Dentro il cervello… niente

L’instant book
Elisa, la «velina» pro Cavaliere
Così nacque il nomignolo «papi»
«Lo conobbi in volo, aveva un dossier su di me. È una miniera di saggezza»

Elisa Alloro (dal suo sito web)

elisa

REGGIO EMILIA – Nome in codi­ce: papi. Non se la prenda Noemi: non è stata l’unica e non sarà l’ulti­ma. La prima fu Renata, velina mila­nista, sangue brasiliano nelle vene e tanta adrenalina da spendere. Fu lei, nell’orgasmo calcistico di una Cham­pions League ancora da vincere e con la promessa ai suoi fans televisi­vi di uno spogliarello stile Ferilli in caso di successo rossonero, ad appic­cicare al premier Silvio Berlusconi quella parolina, «papi», che ora sta fa­cendo il giro del mondo. «Renata è un tipo un po’ sui generis, ha una componente maschile molto accen­tuata. Ha chiamato il premier con questo appellativo con incolpevole naturalezza per rimarcarne la familia­rità con il Milan, senza nemmeno averlo mai conosciuto prima». Trovata geniale, mediaticamente fulminante: da allora, quel vezzeggia­tivo si è diffuso con la velocità di una pandemia nella variopinta galas­sia umana che circonda il Cavaliere. «E ora molte ragazze si rivolgono a lui in quel modo. È una consuetudi­ne, forse il frutto di un tacito accor­do, una specie di nome in codice de­ciso, magari, per l’atavico timore di essere intercettate».

Papi, nome in codice. A svelare il mistero, per la tranquillità dei posteri, è la reggiana Elisa Alloro, 32 anni, valletta, showgirl. E da oggi pure scrittrice. Catturando il vento del momento, ha scritto un instant book dal titolo «Noi, le ragazze di Silvio» (100 pagine, Aliberti editore, euro 9,90). Si tranquillizzino Ghedini e il suo stuolo di legali: non c’è fango nelle pagine di Elisa. Che, anzi, sotto forma di lettera de­stinata a Veronica Lario, rintuzza le accuse di «ciarpame» e difende lo sta­tus di velina con annesse ambizioni elettorali (comprese le sue, visto che figurava tra le eurocandidabili al cor­so di formazione politica in via del­l’Umiltà, per poi ripiegare, dopo il ci­clone Veronica, su una nomination comunale a Reggio con il Pdl). Ma so­prattutto regala parole uniche sul Ca­valiere. Testuale: «Il premier è una miniera di saggezza… Ogni minuto trascorso con lui l’ho sempre conside­rato alla stregua di un dono divino».

E siccome i miracoli esistono, un bel giorno del 2004 Elisa, che allora lavorava per Mediaset, co­nobbe il suo mito. Dove­va intervistarlo sul Ponte di Messina. E invece, in un batter d’occhio, si ri­trovò catapultata in Sar­degna, «ad un pranzo di lavoro — scrive — con professionisti dello staff presidenziale: io, unica donna». Il tutto, dopo un volo da Ciampino «sul­l’aereo della Presidenza del Consiglio», durante il quale scoprì che il premier, di lei, sa­peva tutto («Esibì un corposo fascico­lo » ricorda Elisa). E le fece pure un’offerta di lavoro (che lei rifiutò): «Mi spiegò che stava mettendo insie­me una task force di 50 giovani gior­nalisti che facessero da ufficio stam­pa ponte tra Roma e Bruxelles: al suo curriculum gioverebbe enormemente, mi disse…». Terminata la colazione, di nuovo sull’aereo di Stato: destinazione Milano, stadio San Siro, dove era di scena il Milan. Poi ancora auto blu, il grido delle sirene («Milano sembrava tutta per noi…») per l’ennesimo trasferimento aereo su Ciampino.

