Bertoladro & soci si sono rubati 75 milioni solo da la Maddalena e non hanno bonificato nulla.

Processo alla Cricca, domani in aula un nuovo capitolo

Gli appalti gonfiati dei lavori del G8 alla Maddalena: udienza a Perugia per i diciotto imputati eccellenti.

http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/09/24/news/processo-alla-cricca-domani-in-aula-un-nuovo-capitolo-1.5743432

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Faccendieri incapaci

faccendieri

TUTTI NELLA MONNEZZA – SOTTO INCHIESTA ANCHE DE BIASIO, FEDELISSIMO DI BERTOLASO – I PM: INCARICHI PER AMICIZIA O CLIENTELA: MOLTI DEI PROFESSIONISTI NON È NEANCHE ISCRITTA ALL’ALBO – UN COLLAUDATORE INTERCETTATO: “COME HO AVUTO LA NOMINA? IO SONO IN UN PARTITO”…

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

La magistratura napoletana dà il via libera agli arresti e adesso i timori di Guido Bertolaso si fanno più forti. Perché i sette impianti di Cdr che il giudice di Napoli ritiene «assolutamente inidonei tecnicamente» sono tuttora in funzione e rappresentano uno dei tasselli fondamentali nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania.

L’UOMO DEL G8
E perché ai domiciliari è finito anche un suo fedelissimo, quel Claudio De Biasio, 45 anni, che nell’ordinanza viene definito «indagato che dimostra una spiccata personalità criminale», mentre lui gli aveva affidato un ruolo di rilievo nell’organizzazione del G8 a La Maddalena.

Scrive il giudice nel provvedimento: «Addirittura era designato all’importante incarico di attuatore con funzioni vicarie, nomina disposta da Bertolaso, ma per tale incarico sopravveniva una rinuncia dopo non molto tempo dalla richiesta del pm di informazioni presso la Protezione civile. Dimissioni che evidentemente risultavano funzionali a tentare di depotenziare iniziative giudiziarie nei suoi riguardi». Non è andata così. Nonostante gli scontri interni alla Procura sul filone di inchiesta che riguarda proprio l’operato di Bertolaso, in calce alla richiesta di arresti depositata dai pubblici ministeri il 7 aprile scorso insieme all’aggiunto Aldo De Chiara, c’è anche la firma del capo dell’ufficio Giovandomenico Lepore.

SI PUNTA AD ACERRA
L’inchiesta ha coinvolto anche un altro funzionario che nella gestione dell’attuale emergenza ha un ruolo chiave: Giuseppe Vacca, 45 anni, direttore dei lavori del termovalorizzatore di Acerra. E infatti non appare casuale che il 22 maggio scorso l’accusa abbia deciso di integrare i documenti già consegnati al giudice per le indagini preliminari con le carte che la Guardia di Finanza aveva acquisito appena il giorno precedente presso gli uffici della Fibe che si trovano all’interno dell’impianto.

«Il 21 novembre scorso – è evidenziato nell’ordinanza – la Fibe chiedeva e otteneva il 27 novembre dalla missione finanziaria del sottosegretario (Bertolaso ndr) il nulla osta alla formalizzazione all’aggiornamento tra Fibe e direttore dei lavori. Non si comprende come sia stato possibile il rinnovo di tale carica, visto che le sue condotte evidentemente concorrevano a rendere possibile la realizzazione dei reati di frode in pubbliche forniture da parte di soggetti rinviati a giudizio nell’ambito di un altro procedimento e dovevano essere conosciute dagli organi statali». A leggere l’ordinanza si ha la percezione chiara di quali fossero i criteri di scelta dei collaudatori, in barba alla legge che impone requisiti precisi e di elevata professionalità.

I FALSI COLLAUDATORI
Basti pensare che la maggior parte dei professionisti scelti per autorizzare i sette impianti non è neanche iscritta all’albo regionale. E poi c’è Giulio Facchi che ha soltanto il diploma di terza media e si è salvato dagli arresti soltanto perché non ha firmato la relazione per il via libera alla struttura di Santa Maria Capua Vetere. C’è Bruno Mazzatenta «che avrebbe pagato un intermediario che avrebbe versato le somme a un pubblico ufficiale per ottenere la nomina» e poi ha presentato un certificato per «psicosi cronica».

C’è Alfredo Nappo che parlando al telefono con un amico dopo essere stato interrogato, afferma: «Ho detto: sentite, come ho avuto l’incarico? Io faccio parte di un partito. Chiaramente non faccio il nome perché non è il caso, però spesso nell’ambito delle discussioni dico: vediamo se è possibile riuscire a lavorare un poco. Poi bello e buono mi è arrivata la possibilità di poter lavorare e se devo dire che è stato il partito mio o qualcun’altro questo non lo so».


