L’ex servo Romani, spacciato per ministro. Se non son ladri…

Romani, bolletta del cellulare da 5mila euro in due mesi. Paga il Comune di Monza

di Olga Fassina

La spesa esorbitante scovata da un giornale locale. Al numero di telefonino, per di più, non risponde l’assessore ed ex ministro di Berlusconi, ma sua figlia. In arrivo verifiche della corte dei conti

Paolo Romani

Chiamate, connessioni a internet e sms per cifre «stratosferiche» che finivano sui conti del Comune di Monza, generate dal cellulare comunale in uso a Paolo Romani, ma in realtà gestito dalla figlia dell’ex ministro. Uno scandalo emerso stamattina che rischia di mettere in serio imbarazzo il fedelissimo di Silvio Berlusconi. A Monza, nella sua roccaforte, dove Romani è ancora assessore all’Expo, il dirigente pidiellino si fa vedere sempre poco. Ha intensificato le visite solo negli ultimi due mesi per via delle elezioni amministrative alle porte di cui si deve occupare per mandato dell’ex premier.

Non si è fatto vedere in Giunta che una volta e in Consiglio comunale non ci mette piede da anni. Nemmeno il tentativo di far

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A Monza Pdl commissariato per favorire gli affari sporchi dei Berlusconi. ANCORA?!

A Monza Pdl commissariato per favorire gli affari immobiliari di Berlusconi

Al centro di tutto il terreno della Cascinazza il cui progetto di speculazione immobiliare, tanto caro al fratello del Cavaliere, andrà in approvazione tra pochi giorni. Per questo l’ex premier ha deciso di mettere Paolo Romani che fece partire il progetto quando era assessore all’urbanistica

E’ tutta una questione di urbanistica il commissariamento del Pdl in Brianza. Non è stato lo scandalo delle tessere farlocche a portare alla decisione di dare un taglio alla vecchia direzione del partito azzurro nella patria del Cavaliere (anche se avrà certamente influito) ma alla base c’è soprattutto il rischio che la maggioranza di Centrodestra a Monza non riesca ad approvare quel Pgt che prevede un’edificazione massiccia sul terreno della Cascinazza che è stato acquistato da Paolo Berlusconi.

A prendere la decisione, ieri pomeriggio, è stato lo stesso Silvio Berlusconi che ha scelto ancora una volta di mandare il fidato Paolo Romani a Monza per chiudere definitivamente l’annosa vicenda come già aveva fatto nel 2007 quando l’aveva spedito come assessore all’Urbanistica. Era stato Romani allora a prevedere i 420mila metri cubi sulla Cascinazza e a raggiungere l’accordo perchè le parti politiche del Centrodestra lo adottassero. Una bella rivalutazione dell’area che, calcolando il costo al metro quadro prima e dopo la modifica, la portò a valere circa 120 milioni di euro in più rispetto al 2007. A possederlo oggi è la Lenta Ginestra, la società che ha incorporato nel 2008 la Istedin di Paolo Berlusconi con un finanziamento soci infruttifero di scopo per corrispettivi 40 milioni di euro, ma secondo l’opposizione che sta conducendo una guerra serrata al documento, tutto sarebbe comunque riconducibile alla società di Paolo Berlusconi.

L’affare da 120milioni di euro però ora rischia di andare in fumo perché il Pdl a Monza è allo sbando: due assessori si sono già dimessi, presto lo faranno anche alcuni consiglieri e la maggioranza rischia di non avere più i numeri per portare quel documento (metricubi edificabili della Cascinazza compresi) all’approvazione definitiva. Tanto che la Giunta per cercare di mettere una pezza ha già tagliato 50mila metri cubi di palazzine residenziali sulla Cascinazza, sperando di convincere l’Aula a votare a favore. Ci sarebbe questo, secondo rumors insistenti, alla base della decisione del commissariamento del partito azzurro in uno dei Comuni più strategici tra quelli che vanno al voto a maggio.

