Nel giorno della memoria una legaiola di Bologna propone di schedare i musulmani.

La Lega: “Contiamo i musulmani”
E la maggioranza abbandona l’aula

Quasi un Aventino, oggi, in consiglio comunale: alla proposta di una consigliera del Carroccio di censire la popolazione islamica in città, i consiglieri di Pd, Idv e Sel sono usciti tutti insieme dalla sala

DI SILVIA BIGNAMI

La Lega: "Contiamo i musulmani" E la maggioranza abbandona l'aulaL’uscita dei consiglieri di maggioranza

Tutti i consiglieri di maggioranza si alzano e abbandonano l’aula del consiglio comunale, sull’Aventino contro la proposta di Lucia Borgonzoni, consigliera della Lega Nord, che nel Giorno della memoria decide di proporre un censimento, di fatto una “schedatura”, degli islamici praticanti a Bologna.

Una proposta che già ieri l’assessore Matteo Lepore aveva stigmatizzato, via Twitter e non solo: “Sono senza parole, la Lega resti a casa”. Ma la consigliera del Carroccio va avanti lo stesso, e porta la sua domanda d’attualità all’attenzione del Question Time, stamattina a Palazzo d’Accursio. Così Pd, Sel e Idv, in aula per il Question Time, decidono di manifestare platealmente il loro dissenso, abbandonando in massa l’aula non appena la consigliera leghista prende la parola.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/01/27/news/la_lega_contiamo_i_musulmani_e_la_maggioranza_abbandona_l_aula-28866379/

QUESTI DELLA LEGA SONO DA MITRAGLIARE.

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Povero innocente…

Vi pregherei di fare memoria o qualche ricerca e scoprirete che Bertoilaso, d’accordo con cosentino e i casalesi, ha CREATO il disastro dell’immondezza a Napoli… su ordine preciso di berlusconi e la camorra per far fuori Prodi e lasciare così mano libera alle mafie e ai farabutti. Fu Prodi, infatti, a firmare il decreto URGENTE per liberare quello sconcio dalle strade (cui si opponevano anche in piazza le famiglie dei camorristi) ben DUE MESI PRIMA delle elezioni anticipate! Il decreto prevedeva anche l’intervento dell’esercito per tutelare i lavoratori. Quindi, NON HA RISOLTO UN BENEAMATO CAZZO, semmai il disastro l’ha creato! e Prodi infatti lo cacciò. Ma dopo i brogli, la compravendita dei voti e gli aiuti massicci delle mafie, la malavita di berlusconi tornò al potere ed ecco che stiamo di nuovo immersi nella merda. Voglio ricordare anche, ancora una volta, che anche in Abruzzo Bertolaso e Berlusconi HANNO CREATO il disastro! E quindi NON HANNO RISOLTO UN ENNESIMO BENEAMATO CAZZO! Furono loro, infatti, ad irridere e minacciare il tecnico che lanciò l’allarme terremoto ben una settimana PRIMA del disastro! Furono i loro amici faccendieri a costruire con lo sputo le case crollate, speculando sulla pelle dei morti. Infine, oltre alle passerelle pagliaccesche e fasciste, Berlusconi NON HA FATTO UN CAZZO per i terremotati (salvo irriderli “fate finta che siete in vacanza”… o promettere una dentiera auna signora; dentiera che non si è mai vista. Quindi fa il paio con la tragedia del 2002, dove Mafiolo non si vergognò di regalare un orologino di plastica del Milan a un vecchietto che aveva perso tuttoecrepava di freddo in tenda). E ancora, Berlusconi e Bertolaso hanno consegnato solo ed esclusivamente le case regalate da noi sardi e quelle donate dalla provincia “rossa” di Trento! Per il resto… zero! Si sono persino rubati i 480 milioni di euro messi a disposizione dalla UE, mentre l’Aquila è ancora un cumulo di macerie e nessuno ha ricostruito nemmeno un muro e gli aquilani si stanno trasferendo altrove, con la morte nel cuore: sapendo di non poter tornare mai più nelle loro case e nellaloro città. Non almeno finché resteranno al potere questi farabutti, cazzari e incapaci.
Infine… non dimentichiamoci nemmeno delle “grandi opere” inaugurate con strepiti, suoni, e telecamere al seguito, dal mafioso di Arcore, a cominciare dal mega inceneritore di Rovigo. Tutte opere volute, finanziate, e realizzate da Romano Prodi, Di Pietro e Bersani. Memoria, ragazzi, MEMORIA!

