno come De Mita il fatto che la società resta a noi. Ma come fa, scusa? Perché lui esiste solo se c’ è De Mita».
Bettino Craxi

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E’ dura essere sempre intercettati, ed è dura rispondere agli assilli dei magistrati. L’ uomo è debole, e tutti siamo uomini. Accade anche ai dirigenti delle banche. Una di queste, la Banca Popolare di Abbiategrasso, interpellata dai professionisti che sono stati incaricati di produrre «una prima nota informativa sui flussi finanziari» delle società del Biscione, comunica che gli estratti conto di tredici Holding, conservati su pellicola microfilmata, risultano essersi bruciati.

E la Banca Popolare di Lodi, che ha incorporato la Banca Rasini, «finanziatrice – scrive Barbacetto nel libro – dei primi passi imprenditoriali di Berlusconi – prima nega di aver intrattenuti rapporti e poi, dopo insistenze, consegna la documentazione richiesta che nell’anagrafe aziendale della banca è catalogata sotto la voce “Servizi di parrucchieri e istituti di bellezza”». Parrucchieri e istituti di bellezza, proprio così.

°°° Faccio notare soltanto le ultime righe e… ma chi cazzo metterebbe in mano miliardi a vagoni per costruire Milano 2 e contratto di consulenza a un cantantino fallito, senza nessuna esperienza specifica né alcuna garanzia fnanziaria?

b-merda3

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Guarda come si tuffano!

TRIBUNALE
Da “Drive in” all’aula
Salis diffamò Carta
Una battuta sul sito liberodiscrivere.it è costato al comico
e produttore Lucio Salis (62 anni di Santa Giusta) la condanna
per diffamazione ai danni dell’ex sottosegretario alla Giustizia
Giorgio Carta. Sullo spazio web, l’inventore della battuta
“Cappitto mi hai” a Drive In – condannato a pagare 2 mila euro
– avrebbe scritto frasi offensive sulla mole di Carta. All’ex esponente socialista, parte civile con il legale Sandro Grimaldi, mille euro di provvisionale. ■

°°° Qualcuno di voi può mandarmi online i pezzi dell’unione sarda e la Nuova sardegna? Grazie. Voglio vedere se quando vincerò l’appello ne parleranno con lo stesso rilievo. GRAZIE!
. ………………………………………………………..

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