LA RIUNIONE SEGRETA

Secondo l’accusa i criteri per il collaudo non hanno riguardato la funzionalità degli impianti, nonostante sia previsto dalla normativa. «E infatti nei certificati non è specificato», sottolinea il giudice che poi rivela come sia stato proprio Facchi a rivelare la verità quando gli fu chiesto conto della sua decisione di non firmare. «Spiegò di non essere stato convocato dal presidente in occasione della stesura del certificato e che comunque, ove fosse stato interpellato, non avrebbe mai apposto la firma in quanto consapevole dell’inidoneità degli impianti. A rafforzare la precisa volontà di rendere di­chiarazioni di collaudo mendaci da parte di tutti i collaudatori, v’è un’ulteriore indicazione del Facchi che riferiva di una riunione a cui non aveva partecipato, tra tutti i presidenti delle commissioni di collaudo che in tale occasione avrebbero deciso di limitare il collaudo al solo aspetto strutturale».

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“La sinistra mi odia”

Belpietro: “L’ex fidanzato di Noemi ha avuto una condanna”
E la campagna elettorale del Cavaliere procede in sordina
Berlusconi: “La sinistra mi odia”
Bondi attacca Repubblica a Ballarò
di GIANLUCA LUZI

ROMA – Da qualche giorno il Cavaliere furente evita il contatto con la folla. Insolito per lui e infatti, dopo un periodo di clausura costellato solo di interviste tv e sfoghi con i giornali amici, ha deciso di farsi vedere di nuovo in piazza. Stasera intanto, dopo l’incontro con Zapatero, sarà all’Olimpico per assistere alla finale di Champion’s. Poi, forte della sicurezza di avere con sé gli italiani, sarà venerdì all’Aquila, sabato alla Maddalena per controllare i lavori dopo lo spostamento del G8. Domenica andrà a Bari per un comizio e dopo la parata del 2 giugno ai Fori Imperiali potrebbe intervenire a qualche altra tappa elettorale a partire da Milano. Convinto che ci sia un’offensiva che mette in fila la sentenza Mills e il caso Noemi, Berlusconi si sfoga: “Ogni giorno mi stanno gettando del fango adosso, ma io sono sereno, vado avanti per la mia strada…”.

Di tutto il caso Noemi si è occupata ieri sera una infuocata puntata di Ballarò in cui il ministro Bondi ha attaccato aspramente il nostro giornale e il direttore di Panorama Maurizio Belpietro, polemizzando con il direttore di Repubblica Ezio Mauro, ha sostenuto che l’ex fidanzato di Noemi, Gino Flaminio, sarebbe stato condannato in passato a due anni e sei mesi. La strategia del premier scelta con il suo avvocato-deputato Niccolò Ghedini – che ieri è entrato a Palazzo Grazioli appena il premier è tornato da Arcore – è ormai consolidata: la sinistra allo sbando e a corto di argomenti si butta sul gossip “per inventare storie false, gettare fango. Tutta una messinscena per disarcionarmi”. Questo lo ha detto al telefono a un convegno di partito a Milano. E gli uomini della sinistra – ha rincarato la dose a un’emittente toscana – sono “politici professionisti che non sanno fare altro mestiere se non la politica e che quindi lo fanno non per gli altri ma per se stessi e sono malati di odio politico”.
……………………………………………………………………………….

°°° Il farabutto è lesso, cotto, finito. Noi tutti sappiamo che non direbbe una verità nemmeno in punto di morte, ma arrivare a partorire un vermetto da formaggio marcio, dopo tutti i brain storming durati due settimane con tutti i “geni” della sua cosca… è davvero sintomo di mesto tramonto definitivo. Poi, per carità: coi tg che oscurano i fatti e col fatto che i suoi elettori – mafie a parte – sono solamente dei poveri analfabeti che si cibano esclusivamente di tv, potrebbe anche arrivare al 40% dei voti. Che però sono sempre forte minoranza nel paese. Ancor più minoranza se si pensa ai carri armati impiegati contro cerbottane e freccette delle opposizioni. Sarà, ma è davvero triste riscontrare che ancora una volta – e ora più che mai – i suoi pappagallini per difenderlo sono stati costretti a scendere nell’abisso della comunicazione, utilizzando metodi da giallo di serie C mescolati coi soliti metodi mafiosi. Ma come si fa a parlare di Gino (l’ex di Noemi) come di un pericoloso rapinatore e con i toni inquisitori usati da belpietro e bondi? Ghedini, come ho sempre pensato, davanti a un avvocato vero, farebbe la misera figura del peracottaro che è. E questo è il migliore che Mafiolo ha… Infine, crede che dare dei “politici professionisti” agli uomini della sinistra sia un’offesa. E per lui lo è, visto che non sa un cazzo nemmeno di politica, visto che ha usato e usa la politica esclusivamente per non andare in galera.