 

bertolaso in croce

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Pro memoria x gli amici sardi (replay)

Il buon lavoro di Soru e lo sfascio di Cappellacci

* Il debito totale del bilancio regionale è stato ridotto, in 4 anni, di
oltre 2400 milioni di euro.
In Sardegna, nel 2004, si è arrivati a spendere l’esorbitante cifra di 340
milioni di euro per la formazione professionale.

* Nel 2004, la Regione Sardegna, enormemente indebitata, impiegava il 98%
delle risorse del proprio bilancio per le spese correnti, ovvero stipendi
del personale, locali ecc., mentre ora questa percentuale è scesa al 65%:
ciò consente di investire il restante 35% nelle politiche sociali,
sanitarie, dell’istruzione ecc.
*  Durante l’amministrazione Soru le auto blu della Regione sono passate
da 750 a 50.
L’amministrazione Soru ha eliminato

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CAZZARI ALLO SBANDO

L’avvocato lo aveva presentato a Roma
Le 5.000 immagini scattate da Zappadu non saranno sequestrate
Foto Villa Certosa: no della Procura
respinto l’esposto di Ghedini

Il fotoreporter ascoltato dal Garante della Privacy

Niccolò Ghedini

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ROMA – La procura di Roma cambia strada e respinge l’esposto dell’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini sul sequestro delle cinquemila nuove foto scattate a Villa Certosa dal fotoreporter Antonello Zappadu. Non più tardi di dieci giorni fa, di fronte al primo esposto, relativo a 700 scatti, la Procura dispose il sequestro immediato. Questa volta si è limitata a passare gli atti ai colleghi sardi di Tempi Pausania competenti per territorio.

Ghedini aveva già annunciato, alla fine della settimana scorsa, il nuovo ricorso alla magistratura. “E’ un fatto gravissimo, chiediamo al Garante e all’autorità giudiziaria che vengano sequestrate tutte le cinquemila fotografie che Zappadu dice di aver scattato”, aveva dichiarato l’avvocato del premier. Le foto scattate dal 2006 al 2009 sarebbero, per l’avvocato, “intollerabili” in quanto violerebbero la privacy del premier e dei suoi ospiti. E’ proprio al reato di violazione della privacy, previsto dall’art. 651 bis del codice penale, che Ghedini si appella.

Zappadu dal Garante – Questa mattina il fotoreporter sardo è stato ascoltato dal Garante della Privacy in merito alla vicenda delle foto scattate a Villa Certosa. Zappadu ha tempo sino alle 16 di mercoledì per consegnare una memoria difensiva. Intanto il Garante procederà con l’istruttoria sulla vicenda.

°°° Ma davvero questo azzeccagarbugli spiritato crede di prendere per il culo tutti? Lui e il suo padrone bandito e cocainomane si ostinano a trattare i cittadini italiani come se fossero decerebrati come i suoi elettori. O ghedini! Piglia, incarta, e porta a casa!!!

ECCO GHEDINI STUPITO PER IL VAFFANCULO DEI GIUDICI.

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IL CAZZARO dalla faccia da culo

Maria Novella Oppo

Le bugie preventive

Problemi di giornalismo televisivo (e non solo). Primo fra tutti quello segnalato ieri a Omnibus dal professor Sartori: come mai, quando Berlusconi nega di aver detto quello che ha appena detto, nessuno osa rimandare in onda la registrazione delle sue parole? E – aggiungiamo noi – possibile che nessuno si permetta di fargli domande precise e incalzanti come quelle che, tanto per fare un esempio, sono state fatte durante tutta la campagna elettorale a Franceschini? Si vede che col leader del Pd certi giornalisti si sentono stimolati a fare il loro porco mestiere, mentre con Berlusconi si accontentano di fare atto di presenza-assenza, in vista di possibili sviluppi di carriera futura. E per il passato, manco a dirlo, nessuna memoria e nessuna autocritica. Nemmeno quando Obama cancella la politica estera di Bush e tutti lo elogiano, compresi quelli che hanno sostenuto le guerre e le bugie preventive di Bush e Berlusconi.

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Bandito corruttore, DIMETTITI!!!

Un leader in fuga dalla verità
di GIUSEPPE D’AVANZO

È giusto ricordare che, se Silvio Berlusconi non si fosse fabbricato l’immunità con la “legge Alfano”, sarebbe stato condannato come corruttore di un testimone che ha protetto dinanzi ai giudici le illegalità del patron della Fininvest. Condizione non nuova per Berlusconi, salvato in altre occasioni da norme che egli stesso si è fatto approvare da un parlamento gregario.