Se infatti il Consiglio comunale di Monza non riuscirà ad approvare nella settimana tra il 9 e il 17 marzo la Variante al documento urbanistico, l’area tornerà a verde agricolo come prevede il Piano urbanistico vigente. Vanificando così i cinque anni di lavoro di Romani per concedere dopo trent’anni di attesa la tanto sospirata previsione edificatoria sull’immenso terreno grande quasi cinquanta ettari. Una possibilità che aveva già fatto prevedere alcuni progetti ai nuovi possessori dell’area che avevano presentato in Comune alcuni rendering su come avevano intenzione di trasformarla, ossia con una serie di palazzoni moderni, prevalentemente ad uffici con alcune strutture residenziali. A questo punto, ieri pomeriggio, la coordinatrice del Pdl brianzolo Elena Centemero, la stessa che era stata in Procura a denunciare la presenza di tessere del Pdl registrate a persone che non sapevano di essersi affiliati al partito, è stata costretta alle dimissioni.

Sarà così Romani stesso a seguire fino al voto la situazione di Monza, mentre il consigliere regionale di ala An Roberto Alboni si occuperà della Brianza. Una possibilità che esclude quasi sicuramente le primarie a Monza per la scelta del candidato sindaco: probabilmente sarà Romani stesso a fare il nome e se così sarà, potrebbe essere quello dell’attuale presidente della Provincia Mb Dario Allevi. La sua Giunta, di cui faceva parte anche quell’Antonino Brambilla, indagato e arrestato con Massimo Ponzoni per vicende urbanistica e mazzette, ha dato parere favorevole al Pgt di Monza e ha previsto l’edificazione alla Cascinazza nel Ptcp provinciale. Romani però nega tutto, compresa l’esistenza di tessere farlocche. “Seguirò Monza perché c’era una situazione che doveva essere messa a posto in previsione delle elezioni, ma non mi risulta ci fossero tessere false del Pdl, non è stato dimostrato”, ha dichiarato al Fatto quotidiano Romani, che attende l’arrivo a Monza sabato di Umberto Bossi e Roberto Calderoli per capire che ne sarà dell’alleanza. “Sentirò cosa diranno, poi se confermeranno di voler correre da soli in tutta Italia e anche a Monza, troveremo un candidato nelle città che vanno al voto”. Tra i dispiaciuti della stroncatura delle Primarie c’è il consigliere regionale Pdl Stefano Carugo, vicino a Roberto Formigoni: “Abbiamo perso un’occasione, adesso mancano due mesi alle elezioni e dobbiamo rimboccarci le maniche”.

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Per azzoppare le tv locali il governo elimina il Tar°°° il servo Romani si guadagna il pane.

Per azzoppare le tv locali
il governo elimina il Tar

Il ministro Romani difende le frequenze Mediaset, azzera le possibilità per i piccoli editori di riavere gli spazi loro sottratti e mette a rischio 2,4 miliardi di euro. Se i soldi previsti nella Finanziaria 2011 non entreranno, Tremonti farà altri tagli alle risorse dei ministeri

Nel partito degli onesti vale una sola regola: uno scudo a me e uno a te. Anche il berlusconiano Paolo Romani, emulando il Capo, s’è fatto inserire una norma ad personam nella manovra di risanamento. L’inventore di Colpo grosso, ora ministro per lo Sviluppo economico, è molto

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Sei domande al governicchio sul nucleare italiota

Almeno una volta o due, ogni anno, devo rispondere a qualche fanatico del nucleare. Tutti sapete quanto io sia ignorante in materia, il mio mestiere sarebbe ben altro… se me lo lasciassero fare.

Ma ho appena compiuto 64 anni e qualche briciolo di saggezza mi ha acchiappato.

Ripropongo le mie semplici domande per smontare la follia nucleare, oggi più che mai EVIDENTE a causa del disastro  accaduto in Giappone.

1. SIAMO UNA NAZIONE FORTEMENTE SISMICA. Come prevediamo e affrontiamo eventuali terremoti o i  cataclismi climatici? Ovvero, come risolviamo la questione sicurezza (attacchi terroristici inclusi) rispetto a centrali di questo tipo? Ma non vedete che bastano due gocce di pioggia o due cm di neve per mandare tutto in TILT?! BUFFONI!

2. Dove mettiamo le scorie nucleari, visto che ancora oggi non esiste al Mondo alcun sito sicuro e definitivo?

3. Come risolviamo la scarsità di uranio disponibile, che le previsioni più ottimistiche proiettano a 40, massimo 50 anni la disponibilità utilizzabile prima del suo esaurimento?

