I frutti dell’odio
I testimoni raccontano di un uomo bianco di mezza età che ha sparato ai senegalesi, due distinti agguati nella piazza del Mercato Centrale a Firenze. È stata usata una pistola 357 Magnum. Lo sparatore, che si è ucciso quando si è visto braccato dalla polizia, era iscritto a Casa Pound. Subito dopo a Firenze esplode la rivolta dei senegalesi, dando vita a un corteo, dal luogo dell’omicidio alla prefettura. In tanti hanno gridato “Italia razzista”. Così scrivono le agenzie del 13 dicembre e lanciano nel mondo il nome di Firenze, quello di “un uomo bianco” che ha fatto fuoco con un’arma da guerra, i nomi dei due morti e di tre feriti gravissimi. Il sindaco di Firenze ha dichiarato il lutto cittadino.
Ma tutto ciò accade due giorni dopo l’incendio di un campo nomadi a Torino, quando una spedizione notturna di uomini decisi a uccidere e bene organizzati sono andati a vendicare un falso stupro. Subito prima del rogo qualcuno ha gridato: “E se ci sono dei bambini?” e subito c’è stata la risposta, barbara e tranquilla: “Bruceranno anche loro”. E poi il