P3, per i pm anche Verdini è un corrotto: “A lui 800mila euro”°°°Non ci posso credere!

E’ vero che i magistrati hanno bisogno di PROVE CERTE, ma io sposo la tesi ineccepibile del giudice Davigo che recita così: “Se io ti invito a cena e mi sparisce l’argenteria; poi ti invito di nuovo e mi sparisce qualche altro oggetto… io non ti ho visto rubare, ma dal momento che ci siamo solo noi due, non ho bisogno di una sentenza per decidere che TU SEI UN LADRO e non ti invito più!”

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Ve lo ricordate Berruti? Il finanziere delinquente corrotto dal mafionano, oggi “onorevole” pdl?

Inchiesta Mediaset: pg, 3 anni a Berruti

23 Febbraio 2011 14:27

(ANSA) – MILANO – Il sostituto procuratore generale di Milano ha chiesto 3 anni di reclusione per il parlamentare del Pdl ed ex consulente della Fininvest, Massimo Maria Berruti, accusato di riciclaggio nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta sui presunti fondi neri Mediaset. La richiesta e’ arrivata oggi, dopo che la Cassazione aveva annullato la precedente sentenza della Corte d’appello che aveva in parte assolto e in parte dichiarato i reati prescritti. La Cassazione aveva disposto un nuovo processo.

Massimo Maria Berruti: indossava la divisa delle Fiamme Gialle, nel 1979, quando perquisì l’Edilnord. Lo accolse un tizio stempiato e basso di statura, tale Silvio Berlusconi, che alla domanda «Lei è il titolare?» rispose schivo: «No, sono solo un consulente, mi occupo della progettazione di Milano 2». Invece era il titolare. L’ispezione evidenziò più di un’«anomalia» valutaria, ma la pattuglia dell’allora capitano Berruti chiuse frettolosamente la pratica. Poi Berruti lasciò la Finanza e iniziò a lavorare per la Fininvest, seguìto a ruota da altri finanzieri folgorati sulla via di Arcore. Il collega che lo accompagnava nel blitz interruptus fu poi scoperto nelle liste della P2, in compagnia di Berlusconi e di vari generali della Benemerita e delle Fiamme Gialle. Negli stessi anni la Gdf di Milano indagava su Berlusconi per traffico di droga (inchiesta poi archiviata). In segno di affetto, le aziende di Berlusconi allungavano ai marescialli robuste mazzette. Ma lui, com’è noto, non ne sapeva nulla: facevano tutto i suoi dipendenti, senza chieder nulla ai superiori: né l’autorizzazione né i quattrini. Si autotassavano dallo stipendio, con nobile slancio missionario. Avevano un debole per la Guardia di Finanza.

È stato inizialmente per un periodo capitano della Guardia di Finanza nel nucleo speciale di polizia valutaria, incarico poi lasciato nel 1980, anno in cui fu indagato e arrestato all’interno di una storia di tangenti («scandalo Icomec»), ma che alla fine lo vide solo momentaneamente assolto. Successivamente ha lavorato prima come commercialista, in seguito come consulente nella Fininvest di Silvio Berlusconi, dove si occupò di società estere e dei contratti dei calciatori del Milan[1].

Nel 1979 condusse un’ispezione presso la Fininvest come membro della guardia di finanza e in seguito si recò personalmente in visita da Silvio Berlusconi. In seguito a questi eventi si aprirono delle inchieste su delle tangenti alla Guardia di Finanza ad opera della Fininvest e Berruti venne accusato di favoreggiamento, in particolare di aver tentato di depistare le indagini cercando di non far parlare i finanzieri arrestati sul caso riguardante la Fininvest. Dal processo uscì con inflitta una condanna a 10 mesi in primo grado, successivamente ridotta e venendo quindi ad una condanna definitiva di 8 mesi di carcere per favoreggiamento.

È stata disposta la sua archiviazione nel processo per riciclaggio in relazione a presunti fondi neri del gruppo Berlusconi: era accusato di aver riciclato l’equivalente attuale di alcune decine di milioni di euro dal 1994 al 1995

berruti

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Ecco chi è il corrotto Scilipoti, «collegamenti con la ‘ndrangheta»

Scilipoti, «collegamenti con la ‘ndrangheta»

di Manuela Modica |

Comproprietario di un immobile, abusivo, – una palazzina di tre piani, per cui Rosa Carmela Cicero, moglie di Domenico Scilipoti, presenta istanza di sanatoria edilizia – assieme a parenti di capi della più forte ‘ndrangheta calabrese: “Personaggi che vantano rapporti di parentela con membri del clan ‘ndranghetista Selitano-Zavatieri”.