4. Come superiamo la cosidetta emergenza energetica se, come sembra, per realizzare una centrale nucleare servono almeno 15-20 anni?

5. Dove troviamo le risorse economiche per realizzare gli impianti?Avete già diviso congrue mazzette con l’altra minchiata del ponte di Messina CHE NON SI FARA’ MAI e depredato lo Stato… Dunque?

6. Chi costruirebbe gli impianti? Impregilo? Le imprese della ‘ndrangheta amiche di Burlesquoni? Quelle della mafia, amica di Burlesquoni?

MA CHI SI FIDA  DI VOI?!


S
ilvio BerlusconiRomani, Scorjola,  Umberto Veronesi, Chicco Testa… CHE CI DITE?

ber-galera

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IL REGIMETTO DELLE BANANE… DEI TRANS

Spunta un video del trans Manila

con un noto politico nazionale

manila trans

trans

E ci risiamo, spunta un nuovo video hard tra una nota trans e un politico nazionale, il cui nome non è stato ovviamente reso noto, ma che potrebbe presto finire sui giornali. Protagonista del ‘sex tape’, la trans barese Manila Gorio, già conosciuta ai più per la sua amicizia con la escort Patrizia D’Addario e volto noto di alcune tv private pugliesi. La Gazzetta del Mezzogiorno, qualche giorno fa, ha dato la notizia di una notte di fuoco tra la Gorio e un politico, durante un party privato lo scorso 22 agosto nel Salento organizzato dall’agente Pierpaolo Barbieri, amico di Fabrizio Corona.

I dvd sui quali ci sarebbero i video sono stati rubati nella notte tra il 2 e il 3 dicembre a Piacenza, insieme alla Ferrari di Barbieri. La Gorio, al quotidiano pugliese, ha detto di non essere una escort, e di essersi appartata con l’uomo in piena libertà, entrambi consenzienti. “E’ un nome che non posso rivelare – ha detto – durante la festa ho parlato molto con questa persona, poi mi sono lasciata andare e ci siamo appartati. Non so se quei momento possano o meno essere finiti sui dvd”.

“Durante la festa molti riprendevano – ricorda ancora Gorio – ma quando sono andata nel privè non c’era nessuno, mi stupirei se venissero fuori video relativi a quell’incontro. Certo, se saltasse fuori tale filmato, si solleverebbe un polverone più grande di quello del caso Berlusconi-D’Addario…” dice Manila che nel marzo scorso si segnalo’ tra il pubblico di un comizio elettorale di Silvio Berlusconi a Bari.

°°° Alcuni amici gay romani mi avevano confidato il segreto di Pulcinella: il 90% dei politicanti di destra si fanno fotografare con le zoccole, ma sono i migliori clienti dei trans romani. Gli piace tanto la banana, insomma. A patto che non si sappia in giro. Credo che il trappolone a Marrazzo, l’unico politico del csx che avesse mai avuto una storia con un trans, burlesquoni lo abbia potuto architettare proprio perché ben a conoscenza di quel mondo.

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Il regimetto insiste

Dopo le polemiche e l’annuncio dell’istruttoria del governo

la trasmissione di Raidue torna sulle feste di Palazzo Grazioli

Scandalo escort, Annozero insiste

Domani sera ospite la D’Addario

La replica del viceministro Romani: “Anche in questo caso, verificare se è servizio pubblico”

Repubblica

REGIMETTO  BURLESQUONI IN LIQUIDAZIONE

affari

ROMA – Annozero non molla lo scandalo escort. Dopo le polemiche, gli attacchi del centrodestra e l’istruttoria sul programma di Michele Santoro annunciata dal viceministro Romani, domani sera sarà Patrizia D’Addario a raccontare la sua verità sulle feste di Palazzo Grazioli. Una presenza che secondo lo stesso Romani ribadisce la necessità di verificare se

