E QUESTI SONO i camerati più “colti” della #legaladrona: chissà che auto ha la Madonna. Una vettura da Dio?
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Allagata la grotta di Lourdes. 500 pellegrini evacuati. La Madonna non ne può più del mercato che si fa in suo nome.
Gesù i mercanti li aveva cacciati dal tempio a pedate e a bastonate. Cosa avevano di diverso quei mercanti dai preti che fanno miliardi di euro in nome di Cristo e della Madonna e abbandonano i più deboli e gli ultimi? Lo sapete che il vaticANO è uno degli stati più ricchi del mondo, ma destina appena un misero 12% alla solidarietà e ai poveri? A Roma (ma non solo a Roma) hanno migliaia dei migliori stabili, per metà VUOTI, ma d’inverno lasciano morire dei poveracci – di fame e di freddo – per strada! E certo che la Madonna s’incazza e cerca di affogarli!
Ruby:”Lui è come Gesù, finché c’è io mangio”°°°Zoccoletta, Gesù aveva solo due ladroni vicino. E manco li conosceva!
“Lui è come Gesù, finché c’è io mangio
Passerò per pazza pur di avere qualcosa”
Karima el Marhoug, detta Ruby
Ruby spiega al fidanzato Luca Risso come ha ottenuto garanzie da Berlusconi. E racconta di aver detto tanto ai magistrati, ma di aver “nascosto tantissimo”. E a Papi: “Io posso passare per matta o per prostituta. L’importante è che ne esco con qualcosa”. E con l’amico Antonio confessa: “Lo chiamo Papi.. Sì come la napoletana. Ma Noemi è la sua pupilla, io sono il culo…”
Senza Berlusconi è subito accordo Fiat. Il mafionano riusciva a far litigare persino Gesù con la Madonna. (l.s.)
La catechesi di oggi, ore 18: “Gesù cammina sulle acque”. La catechesi di domani: “Alla ricerca di Gesù.”
“Yara forse è morta di freddo” °°° Certo. Come Gesù, Falcone e Borsellino.
“Yara è stata uccisa subito dopo il sequestro”
Durante la conferenza stampa il questore di Bergamo aggiunge anche che le tracce di Dna trovate non corrispondono a quelle dei familiari né della cerchia più stretta d’amici
Yara è morta in quel campo di Chignolo d’Isola dove è stata trovata tre mesi dopo il suo rapimento. E’ l’unica conclusione cui sono giunti gli investigatori. Non è una certezza, ma “ci sono alte probabilità” che sia andata così. Lo spiega il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni, in una conferenza stampa presa d’assedio da taccuini e telecamere.
Per il resto, l’indagine sulla tragedia della tredicenne di Brembate Sopra non ha altri punti fermi. Non si sa, tanto per cominciare, cosa abbia determinato il decesso. “I tagli sul corpo sono molto superficiali, non tali da provocarne da soli la morte”. Ferite leggere dunque, non pugnalate. Che l’aguzzino potrebbe aver inflitto a Yara quando lei non era più in grado di reagire. “Non sono compatibili con una dinamica che fa pensare a una lotta”. Ce ne sono sulla schiena, “ma sembrano casuali, non c’è un disegno”, poi uno sul collo e due sull’interno dei polsi. Forse anche sulle gambe. Difficile dire che arma sia stata usata, al momento gli esami del medico legale Cristina Cattaneo non l’hanno accertato. “Per avere un quadro completo bisognerà aspettare settimane, se non un mese”.
Non sono stati letali nemmeno i tre colpi alla testa: i traumi riscontrati non sono gravi, potrebbero essere stati inflitti con un oggetto o con una semplice percossa. “Forse la morte è stata determinata da una serie di concause”. Tra cui non si può escludere nemmeno il freddo. Di sicuro non c’è stato dissanguamento, perché le tracce ematiche sui vestiti erano trascurabili. Improbabile anche il soffocamento.
Yara abbandonata in quel campo incolto, dopo esser stata stordita da una botta al capo e seviziata con un oggetto appuntito. E’ questo il quadro che sembra emergere. Ma perché e da chi ancora non si sa. Vacilla anche il movente sessuale: “Non ci sono evidenti tracce di violenza, anche se gli accertamenti biologici sono ancora in corso”. L’unico particolare che fa pensare a un maniaco è il reggiseno, trovato al suo posto ma slacciato. Gli slip erano tagliati all’altezza del fianco, ma lasciati dov’erano.
La firma dell’assassino (o degli assassini) potrebbe essere nel dna trovato su due dita di un guanto di Yara, che era nella tasca del giubbotto. Una traccia maschile e una femminile, che non appartengono alla ristretta cerchia dei familiari della bambina, né a nessuno dei profili genetici in mano alle forze dell’ordine. Si cercano due sconosciuti “dappertutto, anche se il luogo desolato dove è stata trovata non è facilmente raggiungibile da una persona che non lo conoscesse o lo frequentasse”.
L’obiettivo della procura è “scoprire almeno le cause esatte della morte”. E la cattura del mostro? “Ci vorrà anche fortuna” ammette Meroni. Un quadro sconfortante che porta a non escludere nessuna ipotesi. Non si sa nemmeno se l’omicida abbia voluto uccidere o se la situazione gli sia sfuggita di mano, andando oltre le sue intenzioni. A quasi venti giorni dal ritrovamento di Yara, le indagini stentano a trovare una direzione chiara. “Non c’è una pista privilegiata”. Se possibile, gli esiti dell’autopsia hanno complicato ulteriormente il giallo.