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G8 alla Maddalena

Soldi spariti
■ ■ Niente copertura finanziaria, salta
in Senato l’emendamento sui fondi
da destinare alle opere. Chimica,
Cappellacci: pronto a incatenarmi.


°°° Bravo, Cappella… incatenati a sto ceppo di minchia. E tira forte. Che anche lui si cominci a rendere conto che non conta una sega ed è solamente il ragazzino delle commissioni del suo padrone?

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I pasticci e le truffe di Mafiolo

I FURBETTI DELLA MADDALENA – COSTI PER IL G8 LIEVITATI, APPALTI NEL MIRINO DEI PM – RESTANO UN POLO VELISTICO E UN ALBERGO DI LUSSO CHE NESSUNO VUOLE GESTIRE – IL TRASLOCO A L’AQUILA NON È SOLO UN ATTO D’AFFETTO MA UNA VIA D’USCITA NECESSARIA…

Fabrizio Gatti per “L’espresso”

Doveva essere l’hotel delle notti di Obama e Sarkozy, il cinque stelle superiore dei capi di Stato del mondo. È già una cattedrale nel deserto, con la sua facciata bianca stretta tra un capannone della Marina militare, una strada trafficata e il mare senza spiaggia che qui, e solo qui su tutta l’isola, a volte puzza di fogna.
Guido Bertolaso

Nessuno vuole gestire il più grande dei due alberghi costruiti alla Maddalena per il G8 che non si farà. La gara indetta dalla Protezione civile è andata deserta. Perché, almeno per pareggiare il capitale già speso, lo Stato o la Regione Sardegna dovrebbero affittare l’albergo a un imprenditore che a sua volta dovrebbe far pagare mille euro a notte per queste stanze con vista da motel. Una cifra folle e completamente fuori mercato. Qualcosa non ha funzionato nel controllo dei costi, come ‘L’espresso’ aveva già scoperto nel dicembre scorso. Ma i dubbi adesso sono ufficiali. Tutte queste opere sono sotto inchiesta.

I carabinieri del Ros stanno indagando sulla catena di appalti. Un’indagine condotta per il momento dalla Procura di Firenze. Anche il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, commissario delegato per il G8 e responsabile dell’applicazione delle procedure d’urgenza, ha avviato un’indagine interna. Un provvedimento seguito pochi giorni fa dalla decisione del Consiglio dei ministri di chiedere per decreto il taglio retroattivo dal primo marzo delle maggiorazioni alle imprese per le lavorazioni su più turni, dei premi di produzione e la riduzione del 50 per cento dei compensi per le prestazioni professionali destinati a progettisti, esecutori e collaudatori.
Silvio Berlusconi

Maggiorazioni, premi e compensi confermati da almeno 16 tra ordinanze e decreti voluti, firmati o proposti dal governo e dalla Protezione civile. Un dietrofront che limita (di poco) i danni per le casse statali, ma anche le possibili responsabilità giudiziarie di funzionari e controllori, tuttora da identificare, che prima avrebbero avvallato le spese e ora stanno lavorando per contenerle.

Letta così la decisione di Silvio Berlusconi di trasferire il vertice a L’Aquila, non è solo un atto d’affetto e un doveroso impulso al risparmio. È anche una via d’uscita necessaria. Forse bastava una formulazione più moderata dei preventivi e dei contratti. E i soldi per l’evento sarebbe bastati.

La domanda da cui parte l’inchiesta dei carabinieri del Ros è una: nella formulazione delle offerte, c’è stata o meno concorrenza tra imprese? Un dubbio che hanno avuto anche i vertici della Protezione civile. Nel giugno 2008 Bertolaso chiede al professor Gian Michele Calvi come poter verificare se alla Maddalena si stia spendendo più del necessario. Calvi, oltre che amico del capo della Protezione civile, è tra i massimi esperti di ingegneria antisismica e membro della Commissione grandi rischi. Pochi giorni dopo il professore, che insegna a Pavia, viene accompagnato a visitare i cantieri.

Sempre in quei giorni un’ordinanza di Berlusconi sostituisce il soggetto attuatore degli appalti Angelo Balducci con il suo collaboratore Fabio De Santis e istituisce una commissione di tre esperti: «Al fine di assicurare un’adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori in termini di congruità dei relativi atti negoziali», è scritto nell’ordinanza. Insomma, un’indagine su interventi e contratti. In autunno viene sostituito anche De Santis e a capo degli appalti è nominato il professor Calvi. La questione dei costi continua a preoccupare.

Calvi avvia le verifiche delle spese, voce per voce. E a fine febbraio spedisce tutti i progetti al Consiglio superiore dei lavori pubblici perché esprima un parere. Presidente di questo consiglio è proprio Angelo Balducci, nel frattempo promosso dal ministro Altero Matteoli al vertice del massimo organismo di controllo del ministero.

