Acqua e caraffe filtranti: occhio alla salute e alle truffe!

merse anomalie dopo le analisi dei Nas: più povere di calcio e altri sali necessari

Caraffe filtranti, primi indagati «Peggiorano la qualità dell’acqua»

Accuse della Procura di Roma. I produttori: nessun rischio. Problema del deterioramento del filtro

ROMA – Sulla guerra per l’acqua potabile (minerale o filtrata?) che ormai investe una decina di procure – da Torino a Sassari, passando per Terni, Velletri e Santa Maria di Capua Vetere – la prima iniziativa viene da Roma. Tre mesi dopo la denuncia di Mineracqua contro i marchi di caraffe filtranti Brita, Auchan e Viviverde (Coop), i magistrati romani hanno deciso l’iscrizione nel registro degli indagati dei produttori del filtro di ultima generazione, una sorta di depuratore in dotazione alle ormai popolari brocche filtranti che, dalla Germania dove sono nate, hanno ampliato la loro fetta di mercato. Malgrado la discreta fama di qualità delle acque di rubinetto nostrane, finora avrebbero venduto circa un milione di esemplari complice un design accattivante e prezzi popolari.

L’iniziativa del pm Mario Dovinola è supportata da una

perizia eseguita dal nucleo antisofisticazione dei carabinieri il cui contenuto resta al momento segreto. La decisione assieme all’annuncio che per il momento non ci sono altri provvedimenti annunciati «non abbiamo previsto sequestro») si annuncia tuttavia controversa. Sia perché i produttori del filtro potrebbero essere più d’uno (quanti?) e non solo la tedesca Brita leader del settore ma anche perché tra i reati ipotizzati inizialmente – commercio di sostanze dannose alla salute, violazione della normativa sullo smaltimento dei rifiuti, frode in commercio – quella di violazione delle norme sugli alimenti sembrava solo una fra le tante e neppure, forse, la più probabile. Esempio: dalla perizia commissionata qualche mese fa dal pm torinese Raffaele Guariniello risulterebbe altro. Che cioè il filtro delle caraffe non migliorerebbe la qualità dell’acqua di per sé potabile. Al contrario la impoverirebbe di calcio (ad esempio) e altri sali ai quali siamo abituati o che ci sono necessari. Dalle prove effettuate fra settembre e novembre 2010 dai ricercatori dell’università La Sapienza di Roma, affiorava poi il problema del deterioramento progressivo del filtro. Inutile o addirittura dannoso? Inefficace o veicolo di colture batteriologiche? Insomma la questione è complessa.

Intanto, alla notizia di un primo indagato per le caraffe filtranti Ettore Fortuna il presidente di Mineracqua, chiamata a difendere un business di circa 194 litri pro capite all’anno (l’Italia è in vetta ai Paesi consumatori di minerale) dice: «Evidentemente il nostro esposto è fondato su analisi serie». Assistito dal suo legale Giovanna Corrias, Fortuna segue l’evoluzione delle indagini anche in altre procure d’Italia (alcune delle quali hanno commissionato analisi approfondite al Cnr). Nei giorni scorsi Brita aveva reso noto di aver ricevuto l’autorizzazione alla divulgazione del parere del Consiglio superiore di sanità. Parere «che non rileva nessun rischio per la salute a seguito dell’utilizzo delle caraffe filtranti» si legge nel comunicato. I filtri delle caraffe, si era difesa Brita mesi fa, «dispongono delle autorizzazioni ministeriali di Germania e Austria». Ma a questo punto la vera preoccupazione è un’altra: l’iniziativa dei magistrati romani condizionerà le decisioni di altre procure?

Ilaria Sacchettoni

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