°°° Quando una procura è incapace o corrotta…
Malate di mente. E zoccole…
Il suo nome è spuntato nell’inchiesta barese su Tarantini e sul giro di ragazze
da portare alle cene di Berlusconi. E ora Graziana Capone parla a Novella 2000
“Mi sento la più vicina a Silvio
Lui come Gesù, io forse la nuova
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FLOP
Berlusconi diretta tv: un vertice riuscito benissimo
°°° Il vertice è stato un’inutile passerella costata un pacco di miliardi (potevano farlo GRATIS al telefono o su skype) e non è certo servito a nulla. Tantomeno ai 60 mila delle tendopoli… che non hanno mai visto il mafionano. E ho detto tutto.
“MI LEGA UNA FORTE AMICIZIA CON BUSH” (Mafiolo)
reato
Accuse al Cavaliere nel libro Einaudi rifiuta Saramago
Il Nobel: con lui c’è da temere per la democrazia
MILANO — Einaudi non pubblicherà Il quaderno, il libro che raccoglie testi letterari e politici scritti sul blog dallo scrittore portoghese José Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998. Ne dà notizia «L’Espresso» oggi in edicola anticipando che l’editore della raccolta di saggi sarà sempre torinese, Bollati Boringhieri, ma soprattutto svelando il motivo della momentanea rottura tra l’autore di Cecità e la casa dello Struzzo. «La nuova opera — scrive Mario Portanova — contiene giudizi a dir poco trancianti su Silvio Berlusconi, che di Einaudi è il proprietario». Saramago è severo con Berlusconi ma anche con gli italiani, il cui sentimento «è indifferente a qualsiasi considerazione di ordine morale». Ma «nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?». L’autore del Quaderno arriva a paragonare il nostro capo del governo a «un capo mafioso ».
«L’Einaudi — spiega per parte sua un comunicato della casa editrice che ha pubblicato quasi tutti i romanzi del premio Nobel — ha deciso di non pubblicare O caderno di Saramago perché fra molte altre cose si dice che Berlusconi è un ‘delinquente’. Si tratti di lui o di qualsiasi altro esponente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe».
Saramago, 87 anni, che in questi giorni è nella sua casa di Lanzarote, nell’arcipelago delle Canarie, ha accettato di rispondere via e-mail ad alcune nostre domande. «Non pubblico la mia nuova raccolta di saggi con Einaudi — ci scrive il premio Nobel — perché in essa critico senza censure né restrizioni di alcun tipo Berlusconi, il quale è il capo del governo ma anche il proprietario della casa editrice, come di tanti altri mezzi di comunicazione in Italia. La verità è che quella che si è creata potrebbe essere definita una situazione pittoresca se il fatto che un politico accumuli tanto potere non facesse temere per la qualità della democrazia ».
Lo scrittore portoghese, che si rivelò nel 1982 con Memoriale del convento e che non ha mai nascosto le sue simpatie per la sinistra (si iscrisse clandestinamente al partito comunista portoghese nel 1969 riuscendo a evitare le galere del dittatore Salazar), ci scrive che nessuno gli ha mai proposto di cancellare i passaggi su Berlusconi: «Ho conosciuto la censura durante la dittatura portoghese, l’ho sofferta e combattuta e nessuno in una situazione di apparente normalità democratica mi potrebbe chiedere di amputare una mia opera ».
Facciamo notare che certi giudizi ci sembrano quantomeno eccessivi. Saramago non si scompone: «Le qualificazioni che ho dato di Berlusconi non nascono dalla mia testa ma si basano su informazioni giornalistiche che ogni giorno appaiono sulla stampa europea. Io semplicemente osservo e concludo. Con dispiacere, naturalmente». Insistiamo: perché arrivare a paragonare Berlusconi a un «capo della mafia»? Saramago risponde: «Davvero le sembra esagerato? È sicuro? Almeno mi concederà che ha una mentalità mafiosa».
L’autore del Vangelo secondo Gesù è severo anche con l’Italia: «Quando tutte le opinioni che si diffondevano sulla capacità creativa, sulla modernità e talento artistico erano favorevoli, non ricordo nessuno che si lamentasse di questi giudizi. Ora le cose sono cambiate. L’Italia non è più il Paese che emoziona, ma sorprende non certo per le migliori ragioni. Né l’Italia né coloro che amano questo Paese meritano lo spettacolo politico di fascinazione malata per Berlusconi».
Saramago pubblicherà il suo prossimo romanzo da Einaudi? «Del mio nuovo romanzo, che credo vedrà la luce in autunno, non si è ancora parlato e non so dove porterà questa faccenda ».
Il premio Nobel non sa che altre opere di critica a Berlusconi sono state rifiutate da Einaudi, dalle poesie politiche postume di Giovanni Raboni al Duca di Mantova di Franco Cordelli, sino al Corpo del capo di Marco Belpoliti, che l’autore ha preferito pubblicare da Guanda, però commenta: «Dev’essere duro vivere quando il potere politico e quello imprenditoriale si riuniscono. Non invidio la sorte degli italiani, però infine è nella volontà degli elettori mantenere questo stato di cose o cambiarlo».
Dino Messina
°°° Il vecchio Saramago, dando del delinquente e del capomafia a burlesquoni ha commesso un gravissimo reato: divulgazione di segreto di Stato!
SARAMAGO