«È vero che il Consiglio si trova a dover valutare provvedimenti di spesa approvati quando Balducci era soggetto attuatore», spiega una fonte vicina alla struttura di missione della Protezione civile alla Maddalena, «ma Balducci conosce i cantieri e gli imprenditori che hanno vinto gli appalti. E forse è l’unico funzionario di Stato in grado di far accettare a quegli imprenditori tagli ai loro incassi. Il rischio è sempre quello dei ricorsi».

Tutti nei cantieri della Maddalena sanno che i carabinieri stanno indagando. L’indagine del Ros parte dall’intercettazione il 9 agosto 2008 di una telefonata dell’architetto Marco Casamonti, 43 anni, fondatore dello studio Archea, uno dei progettisti dell’hotel. Casamonti, arrestato e rilasciato dopo l’interrogatorio, è sotto inchiesta in Toscana dall’autunno per i presunti accordi sottobanco tra la Fondiaria-Sai di Salvatore Ligresti e alcuni politici della giunta di Firenze.

«Ci hanno chiamato per dare una mano per i progetti del G8 all’isola della Maddalena», dice Casamonti nella telefonata intercettata, «perché stanno facendo i lavori e sono nella cacca più nera. Perché hanno dato incarico agli architetti di Berlusconi che non sono in grado…».

Adesso il decreto voluto dal governo per tagliare i premi alle imprese potrebbe addirittura aggravare i conti. La retroattività al primo marzo, quando ancora si parlava di G8 alla Maddalena, e la decisione di dimezzare i compensi ai professionisti rischia di esporre lo Stato ai ricorsi. Alcune ditte appaltatrici, una minoranza, stanno già studiando la questione con i propri legali. La maggior parte degli imprenditori ha per ora deciso di concludere comunque i lavori.

In palio c’è l’Abruzzo e la possibilità di partecipare agli appalti per la ricostruzione. Il caos di questi giorni, la manifestazione degli abitanti, le proteste del sindaco della Maddalena, Angelo Comiti, hanno nascosto il risultato positivo dei lavori sull’isola. Per la prima volta in Italia un’opera pubblica viene progettata, appaltata, eseguita e consegnata in poco più di un anno. Al posto di un arsenale militare, contaminato da amianto e idrocarburi, ora c’è uno yachting club con porto turistico per 700 barche, aree per conferenze, scuole di vela e un albergo di lusso progettati dall’architetto Stefano Boeri.

Un polo di attività che avrà forse più successo dell’hotel-cattedrale ricavato nell’ex ospedale militare, quello che nessuno vuole. Per la sua gestione, il cuore del progetto che avrebbe dovuto ospitare il meeting, ha vinto la Mita Resort, società della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. E il fatto che altre due società sarde abbiano presentato ricorso al Tar per far annullare la gara, significa che questo complesso richiama interesse. Con il suo indotto di posti di lavoro e ricadute economiche. Facendo qui il G8, Berlusconi rischiava cioè di dar lustro a un’idea uscita dal programma dell’ex governatore sardo di centrosinistra, Renato Soru. Un’eventualità che il premier ha sempre tentato di evitare, fin da quando appena eletto aveva proposto di trasferirlo a Napoli.

L’altra incognita sull’avvenire della Maddalena è la mancanza di infrastrutture. Dirottate alle imprese costruttrici le principali risorse, non sono rimasti più soldi per l’allargamento dell’aeroporto di Olbia, la realizzazione della superstrada Olbia-Sassari e la costruzione della passeggiata a mare che avrebbe dovuto collegare il paese della Maddalena al nuovo porto turistico. I tre progetti, più volte confermati dal governo, sono stati via via sfilati perché i costi già alti e le varianti in corso d’opera stavano svuotando la cassa.

«A più di due settimane dal trasferimento del G8», racconta il sindaco, Angelo Comiti, «non ho ricevuto una sola telefonata di Bertolaso. Di nessuno, né del governo, né della Protezione civile. Ci hanno spinti in una situazione antipatica. Perché sembra che vogliamo fare concorrenza agli amici dell’Aquila che vivono settimane tragiche. Non è così, andrò a L’Aquila a spiegarlo. Però il lavoro enorme che abbiamo fatto qui non può essere ridotto a una sceneggiata di ?Scherzi a parte?. Ti svegli una mattina e ti dicono che era tutto una finzione».

Pochi giorni fa Comiti ha potuto visitare i cantieri, ancora coperti dal segreto di Stato e presidiati dal battaglione San Marco come se il G8 si dovesse svolgere ancora qui. La riservatezza sui cantieri dovrebbe essere tolta il 20 maggio. Al sindaco i rappresentanti della struttura di missione, Riccardo Micciché e Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso, hanno garantito che i lavori saranno completati entro il 31 maggio. Come previsto. Data confermata dall’architetto Boeri: «Non posso dire di più perché vale sempre il segreto, ma nonostante i tagli le imprese hanno deciso di concludere».

