La sicurezza dei sardi? Non esiste (leggi e condividi)

Razzi e missili viaggiano
sulle navi passeggeri

Maxi arsenale trasferito dalla Marina sui traghetti da Olbia a Civitavecchia. Ed è polemica. Nel traffico era implicato l’oligarca Zhukov, poi assolto per difetto di giurisdizione

di PIER GIORGIO PINNA

Razzi e missili viaggiano  sulle navi passeggeri Le armi sequestrate e stoccate a Santo Stefano

LA MADDALENA – Nelle scorse settimane le forze armate hanno portato via un colossale carico di missili, munizioni, razzi, kalashnikov rimasti a lungo depositati nell’isola-bunker di Santo Stefano su ordine della magistratura. Per il trasporto sono state usate navi passeggeri: prima sulla rotta La Maddalena-Palau e poi sulla Olbia-Civitavecchia. Il caso fa discutere perché solleva problemi sulla sicurezza. Ed è possibile che venga aperta un’inchiesta della magistratura dopo l’anticipazione della notizia da parte del quotidiano La Nuova Sardegna 1.

Il maxi-arsenale era stato sequestrato anni fa dopo un blitz della Nato nel canale d’Otranto contro trafficanti internazionali di armi. All’inizio era destinato alla distruzione, ora non si sa più con esattezza quale sorte avrà. La Marina militare italiana in Sardegna non nega il trasferimento. E dà rassicurazioni: “Nei container usati per il trasporto non c’era esplosivo di alcun genere. Tutte le armi erano state

rese inerti già prima della partenza. Per noi è stata una normale movimentazione di materiali tecnici. Del resto, le truppe italiane hanno spesso viaggiato su traghetti di linea. In nessun caso ci sono stati pericoli”. Dai comandi della Difesa a Roma, settore comunicazioni della Marina, confermano le dichiarazioni di Marisardegna: “I dettagli delle operazioni militari non possono

essere resi pubblici”.

La missione risale al periodo compreso tra il 18 e il 20 maggio scorso. Nel 1994 le armi erano state scoperte da forze della Nato a bordo della nave-cargo “Jadran Express”, su segnalazione dei servizi segreti inglesi. Un’indagine seguita in Italia dalla magistratura e dalla Dia di Torino. All’inizio vide implicato Alexander Borisovic Radkhin Zhukov, nipote del maresciallo che comandava le truppe sovietiche durante la difesa di Stalingrado dai nazisti. Ma l’oligarca russo, alla fine di un lungo processo, fu assolto per difetto di giurisdizione: il blocco del mercantile con gli armamenti, destinati a un porto della Croazia nel corso del conflitto dei Balcani, era avvenuto in acque internazionali. Dunque si disse che le due fregate intervenute – una italiana e l’altra francese – non avevano diritto di fermare il cargo. Dalle stive di quella nave, comunque, era spuntato un arsenale impressionante: 30mila AK-47 e 32 milioni di proiettili per i mitragliatori, 400 missili terra-aria filoguidati con annesse 50 postazioni di tiro, 5mila razzi katiuscia.

Oggi non si sa se l’intero carico sia finito nei quattro container per il trasporto di queste ultime settimane. È invece sicuro che tutto è rimasto stoccato per oltre un decennio nelle gallerie della base della Marina italiana a Santo Stefano. Proprio di fronte all’ex arsenale militare dove a due miglia di distanza, sulla fronteggiante isola della Maddalena, sono state lasciate a metà le bonifiche dei veleni a mare (sotto accusa, la Cricca della Ferratella). E proprio a fianco del distaccamento Us Navy, chiuso nel 2008 dagli Stati Uniti, che per 36 anni ha ospitato per le manutenzioni i sommergibili a propulsione nucleare di stanza nel Mediterraneo e lungo le coste dell’Africa.

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