“Il patto Berlusconi-Bossi esiste. Dal notaio”B. pagò 100 mld di euro.

di Elisabetta Reguitti

“Il patto Berlusconi-Bossi esiste. Dal notaio”

Ne è convinto Gilberto Oneto, iscritto alla Lega dal 1986 al 2006. Dice: “L’accordo è costato al Cavaliere il denaro per saldare i debiti del Carroccio e per cancellare le querele che pendevano sulla Padania”

Tanto per intenderci, Gilberto Oneto è uno che quando detta il suo indirizzo mail non pronuncia il suffisso “it”. Al massimo lo sostituisce con itterizia. Si è iscritto alla Lega di Bossi nel 1986 e ha rinnovato la tessera fino al 2006. Architetto, giornalista è studioso dell’autonomismo delle regioni padano-alpine. Nel 1996 viene nominato responsabile dell’identità culturale nel “Governo della Padania”. Per anni – prima di entrare in polemica con la dirigenza leghista – ha tenuto rubriche settimanali di storia identitaria sul quotidiano La Padania e su Radio Padania Libera. Per Libero ha praticamente riscritto la storia del Risorgimento in salsa leghista. Amico e collaboratore di Gianfranco Miglio, Oneto conosce la Lega da dentro.

All’Infedele di Lerner lei ha confermato che tra Lega Nord e Berlusconi esiste un patto firmato da un notaio in virtù del quale i dirigenti del Carroccio non potranno mai ribellarsi al Cavaliere.
Un fatto risaputo da tutti nel partito e scritto anche in diversi libri (il primo fu Leonardo Facco nel suo Umberto Magno, ndr). Quel patto esiste. Un accordo tra due persone (Bossi e Berlusconi, ndr), che quindi non ha la valenza legale ma poco importa. Quel pezzo di carta per Bossi è un patto d’onore che verrà rispettato fino alla morte.

Quanto è costato l’accordo?
A Berlusconi, sembrerebbe, i soldi per saldare i debiti della Lega e per cancellare centinaia di querele che pendevano sul quotidiano di via Bellerio (che al tempo titolava: “Berlusconi, sei un mafioso? Rispondi”, mettendo in prima pagina le foto di Riina, Brusca, Bagarella, Berlusconi e Dell’Utri ndr). A Bossi costa accettare e farsi andare bene le scelte più immonde.

Come quando nel ’98 alla Camera dei deputati la Lega Nord votò contro la richiesta di arresto di Cesare Previti, uomo di fiducia di Berlusconi?
In qualche modo fu l’anno della svolta per la Lega che smise i panni di movimento per indossare la cravatta d’ordinanza di un partito che di “sì” in “sì” ha addirittura accettato la guerra in Libia, contravvenendo persino all’articolo 11 della Costituzione. Argomento questo che peraltro mi sembra abbia avuto poco peso anche per lo stesso presidente della Repubblica, che sulla vicenda non ha mosso un dito. Ma tornando alla missione in Libia che senso ha andare a Pontida proclamando che ora bisogna ritirarsi? La dichiarazione di guerra non l’ha fatta certo Harry Potter e i leghisti di Roma dove se ne stavano? Ora si sono inventati la trovata della guerra a tempo…

Del raduno di domenica cosa rimane?
Un Bossi che cerca di fare il punto su una situazione difficile in cui si è cacciato da solo. Per la prima volta in 20 anni il popolo ha interrotto il discorso del Capo – mai accaduto prima – urlando se-ces-sione. Poi quel tentativo, quasi vano, di ufficializzare il passaggio di testimone a Roberto Maroni.

Perché quasi vano?
Perché faranno di tutto per non permetterglielo.

Chi?
Quelli della “banda del buco” che generalmente i giornali definiscono come quelli del “cerchio magico” fatto dalla moglie (assente a Pontida, ndr) all’ interno del quale stanno, come dei figuranti, i vari Francesco Belsito (tesoriere della Lega), Marco Reguzzoni, Federico Bricolo e Rosi Mauro. Bossi di tanto in tanto cerca di sfuggire a quella presa mortale perché si è reso conto che è arrivato il momento delle consegne. Sono convinto che proprio nel discorso di Pontida, quando ha parlato dei 15 anni di politica, abbia cercato di farlo capire anche a Berlusconi.