Verranno comunque consegnati immobili senza arredamento. La Protezione civile ha inoltre deciso di non completare l’asfaltatura dei viali e l’arredo a verde per risparmiare altri 50 milioni da impegnare per il G8 a L’Aquila. Questo dovrebbe ridurre i costi alla Maddalena da 377 a 327 milioni di euro. La previsione di spesa al momento della firma dei contratti era di 308 milioni. Secondo la Protezione civile che, va detto, ha sempre garantito trasparenza sulle cifre, c’è stato dunque un rincaro del 22 per cento. Le imprese però avevano già ottenuto per contratto un incremento del 30 per cento per il fatto di lavorare su un’isola, del 15 per cento per i turni di lavoro giorno e notte e ancora del 12 come ulteriore ?premio di accelerazione?.

Cioè un aumento del 57 per cento. Il risultato è un valore degli immobili completamente fuori mercato che difficilmente potrà restituire alle casse pubbliche quello che tutti noi abbiamo speso. Per l’albergo nell’ex ospedale che nessuno vuole gestire si tratta di 16.800 metri quadri. Ci sono costati 73 milioni, calcolando un aumento medio del 22 per cento sui 60 milioni previsti. Significa un costo di costruzione senza arredamento di 4.345 euro al metro (3.571 senza l’aumento).

Alla Maddalena i costi non superano i 1.200 euro al metro. Le ultime tabelle dell’Agenzia del territorio fermano il costo di vendita di una villa di lusso a 3.200 euro al metro. Poiché tra suite e standard, le stanze sono 101 significa un costo medio per ogni stanza di 722 mila euro.

Cioè l’equivalente, per ogni camera, di 14 mini appartamenti da 50 mila euro da costruire a L’Aquila. Considerata una rendita del 4 per cento, se lo Stato dovesse pretendere il pareggio da questo investimento con l’incasso di un affitto, il povero gestore dovrebbe sperare di incassare 28 mila euro l’anno per ogni stanza. E poiché l’estate alla Maddalena riempie gli alberghi non più di 40 giorni, significa partire già da 722 euro a notte. E a questo punto fallirebbe perché non avrebbe soldi per pagare il personale, la manutenzione, le tasse. Alla fine dovrebbe alzare il prezzo. Almeno mille, 1.200 euro a notte. Per affacciarsi su un capannone, una strada, lo scarico. E gustarsi il panorama che Obama e Sarkozy non hanno mai visto.

°°° In pratica, amici, pur di fare un dispetto a Soru e uno sfregio a tutti i sardi, silvio berlusconi ha PRIMA affidato i lavori ad aziende truffaldine di amici suoi, POI manda a “controllare” altri farabutti amici degli amici. Intanto, fotte la Sardegna e fotte contemporaneamente L’Aquila e l’Italia.

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Complimenti!

La Sardegna, con noi, tornerà a sorridere” millantavano Cappellacci e Burlesquoni in campagna elettorale. Oggi tutti i giornalacci di destra annunciano trionfanti: “L’ASSEMBLEA REGIONALE FA PIAZZA PULITA DELL’ODIOSO BALZELLO DI SORU: SPAZZATA VIA LA TASSA SUL LUSSO!” Complimenti. Questo vuol dire che gli inquinatori e gli speculatori saranno di nuovo autorizzati a fare qualunque porcata in casa nostra. E senza pagare nemmeno un cent di ristoro.
Torneranno a deturpare le coste con le loro porcilaie intonacate, ad inquinare i mari coi motori fuoribordo, a gettare le reti a strascico uccidendo i fondali, a spaccare le sculture in pietra che hanno impiegato millenni a formarsi, a fottersi il corallo e la sabbia… una bella conquista, insomma. Cappellacci ci dovrebbe dire se stanno sorridendo di più i nuovi disoccupati del Sulcis o quelli della Maddalena. Ma non ce lo dirà: è troppo impegnato a leccare il culo del suo proprietario a Roma…

cappella1

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Ricevo da Alessandro e pubblico

Scippo del G8, il grande bluff dei 100 cantieri della Sassari-Olbia, furto d’uso delle opere di Soru e le profezie di travicello-Cappellacci

28 aprile – L’altravoce

Carlo Mannoni

25 aprile, anniversario della Liberazione. Quanti pensieri e riflessioni sulla nostra democrazia! “Povera Italia !”, cantava anni fa, preveggente, il grande Battiato. In Sardegna si ride già di Cappellacci. Il re travicello, il Fantozzi sardo. www.altravoce.net ha già raccontato gli ultimi misfatti del Cavaliere ai danni della Sardegna. L’Unione Sarda dell’altro ieri nelle prime tre pagine osanna a titoli cubitali ai successi virtuali di Berlusconi e di Cappellacci in Sardegna. Prima pagina, a sei colonne:”Berlusconi, blitz a Cagliari per rassicurare la Sardegna”. Seconda pagina, a 8 colonne: Sassari-Olbia, si farà l’Autostrada – Cappellacci più fiducioso, tutti i progetti verranno completati”. Terza pagina, sempre a 8 colonne perché di più non si può: Berlusconi: non tradirò la Sardegna. La Maddalena diventerà la perla del Mediterraneo”.

