Una giornata a palazzo Grazioli

Il boss fa con calma. Lascia che i suoi ospiti aspettino, mentre lui fa colazione. Lascia che gli ospiti aspettino, mentre lui fa le telefonate quotidiane che nessuno può ascoltare. Dai vari cellulari schermati, anti intercettazione, registrati in Russia a nomi fittizi, chiama i suoi sgherri dei servizi deviati per monitorare i nuovi dossier fasulli in allestimento, contro chiunque gli rompa i coglioni; chiama i servi dislocati a merdaset, partendo da antonio ricci e chiudendo con confalonieri (al quale racconta nei particolari la “trombata appena conclusa con vattelapesca”… ovviamente, ha passato la notte a guardare per l’ennesima volta – tra un attacco di diarrea e un altro –   le sue figure di merda internazionali  e tra una sniffata e una spennellata alle emorroidi, sempre più impertinenti, pallamadonna (cit). Poi chiama gli sguatteri al Giornale, al Tg1,tg2, tg4, tg5, studio aperto, Libero, Chi, panorama, ecc. Sbraita, insulta, ordina, rabuffa, sputtana, minaccia, ricatta…

 I suoi ospiti passeggiano nervosamente nella sala da pranzo e ammirano – per la milionesima volta – i ritratti  (troppo) benevoli del gran capo, pasticciati dagli imbrattatele di mediavideo e delle aste taroccate delle tv locali, che lo ritraggono in pose auliche e con personaggi davvero illustri. Passeggiano e sbuffano, ben attenti a non essere osservati dai domestici titolari.

Bondi fischietta senza sibilo, serafico, e stringe la mano della sua compagna, che guarda voracemente un cameriere sardo che sta ultimando la mise en place; Bonaiuti  si lecca le palle su un divano, come fanno tutti i cani  fedeli e soddisfatti. Gasparri sbava irrimediabilmente e copiosamente, mentre parla al cellulare con la segreteria telefonica di un nuovo trans, scoperto su Internet da Capezzone, e racconta tra i risolini che lui dorme sempre con due bicchieri sul comodino: uno pieno d’acqua e uno vuoto… perché a volte si sveglia che ha sete e altre volte si sveglia che non ha sete. Capezzone ripassa coscienziosamente la solita frase di saluto da servire al boss: la ripete ormai da un paio d’anni, ma cerca sempre nuove sfumature di piaggeria; è un perfezionista e non è mai soddisfatto. Ogni notte se l’ascolta in cuffia in un loop che manderebbe ai matti perfino Bonaiuti, un criceto scemo,  e il pappagallo Loreto. La Russa sfida a braccio di ferro il vecchio maitre tremolante e malfermo sulle gambe, uno dei pochi superstiti del Titanic che, in casa Berlusconi sente tanto “l’aria di casa” e vede molti iceberg all’orizzonte.

Finalmente, quando Angelino Al  Fano sta cominciando a distribuire panini alla coppa e al crudo (se ne porta sempre uno zaino, tanto finisce sempre così: che il duce  li invita a pranzo, ma poi – dato che soffre di tutte le malattie del mondo ed ha il braccino corto – non si mangia mai un cazzo!)… ecco che compare Gianni Lecca Lecca. Sempre cardinalizio, entra sospingendo con una mano sul culetto un bambino berbero di nove anni e sorride ieratico: “Sta per finire – sussurra – a momenti sarà qui.”

Bossi smanaccia una mezza porzione di polenta taragna che conserva nella tasca della giacca sformata, dentro un cartoccio di carta oleata,  aspira a ventosa e se ne riempie anche gli occhiali e i capelli. Sono quasi le 14 e 30, cazzo di Budda! E loro sono lì dalle 11. Tutti, chi per un motivo chiper l’altro,  si ignorano volutamente e sono molto compresi nell’ignorarsi.

Ma ecco che si spalanca la porta degli appartamenti del boss… ma non appare lui, svolazza la nutria morta che si incolla alla pelata ogni mattina, mentre Silvio maledice il fon, il suo cameriere  personale, e Roberto Saviano.

Silvio fa capolino, con la capoccia piena di  vinavil e maledice Santoro e Travaglio, prima di sbattere la pesante porta alta tre volte lui. Il cameriere la riapre, zampetta verso la pelliccia, e la riporta indietro lottando. Sembra viva.

Ma ecco che, alle 15,30, mentre il maitre – avvertito da un gorilla della sicurezza  preposto all’assaggio  – comincia a versare il consommè di pollo nelle tazze, sbrodolando in giro e scagazzando tutta la tovaglia di Fiandra, fa la sua entrata regale…veramente, piuttosto contrariata e sbilenca, il capo dei capi, in perfetto doppiopetto formato scaldabagno e color elefantino.

“Ma perché si veste sempre come la cara salma?”  pensa inorridito  Capezzone, ma non lo dice. Tutti i servi sono già

seduti a capo chino. Silvio Berlusconi aggredisce per primo Bondi (gli piace un casino umiliarlo davanti alla sua donna):

“Bondi! Brutta testa di cazzo! Ti ho visto ieri a Ballarò, sai? Ma che cazzo ti faccio fare i corsi a fare? Sei più legnoso di Barbareschi e più lagnoso di Bonaiuti. Testa di cazzo infame! Ma porcamadosca! Hai settant’anni e ancora non hai capito un cazzo di come si contrasta Rosy Bindi! Giuro che se ti ricapita una figura di merda del genere… ti mangio la testa e poi te la sciolgo nell’acido!”

Dopo la sfuriata, il capo della cupola  sospira, fulmina gli astanti con lo sguardo presbite, accenna un “con voi faccio i conti dopo” con il palmo della mano,  leva gli occhi al cielo, prende la tazza del brodino, la porta alle labbra e… muore.

b.nazi

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