“Ancona, M5S spaccato sulla scelta del candidato sindaco” Prime crepe nella setta che sfancula i due padroni. E siamo solo all’inizio.

Ancona, il Movimento 5 Stelle si spacca sulla scelta del candidato sindaco

Da una parte Andrea Quattrini, sostenuto da Grillo e Casaleggio. Dall’altra un gruppo di dissidenti capitanati dall’economista Mauro Gallegati, che per le amministrative vuole un nome proposto dalla base. Una diatriba che ha le sue radici in episodi di 4 anni fa.

Da una parte l’aspirante sindaco Andrea Quattrini sostenuto da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio. Dall’altra un gruppo di dissidenti interni targati 5 stelle, pronto a contestare la candidatura ufficiale fino alla vigilia delle elezioni. Arrivano tutte da dentro le grane per ilMovimento 5 stelle di Ancona. Nel capoluogo marchigiano, infatti, il movimento di Grillo si avvicina alle amministrative del 26 e del 27 maggio spaccato in due da una faida che va avanti da quasi 4 anni, e che sembra non volersi spegnere nemmeno alla vigilia delle elezioni. Da mesi ormai un gruppo di attivisti locali, capitanati dall’economista Mauro Gallegati, sta protestando con documenti e raccolte firme contro Quattrini, considerato un nome imposto dall’alto, senza alcuna consultazione della base.

La lotta nel gruppo a 5 stelle del capoluogo marchigiano è antica e affonda le radici nell’inverno del 2009. All’epoca il Movimento 5 stelle con il 4.9% dei voti riesce a piazzare in consiglio comunale il candidato sindaco Gallegati, professore di economia che si vanta di aver presentato il nobel Stiglitz a Grillo. Questo però si dimette dopo pochi mesi, secondo alcuni per rispettare il regolamento interno che prevedeva la rotazione semestrale dei candidati a 5 stelle, e lascia così il posto al secondo in lista, l’attuale aspirante sindaco Quattrini. Ed è in questo momento scoppia la lite. Quattrini infatti rimane in consiglio per 4 anni, anche se per una parte del movimento avrebbe dovuto far spazio agli altri 5 stelle dopo sei mesi di lavoro, così come aveva fatto Gallegati.

Nei mesi la disputa si alimenta di continui bisticci e veleni, tanto da convincere Beppe Grillo a intervenire per cercare di sedare gli animi. E così con una diffida mette alla porta uno dei dissidenti,Stefano Stefanelli, ex candidato alle comunali nella lista civica dei 5 stelle nelle elezioni del 2009. Il provvedimento però non serve a ricompattare il gruppo, che a inizio anno si lacera di nuovo di fronte alla candidatura a sindaco di Quattrini.

Nonostante il consigliere comunale uscente riceva il beneplacito di Grillo, durante la tappa anconetana dello Tsunami tour, una parte del movimento, guidata da Gallegati, non digerisce la scelta e decide di ribellarsi. Comincia a convocare assemblee, lancia raccolte firme, e invoca a gran voce una nuova selezione, con l’apertura di gruppi Facebook come quello intitolato “Io voglio le primarie per il candidato sindaco di Ancona”.

Dall’altra parte Quattrini, forte dell’endorsement del leader, tira dritto e ricorda come gli oppositori non facciano parte del movimento: “Stefanelli, candidato per la Lista Civica Ancona 5 Stelle nel 2009, è uscito dal gruppo nel corso dello stesso anno”, ricorda in un post pubblicato sul sito del movimento. “Per contrastare in questi anni la nostra attività, ha aperto e gestisce siti falsi a nostro nome, nonostante sia stato diffidato dai legali di Beppe Grillo”. Ne ha anche per Gallegati: “Ha provato a candidarsi per le elezioni politiche 2013 ma non è stato considerato idoneo dallo staff di Grillo.
 Ha cercato anche di promuovere se stesso, con interviste su molti quotidiani, come estensore del programma economico del Movimento 5 Stelle, poi smentito dallo stesso Grillo. Tutti sono liberi di criticare, ma queste persone non fanno parte del Movimento 5 stelle”.