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Da Travaglio

L’uomo che sapeva troppo poco

Da quando, in via del tutto ipotetica, il suo on. avv. Niccolò Ghedini l’ha definito “utilizzatore finale” di prostitute a sua insaputa, Silvio Berlusconi si staglia come il politico più ingenuo o più sfortunato della storia dell’umanità. Dal 1974 al 1976 ospita nella villa di Arcore un noto mafioso, Vittorio Mangano, intimo del suo segretario Marcello Dell’Utri e già raggiunto da una dozzina fra denunce e arresti, ma lo scambia per uno stalliere galantuomo: anche quando glielo arrestano due volte in casa. Dal 1978 (almeno) al 1981 è iscritto alla loggia deviata P2, convinto che si tratti di una pia confraternita. Dal 1975 al 1983 le finanziarie Fininvest ricevono l’equivalente di 300 milioni di euro, in parte in contanti, da un misterioso donatore, ignoto anche al proprietario: infatti, dinanzi ai giudici antimafia venuti a Palazzo Chigi per chiedergli chi gli ha dato quei soldi, si avvale della facoltà di non rispondere.

Negli anni 80 l’avvocato David Mills crea per il suo gruppo ben 64 società offshore nei paradisi fiscali, ma lui non sospetta nulla, anzi non sa nemmeno cosa sia la capofila All Iberian. Questa accumula all’estero una montagna di fondi neri che finanziano, fra gli altri, Bettino Craxi (23 miliardi di lire) e Cesare Previti (una ventina). Previti, avvocato di Berlusconi, ne gira una parte ai giudici romani Vittorio Metta (nel 1990) e Renato Squillante (nel 1991), ma di nascosto al Cavaliere. Il quale però s’intasca il gruppo Mondadori grazie a una sentenza di Metta, corrotto da Previti con soldi Fininvest. Nei primi anni 90 il capo dei servizi fiscali del gruppo, Salvatore Sciascia, paga almeno tre tangenti alla Guardia di finanza. E nel 1994, quando la cosa viene fuori, il consulente legale Massimo Berruti tenta di depistare le indagini dopo un incontro a Palazzo Chigi col principale. Ma questi non si accorge di nulla (“giuro sui miei figli”). Nemmeno quando Sciascia e Berruti vengono condannati, tant’è che se li porta in Parlamento. Nel 1997-’98 Mills, testimone nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, non dice tutto quel che sa e lo “salva da un mare di guai” (lo confesserà al commercialista). Poi riceve 600 mila dollari dal gruppo di “Mr. B”. E Mr. B sempre ignaro di tutto (rigiura sui suoi figli).

Di recente si scopre che il Nostro, nell’ottobre scorso, prese a telefonare a Noemi, una minorenne di Portici, proprio mentre il suo governo varava una legge per stroncare la piaga delle molestie telefoniche (“stalking”). Ma lui scoprì che era minorenne solo quando fu invitato al suo diciottesimo compleanno. Ora salta fuori che Patrizia D’Addario, che trascorse con lui una notte a Palazzo Grazioli, è una nota “escort” barese, pagata da un amico del premier (l’”utilizzatore iniziale”?). Ma lui non ne sapeva nulla, tant’è che in quel mentre il suo governo varava una legge per arrestare prostitute e clienti. E’ sempre l’ultimo a sapere. Può un uomo così ingenuo, o sfortunato, o poco perspicace, fare il presidente del Consiglio?

b-21

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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La società dei magnaccioni

(da l’Unità)

Scoppia la crisi al Comune di Roma
di Jolanda Bufalini

È sparito l’assessore. In giunta mercoledì scorso non c’era. Il sindaco Alemanno, non si sa se in qualità di detective o di principale imputato, a domanda risponde: «Non ci sono novità». Francesco Storace, anche lui celebre per la passione da detective, dice di avere la soluzione del giallo: «Fonti autorevoli mi dicono che l’assessore si è dimesso il 5 giugno, un giorno prima delle europee, in una lettera in cui denuncia il caos delle controllate del comune». I sindacati non confermano la data. «L’ho sentito l’ultima volta venerdì 12», dice Salvatore Biondo, sindacalista della funzione pubblica Cisl «avevamo fissato un incontro sul riassetto delle società comunali per lunedì prossimo». Ma poi la riunione è stata “sconvocata” dal capogabinetto del sindaco Sergio Gallo. L’assessore desaparecido non è un due di briscola. Si tratta di Ezio Castiglione, assessore al Bilancio. Ovvero, secondo Roberto Morassut, «con Urbanistica e Lavori pubblici l’architrave del governo della città». Tecnico da tutti riconosciuto per la competenza, amico personale del sindaco Gianni Alemanno, Castiglione tace. Ma il silenzio anziché dissipare infittisce le nebbie del giallo. Anche perché, ufficiale o «ufficiosa», come sostiene Alemanno, la lettera c’è e dunque anche la crisi. Ma nessuno riferisce in Consiglio mentre si accavallano le ipotesi per la successione. E Maurizio Leo, tecnico targato An, il più papabile, fa professione di stima verso il dimissionario.