Balle e ancora balle del giornale amico, quello che l’assessore regionale alla pubblica istruzione Baire ha elogiato con enfasi, nel corso della conferenza stampa per Sa Die de sa Sardigna, quale insostituibile baluardo della verità e altrettanto insostituibile cinghia di trasmissione tra la politica della Giunta e la società dei sardi!. E quando non son balle, ci si appropria, in un crescendo rossiniano degno di miglior causa, dei risultati del duro lavoro di Soru e della sua giunta.

Ho risposto ad un mio amico di La Maddalena che mi chiedeva cosa pensassi dello “scippo del G8” alla Sardegna e alla cittadina di La Maddalena in particolare. Siccome quell’amico è stato un tiepido sostenitore della nostra politica (quella di Soru), gli ho ricordato alcune cose che vi riporto.

“Quanto a La Maddalena (e non solo) di che stupirsi? Tutto previsto. L’avevo denunciato da Vicepresidente della Regione nel gennaio e nel febbraio di quest’anno. La “mia” Sassari – Olbia ormai appaltata ed ora messa da parte (tre anni e mezzo di un intenso e difficile lavoro,anche politico). L’immagine di La Maddalena e della Sardegna, che con il G 8 avrebbero avuto un risalto mondiale, totalmente offuscata (altro che promozione eccezionale dell’immagine della Sardegna nel Mondo con Obama a spasso per il nuovo e magnifico Arsenale!) .Per fortuna resta il grande investimento da noi voluto, compresi i 17,5 milioni di euro per il porto urbano da Cala Gavetta all’Ammiragliato, e gli oltre 10 milioni per la riqualificazione edilizia delle case fatiscenti di Moneta e più (un vero e proprio obbrobrio urbano, uno sconcio ben protetto da interessati inquilini con un potere di interdizione che la magistratura farebbe bene ad approfondire) e delle nuove abitazioni popolari per le famiglie maddalenine senza casa. Ma i maddalenini hanno votato in massa Cappellacci e Berlusconi che per la Maddalena, come si vede, hanno fatto tanto!

Purtroppo Cappellacci non conta niente e vale politicamente ancor meno di niente. Purtroppo per i sardi, ovviamente, che l’hanno votato assieme a Berlusconi.

Se si prende La Nuova Sardegna della settimana precedente le elezioni (si parlava del ponte crollato ad Orosei sulla SS 125 che io ho avviato alla ricostruzione come Commissario straordinario per l’alluvione), rispondendo ad una patetica polemica del Cappellacci ricordandogli che portava scarpe troppo grandi per i suoi piedi e che prima o poi avrebbe inciampato e si sarebbe fatto male. Questo è uno dei suoi primi (e non rari) inciampi, che non saranno pochi anche se attutiti dalla benevolenza di certa stampa amica. Berlusconi sta utilizzando con cinismo una tragedia come il terremoto in Abruzzo per i propri fini politici. Il 25 aprile lo trascorre, spiazzando tutti, in un piccolo paesino terremotato (Onna), il G8 lo fa all’Aquila “così i grandi del mondo potranno godere delle bellezze artistiche dell’Abruzzo! “. Ma l’opposizione?

Ora è confermato il grande bluff della Sassari – Olbia, con le gare per gli 8 lotti già bandite e le 100 imprese per ciascun lotto pronte a presentare l’offerta. Ma dinanzi a cotanto affronto e spudoratezza noi avremmo mobilitato la Sardegna intera e saremmo andati in massa, come fece Soru per le entrate della Regione, davanti a Palazzo Chigi (ma che dico, a Palazzo Grazioli!) e avremmo stanato il suo prestigioso inquilino. Quel tale simile al Woland di Michail Bulgakov del bellissimo romanzo “Il Maestro e Margherita” che vi invito a leggere se già non lo avete fatto, e se lo avete letto, rileggetelo. Vi troverete una straordinaria rassomiglianza tra il Woland del romanzo, che voleva affermare nel mondo i valori del Male autentico, e il nostro irripetibile ed attuale Capo del Governo.