Difesa che però non serve a cancellare il malessere di una parte del gruppo. L’ultimo documento contro il candidato sindaco sottoscritto da una decina di dissidenti risale al 5 maggio, ad appena 20 giorni dalle elezioni. Alla fine ci proverà Beppe Grillo a ricompattare i suoi, con un comizio in piazza ad Ancona, in programma per venerdì 15 maggio. Impresa quella del capo dei 5 stelle, che si preannuncia tutt’altro che facile.

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Ti serve un prestito? Ora ci pensa Facebook

Arriva Send Money, un’applicazione Fb per prestarsi soldi con i propri amici. Attiva già in 65 Paesi, funziona con PayPall e non prevede costi aggiuntivi. Beppe Grillo l’aveva detto: “In questo modo si bypassano le banche”
Ti serve un prestito? Ormai non c’è più bisogno di rivolgersi alle banche, basta scaricare Send Money, una semplice applicazione Facebook. Attiva già in 65 Paesi al mondo, adesso l’opzione di prestiti peer to peer sbarca anche in Italia, veicolata proprio dal celebre social media. Grazie a questa applicazione, si può prestare o ricevere denaro senza nemmeno usare la carta di credito, bensì una semplice PayPal, la carta per gli acquisti on line.

Bassissime le commissioni: appena 30 centesimi. Si paga di più invece se si utilizza una carta diversa, precisamente il 2,9% dell’importo versato. Facebook invece non prende proprio niente, ma si limita a fornire la piattaforma per gli scambi. Un commercio di denaro tra i propri “amici” e contatti, con i quali sarà possibile anche scambiarsi regali e donazioni. Insomma lo stesso principio che regola la condivisione di musica, e-books e video.

Facile l’utilizzo. L’applicazione prevede la possibilità di trasferire denaro a tutti i propri contatti con un semplice click, basta avere i dati PayPal e scegliere una cartolina elettronica d’accompagnamento. Un mercato che si prevede in rapida espansione, visto il bacino del network su cui si appoggia: circa 800 milioni di utenti. E Facebook cosa ci guadagna? Sicuramente popolarità, soprattutto in vista della guerra con Google +, il nuovo social media lanciato dal colosso americano Google che ha ambizioni di mercato molto elevate.

Send Money rappresenta l’ultima frontiera del prestito virtuale, un mercato che sta vivendo un notevole sviluppo negli ultimi anni. Sempre più spesso il cittadino-risparmiatore cerca online una risposta alle proprie esigenze di finanziamento, per se o per la propria azienda, di solito piccola o media. Sempre su Internet si possono infatti trovare i cosiddetti “comparatori on line”, ad esempio SuperMoney, che consentono di valutare le offerte di venti banche e finanziarie per trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze.

Ma con Send Money si va addirittura oltre la logica del prestito bancario. Si realizza la profezia di Beppe Grillo, che più di una volta ha citato nei suoi spettacoli esempi di prestiti privati in vigore in altri Paesi. Ad esempio il sito Zopa.com, secondo il comico genovese sponsorizzato direttamente dalla BBC. Ad oggi questo sito permette a circa 800mila inglesi di prestarsi soldi a vicenda mettendosi d’accordo sul tasso d’interesse da pagare. Il tasso d’interesse viene deciso con una specie d’asta aperta dal prestatore sul modello Ebay. Tutta la transazione si compie con una sola tassazione dell’1 per cento. “In questo modo si bypassano le banche, non c’è più nessun usuraio”, ha più volte detto Grillo. “Purtroppo questo non è possibilmente in Italia perché c’è una legge della Banca d’Italia che vieta espressamente la mutualità del credito”. Ma niente paura, da oggi in Italia ci pensa Facebook.

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Un finanziere agli arresti domiciliari per “spiate illegali” a un “giornalista”. Indovinate chi lo pagava…

Informazioni su politici a un giornalista. Un finanziere agli arresti domiciliari

ROMA – Un militare della Guardia di Finanza in servizio a Pavia è stato posto agli arresti domiciliari su ordine della magistratura di Milano, per una seria di accessi abusivi agli archivi informatici delle Fiamme Gialle, “in violazione dell’articolo 615 ter del codice penale. Reato, precisa il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia, “per cui è competente la Procura della Repubblica di Milano”. Il finanziere è accusato di aver eseguito, tra il gennaio 2008 e l’ottobre 2009, non per motivi di servizio, “numerose interrogazioni al terminale, passando poi le informazioni riservate a terze persone”. Le “terze persone” sarebbero in realtà un giornalista, a cui sarebbero state girate informazioni riservate riguardanti una serie di noti personaggi, tra cui: componenti della famiglia Agnelli, Antonio Di Pietro, Luigi De Magistris, il giudice Mesiano, Beppe Grillo, Marco Travaglio e la escort Patrizia D’Addario.

b-cesso

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Vogliono la guerra davvero?

