Perché l’Idv e Vendola non sono come gli altri. Leggete qui:

Liguria, si dimette la vicepresidente. “Voglio dare un segnale alla politica”

Marylin Fusco (Italia dei Valori) è indagata per un’inchiesta sui lavori per il porto di Ospedaletti, in provincia di Imperia. Aveva le deleghe all’urbanistica. Burlando: “Un atto di grande sensibilità”. Di Pietro: “E’ questa la differenza tra noi e gli altri partiti”.

L’ex vicepresidente, che resterà nel parlamento regionale come consigliere, ha ribadito la sua assoluta estraneità ai fatti che le vengono contestati dalla procura di Sanremo. “Non ho gestito i fondi Fas, perché di competenza del presidente e di altri”.

Con lei sono indagate almeno altre quattro persone tra cui il direttore generale del Dipartimento Pianificazione territoriale e urbanistica della Regione, l’architetto Pier Paolo Tomiolo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/20/liguria-si-dimette-vicepresidente-indagata-voglio-dare-segnale-alla-politica/388453/

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Rossella Urru, era ora che almeno Cagliari si muovesse!

Cagliari, striscione per “Rossella libera”
esposto sul palazzo del Comune

 

Da ieri anche sul palazzo del Comune di Cagliari campeggia la scritta “Rossella libera”. Il sindaco Massimo Zedda ha fatto suo un ordine del giorno presentato in Aula nei giorni scorsi dall’Italia dei Valori e approvato all’unanimità dal Consiglio comunale.

Cagliari, striscione per "Rossella libera" esposto sul palazzo del Comune

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Rialzati, Italia 4

“Dal Sud si continua a emigrare”

In 700mila partiti per il Nord

Il rapporto Svimez sugli ultimi dieci anni. Solo nel 2008 si sono spostati alla ricerca di lavoro 122mila residenti, soprattutto con qualifiche medio alte. “Il Mezzogiorno cenerentola d’Europa, crescita più bassa e difficile ottenere credito”

°°° Ogni volta che burlesquoni va al potere, si perde almeno UN MILIONE di posti di lavoro. Continua a sparare i suoi deliri e le sue minchiate a un popolo di pecoroni decerebrati e loro… applaudono. Di buono c’è che, se si andasse a votare oggi, scenderebbe ancora e non arriverebbe al 25%, lega compresa. Purtroppo però, dall’altra parte ci resta soltanto l’Italia dei valori.


ELETTORI DEL P(opolo) Dei L(adri)

pecoroni-italioti

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I deliri di un venduto

Ad Arcore Il leader leghista: dietro queste porcate ci sono sempre gli agenti
Bossi e il premier:

«I Servizi usano

le donne , prima impiegavano le bombe»

Intercettazioni, allarme dei pm antimafia. Alfano al Quirinale per discutere del ddl

Umberto Bossi
bossi

ROMA — «I servizi segreti sono una brutta roba». «Die­tro a queste porcate ci sono sempre i servizi». «Invece di farsi accompagnare dai servi­zi, è meglio farsi accompagna­re dalla

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Da Antiplagio

OSSERVATORIO ANTIPLAGIO
Comunicato stampa

Osservatorio Antiplagio rende noto che la trasmissione di Bruno Vespa
”Porta a Porta” del 20 maggio 2009 e’ stata cancellata dal sito della
Rai. Nel corso della puntata, dal titolo ”La lunga guerra
giudici-Berlusconi”, l’on. Massimo Donati, dell’Italia dei Valori,
aveva parlato dei processi nei quali Silvio Berlusconi e’ stato
prescritto o amnistiato, mentre un altro ospite del programma, l’on.
Niccolo’ Ghedini, del Popolo della Liberta’, tentava di impedirgli di
intervenire sovrapponendo la sua voce. Da uno stralcio del diverbio,
visibile su Youtube (www.youtube.com/watch?v=vc9fzB0569E), emerge non
solo tutta l’asprezza del confronto, ma anche l’incapacita’ del
conduttore di gestire il dibattito. Osservatorio Antiplagio si chiede e,
soprattutto, chiede al ”servizio pubblico radiotelevisivo”, se l’unica
puntata di ”Porta a Porta” censurata nel sito della Rai e’ frutto di
una casualita’ o di una causalita’.

