Rossella Urru: l’emblema della nullità della marchetta frattini.

Gruppo dissidente di Al Qaeda
dietro il rapimento di Rossella Urru

La rivendicazione del rapimento in Algeria della cooperante italiana e di due colleghi spagnoli recapitata all’agenzia Afp a Bamako. Ieri Al Qaeda nel Maghreb Islamico aveva negato ogni coinvolgimento. Appello per la liberazione dei volontari sardi diffuso in cinque lingue

Gruppo dissidente di Al Qaeda dietro il rapimento di Rossella Urru Rossella Urru

CAGLIARI – Un gruppo dissidente dell’organizzazione terroristica Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi) ha rivendicato oggi il rapimento avvenuto il 23  ottobre 1 della cooperante italiana Rossella Urru e di due suoi colleghi spagnoli nell’ovest dell’Algeria. La rivendicazione è

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Frattini, da marchetta delle vecchie a PICCOLO FIAMMIFERAIO.

Udite udite: «Barack m’ha salutato»
Le tenere soddisfazioni di Frattini

frattini aspetta autografo obama 304

Oggi, più della crisi, più dello spread in salita, più della fibrillazione per l’atteso e temuto default della Grecia, più della resa dei conti con Gheddafi, la notiziona che campeggia sulla prima pagina del sito del nostro ministro degli esteri è:

NY, PALAZZO DI VETRO – OBAMA SALUTA FRATTINI

Con tanto di foto e – ahilui – anche video (guarda), Franco Frattini documenta l’eccezionale evento, corredandolo di didascalia: «Il Presidente degli Stati Uniti Barack OBAMA saluta affettuosamente il Ministro degli Esteri italiano, Franco FRATTINI. Sullo

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Le minchiate di Frattini, il maestro di sci-marchetta, svelate da Furio Colombo.

Frattini, il liberatore della Libia

Pare che sia Franco Frattini, e non tutta la messa in scena dei ribelli libici e della Nato, il vero liberatore della Libia. Se lo state ad ascoltare nell’assemblea delle Commissioni Esteri della Camera e del Senato, lo scorso mercoledì 7 settembre, ecco che cosa vi annuncia.

Vi annuncia che l’Ambasciata italiana a Tripoli (un edificio bruciato dalle cantine al tetto) è aperta, funziona, con il tricolore che sventola non si sa da quale pinnacolo. Non esistono prove o fotografie del glorioso evento, ma l’annuncio è sempre stato il pezzo forte (e l’unico) di questo governo. Vi annuncia che l’Italia ha ricostruito tutte le condotte di acqua potabile di Tripoli, rendendo possibile il ritorno della vita normale. Vi annuncia (cito) che l’Italia sostiene tutti i tentativi in corso negoziando con tutte le tribù”, benché non vi sia traccia né notizia di tale negoziati e neppure di contatti con entità diverse che finora non si sono ancora coalizzate.

Stranamente il ministro Frattini, che pure è – ci garantisce – il vero deus ex machina della nuova Libia, non ci dice nulla delle carceri di Gheddafi, se siano state aperte, se siano state svuotate, se siano usate per rinchiudere i mercenari (veri o presunti) e collaborazionisti, e sotto quale autorità, e con quali garanzie. Eppure era stato lui ad annunciarci, in piena guerra, che Gheddafi stava aprendo le sue prigioni per riversare sull’Italia i suoi peggiori criminali. Ci ha detto di avere “fonti di servizi segreti” sull’argomento.

Alle Commissioni riunite Frattini ha detto (giuro) che è merito dell’Italia e del governo italiano se questo non è avvenuto, ovvero se una sua affermazione falsa si è rivelata falsa. Poi ci ha assicurato che (cito) “l’Italia è in testa” fin da maggio affinché si realizzi l’accordo di associazione tra Unione europea e Libia, e sia convocata entro nove mesi (avete letto bene, nove mesi) l’Assemblea costituente che darà alla Libia libera una nuova Costituzione e chiamerà il popolo libico alle urne.
Ma niente paura, questa non è un’iniziativa o un piano politico. Solo annuncio. Dentro l’Italia, se quegli impiccioni dei mercati non disturbassero, funzionerebbe ancora, data la benevola condiscendenza del sistema di informazione italiano e delle opposizioni, gentilissime, al governo di Arcore.

Per essere utile e preciso, il ministro Frattini ha voluto annunciare anche “le priorità”, tanto non costa niente, è solo un annuncio. Però rivelatore. Ecco: primo, il controllo delle frontiere; secondo, bloccare “il traffico di esseri umani” (strana definizione per il fiume di disperati che fugge dallo sterminio e dalla fame del Corno d’Africa; eppure persino il ministro degli Esteri Frattini dovrebbe sapere della guerra ventennale e della spaventosa carestia che tormentano Somalia, Eritrea, Etiopia).

