Ruby piange davanti ai pm

Ruby piange davanti ai pm
“La mia vita prima del Cavaliere”

La ragazza in lacrime ricostruisce la sua storia fra le violenze del padre e le molestie delle persone che incontra nella sua vita randagia. Poi l’arrivo di Berlusconi che le offre “di cambiargli la vita” se accetterà di spogliarsi e di “ricoprirla d’oro se tacerà i suoi segreti ai magistrati. La giovane racconta di aver fatto sesso con Cristiano Ronaldo

di PIERO COLAPRICO, GIUSEPPE D’AVANZO e EMILIO RANDACIO

Ruby piange davanti ai pm "La mia vita prima del Cavaliere" Karima el Marhoug

E FINALMENTE piange. Piange e rabbiosamente subito dopo ride. “Che vergogna!” dice Ruby, durante l’interrogatorio (è il 2 luglio 2010). Ruby cerca un fazzoletto per asciugarsi le lacrime, mentre anche il pubblico ministero vuole rasserenarla: “Sai, è positivo che ti sia venuta voglia di piangere” e l’assistente sociale, che le siede accanto, le sussurra premurosa: “Ruby, fai la dura, ma sei ancora una bambina…”. È questa “bambina” che Emilio Fede porterà ad Arcore. È questa “bambina” che Lele Mora vuol far entrare nella sua scuderia. E sono le semplici parole di Ruby a dimostrare che le “notti del Drago” calpestano anche chi è come lei indifeso, lei insieme con le “zoccole”, le “ragazze delle favelas”, le “zingare”.

Ruby, Karima, ma quale vita ti ha portato a diciassette anni a oltrepassare la soglia di Arcore? Quante persone, tutte sempre e molto più anziane di te, ti hanno circondato e accompagnato e lusingato con le peggiori intenzioni? Come, secondo l’accusa, il presidente del Consiglio? Leggere in filigrana l’adolescenza mancata di Ruby è dunque necessario per spiegare che quelle di Arcore non sono scene “tra persone perbene”, come il premier va raccontando con i videomessaggi ai promotori della libertà. “Io ce l’ho una famiglia, non è che non ce l’ho, ma è come se non ci fosse”, spiega Ruby nei suoi verbali d’interrogatorio. “Sono stata in Marocco sino a 9 anni, poi mio padre, che era immigrato in Italia, ci ha chiamato. Aveva avuto un incidente sul lavoro, lo hanno licenziato, non gli hanno dato la liquidazione e si è dovuto arrangiare… Alla fine ha raggiunto un po’ il suo equilibrio trovandosi un lavoro a Randazzo, in un negozio di tappezzeria”.

È un padre all’antica, legato alle tradizioni islamiche, severo. È anche violento. Fuori dal suo mondo non conosce le parole per educare o convincere: “In Marocco era anche un imam e in Italia ho lottato per frequentare la scuola. Mi ha fatto fare le medie, quando volevo iscrivermi alle superiori non era d’accordo”. È un eufemismo, il disaccordo. È conflitto. Il padre la picchia, più volte, senza misura. Accade quando Karima va a catechismo. Qualcuno pensa che lei abbia “una vera fede, perciò mi hanno detto: “Dovresti fare dei passi che sono importanti per la vita di un cattolico, che sarebbero il battesimo, la comunione e la cresima…”. Mi sono rivolta a mio padre, gli ho chiesto il consenso e lui, che friggeva le patate, mi ha tirato addosso una padella di olio bollente”. C’è un family day che queste ragazze dovrebbe proteggere, che di questi valori dovrebbe occuparsi. E poi ci sono Noemi Letizia, Patrizia D’addario e la povera Ruby-Karima.
Ascoltare dalla sua stessa voce gli anni di una giovinezza rubata serve a inquadrare l’enorme sproporzione tra chi non aveva niente e chi poteva offrirle tutto, come beni materiali, ma senza la minima solidarietà umana. Ruby avrebbe avuto bisogno di una educazione migliore e forse di un’altra occasione. Invece è rimasta segnata dalle legnate del padre. “Le sue cinture, eh, quante se n’è dovuto comprare, se ne sono rotte talmente tante sulla mia schiena. .. la schiena, sapete, si abitua dopo un po’… Diventi come un asino, ti abitui alle botte”.