Le leggi ad personam, è vero, sono un lacerto dell’anomalia italiana che trova il suo perno nel conflitto di interessi, ma la legislazione immunitaria del premier è soltanto un segmento della questione che oggi l’Italia e l’Europa hanno davanti agli occhi. Le ragioni della condanna di David Mills (il testimone corrotto dal capo del governo) chiamano in causa anche altro, come ha sempre avuto chiaro anche il presidente del consiglio. Nel corso del tempo, il premier ha affrontato il caso “All Iberian/Mills” con parole definitive, con impegni che, se fosse coerente, oggi appaiono temerari: “Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conoscevo neppure l’esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario” (Ansa, 23 novembre 1999, ore 15,17). Nove anni dopo, Berlusconi è a Bruxelles, al vertice europeo dei capi di Stato e di governo. Ripete: “Non conoscevo Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l’Italia” (Il sole24ore. com; Ansa, 20 giugno 2008, ore 15,47). È stato lo stesso Berlusconi a intrecciare consapevolmente in un unico destino il suo futuro di leader politico, “responsabile di fronte agli elettori”, e il suo passato di imprenditore di successo. Quindi, ancora una volta, creando un confine indefinibile tra pubblico e privato. Se ne comprende il motivo perché, nell’ideologia del premier, il suo successo personale è insieme la promessa di sviluppo del Paese. I suoi soldi sono la garanzia della sua politica; sono il canone ineliminabile della “società dell’incanto” che lo beatifica; quasi la condizione necessaria della continua performance spettacolare che sovrappone ricchezza e infallibilità.

Otto anni fa questo giornale, dando conto di un documento di una società internazionale di revisione contabile (Kpmg) che svelava l’esistenza di un “comparto estero riservato della Fininvest”, chiedeva al premier di rispondere a qualche domanda “non giudiziaria, tanto meno penale, neppure contabile: soltanto di buon senso. Perché questi segreti, e questi misteri? Perché questo traffico riservato e nascosto? Perché questo muoversi nell’ombra? Il vero nucleo politico, ma prima ancora culturale, della questione sta qui perché l’imprenditorialità, l’efficienza, l’homo faber, la costruzione dell’impero ? in una parola, i soldi ? sono il corpo mistico dell’ideologia berlusconiana” (Repubblica, 11 aprile 2001). Berlusconi se la cavò come sempre dandosi alla fuga. Andò a farsi intervistare senza contraddittorio a Porta a porta per dire: “All Iberian? Galassia off-shore della Fininvest? Assolute falsità”.

La scena oggi è mutata in modo radicale. Se il processo “All Iberian” (condanna e poi prescrizione) aveva concluso in Cassazione che “non emerge negli atti processuali l’estraneità dell’imputato”, le motivazioni della sentenza che ha condannato David Mills ci raccontano il coinvolgimento “diretto e personale” di Silvio Berlusconi nella creazione e nella gestione di “64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest”. Le creò David Mills per conto e nell’interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle “fiamme gialle” corrotte), Mills mentì in aula per tener lontano Berlusconi dai guai, da quella galassia di cui l’avvocato inglese si attribuì la paternità ricevendone in cambio “enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali”, come si legge nella sentenza.

È la conclusione che ha reso necessaria l’immunità. Berlusconi temeva questo esito perché, una volta dimostrato il suo governo personale sulle 64 società off-shore, si può oggi dare risposta alle domande di otto anni fa, luce a quasi tutti i misteri della sua avventura imprenditoriale. Si può comprendere come è nato l’impero del Biscione e con quali pratiche. Lungo i sentieri del “group B very discreet della Fininvest” sono transitati quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che hanno ricompensato Bettino Craxi per l’approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi (se non si vuole dar credito a un testimone che ha riferito come “i politici costano molto? ed è in discussione la legge Mammì”). E ancora, il finanziamento estero su estero a favore di Giulio Malgara, presidente dell’Upa (l’associazione che raccoglie gli inserzionisti pubblicitari) e dell’Auditel (la società che rileva gli ascolti televisivi); la proprietà abusiva di Tele+ (violava le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le “fiamme gialle”); il controllo illegale dell’86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l’acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; la risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma; gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente. Sono le connessioni e la memoria che sbriciolano il “corpo mistico” dell’ideologia berlusconiana: al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c’è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa.

