La risposta di Repubblica

LA RISPOSTA AL PREMIER
Il mercato ad personam

E’ un problema per tutti quando un uomo di Stato perde la testa. Lo è per chi lo ha votato, che si sente defraudato e deluso. Ma lo è anche per chi non lo ha scelto, perché misura la deriva di un leader, l’imbarazzo internazionale che lo circonda e soprattutto l’indebolimento del Paese.

In pochi giorni, sommerso da uno scandalo pubblico che non sa affrontare perché non può spiegare (il famoso “ciarpame politico”) il presidente del Consiglio ha accusato “Repubblica” di manovre “eversive”, d’intesa con i giornali stranieri, ha parlato di “campagna d’odio e d’invidia” e ha invitato gli imprenditori a non fare pubblicità su questo giornale.

Ieri, costretto a rispondere ad una domanda sul caso che lo insegue appena mette il naso fuori dalle mura dei giornali e delle televisioni domestiche – comprese quelle di Stato – ha ribadito la sua minaccia alla libera stampa. Siamo davanti al caso unico di un premier imprenditore che usa il mercato ad personam, invitandolo a colpire un’azienda per fermare un giornale.

Naturalmente noi proseguiremo il nostro lavoro; e altrettanto naturalmente il Gruppo Espresso ha annunciato azioni legali contro il presidente del Consiglio in sede civile e penale. Ma il problema resta. Perché c’è modo e modo di affondare: lo spettacolo a cui stiamo assistendo trascina nel gorgo la dignità di uno Stato e di un Paese.

apicella3

caligola1

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Buongiorno a tutti!

IL PLEBISCITO INVOCATO DAL DUCETTO NON C’E’ STATO. COME PREVEDEVO. ANZI… IL MAFIONANO SI E’ PRESO QUATTRO SONORI SCHIAFFONI. MI FANNO INCAZZARE FRANCESCHINI E FERRERO… SI FOSSERO UNITI, CON DI PIETRO AL FIANCO AVREBBERO PRESO ALMENO UN 10% IN PIU’ E BURLESQUONI OGGI SAREBBE STATO COSTRETTO A TACERE PER SEMPRE E AD ANDARE FUORI DALLE PALLE.

vespa-baciamano1

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Le bugie (solite) di Berlusconi

Fisco per fiasco

Marco Travaglio

“Durante il processo é stato spiegato chi aveva dato i soldi, é stato individuato il tragitto dei soldi e sono state individuate le azioni che Mills ha fatto con quei soldi e il fisco inglese ha costretto il signor Mills a pagare le imposte, considerando queste entrate come un compenso professionale. Se fosse stata una donazione Mills non avrebbe dovuto pagare alcuna imposta. Se questo non vi basta, non vi basta la presa di posizione di uno Stato a riguardo allora non so…” (Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza Mills, Agi, 19 maggio 2009)

“Sono l’avvocato di David Mills e, per suo conto, dichiaro quanto segue… Il mio cliente ha accettato il punto di vista degli Uffici del Fisco per i quali, in assenza di un atto di donazione scritto, il pagamento andava assoggettato a tassazione, indipendentemente dalle circostanze e dall’identità del donatore” (David Kirk, news.bbc.co.uk, 4 marzo 2006).

“In conclusione, il consenso all’accordo fiscale era stato prestato proprio perché era risultato chiaro che il fisco non avrebbero ‘accettato senza delle provè il fatto che il denaro proveniente dal Torrey Global Offshore Fund fosse un regalo. Ma, riferendosi agli ispettori, Mullins (Sue Mullins, la fiscalista dell’avvocato Mills, ndr) aggiungeva con qualche contraddizione logica che ‘in realtà l’identità di questa persona che aveva dato i soldi non era il vero problema per loro’, tanto che non le era stato chiesto di allegare documentazione” (dalle motivazioni della sentenza Mills, pag. 170).

“L’ufficio (del fisco, ndr) aveva sperato in una ‘solerte collaborazionè per giungere ad un accordo in tempi rapidi, aveva perciò ‘organizzato velocemente la riunione per il 22 luglio 2004’, ma ‘aveva passato la maggior parte del suo tempo ad ascoltare una storia raccontata dal sig. Mills che si era rivelata essenzialmente falsa’. Mullins, diceva l’ispettore, ‘aveva fatto del suo meglio per velocizzare l’analisì di una relazione che poi si era rivelata incompleta, inesatta, non documentata. Perciò ora doveva ‘pensarci molto bene prima di decidere quale fosse la via migliore da seguire’. Mullins rispondeva che ‘anche a lei era stata raccontata la stessa storia’, e che da quanto sapeva da Mills tutte le circostanze da questi riferite erano esatte, salvo ‘l’identità del donatore’. D’altronde ‘a volte il suo cliente faceva cose strane e lei non sempre riusciva a comprendere il perché. Comunque in questa occasione il motivo era chiaro: voleva proteggere la vera identità del donatore”
(dalle motivazioni della sentenza Mills, pag. 164).

mills

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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A proposito del latrin lover

Scandali e dimissioni all’estero
di Cesare Buquicchio

Esistono motivi di opportunità morale, prima che politica. Pressioni di alleati. Richieste formali degli oppositori politici. Spinte dell’opinione pubblica. Sollecitazioni della stampa. Sono tanti i percorsi che hanno portato i politici di mezzo mondo a rassegnare le dimissioni se coinvolti in scandali sessuali più o meno gravi.

Ilkka Kanerva, ministro degli Esteri del governo finlandese, sposato e padre di due figlie trentenni, è stato costretto a rassegnare le dimissioni, nell’aprile 2008, in seguito alle rivelazioni di una spogliarellista di 29 anni, che ha fatto sapere di essere stata bombardata di sms a sfondo sessuale. Solo sms.

Jin Renging, ministro delle Finanze del governo cinese si è dimesso nell’agosto del 2007 ufficialmente per ragioni personali. Secondo un giornale di Hong Kong, sarebbe legato costretto a rassegnare l’incarico a causa dello scandalo sessuale in cui era coinvolto con la sua amante.

Moshe Katsav, presidente dello Stato di Israele, si è autosospeso dall’incarico nel gennaio 2007 dopo uno scandalo sessuale. Andrzej Lepper, vicepremier e ministro dell’Agricoltura in Polonia, è stato licenziato dal Capo di Stato nel settembre 2006 a causa di uno scandalo sessuale. E si potrebbe continuare a lungo.

Il caso più celebre di tutti rimane quello del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, coinvolto nel 1998 in un eclatante scandalo sessuale dopo le rivelazioni di Monica Lewinsky, una ex stagista della Casa Bianca. Il Presidente fu sottoposto a formale richiesta di “impeachment” dai suoi oppositori politici e fu giudicato “non colpevole” dal Senato. Secondo stampa e opinione pubblica, a pesare sulla decisione fu il “perdono” di sua moglie, l’attuale segretario di Stato, Hillary Clinton.

Chissà come sarebbe finita per un presidente con la moglie “contro”…

clinton_monica

carfagna-berlusconi

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