La truffa ANCHE sulle pensioni del governicchio malavitoso e incapace. Zero euro per i precari.

Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione. Silenzio dei media o scatta la rivolta

LEGGETE E DIVULGATE…è uno schifo
pubblicata da ♕_LiNᏦ GℇNovℇsᎥ_♕ il giorno martedì 12 ottobre 2010 alle ore 19.56

La notizia è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l’ha garantita. Perché l’Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastropasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.

Intrage scrive che l’annuncio è stato dato nel corso di un convegno: la notizia principale sarebbe dovuta essere quella che l’Inps invierà, la prossima settimana, circa 4 milioni di lettere ai parasubordinati, dopo quelle spedite a luglio ai lavoratori dipendenti, per spiegare come consultare on line la posizione previdenziale personale. Per verificare, cioè, i contributi che risultano versati.

La seconda notizia è che non sarà possibile, per il lavoratore parasubordinato, simulare sullo stesso sito quella che dovrebbe essere la sua pensione, come invece possono già fare i lavoratori dipendenti. Il motivo di questa differenza pare sia stato spiegato da Mastrapasqua proprio con quella battuta. Per dire, in altre parole, che se i vari collaboratori, consulenti, lavoratori a progetto, co.co.co., iscritti alla gestione separata Inps, cioè i parasubordinati, venissero a conoscenza della verità, potrebbero arrabbiarsi sul serio. E la verità è che col sistema contributivo, i trattamenti maturati da collaboratori e consulenti spesso non arrivano alla pensione minima.

I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l’INPS gli “imprenditori di loro stessi” creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché l’INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.

L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.

Quindi paghiamo i nostri contributi che non rivedremo sotto forma di pensione. Se reagiamo adesso, forse, abbiamo ancora la speranza di una pensione minima.



Fonte:

http://contintasca.blogosfere.it/2010/10/inps-e-ufficiale-i-precari-saranno-senza-pensione-silenzio-dei-media-o-scatta-la-rivolta.html

IL REGIMETTO DEL FARD (ma anche del silicone)

b.cotto



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Un’altra procedura…

Economia
Pensioni, donne penalizzate
contro l’Italia procedura Ue

La Commissione Ue ha deciso di aprire, come preannunciato la procedura di infrazione contro l’Italia. L’accusa: non ha rispettato la sentenza della Corte di Giustizia sulle differenze nell’età di pensionamento fra uomini e donne nel settore pubblico.

°°° Questo governicchio ha fatto il pieno di procedure di infrazione: dalla multa per rete 4, che ci costa 36 milioni l’anno, a quest’ultima. Siamo in ottime mani, amici. Non potevamo suicidarci in modo migliore…

UNA PENSIONATA FELICE PER LE DECISIONI DI BERLUSCONI

catenina


ANCHE IL NIPOTINO E’ CONTENTO

bamboccione

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Regime in crollo

«E le prostitute?» e viene identificata dalla polizia

Domenica elettorale per Silvio Berlusconi. Tra applausi e contestazioni. Mentre il presidente del Consiglio parlava con alcuni suoi elettori di politica, fuori dal seggio milanese, una signora, dalle retrovie, ha gridato: «Ma perchè non gli chiedete delle prostitute?». La donna è stata subito avvicinata dalla polizia per l’identificazione, ma non aveva con se i documenti.

In via Scrosati a Milano molti i suoi sostenitori che lo hanno applaudito mentre entrava e gli hanno gridato «Bravo Silvio» e «Non dare retta a La Repubblica della banane, vai avanti». All’interno del seggio però un signore gli ha urlato: «Presidente le pensioni. Altro che stringerti la mano».

bfascio

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Rialzati, Italia!