Questo è il quadro che dovrebbe convincere Berlusconi ad affrontare con coraggio, in pubblico e in parlamento, la sua crisi di credibilità, la decadenza anche internazionale della sua reputazione. Magari con un colpo d’ala rinunciando all’impunità e accettando un processo rapido. Non accadrà. Il premier non sembra comprendere una necessità che interpella il suo privato e il suo ufficio pubblico, l’immagine stessa del Paese dinanzi al mondo. Prigioniero di un ostinato narcisismo e convinto della sua invincibilità, pensa che un bluff o qualche favola o una nuova nebbia mediatica possano salvarlo ancora una volta. Dice che non si farà processare da questi giudici e sa che non saranno “questi giudici” a processarlo. Sa che non ci sarà, per lui, alcun processo perché l’immunità lo protegge. Come sa che, se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento “dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura”, come se non conoscessimo la litania da quindici anni. Finge di non sapere che ci si attende da lui non uno “spettacolo”, ma una risposta per le sue manovre corruttive, i metodi delle sue imprese, i sistemi del suo governo autoreferenziale e privatistico. S’aggrappa al solito refrain, “gli italiani sono con me”, come se il consenso lo liberasse da ogni vincolo, da ogni dovere, da ogni onere. Soltanto un potere che si ritiene “irresponsabile” può continuare a tacere. Quel che si scorge in Italia oggi ? e non soltanto in Italia ? è un leader in fuga dalla sua storia, dal suo presente, dalle sue responsabilità. Un leader che non vuole rispondere perché, semplicemente, non può farlo.

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Quel lavativo lecchino di Brunetta

Il provvedimento sarà presentato alle Camere lunedì
Prima del via libera definitivo sarà esaminato da Cnel, sindacati e Regioni
P.A., arriva “la rivoluzione Brunetta”
Sì del Cdm, ma slitta la class action

brunetta

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo delega per la produttività nella Pubblica amministrazione. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine della riunione. Berlusconi ha ringraziato Renato Brunetta per l’impegno

MA CHI E’ QUESTO GNOMO ARROGANTE? VEDIAMO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Che-furbetto-quel-Brunetta/2049037&ref=hpsp

Che furbetto quel Brunetta
di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo
La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall’ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell’università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: “Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro”. Eravamo a metà dei ruggenti anni ’80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l’ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell’esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano – parole sue – ‘Lorella Cuccarini’ del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A ‘L’espresso’ risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all’altezza di un Nobel. Ma c’è un settore nel quale l’ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell’economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

brunettasordi

brunetta

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Andrea Camilleri e Saverio Lodato

di Andrea Camilleri e Saverio Lodato


Delinquenti, dentisti e Pm. Così Berlusconi offende la memoria di suo padre

Camilleri, per molto tempo avevamo pensato che Silvio Berlusconi sfuggisse alla regola, simile agli dei di cui parla Sallustio: «Ogni dio è imperituro e ingenerato». Invece anche lui ebbe un papà, non un papi, che è altro tipo di parentela. Dal quale papà, come tutti noi, ricevette perle di saggezza e scampoli di educazione. Berlusconi, un po’ di tempo fa: «Papà mi insegnò che se vuoi far male al prossimo o fai il delinquente, o il dentista o il Pm». Forse, il papà si era fermato ai «delinquenti». E il bambino prodigio ci ha messo del suo.

Se di mamma ce n’è una sola, anche di padre dovrebbe, almeno in teoria, essercene uno solo. Quindi Berlusconi parla di quello stesso padre che l’avrebbe, in tenera età, condotto in un cimitero di guerra americano per fargli giurare eterna amicizia agli Usa difensori della libertà. Sembra una scena da libro Cuore, ma passi. Però che il padre gli abbia detto la frase che Lei, caro Lodato, riporta, mi suona falso. Come del resto anche Lei sospetta. A quell’epoca i Pm non esistevano, si chiamavano giudici istruttori. E non erano né le toghe rosse, né i Torquemada, né i malati di mente che Berlusconi descrive ai suoi affascinati elettori. Quelli semmai vennero dopo, quando misero gli occhi su alcuni affarucci non tanto limpidi del cavaliere, ma allora il papà del nostro Silvietto mi pare che non ci fosse più. Con questa battutaccia, Berlusconi ha offeso, a parte Pm e dentisti che non fanno più male, la memoria di suo padre. Perché o quella frase non fu detta , o se lo fu significa che anche suo padre aveva avuto da temere dalla giustizia. No, sono sicuro che si tratta di una bugia. E mi permetta di lasciar perdere Sallustio e citare Marziale: «Non sei un mentitore abituale, sei la Menzogna stessa fatta persona»

berlusconi-intoccabile.

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