Osservatorio Antiplagio www.antiplagio.org
Resp. prof. Giovanni Panunzio
panunzio@email.it
Info +39.338.8385999
29/05/09

N.B.
Link oscurato:
www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1257e306-a58d-4e8c-8197-896173cd68aa.html?p=0
.
Link delle puntate di ”Porta a Porta”:
www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-19326c6c-15b0-4e7e-b45e-928804f91808.html?p=0

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IL CONTENITORE “PORTA A PORTA”

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.

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Di Pietro e l’ipocrita cazzaro

Milano, 16:06
25 APRILE: DI PIETRO, NON E’ GIORNO DEL ‘VOLEMOSE BENE’

“Oggi e’ la giornata della Liberazione e non del ‘volemose bene’, ipocrita e di un giorno solo”. Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro che sta celebrando la liberazione al corteo organizzato dall’Anpi a Milano, commenta cosi’ le dichiarazioni di Berlusconi che oggi ha parlato di una ‘festa di tutti’. Secondo Di Pietro c’e’ chi si comporta come “il buon cristiano in chiesa, che promette di non farlo piu’ e invece il giorno dopo si comporta allo stesso modo. Noi sappiamo che gia’ da domani si riprendera’ con il solito sistema di riduzione degli spazi di democrazia in parlamento, denigrazione della magistratura. Il 25 Aprile non fa primavera”. Quanto alla piccola contestazione avvenuta durante il corteo quando e’ sfilato il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, Di Pietro non e’ voluto entrare nel merito. Ma sul fatto di definire il 25 Aprile una festa di tutti, cosi’ come ha fatto stamane il premier, non e’ d’accordo. “Questa idea che dev’essere una festa di tutti – ha detto il leader dell’Italia dei Valori – e mettere insieme vittime e assassini, coloro che hanno subito e coloro che hanno prevaricato non e’ una buona cosa. E’ la festa di tutti coloro che si riconoscono nei valori di liberta’. La presenza al corteo certo e’ aperta a tutti i cittadini, ma a tutti quelli che ci credono davvero, ma non soltanto oggi e non soltanto a parole, ma anche con i fatti. Oggi e’ una giornata importante: occorre difendere la Costituzione che e’ in pericolo. Quindi questa idea di parlare di una festa di tutti dopo che si e’ banchettato alle spalle della democrazia mi pare un po’ una presa in giro”.

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Da Antonio Di Pietro

Oggi sul Corriere della Sera, a pagina 17, si legge un articolo dal titolo: “La svolta «operaista» di Di Pietro”. Nello stesso articolo Pier Paolo Baretta, parlamentare del Pd commenta la vicinanza dell’Italia dei Valori alla classe operaia, e afferma che “sarebbe un errore mettersi a inseguire Di Pietro tentando di occupare lo spazio della contestazione. ..(omissis)… Il Partito democratico non può essere un semplice contenitore di dissenso, come invece è l’Italia dei Valori”.

L’Italia dei Valori cresce in consenso perché i suoi programmi, e le sue persone, sono vicini ai cittadini e ai loro problemi. A marzo la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto lo stesso periodo del 2008. Qual è stata la risposta del governo?
Tralascio ogni considerazione sulla presa di coscienza del fatto che esistesse una “crisi Paese” in corso, coscienza che è arrivata dopo sei mesi di un Parlamento immobilizzato in votazioni e discussioni legate ai problemi personali con la giustizia di Silvio Berlusconi.
Passiamo alle misure anticrisi, tutte, o quasi, fallimentari. Il Governo ha rilanciato il piano casa per ampliare le villette, ha riaperto i cantieri del ponte sullo stretto di Messina, ed ha distribuito una social card senza copertura finanziaria di cui oggi più nessuno parla.

La Lega ha fatto la sua parte, ha accettato i finanziamenti a fondo perduto per i comuni di Catania, Palermo e Roma, lo smantellamento di Malpensa e del suo indotto, in cambio della pagliacciata delle ronde e di una dichiarazioni di intenti sul federalismo.

Il Partito democratico, in uno stato di ipnosi governativa, fa opposizione a fasi alterne, nella convinzione che la diplomazia sia possibile con un uomo che possiede tre televisioni private, che ha deciso il Cda di quelle pubbliche, che dispone di due gruppi economici che controllano l’informazione e parte dell’economia del Paese, che vive nel più colossale conflitto di interessi conosciuto da una democrazia occidentale. Ebbene con quest’uomo il Pd pensa di usare la diplomazia. Questo lo definirei un comportamento da masochismo politico.