1) Si fermano trasporti e scuola
Giornata di disagi nelle città
Sciopero dei mezzi per 24 ore
, orari diversi a seconda delle zone. Torna la protesta contro la Gelmini. In piazza Cobas, impiegati pubblici e studenti dell’Onda

2) Stop delle Regioni, slitta il dl sul Piano casa

3) Pil in caduta libera a -5,9%
primi tre mesi peggiori dal 1980

L’Istat certifica il peggioramento della crisi. Nel primo trimestre il Prodotto interno lordo fa segnare un -2,4%: il dato peggiore da 29 anni. Nel 2009 già acquisito un -4,6%

4) Sicurezza sul lavoro, fischi a Sacconi

“Risparmiate ossigeno per il cervello”
Il ministro perde le staffe per la contestazione agli Stati generali dell’Ance: stava criticando il testo unico scritto dal governo Prodi

5) Cori razzisti, ricorso Juve respinto dal Coni
La società si era rivolta all’Alta Corte di giustizia sportiva contro la sanzione di una partita a porte chiusa dopo gli insulti a Balotelli. Ha perso. Senza pubblico con Atalanta o Lazio

6) “Repubblica ha fatto un titolo in cui si sottintendeva una mia frequentazione con una ragazza che compiva quel giorno 18 anni e quindi, fino a quel momento, era minorenne. E’ tutta una menzogna” (Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, a Rai1, Porta a Porta, 6 maggio 2009).

“Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che lui desidera da me. Poi, cantiamo assieme” (Noemi Letizia, 18 anni appena compiuti, intervista a corrieredelmezzogiorno. corriere. it, 28 aprile 2009).

7) Silvio e Noemi finiscono sul Times
«Berlusconi attacca la stampa»

8) Carceri sovraffollate, il governo
«vara» le prigioni galleggianti

Non saranno le navi-prigione di vittoriana memoria ma le carceri galleggianti stanno per spuntare nelle acque antistanti le città italiane. È l’idea del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, per superare l’affollamento delle celle del nostro Paese.

9) Napolitano: «Retorica xenofoba»
Bossi: «Io ascolto la gente»

10) Falsi braccianti agricoli
Truffa all’Inps per 20 milioni

Sequestrati dalla guardia di finanza di Enna e Catania beni e conti correnti per 20 milioni di euro. Sono 51 le persone indagate per aver creato una rete di 33 aziende agricole fittizie necessarie per ingaggiare, sulla carta, oltre 4.000 falsi braccianti agricoli e incassare l’indennità di disoccupazione dell’Inps.

°°° Ecco, amici miei, in questi dieci punti c’è la devastazione dell’Italia messa in pratica dal bandito silvio berlusconi e dalla sua cosca di malavitosi incapaci.
1) Il mafionano millanta il favore e “l’amore” che gli italiani dimostrerebbero per la sua personcina oltre il 75%… un’ovvia cazzata: tutti scioperano contro le sue stronzate governative e, quando si presenta senza claque in pubblico, viene sommerso da insulti, fischi, e sputazzi.
2) Nonostante una maggioranza bulgara (ottenuta con compravendita di voti e di parlamentari disonesti e con sporchi brogli) mette la fiducia-ricatto su qualunque minchiata che… poi rimane lì. Dato che non ci sono soldi in cassa. Si sono mangiati tutto il tesoretto lasciato da Prodi e la gente non paga più le tasse.
3) Ed ecco il debito pubblico ai massimi storici e la crisi che ci colpisce dieci volte più di ogni altra democrazia mondiale. E meno male che Prodi, Padoa Schioppa, e Bersani avevano messo in sicurezza le banche… altrimenti oggi saremmo noi al posto dei migranti: sui barconi e sui gommoni per scappare in Albania! E NON E? VERO, come ripetono i pappagallini del regime in tutte le tv, che “noi stiamo meglio di Francia e Germania”: in tutta Europa gli stipendi e le pensioni sono circa il triplo dei nostri e si trova facilmente lavoro, senza raccomandazioni vergognose.

