E’ proprio finita, amici. Il nano mafioso si sta spartendo gli ultimi sgoccioli del nostro Paese.

Ente da 160 milioni
per il pregiudicato
Aldo Brancher

Secondo L’Espresso Berlusconi e Tremonti hanno firmato un decreto per la nascita di un ente parastatale: l’Odi (Organismo di indirizzo), che si occuperà di progetti per i comuni del Nord. Alla presidenza l’ex ministro Aldo Brancher, condannato in via definitiva per ricettazione e appropriazione indebita.

°°° HO CONOSCIUTO QUESTO DELINQUENTE (un ex prete puttaniere) QUANDO ERA UN PADRONE DELLA FININVEST. UN AMICO CHE NON C’è PIù, E QUINDI NON VI DIRò CHI, MI MISE IN CONTATTO CON LUI QUANDO STAVO MEDIANDO PER RIAVERE I MIEI 300 MILIONI DI EURO DOVUTI, 15 ANNI FA.

“Ma io non posso farci nulla, mi disse, e poi… chi è fesso rimane a casa”

Lo avrei abbattuto con le mie mani, se solo avessi avuto lo 0,0001% della loro cattiveria e del loro cinismo.

B.porco


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Il paese delle banane

Ecco una delle foto che hanno terrorizzato il mafionano. Poi, secondo me, oltre alla cocaina in bella vista, ci sono anche le minorenni e… qualche latitante pregiudicato. Ai posteri…

IL POSTEGGIATORE MIRACOLATO SCENDE DA UN AEREO DI STATO, PAGATO DA NOI, INSIEME A ZOCCOLE E ALTRI NANI E BALLERINE:

unita

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Il solito mare di cazzate

Il premier interviene all’assemblea della Confesercenti
“In magistratura ci sono grumi eversivi. Aggredito dalla toghe rosse”
Da Berlusconi nuovo attacco ai giudici
A chi lo fischia: “Siete pochi, non contate”

Silvio Berlusconi (noto pregiudicato e pedofilo)

b-merda

ROMA – Cambia la platea, non cambia l’obiettivo dell’attacco. In passato era stata l’assemblea di Confindustria, oggi quella Confesercenti. Tribune che Silvio Berlusconi usa per scrivere un nuovo capitolo della sua personale “guerra” alla magistratura. Lo fa in una sala nervosa, che lo applaude, ma altrettanto spesso resta in silenzio e dalla quale parte anche qualche fischio. Accade quando il Cavaliere parla di “grumi eversivi tra le toghe” e lancia un nuovo, durissimo attacco al giudice del processo Mills Nicoletta Gandus. “Io non lascero’ la politica fino a che non ci sarà la separazione delle carriera tra pm e giudici e test psicoattitudinali per i pm – dice il Cavaliere – Quando mi hanno detto di governare il Paese io ho posto la condizione che questa magistratura, che prima delle scadenze elettorali è intervenuta sempre, non potesse perseguirmi: non devo subire le aggressioni delle toghe rosse”.Giudici che, insieme a pm e giornalisti sono “tre categorie che fanno male”.

Il premier è un fiume in piena. E spiega così la decisione di varare il lodo Alfano: “A chi mi dice di farmi confessare, io dico che sono il campione degli imputati, ma ‘sono stato sempre assolto’. Ho subito piu’ di 100 indagini piu’ di 587 visite della guardia di finanza, mi son dovuto difendere in 2500 udienze. Una volta al governo ho voluto che l’Italia diventasse un paese come gli altri, come la Francia dove c’e’ la sospensione dei procedimenti per chi ha responsabilita’ di governo”.

All’Auditorium, mentre usa queste parole, nessun trionfo e nessuna vera e propria contestazione. Piuttosto, soprattutto quando Berlusconi parla di giustizia, difendendo il lodo Alfano e attaccando i giudici rossi, una evidente freddezza. E di fronte ai fischi il Cavaliere replica contrattaccando: “Siete in 4 o 5, percentualmente irrilevanti. Domani i titoli saranno che io sono stato contestato, ma io ho le spalle larghe e così, anzi, si rafforza la mia volontà di operare nel bene di tutti e nell’interesse del paese”.

Dura la risposta di Antonio Di Pietro: “E’ eversivo solo il comportamento del presidente del Consiglio che invece di sottoporsi alla giustizia accusa i magistrati che hanno scoperto e dimostrato che ha corrotto un testimone per far risultare nei processi un’innocenza che non aveva”.