La prima pista è quella del «gruppo dei corvi» appollaiato in Campidoglio. «Un manipolo che condiziona il sindaco, svuota il lavoro del consiglio comunale, spossessa la giunta del suo ruolo», sostiene il segretario regionale del Pd Morassut. Il quadrumvirato, secondo Athos De Luca, è formato da Andrea Augello, Fabio Rampelli, Vincenzo Piso, Claudio Barbaro. «Lui cerca di far quadrare i conti, il sindaco di far quadrare le poltrone», stigmatizza Alfredo Ferrari, vice capogruppo Pd alla commissione Bilancio: «Alemanno, invece di preoccuparsi dell’efficienza e della tutela dei lavoratori si affanna a accontentare i potenti del momento». «Confondono il governo della città con il potere», rafforza Morassut.

Il casus belli è un documento di attuazione delle linee guida approvate il 15 maggio 2009 sul «Riassetto del gruppo comune di Roma». Prevede sostanzialmente tre cose: 1) riportare sotto controllo le aziende indebitate. Ama, per esempio, i cui nuovi vertici politicamente targati fanno piani megagalattici e bypassano i controlli tecnici trattando direttamente con il sindaco. Le entrate non migliorano e la pulizia della città è un disastro. 2) La dismissione di quote di minoranza in società di servizi «non strettamente necessari» alla pubblica amministrazione. Fra questi la società Gemma, 20% del comune. Ma quello è un punto di forza dell’Ugl e si sconta la fiera resistenza di Luca Malcotti, sindacalista e consulente del sindaco. O la Multiservizi, che fa pulizie nelle scuole e ha 4000 dipendenti, il comune dismetterebbe il suo 5% ma in favore di Ama. 3) L’integrazione o semplificazione di altre società: un gestore unico per i trasporti pubblici ma, dopo la sparizione dell’assessore i CdA di Atac, Trambus e Metro sono stati prontamente congelati. L’integrazione di Zetema e Palaexpò. Risorse per Roma è invece una società che si trova in una situazione kafkiana. Occupa, ormai, personale qualificato alla progettazione e al controllo del PRG. Ma il Campidoglio continua a ripianarle, unico committente, non dà più commesse. Il piano prevede una verifica economica «propedeutica a un nuovo contratto di servizio».

Ricordate il “buco”? Lo spauracchio agitato da Alemanno appena insediato contro Veltroni. A un anno di distanza si può fare un bilancio: sul piano della riduzione degli sprechi tanti passi in dietro. In compenso il sindaco è riuscito a ottenere 500 + 500 milioni dal governo (2008-2009). Per farne cosa? Investimenti nelle periferie, dice Ivano Caradonna presidente del municipio della Tiburtina, non se ne vedono. Si vedono invece i regali pronti per la rendita fondiaria, per il contenzioso: il più ricco è una roba da 200 milioni per il conte Vaselli a Tor bella Monaca. Ma i comuni, invece di tenere da parte i soldi, dovrebbero combattere giuridicamente fino all’ultimo colpo.

°°° Cari amici, ecco l’ennesima dimostrazione della pericolosità di questa destra. Sono assolutamenti incapaci di governare e di amministrare, dediti come sono soltanto al potere a a mangiare. Altri tre anni così e Roma diventerà una città morta e incolta come una Cagliari o una Potenza qualunque.

I CITTADINI ROMANI SONO PIENI DI DUBBI E DI PENSIERI BRUTTI.

dubbio

pensieri

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