L’Italia dei Valori è un partito che rappresenta un’alternativa di governo. Racchiude al suo interno professionalità, programmi, idee, e vive tra la gente, nelle piazze, nelle fabbriche incontrando i cittadini, le associazioni, gli operai, gli industriali, per non vivere nel mondo astratto dell’ideologia politica della sinistra e nel clientelismo dorato del governo.

L’Italia dei Valori distingue tra i suoi interlocutori, e non si siederà al tavolo di un corruttore, né tanto meno stringerà alleanze di comodo alla ricerca di tornaconti individuali. Una politica diversa da quella degli ultimi 50 anni è possibile, e non si chiama “contestazione”, ma “realistica alternativa”.
Se poi il Pd vuol continuare a fare la parte del Ponzio Pilato, faccia pure, ma ci lasci lavorare.

cassaintegrazione

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OKKIO al regime!

da Dagospia:
MASI STRATEGY SU SANTORO: NON CADERE NELLA TRAPPOLA DEL MARTIRIO – PIÙ VA IN ONDA PIÙ SILVIO GODE: CHE SIA IL PD A MOZZARE LA TESTA DI MICHELE – IL FUTURO DI SANTORO: STOP AD ANNOZERO E DOCU-FICTION D’ASSALTO CON PARENZO?

1 – Il neo direttore generale Mauro Masi ha allertato i dirigenti di viale Mazzini di stare “attentissimi ad evitare una battaglia sulla libertà d’informazione” sul sempiterno caso Santoro. “Libertà d’informazione che non è minimamente in discussione”.
Masi ha poi aggiunto di non cadere nella “trappola del martirio”, quando in realtà potrebbero esserci violazioni di norme contrattuali (ad esempio l’equilibrio dell’informazione Rai).
Silvio Berlusconi

Fin qui Masi. Ma Dagospia sa da fonte ben informata che oggi pomeriggio l’ufficio legale di Viale Mazzini avrà da esaminare le vignette di Vauro, soprattutto quella sulle bare d’abruzzo e che ha innescato uno tsunami di indignazione.

Ma a parte i “terribilisti” Cicchitto e Gasparri, la strategia di Berlusconi è completamente ribaltata rispetto ai tempi del “editto di Sofia” (che criminalizzò Biagi, Luttazzi, Santoro). Infatti, l’offensiva del quartetto dell’apocalisse composto da Santoro, Vauro, Travaglio e Di Pietro va a scippare voti, in vista delle Europee di giugno, non tanto al Pdl quanto al partito di Franceschini a favore dell’Italia dei Valori.

Quindi Berlusconi ha tutto da guadagnare elettoralmente dalla presenza in video di Santoro e compagni. Questo è il motivo per cui da parte della dirigenza Rai c’è questo atteggiamento d’attesa sulla riva del fiume aspettando che sia il Pd a chiedere la testa di Santoro.

2 – MASI GRAND COMMIS INTENDE SEGUIRE I REGOLAMENTI…
Paolo Conti per il “Corriere della Sera”

Il caso Santoro con la sua puntata sul terremoto di giovedì scorso e le polemiche aperte dal centrodestra, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini in testa, segnano l’esordio ufficiale di Mauro Masi, neo direttore generale, alla guida della Rai. La serata di «Annozero» verrà rivista a viale Mazzini da molti consiglieri di amministrazione che non l’hanno seguita in diretta: ma non ci sarà riunione operativa fino alla settimana prossima. Così come non dovrebbe esserci una convocazione della commissione di Vigilanza.
Dario Franceschini

Toccherà quindi a Masi, come responsabile editoriale della tv pubblica, agire. E sono in molti ad attendere la sua mossa per scoprire metodi e stile del successore di Claudio Cappon. In base agli accordi sottoscritti nel 2006 tra Michele Santoro e l’allora direttore generale Alfredo Meocci, «Annozero» non è «riconducibile» a nessuna direzione di testata o rete. Santoro ha il grado da direttore e di fatto risponde direttamente alla direzione generale, fatta eccezione per il rispetto della par condicio.

In quel caso (anomalia assoluta) «Annozero» non si ricollega alla testata di Raidue, il Tg2, ma al Tg3 guidato da Antonio Di Bella. Però non c’è alcun controllo editoriale sulla scaletta né sulla «filosofia» della puntata. Masi ha deciso di non legare la vicenda alla questione della libertà di espressione.