I pubblici ministeri fotografano quei segni sulle braccia della ragazza che si dice asino. Chiedono e impallidiscono. Ecco un altro episodio, quello che porta Ruby fuori da casa sua per sempre: “Un giorno torno a casa in ritardo e papà mi riempie di botte, alla sua cintura si era rotta persino la fibbia, allora ha continuato con il cavo della luce. Il giorno dopo vado a scuola, c’è educazione fisica, entro per ultima, per cambiarmi da sola. Alzo la maglietta ed entra una mia compagna, vede la schiena e urla. “Stai zitta”, per favore, le dico. Ma lei va dalla professoressa e anche la prof vuole vedere: “Ma no, sono caduta dal motorino”, provo a dire. “Tu non ce l’hai il motorino”, dice. Alla fine ammetto… “. E così, terminata l’ora di ginnastica, “il tempo di salire in scuola, ho trovato i carabinieri nell’ufficio del preside”. Possibile che ad Arcore nessuno abbia visto queste cicatrici?
Purtroppo, a quell’intervento dei carabinieri non segue un vero aiuto. Ruby viene riportata a casa, litiga con il padre, che le dice: “Escitene”. E lei “esce”. Ruba una borsetta da un’auto per pagarsi la prima notte in albergo e raccapezzarsi. Poche ore dopo, è già beccata dagli stessi carabinieri del piccolo paese e comincia la trafila delle comunità.

“Mi hanno portato la prima volta a Mondo X, una comunità di tossicodipendenti. Ero l’unica femmina con quarantadue uomini, in Calabria e per giunta tossici, con orari assurdi. Il posto di lavoro era zappare la terra, spostare le pietre e tagliare legna”. Dopo sei mesi Ruby scappa e torna in Sicilia. Va a Catania: “In città”, e non ha ancora 14 anni. Trova una specie di casa alla discoteca Capannine: “Ero ancora con la valigia in mano e un tizio mi vede e mi fa: “Sei una bella ragazza”, gli ho detto: “Hai fatto la scoperta dell’acqua calda”. Mi dice: “Vorresti lavorare da me?””. Ruby ottiene un posto da “selector”, “la ragazza che fa cassa, oppure che ha la lista della discoteca. Poi quel signore, che ha tanti locali, mi ha detto: “Guarda, ti ospito io a casa mia”. La prima sera ho dormito con lui nella sua stanza, non mi ha toccato neanche con un dito”, anche se è chiaro che l’uomo, 46 anni, punta a ben altro: “Guarda, anche se hai 13 anni, cerco di fare il padre, però – le dice il mattino dopo – non ce la faccio, sei una ragazza con le sue curve, preferisco allontanare la tentazione da me. Io ho apprezzato la sincerità, mi sono detta: “Va bene, questo è un uomo””. Errore: i complimenti non richiesti arrivano sempre. “Mi piacerebbe sprofondare nel tuo seno”, dice. E qualche mese dopo, aprendo l’armadio del bungalow dov’era ospite, Ruby trova proprio il suo principale. É nudo: “E quando l’ho trovato nell’armadio della mia stanza, gli ho dato un pugno, gli ho fratturato lo zigomo sinistro”. In cambio non una denuncia, ma una proposta: “Ti do i soldi, perché mia figlia è in politica, non voglio che si macchi il suo nome e neanche il mio”.

Nel frattempo Ruby, che ferma non sa stare, ha conosciuto e frequenta un ragazzo di 24 anni, che vorrebbe persino farla prendere in affido dalla sua famiglia: “Sei piccola, e dovresti venire con me, parliamo con i miei genitori”. Per l’appunto, Ruby è piccola. I suoi tentativi di sbarcare il lunario incrociano spesso i carabinieri. “Mi mandano a Villa Sant’Anna, a Messina, una casa di cura per psicopatici”. Ma minori, maggiori?, chiede il pm. “Maggiori, maggiori”, ripete Ruby, aggiungendo: “Mi sono trovata, dopo un mese, con uno di 60 anni che mi molestava mentre dormivo. Ho riempito la valigia, sono andata verso la porta”, addio. Passerà molto tempo prima che i carabinieri si accorgano di questa fuga (“Ruby, scendi dalla macchina, guarda che ti conosco”, le dicono a un posto di blocco, mesi dopo), mentre lei entra ed esce dai locali, cerca lavori, vive con quello che chiama il suo “fidanzato”, viene spedita in altre due comunità e, la notte del 28 dicembre 2009 decide di abbandonare la Sicilia. Milano l’attende.