Questi sono i “Collegamenti intercorsi tra Scilipoti Domenico, classe ’57, il quale ricoprirà nel 2002, seppur per breve tempo, anche l’incarico di Assessore Comunale al Bilancio nella giunta Nicolò, con personaggi appartenenti ad una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria”.

Questo si legge di Scilipoti, oggi uomo decisivo per il governo, nella relazione che porterà allo scioglimento del Comune di cui è consigliere, per infiltrazioni mafiose, ma che non vedrà conseguenze penali per l’ex Idv.

La Storia dello scioglimento. Il Comune è lo stesso di Adolfo Parmaliana, segretario cittadino Ds, morto suicida perché soffocato dal vuoto in cui viveva in territorio mafioso. E lo diceva e lo chiedeva a gran voce Parmaliana: “Terme Vigliatore ha un consiglio comunale oggetto di infiltrazioni mafiose”.

Il professore di chimica dell’Università di Messina, lo aveva denunciato ed era stato ascoltato. Così si formava una commissione prefettizia presieduta dal viceprefetto Antonino Contarino che avrebbe indagato sulle denunce di Parmaliana. In quel consiglio comunale si muoveva Mimmo Scilipoti, l’ex deputato dell’Idv, oggi arruolato da Berlusconi. Un canciabannera, si dice così dalle sue parti. Cambia bandiera, ovvero voltagabbana, dove le bandiere non sono poche e le parti sono le direttissime vicinanze di Barcellona Pozzo di Gotto: “la Corleone del XXI secolo”, così l’ha definita la commissione nazionale antimafia.

Le bandiere. Dal Fuan, dove nasce la sua attività politica al tempo degli studi di medicina, alla socialdemocrazia, bandiera che veste già medico, vicino a Dino Madauda. E poi l’Idv, timbro col quale entrerà in quel consiglio comunale indagato dalla commissione prefettizia. Fino ad oggi, esponente del neo Movimento per la responsabilità nazionale.

Il territorio. L’informativa Tsunami, ovvero l’informativa che ancora inquieta la magistratura barcellonese e messinese, al vaglio, per competenza, della Procura di Reggio Calabria. La stessa che arrivò sul tavolo di Francesco Pignatone dopo il suicidio di Parmaliana. Perché fu proprio Parmaliana, con quell’estremo j’accuse, a segnalare ancora l’insabbiamento di Tsunami. In quella si leggono i nomi dei “personaggi” – titolo del capitolo dell’informativa – interessati dalle indagine dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, allora capitanati da Domenico Cristaldi, autori di Tsunami.

Tra i nomi anche quello di Scilipoti, e così scrivono i carabinieri: “gli elementi a loro carico sono al vaglio della Commissione Prefettizia che, per avere fino a questo momento accertato una mole di irregolarità superiore a quella già enorme paventata in sede proposta, ha ottenuto ulteriori 50 giorni di tempo, per potere relazionare lo stato di sconquasso in cui versa il Comune di Terme Vigliatore”.

Sconquasso che porterà il 23 dicembre del 2005 allo scioglimento del consiglio di Terme per “ingerenze della criminalità organizzata”, con decreto firmato dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Due anni di commissariamento. Aveva gridato al successo Parmaliana, aveva scritto dei volantini: “Giustizia è stata fatta: la legalità ha vinto! Tanti dovrebbero scappare… se avessero dignità”. Domenico Munafò, allora Vicesindaco, lo aveva denunciato per diffamazione, per quel volantino. Alle elezioni successive, giugno 2008, Terme Vigliatore eleggeva 11 dei 15 componenti presenti nella vecchia amministrazione, quella sciolta da Ciampi. Alle Regionali, invece, Scilipoti inseriva – da segretario provinciale dell’Idv di Messina – nella lista di candidati Carmelo Munafò, cognato di Nunziato Siracusa, oggi in carcere per mafia, riconducibile alla cosca di Terme Vigliatore, costola dell’organizzazione mafiosa di Barcellona pozzo di Gotto.