Da «grand commis» dello Stato intende attenersi a regolamenti, norme e soprattutto ai contratti che legano Michele Santoro e lo stesso Vauro alla Rai. C’è chi parla di una lettera di richiamo di Masi, che potrebbe addirittura arrivare prima della puntata di giovedì. O di una sollecitazione ad ospitare altre voci sul terremoto: un po’, si dice, come accadde quando Santoro decise di mandare in onda nel maggio 2007 il video sui preti pedofili e Claudio Cappon sollecitò la presenza in studio di monsignor Rino Fisichella. Però in quel caso si trattò di un accordo tra i due prima della puntata: qui si tratterebbe di una «riparazione» richiesta.
Mauro Masi

Ma non sono escluse soluzioni più radicali. Se Masi individuasse una violazione contrattuale o delle norme interne Rai, potrebbe immaginare – dice chi gli è vicino – anche una risoluzione contrattuale. In quanto alle vignette di Vauro, Masi ha fatto sapere che «con i morti non si scherza».

I direttori delle testate giornalistiche Rai hanno ricevuto tutti una telefonata di Masi, proprio venerdì. Un elogio al lavoro sul terremoto e una sollecitazione a riferire sui complimenti espressi dalla direzione generale alla Protezione civile. Ed è leggibile proprio lì la prima risposta del neo­direttore generale alla puntata di Santoro: il pieno appoggio alla struttura diretta da Guido Bertolaso, messa in discussione da «Annozero».

Una posizione ripetuta la domenica di Pasqua con una seconda dichiarazione dello stesso Masi controfirmata dal presidente Paolo Garimberti («pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione civile») mentre si annunciava l’avvio di «tutti gli approfondimenti previsti dalla normativa vigente e dai regolamenti aziendali» per arrivare a un giudizio aziendale su «Annozero».

Intanto anche nella sinistra del Cda qualcuno è freddo con Santoro. Si chiama Giorgio van Straten, consigliere in quota Pd. Nessuna difesa a spada tratta. Anzi: «L’informazione del servizio pubblico è pluralista non perché ognuno dice ciò che gli pare ma perché complessivamente dà conto delle diverse posizioni». Invece Nino Rizzo Nervo, stessa area: «Non riesco a capire cosa significhi un’indagine Rai. Una trasmissione può piacere o meno. Ma non può esistere un ‘colpevole’. Alcune cose di ‘Annozero’ possono convincere, altre meno. Ma un servizio pubblico come la Rai è sempre uno spazio di libertà. Altrimenti non è più un servizio pubblico». Mercoledì 22 si riunirà il Cda Rai. Chissà cosa sarà accaduto nel frattempo.
Michele Santoro

3 – ORA SANTORO VUOLE METTERSI IN PROPRIO…
Fabrizio D’Esposito per “Il Riformista”

La scena risale a qualche settimana fa. Il direttore di Raidue Antonio Marano, leghista di osservanza maroniana, è chiuso nel suo ufficio e sembra quasi dettare una sorta di memorandum riservato al suo successore, che peraltro ancora non c’è: «Per la prossima stagione, Santoro ha già deciso che non vuole fare più Annozero. Per lui è diventato troppo faticoso e poi ha intenzione di liberarsi di Travaglio, che ormai offusca il suo ego, e mettersi a fare l’autore di docu-fiction».

Una notizia clamorosa, vista l’autorevolezza della fonte: il direttore della seconda rete del servizio pubblico. Ma che soprattutto offre un’ulteriore chiave di lettura alle solite e violente polemiche sulla trasmissione di Raidue, stavolta sul terremoto abruzzese. Le feroci critiche ai soccorsi hanno compattato un vasto fronte anti-santoriano: Berlusconi, Fini, l’opposizione del Pd, i nuovi vertici della Rai. Al punto che dai piani alti di Viale Mazzini si ammette apertamente: «Da settembre Annozero non sarà nel palinsesto, a prescindere da chi prenderà il posto di Marano».
Antonio Di Pietro

Una previsione, questa, rinforzata dall’annuncio di Paolo Garimberti e Mauro Masi, rispettivamente presidente e direttore generale dell’azienda radio-tv, di avviare una procedura interna contro il conduttore, non senza aver ribadito in una nota «pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione civile».