°°° Questo scarto di verme insiste. Spara le solite coglionate e vomita insulti sui magistrati che non è riuscito a comprare. Insulta i giornalisti veri che ancora sono rimasti e offende l’intelligenza del mondo. NON E’ MAI STATO ASSOLTO. HA CORROTTO GIUDICI, TESTIMONI, FINANZIERI, ASSESSORI, SINDACI. NON ha partecipato a quasi nessuna udienza, preferendo inventare scuse e scappare: pur di far passare tempo e arrivare alla prescrizione… PRESCRIZIONE CHE HA DIMEZZATO LUI MEDESIMO con una delle leggi ad personam. Se facessero un test psicoattitudinale a lui e ai suoi sedicenti ministri, li sbatterebbero immediatamente in una clinica psichiatrica molto sorvegliata…. La mia meraviglia è che ormai le platee stiano semplicemente “FREDDE”… dovrebbero aver capito di che malato di mente cocainomane si tratti e dovrebbero impedirgli a calci sulla dentiera di continuare con questo repertorio stanco e delirante. Sì, anche questi evasori fiscali incalliti dei commercianti: ma non lo capiscono che è mortale ANCHE per il commercio, questo bandito?

berlusconi-complotto2

mills1

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EnteroGELMINI: Beata Ignoranza

Polemica dopo la lettera dei dirigenti scolastici alle famiglie
“Scuole senza soldi? Basta far politica, se non siete capaci cambiate lavoro”
Gelmini attacca i presidi ribelli
“Chi non sa dirigere se ne vada”

La replica di Maria Coscia (Pd): “E’ fuori di senno, se ne vada lei”
di ANNA MARIA LIGUORI


Il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini

beata-ignoranza

ROMA – “Chi non sa dirigere cambi mestiere”. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha commentato così la vicenda dei presidi del Lazio che hanno denunciato, in una lettera inviata alle famiglie, la carenza di fondi degli istituti scolastici. Sono state oltre 41.739 le lettere spedite da circa 300 presidi del Lazio aderenti all’Asal (Associazione scuole autonome del Lazio) per dare le cifre della scuola al collasso a causa dei tagli inferti dal governo: non ci sono i soldi per i supplenti (fondi ridotti del 40 %) né per le visite fiscali obbligatorie; da settembre non saranno più garantiti i servizi previsti per legge, come la copertura dell’ora alternativa alla religione. Ma la sortita del ministro non è piaciuta all’opposizione: “Che sia la Gelmini a cambiare lavoro”.

Il ministro però è stato chiaro: “A un dirigente scolastico – ha affermato la Gelmini – è richiesto di dirigere una scuola e io credo che debba assumersi oneri e onori. Deve finire l’abitudine a fare politica, a fare comunicazione, a scaricare sul ministero le responsabilità. Chi non sa dirigere, cambi mestiere. Chi lo sa fare vada avanti e risolva i problemi. Molte volte apprendiamo dai giornali i problemi che non ci vengono neppure segnalati. Io sono per la collaborazione ma anche per la corresponsabilità”.

Parole che hanno subito sollevato pesanti repliche. Primo fra tutti il capogruppo del Pd in Commissione Istruzione, Antonio Rusconi: “Oggi tocca ai presidi. Dal 1 settembre saranno i genitori a constatare le conseguenze dei tagli del duo Gelmini-Tremonti”.

Più duro il commento della collega di partito Maria Coscia secondo la quale il ministro Gelmini “è completamente fuori di senno e propone fantasiosi codici di condotta civica per cui ai presidi, differentemente dagli altri cittadini, sarebbero preclusi i diritti costituzionali di “impicciarsi della cosa pubblica””. E continua: “Su una cosa però la Gelmini ha ragione, chi non sa dirigere dovrebbe andare a casa. E allora, visto il disastro in cui il ministro ha gettato la scuola pubblica italiana, non sarebbe il caso che proprio lei cominciasse ad andarsene?”.

D’accordo con la Coscia i presidi aderenti alla Flc-Cgil: “Per la prima volta nella storia della Repubblica le scuole hanno dovuto fare i bilanci senza fondi per l’ordinario funzionamento; sono costrette a inviare visite fiscali anche quando non servono (su decisione del ministro Brunetta, ndr) e poi le devono pagare coi propri bilanci; vengono tagliate le risorse per i recuperi dei debiti scolastici; le istituzioni avanzano dal ministero più di 1 miliardo di euro per supplenze conferite e pagate con fondi diversi da quelli specificamente dedicati. Per non parlare del depauperamento di personale che la sua riforma sta provocando nel sistema scolastico. E il Ministro cosa fa? Non trova niente di meglio che attaccare i dirigenti scolastici perché denunciano questo stato di cose”.

°°° In pratica, questa solenne ignorante (che è corsa a comprarsi il dottorato a Reggio Calabria… più testona della “trota” Renzo Bossi) ha DEVASTATO la scuola pubblica e si permette anche, nella solita maniera ARROGANTE dei destronzi, di criticare chi nella scuola lavora da una vita! Ma la colpa NON è sua. La colpa è del mafioso berlusconi che l’ha messa lì. E sempre colpa di silvio berlusconi, noto pregiudicato, è stata quella di aver TOLTO la dicitura PUBBLICA sia dal ministero dell’istruzione che da quello della sanità. Perché? Ma perché si stanno rubando a quattro ganasce IL DENARO PUBBLICO per le scuole e le cliniche private degli amici degli amici! Quindi, se berlusconi e tremonti NON mettono benzina nella Ferrari di formula uno e Barrichello arriva ultimo… la colpa è del pilota. Capita l’antifona?

italietta1

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Il mafioso dell’utri

Un uomo colto. Sul fatto
di Marco Travaglio

Ci sia consentito di ringraziare dal più profondo del cuore il sen. Marcello Dell’Utri, noto pregiudicato e soprattutto bibliofilo tra i più raffinati. Grazie perché non delude mai: trent’anni dopo la prima intercettazione che lo immortalò a colloquio con l’eroico Mangano, continua a ricevere mafiosi e a farsi beccare al telefono senza usare precauzioni. L’altro giorno, quando girava voce di un misterioso senatore sorpreso a colloquio con uomini della ‘ndrangheta, ci siamo detti: no, non può essere ancora lui. Basta con questa cultura del sospetto che associa il suo nome a qualunque scandalo dell’orbe terracqueo. Ogni tanto si riposerà anche lui, che diamine. Invece s’è scoperto che l’uomo al telefono col bancarottiere Aldo Miccichè, latitante in Venezuela, era Dell’Utri. L’uomo che riceveva nel suo studio Antonio Piromalli, reggente del clan calabrese impegnato nei brogli esteri, e suo cugino Gioacchino, avvocato radiato dall’Ordine per una condanna di mafia, era ancora lui. L’uomo che poi ringraziava Miccichè per avergli mandato a casa quei «due bravi picciotti», era sempre lui. Grazie senatore per agevolare, con la sua sostenibile leggerezza dell’essere, gl’investigatori. La prima volta fu nel 1980, quando si fece sorprendere al telefono con Vittorio Mangano a parlare di «cavalli». La seconda nel 1986, quando il Cavaliere lo chiamò per informarlo di una bomba appena esplosa nella villa in via Rovani: ma «fatta con molto rispetto, quasi con affetto», un «segnale acustico» tipico dell’eroico Mangano (che fra l’altro non c’entrava perché era in galera). La terza un mese dopo, quando il mafioso Tanino Cinà gli telefonò per annunciargli l’arrivo di quattro cassate: una per lui, una per suo fratello, una per Confalonieri, una extralarge da 10 chili per Silvio. Le rare volte in cui non parla al telefono, le sue agende parlano per lui: due appunti del novembre ’93 («2-11, Mangano Vittorio sarà a Milano per parlare problema personale»\, «Mangano verso il 30-11») rivelano che, mentre dava gli ultimi ritocchi a FI, riceveva a Publitalia il solito Mangano, reduce da 11 anni di galera per mafia e droga. Altre volte, al telefono, parlano di lui gli amici degli amici. Come due uomini legati alla mafia catanese, Papalia e Cultrera, che il 25 marzo ’94 si preparano alla prima vittoria azzurra: «Il giorno in cui Berlusconi salirà, come ho detto in una cena alla presenza anche di Marcello, si dovranno prendere tante soddisfazioni… fra cui l’annientamento dell’amministrazione (la giustizia, ndr), perché sono gruppi di comunisti!». Marcello è lo stesso che il 12 ottobre ’98 riceve nell’ufficio di via Senato a Milano Natale Sartori (socio della figlia di Mangano in una coop di pulizie), pedinato dalla Dia in un’indagine per droga. Due mesi dopo, 31 dicembre, la Dia filma Dell’Utri mentre incontra a Rimini il falso pentito Pino Chiofalo, che organizza un complotto per calunniare i veri pentiti che accusano Marcello. Maggio ’99: Dell’Utri è candidato in Sicilia all’Europarlamento: un picciotto di Provenzano, Carmelo Amato, vota e fa votare: «Purtroppo dobbiamo portare a Dell’Utri, se no lo fottono. Pungono sempre, ‘sti pezzi di cornuti (i giudici, ndr). Questi sbirri non gli danno pace». Maggio 2001: il boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, parla col mafioso Salvatore Aragona: «Con Dell’Utri bisogna parlare», «alle elezioni ’99 ha preso impegni» col boss Gioacchino Capizzi «e poi non s’è fatto più vedere». Aragona rivela: «Io sono stato invitato al Circolo, che è la sede culturale e intellettuale di Dell’Utri in via Senato, una biblioteca famosa». Nel 2003 Vito Roberto Palazzolo, condannato per narcotraffico, imputato per mafia e rifugiato in Sudafrica, aggancia Dell’Utri e la moglie perché premano sul ministro di Giustizia – scrivono i pm – «per ammorbidire le richieste di rogatoria e di estradizione». Nel 2005 la Procura di Monza intercetta due finanzieri, Savona e Pelanda, che parlano del Ponte sullo Stretto e il secondo ha appena saputo dall’amico Dell’Utri che «la gara d’appalto la vince l’Impregilo». Profezia puntualmente avverata. Nel 2005, scandalo scalate & furbetti. Mica c’entrerà Dell’Utri anche lì? No, nelle intercettazioni lui non parla e nessuno parla di lui. Ma poi arrestano Fiorani, e questo parla di 200 mila euro da sganciare ai senatori forzisti Grillo e Dell’Utri. Nessun reato, stabiliscono i giudici. Ma il suo motto è quello di Piercasinando: «Io c’entro». Sempre. Come diceva Montanelli, « Dell’Utri è un uomo colto. Soprattutto sul fatto».

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dellutri1

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