Agrigento, legale dei boss sceglie il Pdl di Alfano°°° Ovvio, il Pdl è la Casa Madre dei picciotti!

Agrigento, legale dei boss
sceglie il Pdl di Alfano

L’ex segretario di Calogero Mannino, candidato a sindaco per il centrodestra, è stato corteggiato a lungo dal Pd. Il partito di Bersani ha scartato il suo consigliere Peppe Arnone, da una vita volto delle battaglie antimafia
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Il mafioso travestito da ministro, Romano, in sei mesi ha piazzato tutti i suoi picciotti. E IO PAGO!

Il ministro Romano
«sistema» amici e colleghi

di Maria Zegarelli

saverio romano al cellulare

No, certo che non lo sfiducia il ministro Saverio Romano, leader di Responsabili, radici nell’Udc, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Lega ha salvato Milanese prima e ora non si tirerà indietro con il ministro alle politiche Agricole e Forestali. E pazienza se è indagato per mafia e sta «sistemando» amici e colleghi di partito in cda o presso il ministero. Perché Romano prima di tutto è quello che ha silurato Dario Fruscio che dalla sua postazione di comando in Agea faceva pagare le odiate (dai leghisti) multe sulle quote latte. «La Lega voterà contro la

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Romano è mafioso, Berlusconi pure… ma il pdl è pieno di boss e picciotti.

Quel biglietto in tasca al boss
che accusa il ministro Romano

I pm accusano: per 4 anni contiguo alle Cosche. Provenzano, capomafia di Agrigento, aveva annotato il recapito dietro al cartoncino di “Pronto pizza”. Il gip Castiglia ha trovato un’intercettazione sfuggita a tutti: fu il politico a cercare il boss Guttadauro. Il collaboratore Campanella: mi disse che aveva intenzione di candidarsi come referente di Cosa nostra

di SALVO PALAZZOLO

Quel biglietto in tasca al boss che accusa il ministro Romano Saverio Romano

PALERMO – Il boss agrigentino Alberto Provenzano aveva annotato due numeri di telefono di Saverio Romano dietro un biglietto di “Pronto pizza  –  servizio a domicilio”: il giorno che l’arrestarono, durante un summit fra i capi delle famiglie della provincia, quel biglietto gli fu trovato nel portafoglio. Era il 2 agosto 2002. L’avvocato Saverio Romano era alla

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Berlusconi mafioso

°°° Ecco un classico esempio del comportamento mafioso di burlesquoni che scatena i suoi picciotti. Picciotti che NULLA  hanno a che fare col giornalismo. Ma non è un reato mettere a repentaglio la vita di un alto magistrato? E la privacy? Berlusco’, rompi tanto il cazzo con la TUA inesistente privacy CHE TU STESSO METTI IN PIAZZA… e quella del giudice Mesiano?

b.manette

berlusconi.pesto


E Canale 5 pedina il giudice Mesiano

“Guardate che comportamenti stravaganti”

Il magistrato del verdetto Cir-Fininvest seguito da una telecamera mentre passeggia, legge il giornale e aspetta dal barbiere. Allusioni, ironie sui vestiti e sulla promozione del Csm

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Il disastro continua

Milano, alta tensione alla Innse

operaio minaccia di gettarsi da gru

I lavoratori protestano contro lo smantellamento dello stabilimento. Hanno cercato di forzare il blocco della polizia e di entrare in fabbrica. Poi, in quattro si sono arrampicati sulla struttura. Ieri fallita la mediazione

°°° Non c’è niente da fare. Burlesquoni è come una piantagione di banane: NON GLIENE RIESCE UNA DRITTA! Tutto quello che tocca, o che fa toccare ai suoi picciotti, si trasforma in merda. Vedi i conti pubblici, le televisioni, Alitalia, il milione di posti di lavoro persi, la libertà di stampa, il cinema, il teatro, i musei… DIMETTITI, FARABUTTO!!!