Parmaliana, invece, nell’estate del 2008 sarebbe stato rinviato a giudizio. E il 2 ottobre successivo, si sarebbe tolto la vita.
16 dicembre 2010

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Berlusconi-Putin, condanna Usa “Si esporta corruzione in Europa”. Ancora attacchi ai siti anti-Wikileaks

Hanno scoperto l’acqua calda. Gli Usa degli otto anni di bush e cheney erano il coacervo della corruzione e della speculazione mondiale! Ora Obama sta pagando le conseguenze della devastazione operata dalla stessa destra becera che lo vuole disarcionare. Berlusconi è sempre stato corrotto e corruttore, lo sapevano benissimo e lo hanno usato a piacimento. Solo Obama, a parte la cortesia diplomatica di facciata, non ne vuole nemmeno sentir parlare.

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Mafiolo: “Dobbiamo passare alla storia come il miglior governo d’Italia”

AHAHAHAH!!! Per  ora  siete  reputati, in Italia e in tutto il mondo, come il peggior governo di tutti i tempi. Il più mafioso, il più  corrotto,  e il più incapace. Complimenti!

ECCO  L’AQUILA: L’ESEMPIO DELLA DEVASTAZIONE BERLUSCONIANA DAVANTI AGLI OCCHI  DEL  MONDO INTERO.

aquila

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Mills di questi giorni!

“Mills è stato corrotto”

Confermata la sentenza

Il legale condannato a 4 anni e mezzo: ha ricevuto seicentomila dollari da Berlusconi per comportarsi da “testimone reticente” in due processi nei quali era imputato il premier

°°° E’ davvero scandaloso, da ditttatura dei fumetti che questo delinquente di silvio berlusconi NON si dimetta immediatamente e sparisca con tante scuse, invece di affidare ai suoi giannizzeri legulei – STRAPAGATI DA NOI-  delle ennesime leggi porcata per dimezzare ancora i termini di prescrizione e farci fessi tutti. VERGOGNA!!!

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Da Travaglio

L’uomo che sapeva troppo poco

Da quando, in via del tutto ipotetica, il suo on. avv. Niccolò Ghedini l’ha definito “utilizzatore finale” di prostitute a sua insaputa, Silvio Berlusconi si staglia come il politico più ingenuo o più sfortunato della storia dell’umanità. Dal 1974 al 1976 ospita nella villa di Arcore un noto mafioso, Vittorio Mangano, intimo del suo segretario Marcello Dell’Utri e già raggiunto da una dozzina fra denunce e arresti, ma lo scambia per uno stalliere galantuomo: anche quando glielo arrestano due volte in casa. Dal 1978 (almeno) al 1981 è iscritto alla loggia deviata P2, convinto che si tratti di una pia confraternita. Dal 1975 al 1983 le finanziarie Fininvest ricevono l’equivalente di 300 milioni di euro, in parte in contanti, da un misterioso donatore, ignoto anche al proprietario: infatti, dinanzi ai giudici antimafia venuti a Palazzo Chigi per chiedergli chi gli ha dato quei soldi, si avvale della facoltà di non rispondere.

Negli anni 80 l’avvocato David Mills crea per il suo gruppo ben 64 società offshore nei paradisi fiscali, ma lui non sospetta nulla, anzi non sa nemmeno cosa sia la capofila All Iberian. Questa accumula all’estero una montagna di fondi neri che finanziano, fra gli altri, Bettino Craxi (23 miliardi di lire) e Cesare Previti (una ventina). Previti, avvocato di Berlusconi, ne gira una parte ai giudici romani Vittorio Metta (nel 1990) e Renato Squillante (nel 1991), ma di nascosto al Cavaliere. Il quale però s’intasca il gruppo Mondadori grazie a una sentenza di Metta, corrotto da Previti con soldi Fininvest. Nei primi anni 90 il capo dei servizi fiscali del gruppo, Salvatore Sciascia, paga almeno tre tangenti alla Guardia di finanza. E nel 1994, quando la cosa viene fuori, il consulente legale Massimo Berruti tenta di depistare le indagini dopo un incontro a Palazzo Chigi col principale. Ma questi non si accorge di nulla (“giuro sui miei figli”). Nemmeno quando Sciascia e Berruti vengono condannati, tant’è che se li porta in Parlamento. Nel 1997-’98 Mills, testimone nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, non dice tutto quel che sa e lo “salva da un mare di guai” (lo confesserà al commercialista). Poi riceve 600 mila dollari dal gruppo di “Mr. B”. E Mr. B sempre ignaro di tutto (rigiura sui suoi figli).