Quindi cosa accadrà?
Bossi pensa che Roberto Maroni sia l’uomo giusto, anche se non sarà mai un leader semplicemente perché non ne ha le caratteristiche. In fondo Maroni è uno che preferisce stare tranquillo, ma è l’unico che può evitare lo sfacelo della Lega. Un’altra ipotesi è che a Maroni venga almeno concesso di fare da traghettatore verso i diversi appuntamenti congressuali dove si scanneranno gli uni con gli altri. Alla fine vincerà il migliore magari proprio riuscendo a fare fuori i vari “leccachiappe e cadregari”.

E poi?
Poi sarà ora che anche gli altri partiti si sveglino, compresa la sinistra. Il futuro è nelle Leghe quelle che, però, a Roma non ci vanno. Parlo di identità autonome siano esse liberali, ma anche cattoliche. Mi chiedo: che fine hanno fatto le proposte autonomiste di Cacciari e Chiamparino che sembrano rientrati nella dimensione monolitica di un partito unico. A lei sembra che in Catalogna stiano forse male? Io penso che l’autonomia farebbe bene a tutti. E guardi che in fondo i militanti della Lega sono arrabbiati perché chi è andato a Roma si è dimenticato quello che sta scritto nello statuto della Lega.

Cioè?
L’indipendenza della Padania.

Secessione?
No, quello è uno strumento e non il fine. Io parlo di autodeterminazione che, come diceva Gianfranco Miglio, significa libera scelta di stare con chi si vuole e con chi ci vuole. Quello è l’unico vero obiettivo. Poi però mi chiedo come sia possibile definirsi indipendentisti e contemporaneamente fare il ministro “di Polizia” dello Stato italiano.

°°° Molti amici mi dissero che il culo di Bossi costò al nano oltre 100 miliardi di lire: 33 per pagare i debiti della lega e 70 per lo storpio. Tutto in nero, ovviamente.
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Luigi Cesaro, amico di Burlesquoni e della camorra

Il boss disse: date a Cesaro
di Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi
Il re dei rifiuti accusa il coordinatore campano del Pdl: lo vidi incontrare il capoclan. E parla di un patto segreto tra il deputato e i casalesi

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Una gigantesca zona grigia, dove diventa impossibile distinguere i confini tra camorra, imprenditoria e politica. I verbali di Gaetano Vassallo, l’imprenditore che per vent’anni ha gestito il traffico di rifiuti tossici per conto dei boss casalesi, vanno al cuore del patto criminale che ha avvelenato una regione. Descrivendo accordi inconfessabili che sostiene di avere visto nascere sotto i suoi occhi. Una testimonianza che chiama direttamente in causa i vertici campani di Forza Italia, quelli a cui Silvio Berlusconi ha affidato proprio la pulizia di Napoli. Oltre al sottosegretario Nicola Cosentino, uomo forte del Pdl nella regione, il gran pentito dei rifiuti ha accusato anche il coordinatore del partito, l’onorevole Luigi ‘Gigi’ Cesaro. Un ex funzionario della Asl di Caserta che si sarebbe conquistato la simpatia personale del Cavaliere bombardandolo con spedizioni settimanali di mozzarella di bufala: 20 chili per volta. “Silvio mi ha detto: ”Gigi, la tua mozzarella la mangio perché so che i tuoi amici la fanno con cura. E non ti farebbero mai un torto'”.

Il parlamentare, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato “un fiduciario del clan Bidognetti”: la famiglia di Francesco Bidognetti, detto ‘Cicciotto ‘e Mezzanotte’, il superboss condannato all’ergastolo in appello nel processo Spartacus e che assieme a Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha dominato la confederazione casalese.

Vassallo riferisce ai magistrati le rivelazioni di due pezzi da novanta della cosca casertana: “Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell’occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti”.

Frasi di seconda mano? Il collaboratore di giustizia dichiara di essere stato testimone diretto dell’incontro tra il parlamentare e Luigi Guida, detto ‘o Drink, che tra il 1999 e il 2003 ha guidato armi alla mano la famiglia Bidognetti per conto del padrino detenuto. “Io mi meravigliai che il Cesaro avesse a che fare con Guida…”. Quello che viene descritto è un patto complesso, che coinvolge i referenti di più partiti e i cassieri di più famiglie camorristiche. L’affare è ricco: la riconversione dell’area industriale dismessa dalla Texas Instruments in una zona ottimamente collegata. Una delle storie della disfatta tecnologica del Sud: nonostante l’accordo per il rilancio, nel 1999 lo stabilimento viene venduto a una immobiliare di Bologna e chiuso, con la mobilità per 370 dipendenti. Poi nel 2005 la ditta del fratello di Cesaro ottiene il permesso per costruirvi una nuova struttura industriale. Ma nulla nei piani dei Cesaro assomiglia a una riconversione produttiva. Infatti l’anno scorso parte il tentativo di cambiarne la destinazione, bloccato dalla protesta di opposizione e cittadini. La zona resta inutilizzata ma strategica: tra poco vi sorgerà una fermata del metrò. E dieci giorni fa è stato presentato un altro progetto, che avrebbe forti sponsor in Regione, per farvi nascere negozi e parcheggi.