4) Questi hanno preso voti di scimuniti ignoranti dopo una massiccia campagna propagandistica volta a seminare paura e terrore: il “problema sicurezza” PRIMA NON ESISTEVA! L’Italia e le sue città erano una specie di oasi felice, dove la microcriminalità era di molto al di sotto del livello fisiologico di una grande nazione. ORA invece tutta la piccola delinquenza e tutta la feccia razzista si sono scatenate e i reati in un solo anno sono triplicati!
5) Infatti: ecco esploso un razzismo e una xenofobia che in Italia non si vedevano da almeno 62 anni.
6/7) Ma silvio berlusconi se ne fotte e continua a vivere nella sua folle fiction, e continua combinare disastri e a sparare cazzate. E diventiamo ogni giorno di più LA BARZELLETTA DEL MONDO.
8) Ma non dovevano risolvere ANCHE il problema delle carceri, nei cinque anni passati? No, hanno voluto l’indulto (per salvare il culo di Previti e altri delinquenti della loro cosca). Ma ci sono almeno dieci carceri NUOVISSIME e mai aperte! E chi sono i carcerati? Il 70% sono dei poveri immigrati disperati e al 90% persone per bene, che però NON HANNO i soldi per gli avvocati. I veri delinquenti, lo sa tutto il mondo, sono a Montecitorio, Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Palazzo Grazioli e nelle amministrazioni destronze del sud Italia. Come si può facilmente verificare al punto 10.
Siamo al disastro totale, amici miei.

b-deficiente71

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governicchio dimmmmerda

LE CONSEGUENZE DELL’IMMOBILISMO
di Tito Boeri e Pietro Garibaldi 05.05.2009

Finalmente abbiamo la Relazione unificata sull’economia e la finanza. Era un documento atteso e importante per capire come è evoluta la strategia di politica economica del governo dopo l’aggravarsi della crisi e per avere un quadro più preciso sullo stato dei conti pubblici. Certifica le conseguenze dell’immobilismo di fronte alla crisi. La spesa pubblica aumenta accentuando il suo squilibrio a favore di pensioni e dipendenti pubblici, mentre disavanzo e debito peggiorano in modo consistente. E le stime potrebbero essere troppo ottimistiche sul lato delle entrate.

LA PEGGIORE RECESSIONE DEL DOPOGUERRA

È molto, molto difficile fare previsioni nel mezzo di una crisi così profonda. Il governo con la Relazione unificata sull’economia e la finanza (Ruef) mostra sostanzialmente di condividere le previsioni del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, rese pubbliche una settimana prima della pubblicazione della Ruef, per quanto riguarda l’andamento dell’economia nel 2009. Il prodotto interno lordo cala, secondo le previsioni, del 4,2 per cento (contro il meno 4,4 per cento delle previsioni del Fondo e della Commissione Europea). Se così fosse, sarà la peggior recessione del Dopoguerra. La Ruef prevede un peggioramento di ben due punti percentuali del disavanzo: l’indebitamento in rapporto al Pil passerà dal 2,7 per cento al 4,6 per cento. Il peggioramento è dovuto interamente a un incremento delle spese, che dovrebbero aumentare di tre punti in rapporto al prodotto interno lordo, mentre le entrate dovrebbero aumentare di un punto percentuale rispetto al Pil.