Lasciata Mediaset, Elisa ha lavorato per una casa di produzione, ma non ha perso le tracce del premier: «A volte è capitato che mi invitasse a raggiungerlo a villa Certosa, a cene con decine di ospiti ». Di Noemi ha ricordi vaghi («Ci siamo presentate fugacemente durante una festa»). Molto più impressa le è rimasta invece «l’ossessione del Cavaliere per l’ordine». Come quando suggerì a Michela Vittoria Brambilla di tenere i capelli raccolti, «che addolciscono i lineamenti ». O a Mara Carfagna «il castigato caschetto, che allontana lo stereotipo da star di calendario». E come dimenticare, scrive Elisa, le due gemelle montenegrine che inscenarono «uno sconclusionato e folle balletto davanti agli occhi di un costernato premier»? E «le altre apparizioni non annunciate, femminili e non, ai cancelli delle sue dimore…»? Chiusura del libro con ringraziamenti. Ad amici, genitori. E pure «a Silvio, autore inconsapevole di molte di queste pagine».

Francesco Alberti

°°° Ecco un’altra gallina decerebrata (scrittrice… Sic!) che avvalora le denunce di uso improprio degli aerei di Stato. Parla anche della “saggezza del premier-papi“… ma quanto è saggio scarrozzare una zoccoletta su e giù per l’Italia a spese nostre? Quanto è serio? Quanto è responsabile? Quanto è sensato? Tutti liberi di farsi i cazzi loro, alla faccia della crisi, alla faccia delle famiglie, alla faccia dei terremotati, alla faccia dei disoccupati, alla faccia dei pensionati. COI NOSTRI SOLDI! Alla faccia della feccia!

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La fine è vicina

Il RETROSCENA
Dopo l’intervista all’ex fidanzato si studia un cambio di strategia
E dopo la strategia della “non risposta” ora si pensa di replicare
E il Cavaliere furibondo
studia una nuova via d’uscita

di CLAUDIO TITO

ROMA – Far parlare Noemi e la madre di Noemi. Proporre la “verità” delle dirette interessate. Fino a ieri Silvio Berlusconi era convinto che il “caso Letizia” si sarebbe sgonfiato da se. Lentamente, ma pur sempre sgonfiato. L’intervista all’ex fidanzato della ragazza napoletana, però, sta cambiando qualcosa nello schema berlusconiano.

La giornata nera del premier è cominciata ieri mattina con la lettura di Repubblica. Ha iniziato a tempestare di telefonate una parte del suo staff. Da palazzo Grazioli, a Roma, ha chiamato Gianni Letta, ha sentito Nicolò Ghedini e ha parlato con il suo portavoce, Paolo Bonaiuti. Un breve briefing per organizzare la reazione. Il Cavaliere era infuriato. Non si aspettava che la vicenda si arricchisse di un’altra pagina. “È solo gossip. È tutto invenzione – ha assicurato ai suoi -. O meglio, è una manovra del Pd. Pensano di fare campagna elettorale in questo modo. Non possono attaccare il governo – perché non c’è nulla che non abbiamo fatto – e allora vanno sul gossip”.

Se nei giorni scorsi, il presidente del consiglio aveva imboccato la strada della “non risposta”, ieri dunque per la prima ha chiesto un parere sulla necessità di replicare davvero. Non alle dieci domande di Repubblica, ma direttamente all’opinione pubblica. Già l’altro ieri aveva ventilato l’ipotesi di riferire in Parlamento. Una soluzione tramontata nel giro di poche ore. Basti pensare che anche nell’intervista concessa l’altro ieri alla Sicilia, ha preferito tagliare corto: “potrei usare parole di fuoco, aggettivi pesanti, ma non ho voglia di parlare di queste cose. Ci sono argomenti molto più seri, c’è una campagna elettorale per le europee, e di Europa sto sentendo parlare molto poco”. Stavolta, invece, sta lentamente emergendo l’idea di esporre la “versione originale” mettendo il confronto esattamente sui binari scelti da Gino Flaminio. Far quindi parlare le dirette interessate: Noemi Letizia e la madre. Per fornire tutte le spiegazioni che, ripete il premier, sono “personali e pulite”. E per di più appartenenti ad un lontano passato.