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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Un pizzico di verità

Frottole e calunnie
di GIUSEPPE D’AVANZO

Frottole e calunnie
Silvio Berlusconi, pur in questo momento difficile della sua avventura politica, dovrebbe trovare un maggior controllo per riconciliarsi con una realtà che, nei suoi monologanti flussi verbali, diventa ogni ora di più leggenda, fiaba, sceneggiatura da scrivere e riscrivere secondo l’urgenza del momento. Il premier deve fare questa fatica, se ne è in grado, nel rispetto soprattutto di chi lo ascolta (e anche di se stesso).

Da giorni, il premier urla a gola piena e in qualsiasi occasione propizia contro Nicoletta Gandus, presidente del collegio che ha condannato David Mills testimone corrotto dal premier. Berlusconi con ostinazione ne vuole screditare la credibilità, la reputazione, l’imparzialità e umiliandola, senza un contraddittorio, pensa di salvare la faccia dinanzi al mondo; di cancellare con la sola forza della sua voce onnipotente e delle sue frottole indiscutibili (e mai discusse dai media) l’illegalità che il processo Mills ha ricostruito e la serena indipendenza che ha ispirato il giudizio. Il premier, da anni e da tre giorni tutti i giorni, dipinge quel giudice come “un nemico politico”, come “un avversario in tutti i campi”, come “un’estremista”. I suoi avvocati sono giunti a rimproverare a Nicoletta Gandus “attacchi e insulti contro il premier”. Quali?

L’aver firmato un appello di “condanna della politica di repressione violenta e di blocco economico messa in atto dal governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese” senza dire che la Gandus è ebrea e quell’appello era firmato da ebrei e “in nome del popolo ebreo”. Il capo del governo sostiene che quel giudice “ha dimostrato avversione nei suoi confronti”. La prova? La Gandus ha firmato un appello contro la legge sulla fecondazione assistita o, con centinaia di giuristi e accademici, un appello alla politica – a tutta la politica – per riequilibrare leggi che avrebbero distrutto “il sistema giudiziario e compromesso il principio della ragionevole durata dei processi”, come poi è stato. Da quell’appello vengono maliziosamente estratte, a proposito della legge berlusconiana che modifica i tempi della prescrizione (la “Cirielli”), due sole parole, “obbrobrio devastante”. Le due parole sono gettate sul viso della Gandus come se fossero state dette o scritte da lei e non dal presidente della Corte di Cassazione, Nicola Marvulli.

Nel corso del tempo, Berlusconi si è spinto fino alla calunnia. Al devoto Augusto Minzolini, neodirettore del Tg1, riferisce di avere un asso nella manica per dimostrare la faziosità di quel giudice. “Ho un testimone che ha ascoltato una conversazione tra il presidente del Tribunale Nicoletta Gandus, e un altro magistrato. La Gandus ha detto questa frase al suo interlocutore. “A questo str… di Berlusconi gli facciamo un c… così. Gli diamo sei anni e poi lo voglio vedere fare il presidente del Consiglio”” (la Stampa, 18.06.08). Dov’è finito questo testimone? Perché non ha mai raccontato in pubblico e a un altro giudice la volontà pregiudiziale della Gandus? Di questo testimone non si è avuta più notizia né nelle carte della ricusazione presentata dai legali del capo del governo né, dopo un anno, ora che Berlusconi è ripartito lancia in resta contro la magistratura.
Quel testimone non è mai esistito, quella conversazione non c’è mai stata. Berlusconi ha inventato l’una e l’altra di sana pianta calunniando il giudice milanese, mentendo a tutti coloro che lo hanno ascoltato e magari lo hanno preso sul serio.