Torniamo, dunque, alle parole di Marano ante-terremoto, «Santoro avrebbe già deciso di non fare più Annozero», e rileggiamole alla luce di quanto successo nella puntata di Giovedì Santo, la cui eco si è trascinata fino a ieri, Lunedì in Albis. Ecco cosa racconta a microfoni spenti un importante e informato esponente di Viale Mazzini: «Il carattere di Santoro è un perfetto mix di egocentrismo, calcolo e risentimento. Lui sta alzando il tiro perché vuole trattare la sua uscita dalla Rai da una posizione di forza».
Vauro Senesi

Via dalla Rai, quindi, per dedicarsi alle docu-fiction. Un progetto già accarezzato dal giornalista salernitano all’inizio dell’estate del 2007. In quel periodo a Palazzo Chigi c’era Prodi e Santoro aveva ripreso a lavorare da un anno alla Rai dopo l’editto bulgaro berlusconiano del 2001. L’ex eurodeputato del listone ulivista comincia una trattativa con il dg Claudio Cappon e il suo vice Giancarlo Leone. L’allora presidente Claudio Petruccioli viene tenuto al corrente regolarmente degli incontri.

Santoro vuole imitare Bruno Vespa: dimettersi dalla Rai e spuntare da esterno un ricco contratto di collaborazione per produrre docu-fiction. L’idea è fortemente sponsorizzata da Sandro Parenzo, il patron di Telelombardia e della società di produzione Videa. I due, Santoro e Parenzo, trattano per mesi con Cappon e Leone. Poi tutto si arena. L’affare sfuma per il ripensamento dello stesso conduttore. Forse ha avuto garanzie sicure sul prosieguo di Annozero. Forse non vuole mollare il gruppo di giornalisti che da sempre è con lui.
Marco Travaglio

A distanza di due anni, l’exit strategy di Santoro sarebbe la stessa: lasciare Viale Mazzini e continuare in proprio da collaboratore esterno. E stavolta sono in molti a giurare che non ci saranno dietrofront dell’ultimo momento. Anche perché il clima politico è mutato profondamente. Racconta un’altra fonte autorevole: «Mai come questa volta Santoro ha tutti contro e lui vuole evitare di isolarsi politicamente. Santoro ha sempre fatto la minoranza all’interno di una maggioranza, come quando governava il centrosinistra. Non gli interessa una minoranza da riserva indiana con Di Pietro, De Magistris e Travaglio, perché non lo porterebbe da nessuna parte».

In pratica l’esatto opposto di quanto denunciato ieri da Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Annozero è una trasmissione che ha obiettivi politici chiarissimi. Essa è collegata a un gruppo politico-giudiziario che ha come terminale giornalistico Marco Travaglio e come punto di riferimento politico Antonio Di Pietro. In mezzo c’è un’operosa componente giudiziaria, che ha punti di riferimento in alcune procure. L’obiettivo di questo network è quello di destabilizzare il quadro politico».

All’esponente del centrodestra ha replicato il dipietrista Felice Belisario: «Cicchitto è davvero l’ultima persona che può venirci a parlare di libertà di informazione e indipendenza della stampa. Da fedele affiliato alla loggia P2, Cicchitto aveva sottoscritto il programma di Gelli che prevedeva, tra le altre cose, l’eliminazione della libera informazione e il perseguimento di fini opposti a quelli previsti dalla nostra Costituzione. Non esiste alcun teorema, alcun complotto politico-giudiziario, altrimenti Berlusconi non avrebbe vinto per tre volte le elezioni». Sia come sia, Santoro dovrebbe essere alla vigilia del suo congedo da giornalista della Rai. Difeso solo dalla radicale Emma Bonino e dal presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli. E, ovviamente, da Antonio Di Pietro.

°°° Come vedete, cari amici, la P2 e la mafia stanno tentando in tutti i modi di cancellare definitivamente la scarsissima informazione che c’è in televisione. Soliti giochi sporchi: divide et impera, mettere gli uni contro gli altri… Ah! Se tutto il csx si desse una svegliata e si compattasse e se i vertici chiedessero IMMEDIATE DIMISSIONI di questi banditi ed elezioni a settembre!!! Ma chi le sveglia quelle teste di cazzo?

annozero

masi

santoro

masson1

forza-mafia1

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