ECCO 16/20 MILIARDI PRONTI SENZA GRAVARE SUI CITTADINI. LI PRENDERANNO?

Frequenze tv, concorso-truffa cucito su Raiset
Il governo può annullare il pacchetto Romani

Il nuovo ministro per le Infrastrutture Corrado Passera può interrompere la procedura per l’assegnazione delle frequenze ideata dall’ex ministro Paolo Romani, che favorisce Mediaset. Le emittenti locali hanno fatto già ricorso al Tar, mentre Sky Italia si è ritirata dalla competizione

La sede Mediaset di Cologno Monzese

Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, può cancellare un pasticcio del governo Berlusconi e recuperare 3 o 4 miliardi di euro con un’asta pubblica. Come per la vendita di frequenze per le telecomunicazioni, fruttata al Tesoro 4 miliardi di euro, quasi il doppio dei 2, 4 previsti. Basta una firma. Un decreto del

ministero che annulli la farsa del beauty contest, il concorso a punti per assegnare alle televisioni le frequenze del digitale terrestre. L’Europa chiedeva di aprire il mercato a nuovi concorrenti, l’ex ministro Paolo Romani, fedelissimo del Cavaliere, pensò bene di confezionare una procedura che facesse subito partire Mediaset favorita.

Il bando gratuito mette in palio 5 multiplex, pacchetti di frequenze per trasmettere in alta definizione. Un capitale tecnologico dal valore di 2 miliardi di euro che in un’asta a rilanci si può moltiplicare. La procedura è praticamente finita, manca il responso di una commissione nominata da Romani con tre giudici considerati da alcuni dei partecipanti non proprio al di sopra delle parti: addirittura l’avvocato Giorgio D’Amato, ex segretario generale per l’Ufficio del Garante, decise che la proprietà de il Giornale era di Paolo Berlusconi, non del fratello Silvio, quindi nessun conflitto di interesse per il Cavaliere. Il giochino dei gemelli diversi funziona sempre. La gara prevede che l’azienda con più risorse e dipendenti arriva prima, dunque Mediaset avrà diritto a scegliere le frequenze migliori, e poi Rai e La 7 si accodano volentieri.

Una montagna di ricorsi – Sul beauty contest, però, pendono i ricorsi al Tar di numerose emittenti locali, praticamente dissanguate con il passaggio analogico-digitale terrestre. Fiutato l’inganno, nonostante le battaglie legali per partecipare, Sky Italia ha ritirato due giorni fa la sua partecipazione al beauty contest per testare l’indipendenza del governo di Mario Monti. Il gruppo di Murdoch non è impazzito: la mossa a sorpresa serve a mettere in difficoltà il ministro Passera, offrendogli un’occasione per annullare il concorso e ricominciare da zero. Rai e La 7 tacciono perché conviene. Mentre Pier Silvio Berlusconi ha già avvisato il professor Monti e l’ex banchiere Passera con un’intervista al Corriere: “Se l’assegnazione delle frequenze dovesse avvenire con un’asta a rilanci, vorrei vedere quale operatore tv sarebbe disposto a partecipare davvero”.

L’avvento del digitale terrestre, gestito direttamente dal governo Berlusconi, rende immortale la posizione dominante di Mediaset. Il sottosegretario Antonio Catricalà, ex presidente Anti-trust, prima di tornare a Palazzo Chigi, s’è liberato di una pratica scottante: ignorando la supremazia di Mediaset nell’infrastruttura, torri e tralicci, strumenti necessari per trasmettere i programmi. Il potere del Biscione è immune, quasi automatico. Per proteggere la forza di Mediaset, il governo del Cavaliere ha spogliato le emittenti locali. Prima con l’esproprio per l’asta per le telecomunicazioni promettendo 240 milioni agli editori (ma ne vogliono almeno 480), poi con il beauty contest per accontentare il Biscione. Risultato: in regioni di confine, di terra o di mare, il segnale è debolissimo. E i canali locali non si vedono. Mediaset è così sicura di vincere che già utilizza in prova le frequenze messe in palio con il beauty contest.

Ombre di B. su La 7 – L’uscita di scena di Sky, stranamente, non preoccupa La 7: “Non ci ritireremo mai. Di più: vogliamo pure le frequenze Rai”, dicono dal gruppo. Curiosa la coincidenza: proprio in questi giorni, a parte le smentite di rito, l’imprenditore Tarak Ben Ammar pare interessato a una quota del capitale di Telecom Italia Media, proprietaria di La 7. E Ben Ammar è da sempre un amico d’affari del Cavaliere. Anche la Rai è in corsa al beauty contest, più per inerzia che per un preciso disegno strategico. A Passera la sentenza. Non ci sono scuse valide, per il ministro. L’Europa sarà clemente, il sistema beauty contest è un’idea geniale di Romani. A Bruxelles s’aspettano che l’Italia inizi a rompere il duopolio Rai-Mediaset, non certo una distribuzione di frequenze gratis come gustose caramelle. Passera può fermare la truffa con un decreto e convocare un’asta a partire dal valore dei cinque multiplex per arrivare a 3 o 4 miliardi di euro di gettito per lo Stato. Circa quanto vale a regime l’intervento sulle pensioni.

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