La Gandus accoglie da anni in silenzio gli insulti del capo del governo, ascolta imperturbabile le frottole che sparge sul suo conto. Fa bene a tacere. Berlusconi chiede soltanto la rissa per superare le curve che lo stanno screditando (o rivelando). Il premier ci va a nozze nel discorso pubblico che si fa nebbia e rissa. Ne ricava la radicalizzazione del suo consenso, e questo è l’unica cosa che gli serve e vuole. E tuttavia, anche per Berlusconi, ci deve essere un limite alla manipolazione della realtà e proporgli quel limite, la necessaria coerenza delle sue parole alle cose, ai fatti, alla storia delle persone, deve essere fatica quotidiana di chi lo ascolta. Può continuare, il premier, a ripetere senza che alcuno lo interrompa di non aver mai conosciuto David Mills nonostante l’avvocato inglese abbia detto e scritto di averlo incontrato, per lo meno, in due occasioni? Quando Berlusconi verrà a spiegarci che la seconda guerra mondiale è scoppiata perché un dissennato Belgio ha invaso il distratto Terzo Reich? O che il Sole gira intorno alla Terra immobile? Può credere il premier di essere sempre nella poltrona bianca di Porta a Porta?


°°° Ed ecco, amici, dopo le minchiate di ghedini, di gasparri, di lupi, e di tutti i picciotti della cosca – A RETI UNIFICATE – il serio e documentato D’Avanzo ci porta un po’ di verità su questi attacchi volgari, mafiosi, e falsi di silvio berlusconi nei confronti di una giudice ESEMPLARE, corretta, e di onestà specchiata. Fate girare.

gandus

berlusconi-via

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Ma che vergogna!

L’indagine per corruzione che coinvolgeva anche il Cavaliere
Avrebbe raccomandato 5 attrici al dirigente Rai in cambio di sostegno
Raifiction, archiviato caso Berlusconi-Saccà
Il gip decide se distruggere le intercettazioni
“Conversazioni irrilevanti e nessuna certezza sull’esistenza di un ‘do ut des'”

ROMA – Procedimento archiviato. E’ la decisione presa dal gip Pierfrancesco De Angelis sull’indagine che vedeva indagato Silvio Berlusconi per corruzione, per aver raccomandato nel 2007, all’allora direttore di Raifiction Agostino Saccà, cinque attrici in cambio di sostegno finanziario, imprenditoriale e politico. Entrambi erano indagati per concorso in corruzione. La decisione è stata presa il 17 aprile scorso.

Il gip ha archiviato anche le posizioni di Stefania Tucci, commercialista, e Giuseppe Proietti, intermediario delle case di produzioni Hbo (americana) e Bavaria (tedesca), a loro volta indagati per corruzione, per l’acquisto di programmi e format avvenuto con pagamento estero su estero. Il gip si è riservato di decidere sulla richiesta di distruzione delle intercettazioni allegate al fascicolo processuale.

L’inchiesta riguardava la presunta promessa di sostegno finanziario ed economico alla Pegasus, una società istituita da Saccà. Le indagini erano state avviate dal pm della procura di Napoli Vincenzo Piscitelli. Gli atti erano stati successivamente trasmessi a Roma per competenza territoriale.

Il giudice ha accolto la richiesta della procura di Roma (i magistrati Angelantonio Racanelli e Sergio Colaiocco e il procuratore Giovanni Ferrara) e le argomentazioni secondo cui non si applica il lodo Alfano. Il pm, inoltre, può chiedere l’archiviazione nonostante sia stata già fissata l’udienza preliminare. Quanto al merito, Saccà “non era da considerare un incaricato di pubblico servizio”. Sull’altra vicenda, nessun elemento a sostegno dell’accusa è stato acquisito.

Insomma, quando il Cavaliere, all’epoca capo dell’opposizione, al telefono segnalava all’amico Agostino (Saccà), il nome di Evelina Manna, non aveva commesso alcun reato. Nulla di penalmente rilevante anche quando, sempre al cellulare, sottolineava le qualità professionali di altre “starlette” come Elena Russo, l’ex tronista Vittoria Ferranti o Antonella Troise. “Le conversazioni appaiono irrilevanti”, ha scritto la procura nella sua richiesta di archiviazione presentata alla fine di febbraio.