Ricevo e inoltro:

È passato l’emendamento D’Alia.

L ‘attacco finale alla democrazia è iniziato!

Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo.

Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l ‘obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC), è stato introdotto l’articolo 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”. Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l’articolo è diventato il n. 60. Anche se il senatore Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della “Casta” che non vuole scollarsi dal potere.

In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all’estero. Il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l’ennesima volta, in una materia che vede un’impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d’interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.

Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania.

Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico.

Fate girare questa notizia il più possibile. È ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. È in gioco davvero la democrazia!!!


°°°Ok. Io comincio subito a cagarmi addosso: BERLUSCONI, RIDAMMI I TRECENTO MILIONI DI EURO CHE MI HAI RUBATO, LADRO!
Tu, che hai sempre rubato i format, miei e di altri colleghi, e che DA SEMPRE RUBI TUTTI I FILMATI DI PAPERISSIMA… ti permetti di denunciare Youtube? BUFFONE!

fanculo

b-merda2

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Ucci ucci, la puzza di Carlucci

Facebook e l’onorevole:
giù le mani dalla privacy

Il riconoscimento annuale a chi ha minacciato di più i diritti degli internauti. Vincono il social network e la Carlucci di ALESSANDRO LONGO

carl

Le peggiori minacce per il diritto alla privacy degli utenti internet italiani? Facebook e Gabriella Carlucci. Hanno vinto rispettivamente tre e due premi “grande fratello”, al Big Brother Award Italia 2009 e la consegna sarà il 23 maggio nell’ambito del convegno e-privacy 2009. Il Big Brother Award è un appuntamento annuale, per chi ha a cuore i diritti degli utenti internet. Si svolge dal 1998 in nove nazioni europee. Qualsiasi utente può nominare un individuo o un’azienda, nelle diverse categorie di “premi”. Chi riceve più nomination va in finale e poi una giuria seleziona il vincitore tra i finalisti; eccetto che per il premio “Lamento del Popolo”, il quale va direttamente a chi ha ricevuto più nomination.

Stavolta “Lamento del popolo” è andato a Facebook, che si è guadagnato anche il premio come “Tecnologia più invasiva” (qui in finale c’erano anche Argos, che è il sistema di videosorveglianza a Venezia, e Google, che da tempo ha smesso di essere visto dalla rete come il gigante buono senza macchia) e come “Peggiore azienda privata” (in finale c’erano Mediaset e Telecom Italia).

Facebook ha vinto per tanti motivi: perché è una piattaforma arroccata nei propri standard (solo ora ha aderito al progetto OpenId, ma è una goccia in un fiume che va in senso opposto); perché si arroga il diritto di trattare i dati degli utenti con una certa libertà e non offre loro un dialogo quando ci sono controversie. Per esempio, nel caso di account utente chiusi d’autorità e senza preavviso, come ben sanno le tante vittime di questa pratica più volte adottata da quello che è il principale social network in Italia (con quasi 10 milioni di utenti).

La Carlucci ha invece un primato: è la prima volta che un individuo si becca ben due premi Big Brother. A lei sono andati il premio “Bocca a stivale” (in finale c’erano Beppe Grillo, che a quanto pare non ha solo fan tra il popolo della rete, e Telecom Italia) e “Minaccia da una vita” (in finale era con Emilio Fede e Nicolas Sarkozy. La Carlucci si è fatta “amare” da tanti per le sue posizioni draconiane a tutela del copyright e la proposta di bandire l’anonimato da internet, cioè di schedare in massa tutti gli utenti qualunque passo facciano sul web. In rete è nota anche per aver augurato a un giornalista dell’espresso che suo figlio venga adescato da pedofili.

C’è anche il premio “peggior ente pubblico”, andato al ministero dell’Interno, per iniziative quali la schedatura di bimbi rom. Unico premio positivo, “Eroi della privacy”, è andato a Electronic frontier foundation, associazione storica americana che si batte per i diritti degli utenti internet.

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