Ancora più lucrosa sarebbe stata la trasformazione dei poderi di Lusciano, un paesone incastonato tra Caserta e Napoli, in aree industriali, dove poi insediare aziende possedute dai padrini. Un ciclo economico interamente deviato dal potere della criminalità, che deforma il territorio e il tessuto imprenditoriale grazie al controllo assoluto delle amministrazioni locali e alla disponibilità di capitali giganteschi. Tra i protagonisti delle deposizioni anche Nicola Ferraro, businessman dei rifiuti e leader casertano dell’Udeur, tutt’ora consigliere regionale nonostante un arresto e le accuse di vicinanza alla famiglia di ‘Sandokan’ Schiavone: “Nicola Ferraro era il garante politico economico ed era colui che coordinava l’operazione, mentre il Guida era quello che interveniva al Comune di Lusciano direttamente sul sindaco e sull’ingegnere dell’ufficio tecnico per superare i vari ostacoli. Chiaramente molti terreni agricoli prima di essere inseriti nel nuovo piano regolatore venivano acquistati dal gruppo Bidognetti a basso prezzo dai coloni e intestati a prestanome”. Poi il racconto entra nei dettagli: “Il Ferraro aveva il compito di cacciare i soldi per conto del gruppo Bidognetti per liquidare i coloni. Una volta divenuti edificabili, i lotti venivano assegnati a ditte di persone collegate al clan, quali l’azienda di Cesaro, che in cambio dell’assegnazione versava una percentuale al clan”.

°°° Bene, amici, tutti noi (e il mondo intero) sappiamo che anche questi disastri in Campania sono stati architettati d Mafiolo per il tornaconto suo personale e della malavita che lo tiene in piedi. Napoli è sempre stata amministrata molto meglio di qualunque città in mano alla destra e non è mai stata sommersa dall’immondezza. Almeno non da quando ci sono stati Bassolino e la Jervolino, pur con i loro peccati veniali. Poi, certo, con la malavita e TUTTI I MEDIA IN MANO si è potuto “creare il caso”. Ma il caso era inesistente, almeno quanto “l’emergenza sicurezza” che OGGI esiste, ma prima non c’era assolutamente. Dedico questo blog a tutte le scimmiette decerebrate (vero Debora?) che col loro voto sostengono le mafie e però pretendono di insegnarci a vivere

imm1gigante,zona,grigia,

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Adieu

Rinviato il decreto sul piano casa
Salta il patto dopo il no delle Regioni

08:21 POLITICA
Gli enti sostengono di non avere ri­cevuto garanzie sufficienti. Errani: «Il governo dia risposte su questioni fondamentali». Berlusconi e il sisma: abitazioni a novembre.

°°° E FLOP! Un’altra cazzata di Mafiolo sbugiardata immediatamente. E meno male che le regioni che contano di più, le più virtuose e progredite, sono amministrate dalla sinistra! Berlusconi, come tutto il mondo sa, tarocca tutto: i suoi pensieri, i suoi delirii, ma soprattutto tarocca i conti… quelli suoi da una vita e quelli pubblici ogni vo0lta che può. Perché è saltato il decreto? Semplice: Vasco Errani e gli altri governatori LIBERI hanno scoperto che NON C’E’ UN EURO! Manca la copertura finanziaria, così come manca per tutti gli altri decreti legge “ad minchiam” di questo regimetto; così come manca, e meno male, per le deliranti bufale del nucleare e del ponte sullo stretto. Ma non c’è un cent, e si vede, nemmeno per la ricostruzione né per ristorare e alleviare i disagi degli attendati. Purtroppo… Ma mafiolo se ne fotte: è troppo impegnato a farsi fotografare per l’ennesimo volumetto agiografico e FALSO da distribuire a spese nostre alle famiglie, in vista delle Europee; a partecipare a festini e festicciole di minorenni; a correre in discoteca a Sharm, a sparare coglionate dal suo zerbino preferito di Porta a Porta… Cosa volete che gli freghi a lui dell’Italia e dei suoi cittadini?

gravity-defying-homes


ALTRO CHE “PIANO CASA”, BURLESQUONI VATTENE! CI HAI ROTTO IL CAZZO!!!

rotto_ilcazzo

ber1

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