Tornando a Cappellacci….non se ne hanno notizie! Lo si è visto a Palazzo Grazioli, la nuova sede del Governo italiano, a prendere ordini da Berlusconi. Perchè non conta un bel niente e la Sardegna con lui conta la metà della metà di quando governava Soru. Noi più anziani, acciacchi permettendo, riballeremo il twist degli anni ’60, quello di Modugno che faceva “…Selene ene a’, come è bello stare qua, il peso sulla Luna è la metà della metà….”, solo che dovremo adattare il testo agli ultimi eventi della nostra Isola.

Berlusconi lo vogliono gli italiani e i sardi come e più degli italiani. E i maddalenini ancor più di tutti. Se lo tengano. Siamo in pieno regime, tra poco più di un anno potrebbe arrivare al 70 per cento”..

Fine dello sfogo con un amico e un impegno. Con pazienza e il solito impegno lavoreremo perchè a quel quel 70% Woland – Berlusconi non arrivi mai. Anzi cercheremo di ricacciarlo sotto il 50% perchè non nuoccia più. E con lui il “suo” Cappellacci, l’uomo delle delibere virtuali. L’ultima, quella del 20 aprile 2009 dal titolo profetico “…… Reperimento risorse per evento G8: prolungamento pista di volo e spostamento SS 125 – Aeroporto “Olbia – Costa Smeralda” con uno stanziamento urgente (!) di 2.840.000 euro “disponibili” come si legge nella fantastica deliberazione “a seguito dell’approvazione definitiva della manovra di bilancio 2009 attualmente all’esame del Consiglio Regionale” . Non siamo su “scherzi a parte”, siamo a Cagliari in Viale Trento, sede della Giunta regionale, era Berlusconi- Cappellacci, dove Il bilancio è un optional!

cappella1

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Io c’ero…

Oggi si festeggia una ricorrenza che mi ha visto ancora una volta testimone. A quel tempo, eravamo considerati degli straccioni (ancora non si usavano le parole: capelloni, beatniks, hyppies, figli dei fiori…) e sia Erode che i romani non ci vedevano di buon occhio. Se è per questo, non ci amavano molto nemmeno Caifa e i farisei. Ho vissuto questa storia dall’inizio e tutti i miei amici dell’epoca possono ben testimoniarlo: Bill Gates, Nelson Rockfeller, Gianni Minà, Sergio Bruni, Maria Rosaria Omaggio,il vecchio Bloomberg, Giuliano dei Notturni e Donald Trump… che era un po’ come il Gasparri di oggi: ottuso e balordo. I ricordi sono confusi, ma delle immagini chiarissime mi si affacciano alla mente. Come quei due hyppies, Giuseppe e Maria, che avevano noleggiato una guida di nome Bertolaso rivelatosi presto un asino. L’avevano conosciuto al Bar Abba e si erano fatti portare fino a Betlemme. Ricordo anche il clamore che fecero i due al loro arrivo: Maria infatti era stata la prima donna a ricorrere alla fecondazione artificiale e all’epoca non era roba da poco. Tutte le carovane e tutti i bivacchi parlavano di questa bella ragazza e del suo vecchio marito che non sapeva usare il bastone pastorale. Ne parlavano anche molte visioni, giacché le televisioni ancora non erano state inventate. Ricordo la grotta dove si erano rifugiati per permettere a Maria di sgravare al riparo dal gelo e dalla neve. Vennero addirittura dei re a rendere omaggio al primo neonato in provetta. Rappresentava quasi un miracolo, a quel tempo. E vennero Melchiorre, Baldassarre, e un antico progenitore di Maurizio Gasparri, un certo Gaspare. Questi era invero ritardato o forse rincoglionito dalle sostanze che inspirava e inciampò subito all’entrata della grotta, facendo un volo disarticolato e andandosi a schiantare con il mento contro i legni che formavano una rudimentale mangiatoia, dove era stato riposto il bambino. “O Cristo!” strillò Gaspare. “Bel nome, lo daremo al pupo!” fu il commento di Maria. Oh, sì… ricordo che quello fu un fecondissimo periodo di grandi cambiamenti e nel quale videro la luce molti caposcuola di oggi. C’era un asino, vicino alla mangiatoia, e oggi basterebbe fare un giretto nei palazzi italiani del potere e tra i sindaci e gli assessori, per vedere quanto folta sia la sua discendenza. E c’era un bue, che oggi è diventato addirittura un popolo! Noi eravamo molto presi dalle occupazioni alternative, tipo comporre salmi e andare a scrocco a tutti i matrimoni e ai party esclusivi della Galilea bene, e perdemmo di vista il piccolo Gesù. Lo incontrammo, con Alessandro Dumas, circa vent’anni dopo e lo portammo a puttane con noi. Fu una vera tragedia. Gesù infatti stava frequentando dei corsi di magia col mio amico Tony Binarelli, e ne combinava di tutti i colori. A fin di bene, naturalmente. Lui era un normalissimo perdigiorno, come noi, che scorazzava in lungo e in largo con la sua band “gli Apostoli”, ma al tempo non aveva ancora avuto successo. Oggi in pratica è come Elvis, ma allora non godeva di grande popolarità. E quindi, dicevo, faceva i suoi trucchi alle sagre paesane o nei mercati: trasformava l’acqua in vino, faceva uscire pani e pesci dal suo cilindro (che allora si chiamava turbante)… Un pomeriggio, ci trovammo in gruppo a spisciazzare copiosamente il vino che avevamo bevuto a un matrimonio fuori porta, in un boschetto dalle parti del Getsemani, e ce lo portammo con noi a una casa di piacere. C’era un nuovo arrivo ed eravamo curiosi di testare di persona le grazie di questa Maria Maddalena: una francesina che proveniva dlla lontana Europa e che – si diceva – aveva imparato degli sfiziosi giochini al Crazy Horse. Godetti io per primo della fatalona, poi toccò a Giuseppe d’Arimatea, quindi al vecchio Hank Bukowski e infine lasciammo solo Gesù, che doveva essere svezzato. Stavamo bellamente sciacquettandoci i coglioni nell’abbeveratoio della piazza, quando fummo raggiunti dalle urla, dagli insulti, e dagli improperi della giovane prostituta. Ma non ce l’aveva con noi: uscì in strada inseguendo uno smarrito Gesù e inveendo contro di lui. Cos’era successo? In pratica, quello sciagurato, che non aveva mai visto una gnocca in vita sua, l’aveva presa per una ferita e l’aveva “guarita”!!! Sì, amici… con qualcuno dei suoi trucchi gliel’aveva cicatrizzata, chiusa, sigillata! Fuggimmo tutti a gambe levate, ognuno per una direzione diversa. I magnaccia erano personcine da evitare assolutamente: allora ti massacravano ancora coi pugnali, mica con le banche come fanno oggi! Rividi Gesù in circostanze davvero critiche: trascinava una pesantissima croce per la strada che porta al Golgota. Poverino, forse aveva davvero esagerato coi suoi giochetti magici e qualcuno si era fortemente risentito. Aveva una corona di spine e del sangue gli irrorava il volto. Il peso era insopportabile e sia io che l’incredibile Hulk cercammo di aiutarlo a sopportare il fardello, ma la folla e i soldati non ci lasciavano avvicinare. Cadde tre volte, povero Cristo. E ogni volta sbucava un cretino dalle retrovie, un certo Borghezio da Padania, che lo massacrava di nerbate, con un ramo sottile ma nodoso di olivastro. Botte da orbi, finché un centurione compassionevole non lo allontanava di forza. Al terzo assalto, questo energumeno si difese dicendo che credeva che stessero girando un kolossal, tipo I dieci comandamenti e che “lui sapeva la sceneggiatura a memoria” “A ogni caduta, disse, c’è una “battuta” della Madonna”… Lo inchiodarono. Povero Cristo. C’era una bolgia infernale ai piedi del Calvario. Peggio del Cantagiro. Era pieno di bancarelle, di ciarlatani e malfattori in cerca di borseggiare qualcuno. Ricordo un picoletto pelato con l’accento brianzolo che vendeva dei grossi chiodi: “Chiodi Calvario! Chiodi Calvario – gridava – I chiodi migliori del mondo, garantiti duemila anni! Chiodi Calvario, i migliori del mondo, non c’è Cristo che tenga!” E Gesù languiva sulla croce, mentre un grasso soldato romano, ma originario del Sannio, un certo Mastellum, infieriva sul suo costato con una lancia intinta di aceto e sale. A notte fonda, quando la folla si era assopita in preda alla stanchezza e ai fumi del pessimo vino di Galilea, Gesù non aveva perso il suo brio né la voglia di scherzare. Con uno dei suoi trucchi alla Houdini, liberò mani e piedi dai chiodi e sgattaiolò dietro un manipolo di soldati. Uno di loro aveva appena vinto una potente moto Honda 500 ai dadi e vi si era accovacciato contro, in preda a Morfeo. Gesù lo spostò delicatamente e, saltato in sella, cominciò a fare cross e impennate come un Valentino Rossi in preda all’euforia. Prontamente preso da mezza coorte incazzata, venne fatto oggetto di altre tremende percossa. A nulla valsero le preghiede di sua madre. “Lasciatelo stare – supplicava Maria – la moto è LA SUA PASSIONE…” Più tardi ci fu una specie di apocalisse, il cielo venne squassato da tuoni e fulmini e si udirono delle strane voci cavernose. Io e Hank reputammo che era arrivata l’ora di andarcene. Avevamo due biglietti per il match clou del Madison Square Garden e ci mettemmo in cammino.

buk

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