L’esito delle indagini della procura di Roma si fondava su un presupposto fondamentale: Saccà, pur essendo dipendente di una azienda pubblica, ovvero la Rai, non rivestiva, al telefono con Berlusconi, la qualifica di incaricato di pubblico servizio. Nella richiesta di archiviazione veniva spiegato inoltre che non vi è accordo corruttivo in quanto, in sostanza, Saccà e Berlusconi non avevano nulla da scambiare anche in virtù “di un rapporto interpersonale risalente nel tempo”.

“Non vi è certezza sull’esistenza di un do ut des – scrivevano i pm – lo stretto legame tra l’onorevole Berlusconi e Saccà, che emerge con l’evidenza dall’attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio”.

In una intercettazione telefonica del luglio del 2007, tra le prove acquisite dal pm di Napoli, Berlusconi parlando con Saccà diceva: “Sai che poi ti ricambierò quando sarai dall’altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore…”. Saccà rideva e Berlusconi replicava: “Mi impegno a darti un grande sostegno”. Ma per la procura “non si può non rilevare la estrema genericità della asserita promessa corruttiva che emerge da questa telefonata”.

°°° Ecco l’ennesima dimostrazione che gli amici degli amici della Procura romana sono MOLTO amici degli amici. Anche questo caso lampante di corruzione, così come altri innumerevoli casi di reati acclarati, vengono insabbiati o addirittura archiviati dei bravi ragazzi. Le prove, le intercettazioni chiarissime,le testimonianze, per questi picciotti NON VALGONO UN CAZZO. Meglio un avanzamento di carriera.Io mi vergogno molto di essere italiano, in questo periodo.

ber-corruttore

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Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Rai, tra mandanti e picciotti. La cacciata di Vauro è solo un avvertimento

Camilleri, Lei concluse una rubrica con l’augurio: «lunga vita ai vignettisti». Vauro sospeso dalla Rai per una vignetta; Santoro a Canossa con tanto di trasmissione «riparatrice», l’autodafé da inquisizione mediatica. Quando il boss chiama, questa è la verità, picciotto risponde. E i picciotti in giro non scarseggiano. Ogni giorno la Rai dovrebbe fare una trasmissione «riparatrice» perché manda in onda, in ogni edizione di ogni Tg, mandante e picciotti. Anche ai tempi di Enzo Biagi, c’erano mandante e picciotti. Sappiamo come finì.

La scusa per l’ostracismo ai giornalisti scomodi è quella che la Rai è un servizio pubblico che certe cose non può permettersele. Ora si sa benissimo che il nuovo direttore generale ha avuto il gradimento di Berlusconi e che i direttori dei Tg sono stati nominati dallo stesso Berlusconi in un incontro privato a casa sua. Ne è venuto fuori che il capo del governo e proprietario di Mediaset controlla, attraverso i suoi uomini, due reti su tre del servizio che, ancora fintamente, chiamano pubblico. Sono sicuro che un giorno moriranno sopraffatti dalla loro stessa ipocrisia. E naturalmente, perché Berlusconi, l’Unto del Signore, si crede in possesso della verità come un ayatollah terrorista, non può tollerare la minima critica al suo operato. Ed ecco il diktat, prontamente eseguito, contro Vauro. Si apprestano a prendere provvedimenti anche contro Milena Gabanelli. Insomma, la parola d’ordine è: soffocare tutte le voci non allineate ai voleri del boss. La cacciata di Vauro è un avvertimento: il colpirne uno per educarne cento, di brigatistica memoria. Lei dice che è di stampo mafioso? Andrebbe chiesto, con il tavolino a tre piedi, all’ex stalliere condannato all’ergastolo per tre omicidi, che a lungo soggiornò ad Arcore e che Berlusconi definì un eroe.

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