Non è ancora una decisione, ma l’inquilino di Palazzo Chigi vorrebbe ribaltare il tavolo. A Via del Plebiscito stanno valutando tutti i pro e i contro. Soppesano i rischi connessi alla scelta di “dare altro spazio al gossip”. Sta di fatto che da ieri qualcosa è cambiato negli orientamenti del premier. E in gioco non c’è una semplice querela. Non è un caso che ieri i suoi giudizi su Repubblica siano stati a dir poco taglienti.
Per ora la svolta non è stata effettuata. Il Cavaliere vuol ancora studiare gli effetti della vicenda sui sondaggi e le eventuali “prossime puntate”. Anche perché la posizione assunta fino a questo momento è stata un’altra. “Tra un po’ – ha ripetuto Berlusconi nei giorni scorsi a molti dei suoi interlocutori – questa storia non interesserà più nessuno. Rimarranno loro a farsi quelle dieci domande. Tanto, non possono avere niente di più perché non c’è niente di più. E allora io continuerò a fare finta di nulla”. Una tattica che ieri ha cominciato a incrinarsi.

Anche perché quel che è accaduto nel pomeriggio a San Siro è stato letto dagli uomini del presidente del consiglio come un ulteriore segnale. Le contestazioni subite in occasione della partita Milan-Roma rappresentano quasi un unicum. Critiche pronte a prescindere dalla sconfitta con i giallorossi. Gli striscioni contro il presidente erano pronti fin dall’inizio del match. Da tempo il Cavaliere non era abituato a questi episodi. La giornata nera di Berlusconi si è chiusa così.

°°° In italiano: Mafiolo si sta cagando in mano e attacca con le sue calunnie solite la poca stampa libera. Rilascia interviste all’estero, dove i giornalisti VERI ascoltano le sue cazzate (“sono stato sempre assolto”) e poi gli ridono in faccia e chiudono i loro servizi con le prove che smontano le falsità di Berlusconi.
Ve lo dicevo io che andava ai matti? Ora regalerà un altro po’ di soldi e di gioielli alle due galline di Casoria per far loro dichiarare il falso, ma saranno appunto MINCHIATE. Il racconto di Gino è suffragato da prove, amici, familiari, foto e testimoni. Impossibile da smontare. Infine… quel pagliaccio del padre di Noemi ieri dice di aver querelato l’ex fidanzato della figlioletta e Repubblica… ma hanno aperto la procura della Repubblica solo per lui, di domenica? CAZZARI!!!

BERLUSCONI PIGLIA UN CAZZOTTONE CHE LO DISFA:

boxe

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Vi ricordate del terremoto di San Giuliano in Molise del 2002?
il Presidente del Consiglio di allora era come lo è adesso il Cavalier Silvio Berlusconi, l‘omuncolo che porta più sfiga al mondo… aveva promesso la ricostruzione dei
luoghi colpiti dal sisma in 18-24 mesi, sono passati quasi 7
anni ,cosa è stato fatto ?

La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una città satellite a L’Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne
di Gianluca Di Feo
New L’Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l’inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L’Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case». Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa: «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un’ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».
Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».
Non sembrava un’impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e normale fruibilità degli abitanti».
Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici ‘intelligenti’ ad altissima tecnologia, non se n’è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola – questo sì un istituto d’avanguardia, definito ‘il più antisismico d’Italia’ – di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l’inaugurazione nello scorso settembre. Come è lontano quell’autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l’opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a ‘L’espresso’ di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L’incarico al ‘triplicatore di Milano’ fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all’arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano già stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.
A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal ‘Corriere della sera’ e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del ‘villaggio provvisorio’. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla ‘ricostruzione pesante’ del centro storico. Di soldi in realtà ne sono stati spesi tanti. Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto è oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell’ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilità. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell’uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni.
Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia

°°° Com’è evidente e dimostrato da decenni: silvio berlusconi è solo uno sporco sciacallo CAZZARO!!!

b-piduista

b-osso

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