Ma tutto ciò serve per introdurre alla frase detta, quasi con candore, da un uomo la cui faccia tosta deriva anche da questa qualità rara in politica, il candore. Ha detto, il 7 settembre 2011 il ministro degli Esteri Frattini: “Il Trattato di amicizia e partenariato con la Libia (nel trattato originale era “la grande Jamahirya libica”) sarà riattivato. Pensate che è la stessa persona che, all’inizio dell’operazione franco-inglese, non ancora Nato, a cui l’Italia aveva offerto le basi ma non gli aerei, aveva detto alla Camera che “il trattato è sospeso”. Dopo l’inizio dei bombardamenti Nato con partecipazione italiana aveva spiegato: “Un trattato è fra governi. Non c’e più quel governo, non c’è più il trattato”. E infine aveva assicurato che il voto del Consiglio di sicurezza che aveva autorizzato i voli Nato, ha annullato (ha proprio detto annullato) contestualmente il trattato.

Non era vero niente
, parola di Frattini. Il trattato italo-libico contestato in quasi ogni articolo dalle Nazioni Unite, dall’Agenzia dei Rifugiati, dall’Unicef, da Right Watch, da Amnesty International e da ogni organizzazione umanitaria del mondo civile, è vivo e opera assieme a noi.
Da un lato distribuisce ricchezza (ricordate? Ci costa 20 miliardi di dollari in cinque anni, questi cinque anni) dall’altro controlla le frontiere degli altri, usa le motovedette italiane, spara a vista e affonda gli emigranti proprio come Gheddafi.

Si può capire che la lunga esposizione al potere porti un po’ di cinismo. Ma come si fa ad augurarsi che il prossimo governo libico sia composto di canaglie a pagamento come quello, non ancora del tutto scomparso, di Gheddafi? E come mai, nell’aula delle commissioni Esteri, Camera e Senato riunite, nessuno ha fatto una piega, tranne i radicali Mecacci e Perduca e, non saprei dire a nome di chi, dato il silenzio, chi scrive?

Il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2011

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Marco Travaglio

Papaveri e Papi

Che le cose si mettessero maluccio per il Cainano, lo si era capito del black out sulle reti Mediaset. Se non vince il padrone, le elezioni non esistono. Anche la faccia di Susanna Petruni, inviata embedded nel covo Pdl, parlava da sé: era persino più allegra quando annunciò lo share del Tg1 grazie ai morti del terremoto. Ma la certezza della sconfitta di Al Tappone s’è avuta quando, a Porta a Porta, ha cominciato a gracchiare la voce bianca di Mario Giordano. Il direttore del noto quotidiano satirico mostrava giulivo il suo titolone: «La rivincita di Berlusconi. Li ha mandati tutti a quel Pais». Battutona, con editoriale-marchetta «Più forte di crisi e gossip» e fantasmagorica proiezione che dava il Pdl al 38,5% («il Pdl cresce ancora»). In studio il più perplesso era La Rissa, che aveva appena ammesso la flessione. A tarda sera l’insetto concedeva al pover’ometto l’esame di riparazione: «Allora Mario, hai cambiato titolo?». E la voce bianca, in stato di ipossia: «Hanno mandato il Pd a quel Pais». Ri-battutona, con strepitoso occhiello: «Caso quasi unico nella Ue, la maggioranza tiene» (infatti l’unica destra europea che perde è il Pdl). Roba che neanche Forlani ai bei tempi. Si tratta dello stesso Giornale che venerdì titolava: «Pdl vicino al 45%. Sarà trionfo», con sagaci commenti sul «boomerang» delle critiche al padrone. Quasi commovente Roberto Napoletano, direttore del Messaggero del suocero di Casini: «Cresce l’Udc». Chi fosse preoccupato per lo stato di salute della stampa italiana, si prepari a quando Noemi sarà direttore del Giornale di Papi. Con la scorta.

L’EFFETTO CHE FA LA STAMPA “LIBERA” ITALIANA DI BURLESQUONI:

tortura

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E chi se ne frega?

(La Stampa)

Notte in cella per Fabrizio Corona.
Il fatto si è verificato a Montecarlo dove il fotografo era in vacanza con la fidanzata Belen Rodriguez.
Corona, – rivela il settimanale “Diva e donna” in edicola – lasciata Belen in albergo, esce in auto in compagnia di un amico che è alla guida e prende una strada in controsenso.
È notte, i due vengono bloccati, nasce una rissa, Corona prende parecchi colpi, viene fermato dalla polizia monegasca e passa la notte in cella. Ora Corona e il suo legale, Giuseppe Lucibello, stanno valutando se avviare azioni legali.


°°° Ecco l’italietta delle banane di silvio berlusconi: il paese che “lui ama”. Stolide marchette che diventano divi della tv e dei giornalacci di gossip, zoccolette minorenni o appena maggiorenni che aspirano a diventare ministre, zoccole più navigate che diventano ministre, parlamentari, parlamentari europee… e l’Italia va a rotoli, COME LA CARTA IGIENICA, e non conta più una mazza nel mondo. Ma poi, questa marchetta arrogante e zotica di corona, che non ha mai lavorato un solo minuto nella sua miserabile vita… ma com’è che è perennemente in vacanza? Traffico? Spaccio? Mi fa ridere solo una cosa: sfoggia una bella figa come Belen, la porta a Montecarlo e, invece di trombare come un leone in calore (come vorrebbe far credere a tutto il mondo della bassa macelleria del suo idolo)… esce con un amico più stronzo di lui e si fa pestare come una lombata e poi finisce regolarmente col passare la notte in galera. E la gnocca? Aspetta lui, la gnocca! Seeeeeeee… Una bella coppia:

UNA BELEN E UN BELIN

belen

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