A chiamare Ruby a Milano è una ragazza bellissima. Ha poco più di trent’anni. Ruby la conosce ché lavorano insieme in un negozio di abbigliamento di Catania, “Le Bretelle”. Con lei ha anche parlato dei concorsi di bellezza, che ha vinto e dove ha partecipato, quello dove “Emilio Fede e Fiorello erano nella giuria”, c’è “Miss Venere” a Capo Sant’Alessio, c’è sempre qualche pigmalione, ma alla fine che può fare in Sicilia? “Non ho salutato neanche il mio ragazzo, perché lui non era d’accordo che salissi a Milano… alla stazione Centrale mi aspetta la mia amica Simona, mi porta a casa sua e alla sera mi dice: “Vestiti elegantemente, dobbiamo andare per il lavoro”. “Ma scusami, se è un lavoro di commessa, mica il colloquio lo fanno all’una di notte?”, rispondo io”. Ruby, senza documenti e minorenne, si ritrova in uno degli alberghi più lussuosi del cuore di Milano. Supera la reception e l’amica Simona dice: “Dobbiamo salire nella stanza”. Cresce il suo stupore e Ruby racconta che, nel corridoio, davanti alla stanza 333, apprende che quello che l’amica offre non è un lavoro da commessa. È da escort. E si ribella: “Gli ho preso la testa, gliel’ho spaccata contro il muro, e me ne sono andata. Avevo 80 euro nel portafoglio, me sono andata a ballare all’Hollywood, perché comunque senti dalla Sicilia: “L’Hollywood, l’Hollywood””. Quando alle 4 del mattino torna a casa dell'”amica non amica” (parole di Ruby) si trova le valige fuori della porta e non c’è verso di rientrare. “Mi sono seduta in piazza, non sapevo dove andare, passa un signore anziano su una macchina bianca, e mi fa: “Hai bisogno di aiuto?”. Gli ho detto: “Vattene marpione del cavolo”. E lui fa: “No, volevo vedere solo se avevi bisogno di aiuto””. È una costante per Ruby: qualcuno passa e l’aiuta, sempre gratis. Sempre per bontà, racconta lei. Prima “mi ha portato a casa sua, che aveva un monolocale, e mi ha detto: “Te ne stai tu da sola, non voglio approfittarmene, puoi essere mia nipote, non mia figlia, io starò da un amico finché non ti troviamo una sistemazione””. E poi le trova un impiego da cameriera e ballerina al Masquenada, in viale Piceno.

Non è che i magistrati siano sprovveduti. Già il 27 luglio, prima degli ultimi interrogatori, avevano appurato che Ruby ad Arcore era stata davvero. E un paio di testimoni, già ascoltati, avevano confermato che la minorenne raccontava in giro di conoscere Silvio Berlusconi. Non è nemmeno un segreto che quando esiste un “coinvolgimento ansiogeno”, una persona fragile, soprattutto un minore, può attuare quello che gli psicologi chiamano lo “spostamento”. Si attribuisce ad altri quello che è successo a se stessi: si rende concreto quel che gli addetti chiamano un “meccanismo di difesa dell’io”. Aiuta.

Così si aiuta Ruby, che ne ha viste e vissute troppe. Per esempio, nelle sue peripezie milanesi incrocia la vita di Michelle Coiceincao, la brasiliana che, la sera del 27 maggio scorso, chiama per prima Silvio Berlusconi quando apprende del fermo della ragazza in questura. È lei che ospita Ruby nel suo appartamento milanese: ma “Michelle esercita la prostituzione in forma molto riservata”, svela ai pm la ragazza. Ed è Michelle a proporle “di prostituirmi al suo posto”, con patti chiari fin da subito: “Mi ha detto che a lei sarebbe andata la percentuale più alta e che avrei potuto appoggiarmi a una certa Magda”. La raggiunge in un appartamento a Milano 2, la porta si apre e “da una stanza è uscita una ragazza che ho appreso chiamarsi Juanita, di origini messicane che ha detto di avere 17 anni e che ha chiamato Magda per nome. Juanita è uscita dalla stanza completamente nuda, con un uomo anche lui nudo dietro e ha detto che aveva finito il servizio. A questo punto l’uomo, di circa 70 anni mi ha direttamente” chiesto un rapporto “offrendomi 4000 euro, oltre a mille che avrebbe dato a Magda. Il cliente ha preso la mano della ragazzina messicana facendomi vedere che le aveva regalato un Rolex Daytona d’oro tempestato di diamanti del valore di 40 mila euro. Nel dire ciò il cliente soggiunse che avrebbe fatto un regalo del genere anche a me”, perché voleva “assaporare le mie labbra arabe””.