LA CAVALCATA DELLE PENSIONI E DELLA SPESA PER I DIPENDENTI PUBBLICI

È normale che la spesa pubblica in recessione aumenti. In quasi tutti i paesi avanzati, con il peggiorare della crisi, stiamo assistendo a un forte incremento della spesa pubblica in percentuale al Pil. Èun fenomeno legato all’operato dei cosiddetti “stabilizzatori automatici”, quelle spese che crescono in recessione per poi ridursi quando le cose vanno meglio, come le risorse per pagare i sussidi di disoccupazione. In Italia la crescita della spesa ha una natura diversa dagli altri paesi perché riguarda spese destinate a durare nel corso del tempo, ben oltre la recessione. Accentueranno gli squilibri della nostra spesa pubblica a favore di pensioni e pubblico impiego e a svantaggio di misure di contrasto alla povertà e disoccupazione. Secondo la Ruef, il 93 per cento degli incrementi della spesa sono “discrezionali”, anziché legati ad automatismi (p. 58). Se fosse vero, si tratterebbe di una massiccia operazione di redistribuzione di risorse a favore del pubblico impiego e dei percettori di pensioni.
Questa recessione verrà ricordata per un ulteriore aumento della spesa pensionistica in rapporto al Pil e per un incremento dei redditi dei dipendenti pubblici. In valore assoluto la spesa corrente nel 2009 aumenterà di 22 miliardi di euro. La metà circa dell’aumento (approssimativamente 10 miliardi) è dovuto alla spesa per pensioni: cresceranno nel 2009 del 4 per cento, pur in presenza di un calo del prodotto interno lordo superiore al 4 per cento. Questo provocherà un forte spostamento di risorse verso la previdenza, che in rapporto al Pil passa da 14,2 a 15,2 per cento. Ogni recessione in Italia provoca un ulteriore incremento degli squilibri nella nostra spesa sociale. Come documentato dalla Ragioneria Generale dello Stato, la spesa pensionistica sul Pil è destinata a crescere da qui al 2013 in presenza di tassi di crescita annuali della nostra economia inferiori all’1,8 per cento. Come dire che se la recessione dovesse continuare, rischieremmo di trovarci con pensioni che ammontano al 20 per cento del prodotto nazionale, assorbendo quasi la metà della spesa corrente. Non solo non si è intervenuti per ridurre questo spostamento delle risorse pubbliche, ma addirittura lo si è rafforzato con provvedimenti come la rimozione del divieto di cumulo fra pensioni e redditi da lavoro (che vale circa 500 milioni).
Anche i dipendenti pubblici vedranno un aumento di due punti percentuali delle risorse pubbliche loro destinate pur in presenza di una recessione così profonda. Da notare che i dipendenti pubblici con contratti a tempo indeterminato, i maggiori beneficiari degli aumenti, non corrono alcun rischio di perdita del posto di lavoro. Il totale della spesa per retribuzioni registra così un ulteriore incremento (fino all’11,4 per cento) della quota delle risorse nazionali destinate, il tutto rigorosamente in nome della battaglia per ridurre i costi del pubblico impiego.

L’OTTIMISMO SULLE ENTRATE

Pur concordando con il Fondo monetario internazionale sulla profondità della recessione, la Ruef è decisamente più ottimista del Fmi nelle stime del disavanzo e del debito pubblico (vedi tabella qui sopra) in virtù di un miglioramento delle entrate.
A cosa si deve l’ottimismo del governo sulle entrate? Leggendo fra le righe della Relazione si scopre che il governo ritiene che il calo del gettito sia già stato anticipato dalle famiglie nell’autotassazione di novembre. Può darsi. Ma cosa accadrà al gettito dell’autotassazione del 2009? Se le previsioni del governo sull’andamento dell’economia sono corrette, ci dovrebbe essere un effetto di trascinamento, con una forte riduzione delle entrate nel 2009. Fatto sta che alla forte revisione al ribasso delle stime sul Pil 2009 (-2,2 per cento rispetto alla nota di aggiornamento del Programma di Stabilità) si accompagna una più modesta revisione delle stime sulle entrate (-1,7 per cento). E questo nonostante i dati sul primo trimestre 2009 segnalino un forte calo delle entrate tributarie, diminuite di circa il 7 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2008. Il governo assume che nel 2009 ci sarà un aumento della pressione fiscale, dal 42,8 al 43,5 per cento. Il che significa che le entrate caleranno proporzionalmente meno del prodotto interno lordo. Normalmente, in fasi recessive le entrate calano proporzionalmente più del prodotto interno lordo.
Insomma la Ruef dimostra che la strategia del governo di fronte alla crisi – il suo scegliere di non scegliere – ci consegnerà un paese con squilibri nell’allocazione delle risorse pubbliche ancora più stridenti di quelli che già avevamo. Non sarà neppure servita a contenere la crescita del debito pubblico, avviato a tornare sui massimi storici, come previsto dal Fondo monetario internazionale, forse con più realismo di quello mostrato dal nostro governo.

lucio1

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I veri fannulloni

In calo la produttività in aula. Migliore la performance
della Camera, dove c’è seduta da lunedì a giovedì
Al Senato si lavora solo 10 giorni al mese
Il record di aprile: 7 ore in una settimana

di CARMELO LOPAPA

ROMA – Tre giorni di lavoro a settimana. Non uno di più, qualche volta meno. Come nell’ultima di aprile, quando gli onorevoli senatori hanno varcato l’ingresso di Palazzo Madama martedì 28 alle 16,30 per chiudere i battenti già l’indomani, mercoledì 29, alle 20,08. Per non dire della seconda settimana di aprile, quella che ha preceduto la Pasqua, al lavoro solo il mercoledì 8, poi trolley e via, tutti a casa in vacanza per tornare 13 giorni dopo, il 21. Ad ogni modo, negli ultimi due mesi il pallottoliere ha segnato una media di 10-11 giorni lavorativi al mese, con minimi storici da 7 ore d’aula, come in quell’ultima settimana di aprile.

Sarà pure l’età media più alta, ma la questione si pone perché, a scorrere il timing delle sedute della Camera alta, si scopre che la campanella non suona mai prima del martedì pomeriggio e il giovedì mattina quasi sempre si chiude. Settimana corta, cortissima. Certo, c’è l’attività delle commissioni, ma la media di lavoro settimanale (come si riscontra nella tabella in alto) è quella che è. E, sebbene nel periodo preso in esame, marzo-aprile, siano stati approvati al Senato importanti ddl, dal testamento biologico al federalismo, i dati stridono con quelli dello stesso periodo alla Camera.

A Montecitorio, da marzo, il presidente Gianfranco Fini ha introdotto la cosiddetta “settimana bianca”, per consentire ai deputati di lavorare sui rispettivi territori. Ha compensato tuttavia allungando le restanti tre settimane: aula già dal lunedì e fino al giovedì sera. Anche lì, c’era la promessa di prolungare fino al venerdì mattina, ma finora è accaduto solo nell’ultima settimana di marzo, con pochissimi deputati presenti per interrogazioni e interpellanze. La media resta tuttavia almeno di quattro giorni a settimana e 16 al mese.

Al Senato il presidente Renato Schifani aveva provato a suonare la sveglia. “Al di là delle richieste di modifica del regolamento, si possono disciplinare meglio i lavori dell’aula in modo da lavorare qualche ora in più durante la settimana”. Era il 2 ottobre scorso e già allora – 4 mesi dopo l’inizio della legislatura – i numeri lasciavano a desiderare, sebbene non si fossero toccati picchi negativi di queste ultime settimane. La presidenza si scontra tuttavia con l’andazzo generale.

“Aumentare l’attività può essere un obiettivo condivisibile, ma smentisco che esista un caso Senato – sostiene Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl – Anzi, in questi mesi la nostra assemblea si è ritrovata in anticipo sul lavoro, rispetto alla Camera. Andiamo più veloci e abbiamo approvato in prima lettura ddl che ancora attendono la seconda a Montecitorio. Disponibili a una razionalizzazione dei lavori, alla riforma dei regolamenti, ma anche quella deve essere bicamerale”.

E invece il problema esiste, eccome, a sentire i Democratici che sollevano il caso. “Si lavora meno del dovuto e si lavora male – sostiene Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd – La nostra proposta di riforma del regolamento consentirebbe un salto in avanti, sia nel numero di sedute che nella qualità del lavoro. Chiediamo che si lavori almeno 4 giorni alla settimana, 3 nelle commissioni, 1 in aula, perché il problema è non trasformare l’aula in una semplice macchina approva-decreti. Purtroppo, col “porcellum”, i parlamentari di maggioranza sono esecutori della volontà dell’esecutivo e il Parlamento in questa legislatura è un ufficio “disbrigo” del governo. Unica missione, trasformare in legge i decreti. I poteri ne risultano stravolti: l’esecutivo fa le leggi, le Camere eseguono ordini”.


°°° A parte le varie zanicchi e de michelis che vanno a rubarsi 40mila euro al mese (oltre a benefit e pensioni d’oro) in Europa, ecco gli schiavetti senza spina dorsale del mafionano come vengono beneficiati in cambio del loro servilismo. E io pago!

senato

I SENATORI E I DEPUTATI DESTRONZI.

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