Di recente si scopre che il Nostro, nell’ottobre scorso, prese a telefonare a Noemi, una minorenne di Portici, proprio mentre il suo governo varava una legge per stroncare la piaga delle molestie telefoniche (“stalking”). Ma lui scoprì che era minorenne solo quando fu invitato al suo diciottesimo compleanno. Ora salta fuori che Patrizia D’Addario, che trascorse con lui una notte a Palazzo Grazioli, è una nota “escort” barese, pagata da un amico del premier (l’”utilizzatore iniziale”?). Ma lui non ne sapeva nulla, tant’è che in quel mentre il suo governo varava una legge per arrestare prostitute e clienti. E’ sempre l’ultimo a sapere. Può un uomo così ingenuo, o sfortunato, o poco perspicace, fare il presidente del Consiglio?

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Maria Novella Oppo

Maria Novella Oppo

Tornano i cattivi maestri

In testa buffi cappellini col pon pon, al collo un bavagliolo col pizzo: così si sono presentati alle telecamere i componenti della Corte dei conti, per comunicare che 60 miliardi di euro sperperati in corruzione servirebbero a sanare molte pecche della nostra pubblica amministrazione. Una denuncia espressa in costumi arcaici, che dovrebbe provocare lo sdegno e l’impegno dei membri del governo. Particolarmente del capo in testa, il quale, però, non può proprio permettersi di fare la morale a nessuno. E, travestita da madonnina infilzata, si è presentata in tv anche la Gelmini, unico ministro della pubblica istruzione al mondo che si vanta delle tante bocciature inflitte. E che, in coincidenza con gli esami di maturità, ha dichiarato sorridendo: «è finito il buonismo del 68». Infatti, con lei e Berlusconi è arrivato nella scuola il governo dei cattivi. Perché chi pretende di punire i bambini non dovrebbe essere né corrotto, né tanto meno corruttore.

mills

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“Un pericolo per la democrazia”

Il ministro in una lettera al “Giornale”: “Il quotidiano è un superpartito
che concentra in sé la dimensione politica, economica e anche giudiziaria”
Da Bondi attacco a Repubblica
“Un pericolo per la democrazia”

Sandro Bondi

bondi

ROMA – “L’insidia più grande per la nostra democrazia” è l’azione del quotidiano Repubblica, “un superpartito che concentra in sé la dimensione politica, quella economica, quella culturale e perfino quella giudiziaria”. Lo afferma, in una lettera pubblicata dal Giornale, il ministro per i Beni e le Attività culturali Sandro Bondi, che definisce Repubblica “l’erede principale” della cultura giacobina.

“Nell’ipotesi che abbia successo il progetto destabilizzante” del quotidiano, si avrebbe “non la caduta di un regime, come ritiene Eugenio Scalfari, né la fuga di gerarchi felloni”, ma “l’indebolimento della nostra democrazia e la rovina dell’Italia”.

Secondo il ministro, Scalfari è abile nel “divulgare e accreditare nell’opinione pubblica una visione storiografica, politica e culturale che è esattamente agli antipodi della realtà” e nel “descrivere un regime corrotto e morente, contro il quale il suo quotidiano ha lanciato l’offensiva finale, trascinando con sè anche il Corriere della Sera e ciò che resta della sinistra”.

La realtà, prosegue Bondi è invece che “un governo democraticamente eletto subisce un’aggressione sistematica (…) sulla base di una campagna scandalistica paragonabile alla pesca con lo strascico”.


°°° Premesso che il Giornale e bondi ministro sono due ossimori e che “quel che resta della sinistra” è un 60% abbondante dei cittadini, contro un 20% scarso di FORZA RAGLIA… Così come in casa di valeria marini, della carfregna, e di tutte le zoccole senza talento di questo regimetto ci sono i cetrioli e le banane pieni di rossetto (gli allenamenti quotidiani, sapete…) allo stesso modo, in casa di bondi ci sono tutti i ritratti di burlesquoni schizzati di urina: sandrone, come vede il suo capo, si piscia addosso e schizza dappertutto. Dobbiamo avere pazienza con queste testoline disabitate, amici. Ma, non mi ricordo: le resti a strascico pescano gli stronzi?
N.B. Faccio notare che Repubblica è il media più gentile nei confronti di mafiolo NEL MONDO INTERO! Sono tutti i media del mondo un pericolo per la democrazia italiana o lo è il mafioso pedofilo, cocainomane e decerebrato, a capo di una cosca di inetti malviventi?

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