Ad ascoltarla, Ruby-Karima sembra rivendicare un’onestà di fondo e un orgoglio adolescenziale. Forse quello che le interessa di più è nascondere la propria vergogna “spostando” alcuni fatti, o forse alterandoli. C’è un episodio che i magistrati non hanno potuto controllare, ma è contenuto nei verbali. Riguarda uno dei calciatori più famosi del mondo. Ascoltiamo ancora la ragazza: “Non ho mai accettato rapporti sessuali a pagamento. L’ho fatto solo con i ragazzi che mi piacevano. L’unica volta che sono stata pagata per un rapporto sessuale è stato quando ho incontrato il calciatore Cristiano Ronaldo. Era la sera del 29 dicembre 2009 e dopo essere stata nell’hotel e prima che la mia amica Simona mi mettesse le valigie fuori dalla porta, sono andata all’Hollywood e là sono stata fermata da Ronaldo, il quale aveva un tavolo nel privè. Mi ha fatto dei complimenti e ci siamo scambiati il numero di cellulare. Sino a quel momento non sapevo che fosse un calciatore, ma l’ho saputo qualche sera dopo quando ci siamo rivisti al ristorante e molti gli chiedevano l’autografo. Lui sapeva della mia età e ci siamo rivisti varie volte ancora al ristorante. Circa tre settimane dopo, abbiamo deciso di fare l’amore e ci siamo incontrati in un hotel lussuoso, dove alloggiava. Secondo le sue indicazioni, dovevo andare direttamente nella sua suite, al quinto piano. Non avevo, come non ho neanche adesso, i documenti, ma nessuno mi ha fatto domande. Avuto il rapporto ci siamo addormentati tutti e due. Quando al mattino mi sono svegliata, non l’ho ritrovato più nel letto. Sul comodino c’era un biglietto: “Spero che quando torno non ti trovo nella stanza. I soldi li trovi vicino alla borsa”. Effettivamente, c’erano 4000 euro e sono uscita piangendo”.

Confonde un calciatore per un altro? Può darsi, fatto sta che precisa altri incontri: “Casualmente ho rivisto Ronaldo due settimane dopo nella discoteca “The Club”, dove ero andata per ballare. Era in un privè con altre persone, ho preso un bicchiere di champagne e gliel’ho tirato in faccia. Poi, davanti a tutti, gli ho svuotato sulla testa la bottiglia, gli ho buttato addosso le banconote da 500, i buttafuori sono intervenuti e mi hanno accompagnata a forza fuori dal locale. L’ho rivisto casualmente a giugno, prima che andasse al ritiro dei mondiali. Mi stavo recando alla comunità – dice Ruby – e lui si trovava davanti al locale Ibiza, ristorante di corso Garibaldi. Appena ci siamo incrociati, si è scusato per il suo comportamento: “Pensavo fossi una ragazza come tutte le altre, che cercassi da me soltanto soldi”. Accettate le scuse, mi ha accompagnato fino all’istituto, e anche le suore lo hanno visto, e si sono incuriosite”.

Ecco dunque come si descrive Ruby. È questa ragazza difficile, confusa, amareggiata ma mai sconfortata, in fuga, scappata di casa, che entra ad Arcore. Sembra la storia di una piccola fiammiferaia nella versione postmoderna dello show business. è la storia di una ragazzina che a 13 anni comincia a guadagnarsi il pane in una discoteca e che infine si imbatte in uno che – come tanti altri uomini entrati nella sua vita – può prometterle e permetterle la cosiddetta svolta: la tua vita cambierà, le dice Silvio Berlusconi. E ci vuole davvero poco perché questa vita desolata cambi in meglio. Ma nella ricostruzione dei pm questo cambiamento è soggetto a un pedaggio: il “bunga bunga”, il sesso, la corte delle miracolate che si riunisce intorno alla chitarra di Apicella. Tra febbraio e maggio, Ruby passerà i weekend con Silvio Berlusconi, 74 anni, che le promette di “cambiarle la vita”. Non le offre un lavoro o buoni studi o un’educazione. Le cambierà la vita, le ha detto, ma se accetterà di spogliarsi nuda nel “bunga bunga”. È questa la ragazza che dovrà poi “fare la pazza” e “sarà ricoperta d’oro”: per non parlare. Ma con i pubblici ministeri aveva già parlato.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter