Casoria, il museo assediato da Gomorra ora chiede asilo ad Angela Merkel°°° VERGOGNA!!!

Casoria, il museo assediato da Gomorra
ora chiede asilo ad Angela Merkel

Una lettera inviata dal direttore del Contemporary Art Museum al cancelliere tedesco. L’idea è quella di traslocare con l’intero bagaglio di opere contemporanee, valore 10 milioni, in Germania. “Da due anni oggetto di minacce, telefonate, atti vandalici per la nostra programmazione contro la camorra”. Sterile la richiesta d’aiuto alle istituzioni nostrane. “Solo il presidente Napolitano ci ha risposto, ma non basta”

di LAURA LARCAN

Casoria, il museo assediato da Gomorra ora chiede asilo ad Angela Merkel L’ingresso del Cam con la bandiera della Repubblica Federale di Germania

ROMA – Dal “triangolo di Gomorra” l’arte chiede asilo politico-culturale alla Germania, perché adotti e salvi il patrimonio del Museo di Casoria 1 nell’hinterland napoletano, che vanta circa mille opere di artisti internazionali per un valore complessivo di 10 milioni di euro. “Gentile Cancelliere Angela Merkel, Le invio una richiesta che è frutto della grande difficoltà di fare cultura in Italia. Una difficoltà che non è solo di carattere economico e tecnico ma soprattutto di carattere sociale. Ritengo che in una visione europea, della quale Lei è certamente il più importante testimone, il suo Paese potrebbe adottare il nostro Museo per non abbandonare a se stesso un immenso patrimonio culturale”.

Con queste parole inizia la lettera che questa mattina il direttore del Cam, il Contemporary Art Museum di Casoria Antonio Manfredi ha spedito tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, e per conoscenza all’Ambasciatore tedesco in Italia. La richiesta specificata nell’oggetto è “Asilo politico/culturale al Governo della Repubblica Federale Tedesca”. “Un gesto estremo  –  racconta Antonio Manfredi – che può sembrare solo provocatorio, ma che per noi è l’ultima possibilità di salvaguardare un patrimonio d’arte contemporanea di altissima qualità, più volte minacciato tra atti vandalici, telefonate minatorie,

minacce, nell’incuranza da parte delle istituzioni locali e nazionali, e che ormai non possiamo più proteggere in modo adeguato”. Nella lettera Manfredi, artista lui stesso, nato a Casoria, illustra alla cancelliera Merkel la realtà del Cam, da lui fondato e diretto dal 2005:

“Personalmente sono andato in giro nei luoghi più sperduti della terra a cercare artisti giovani e meno giovani  –  scrive – che grazie a noi sono stati rivalutati, e molti dei quali hanno successivamente partecipato a importanti mostre e biennali”. E non può non citare Roberto Saviano, che in passato ha testimoniato la sua solidarietà al museo: “La realtà sociale in cui operiamo è Casoria  –  scrive Manfredi – nell’hinterland napoletano, spesso oggetto di cronaca per gli episodi camorristici, quella che il nostro scrittore Roberto Saviano nel suo libro definisce il “triangolo di Gomorra”. E insiste sulla cronaca: “Negli ultimi due anni, nella totale indifferenza delle istituzioni pubbliche locali, regionali e nazionali, siamo stati oggetto di ripetuti atti di ostilità 2 (minacce, telefonate minatorie, atti di vandalismo), dovuti alle recenti mostre da noi realizzate contro la camorra”.

E attacca: “Preoccupati di tutelare l’immenso patrimonio artistico/culturale del museo finora costituito, abbiamo chiesto attenzione e protezione a tutte le istituzioni italiane, dal ministero della cultura a quello degli interni, dagli organi di polizia ai prefetti. Ma purtroppo in Italia l’ultimo dei problemi sembra essere quello della cultura”. E formula la richiesta: “Le chiedo pertanto di accogliere la nostra istanza in nome della cultura e dell’arte, rendendomi disponibile, sin da ora, a trasferire l’intera collezione in uno spazio in Germania e a gestirlo insieme ai miei collaboratori”.

E’ l’ultima lettera su cui Manfredi e il suo staff di collaboratori (ovviamente volontari per passione e impegno sociale) riversano le speranze: “Siamo completamenti ignorati dalle istituzioni  –  avverte – il nostro museo, che abbiamo voluto aprire proprio qui a Casoria nella terra della camorra, per pura responsabilità morale nei confronti di un territorio malato, non riceve finanziamenti pubblici e riesce a vivere solo grazie a pochi illuminati sponsor”. Tra i mille appelli fatti alle istituzioni, l’unica lettera ufficiale ricevuta è stata, tre mesi fa, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Ci faceva i complimenti per il lavoro svolto in un territorio così difficile. Ci conforta, ma non basta”. E così è partita la lettera ad Angela Merkel: “Abbiamo scelto la Germania  –  racconta Manfredi – perché nell’analisi geopolitica dell’Europa è l’unico paese che non ha sancito tagli alla cultura, perché è un paese sensibile che punta alla qualità degli interventi sulla cultura, perché lì c’è un approccio forte da parte delle istituzioni e da parte della gente al bene pubblico”.

(01 febbraio 2011)

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Con Mafiolo via a nuovi abusi

Abusi edilizi e turismo di massa: così muore il Parco nazionale del Cilento
Le responsabilità delle amministrazioni locali: «Era più intatto prima che diventasse area protetta»

Le costruzioni abusive di Montecorice devono essere abbattute da oltre vent’anni

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SALERNO – Gli abusi edilizi e un distruttivo turismo di massa stanno danneggiando il Parco nazionale del Cilento. È l’accusa formulata nel Secondo dossier Cilento, redatto dal CodaconsCampania e pubblicato sul sito web dell’associazione con le molteplici violazioni denunciate.

VIOLAZIONI – Il parco è stato istituito nel 1991 e grazie ai suoi 180 mila ettari è il secondo parco nazionale più grande d’Italia. Nello stesso anno è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco e dal 1997 la stessa agenzia dell’Onu l’ha riconosciuto riserva di biosfera. Ricco di aree protette e di significativi siti storico-culturali (tra i più famosi i templi di Paestum e la Certosa di Padula), a vigilare sull’integrità del territorio e tutelarne le qualità culturali e naturali è l’Ente parco. Secondo il Codacons, però, nel corso degli ultimi anni si sono protratte «sistematiche violazioni delle leggi» che hanno determinato «numerosissime sofferenze ambientali e paesaggistiche» in tutto il territorio protetto. Dal dossier si deduce che le principali responsabilità dell’emergenza ambientale del Parco nazionale vanno ricercate nelle amministrazioni locali, troppo spesso pronte a «svendere legalità per acquistare consenso». Lo stesso l’Ente parco, in numerose occasioni, ha dimostrato inerzia e incapacità a svolgere un’effettiva azione di tutela dell’ambiente e del paesaggio. Alla fine il documento constata, non senza amarezza, che «il Cilento era più intatto prima che diventasse un’area protetta».

ABUSI EDILIZI – L’abusivismo edilizio è una delle piaghe maggiori che si registrano nel parco nazionale. Nel 2005 i carabinieri hanno accertato cento casi di abuso edilizio, ma il fenomeno è in netta crescita. Il Codacons afferma che sia la popolazione sia le istituzioni tollerano questo costume tanto da «non applicare le misure di contrasto e di repressione previste dalla legge». L’Ente parco, nel corso della sua quasi ventennale esistenza, ha emesso solo quattro ordinanze di demolizione, mentre non ha promosso azioni effettive nei confronti dei ripetuti abusi edilizi. Il caso più eclatante è quello di Montecorice, nei pressi della riserva di Punta Licosa, dove manufatti di cemento che devono essere abbattuti da oltre 20 anni sono ancora in piedi malgrado le sentenze passate in giudicato. Scheletri di cemento che deturpano una meravigliosa collina che si affaccia sulla baia di Punta Licosa.

ECOMOSTRI CON I FONDI EUROPEI – Càpita anche che in un’area protetta siano costruiti improbabili e maestosi edifici con finanziamenti europei. È il caso di due singolari progetti: il Centro internazionale per lo studio delle migrazioni e il Museo del fiume e dell’area faunistica della lontra. Il primo è stato portato a termine nel Comune di Centola con una spesa di circa 1.290.000 euro di fondi europei. Il secondo è stato edificato nel Comune di Aquara e ha comportato un esborso di oltre 500 mila euro. Oggi queste strutture non sono attive e secondo il Codacons la loro costruzione ha prodotto «una devastazione paesaggistica di un’intera area, prima di allora pregiatissima». «È incredibile», afferma l’avvocato Pierluigi Morena, dell’ufficio legale del Codacons, «come si sperperi il denaro pubblico per creare eco-mostri in aree sensibili». Il dossier denuncia che il Centro internazionale per lo studio delle migrazioni non è stato costruito con «materiali ecologici, compatibili e facilmente mimetizzati con l’ambiente circostante», ma è stata innalzata in posizione dominante e con calcestruzzo «una vera palazzina di tre piani, a forma di fungo circolare».

CEMENTIFICAZIONE E TURISMO DI MASSA – L’area del Cilento vive soprattutto di turismo. Località come Palinuro, Agropoli, Acciaroli ospitano decine di migliaia di villeggianti nei mesi estivi. Spesso le amministrazioni locali, pur di incrementare l’afflusso dei turisti, approvano progetti di dubbio impatto ambientale. È il caso della cementificazione del porto turistico di Pisciotta, cittadina a pochi chilometri da Palinuro (i lavori sono attualmente fermi dopo l’intervento della Sopraintendenza che ha constatato «la completa asportazione della scogliera preesistente, nonché il salpamento di parte della scogliera a sud del porto»). O ancora del progetto di costruzione di circa 40 villini da parte della cooperativa Sea Village in un’area protetta in località Lacco di Pisciotta, a pochi metri dal mare. Quest’ultimo progetto ha dato luogo a una vicenda giudiziaria con risvolti penali che ha visto coinvolti anche amministratori locali. Naturalmente il litorale costiero è quello che soffre di più la minaccia del turismo di massa. Il Codacons denuncia «le crescenti concessioni agli stabilimenti balneari nell’area dunale» sul pregiato litorale di Marina di Camerota. Il carico degli stabilimenti danneggerebbe l’intero territorio, «con pregiudizio anche per le specie di uccelli (gabbiano reale e gabbiano corso) che nidificano sulle falesie rocciose lì presenti». L’attività umana avrebbe tra l’altro provocato «gravi perdite di specie autoctone sulla spiaggia di cala del Cefalo».

IL KARTODROMO E LA GALLERIA – La fantasia degli amministratori locali non conosce limiti. Il Comune di Torraca vuole portare a termine la costruzione di un kartodromo e di una centrale eolica sulla montagna di Casalbuono, sul golfo di Policastro, «zona ritenuta dall’Autorità di bacino molto fragile per la sua natura carsica, quindi inadatta a ogni attività umana». Dopo la denuncia del Codacons sarà l’autorità giudiziaria a stabilire se effettivamente è possibile costruire una pista di kart su una montagna carsica. Ma forse il progetto più incredibile è quello denominato Interconnessione degli schemi idrici Sele–Alento, presentato nel luglio 2008 dal Consorzio Velia per la bonifica dell’Alento. Il piano prevedeva la deviazione del fiume Calore, nel tratto delle note gole, e la costruzione di una galleria di 2,5 km che avrebbe permesso alle acque di confluire nel bacino dell’Alento, lago artificiale e importante fonte di approvvigionamento idrico per il territorio. Lo scopo del progetto era aumentare l’acqua a disposizione per fini domestici e combattere «la tropicalizzazione del clima nel sud Italia». Sulla questione è intervenuto anche il Wwf Italia che, attraverso il presidente Enzo Venini, ha sostenuto che se il progetto fosse stato attuato «avrebbe causato la scomparsa del fiume Calore, tra i più vitali e meno inquinati del sud Italia, con la conseguente distruzione dell’ecosistema legato al fiume». Il Codacons su questa vicenda aveva avviato una campagna di tutela intitolata Salviamo il fiume Calore. «Quella campagna», sostiene il presidente del Codacons Campania, professore Marchetti, «ha dato un contributo decisivo per fermare un progetto faraonico, inutile e dannoso».

ABBATTIMENTO – Il direttore dell’Ente parco, Angelo De Vita, non nasconde i numerosi problemi che affliggono il Parco nazionale, ma pone l’accento anche sulle tante attività intraprese: «Nel corso degli ultimi anni abbiamo portato a termine numerose iniziative che hanno fatto conoscere i nostri territori anche al di fuori dell’Italia. Gli abusi edilizi sono un problema grave. Spesso però gli abbattimenti non sono portati a termine per mancanza di fondi. Infine ci sono i soliti problemi burocratici con i singoli Comuni. Non voglio certo scaricare le colpe sugli amministratori locali, ma nell’immediato futuro cercheremo di trovare un’intesa con loro e abbatteremo quelle costruzioni che da anni sono state dichiarate illecite».

Francesco Tortora
21 maggio 2009

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Amici, perdonatemi

Ma non ne posso più di queste scimmiette sardegnole che inneggiano al mafionano. Oggi sono andato dal Gemellino a prendere un po’ di prosciutto, che lui fa con maiali sani di qui, ma manda a maturare nella ventosa Esterzili: una vera bontà… dico una battuta su Mafiolo e salta su una carampana – una della famiglia Addams, sorella di quella che ruba soldi ai deportati (che qui chiamano “turisti”) con una cagata di casa vecchia con tre foto sgranate e due carabattole… ma si chiama, con la complicità della gang del sindachetto inutile: “CASA MUSEO”… nessun permesso, nessuna licenza, niente tasse… e mi ha pure rubato quattro metri quadri di terra del giardino per un bagnetto, che avevo fatto costruire alla quasi centenaria padrona, 20 anni fa, con l’intesa che alla sua morte gli eredi avrebbero chiuso la porta della sua parte e ne avrei aperto una io A CASA MIA per farci la legnania. Bene, torno qui dopo 11 anni di assenza e mi trovo questa “casa museo dei miei coglioni” con questo cesso arrogante (non il bagnetto, quella brutta) che al mio “Scusa, ma guarda che questo bagnetto è mio. Ho fatto una cortesia a tzia Carmela perché non ne aveva e non poteva andare in campagna a fare i bisogni, ma lei è morta da dieci anni, quindi…” il mostricciattolo salta su con uno splendido: “Vaffanculo! Io ho comprato la casa e quindi anche questo bagno è mio.” “Un par de cazzi. Ora lo butto giù.” Il mio avvocato dice che se lo distruggo passo dalla parte del torto e siamo quattro anni così. Io la piglierei a calci nel culo, la megera orrenda, con suo marito scemo e i due figli che – dicono – sono loro. Ma sono troppo buono e gentile. Quindi… dal macellaio salta su la sorella e sbraita: “Sempre i soliti voi comunisti! Saltate addosso a Berlusconi per qualunque stupidaggine!”
“No, cara. – le ho risposto affabile – Non è una stupidaggine corrompere giudici, finanzieri, e testimoni. Sono reati che ti mandano in galera a vita in qualunque nazione civile… ho detto civile?… ah, certo: che cazzo ne sapete voi scimmiette di cos’è CIVILE?” e me ne sono andato.

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Che peccato!…

Molestie in classe, 11 anni al maestro
e 5 al preside che non lo denunciò
dirigenti,scolastici
Gli episodi in una scuola elementare nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Le accuse per l’insegnante erano pesantissime
E’ stato condannato a 11 anni di reclusione un maestro di 42 anni accusato di aver molestato otto bambini quando insegnava in una scuola elementare alla periferia nord di Milano. Lo hanno stabilito i giudici della nona sezione penale del Tribunale di Milano, che hanno condannato anche il preside dell’istituto, accusato di concorso omissivo nelle violenze, a cinque anni e mezzo di reclusione. Entrambi sono stati interdetti in perpetuo da qualunque incarico nelle scuole.

I fatti risalgono al 2007. Secondo quanto accertato dalla indagini il maestro, Antonio Silvestre, avrebbe molestato dal settembre al dicembre 2007 alcuni suoi alunni, tra cui una bambina ipovedente e autistica, palpeggiandoli e spesso istigandoli a compiere angherie sui compagni. Il maestro era finito agli arresti domiciliari nel maggio dello scorso anno e poi a febbraio di quest’anno, in base al nuovo decreto sicurezza, per lui era stato disposto il carcere. Misura che è stata confermata dai giudici della nona sezione penale.

Il preside, secondo l’accusa non avrebbe denunciato quello che accadeva nella sua scuola, nonostante i familiari dei bambini avessero segnalato più volte gli episodi. Nel dicembre 2007, secondo l’accusa, il preside si era soltanto limitato a mettere l’insegnante in malattia. Dopo la lettura della sentenza il maestro è rimasto impassibile e, come ha spiegato il suo avvocato, Gabriele Casartelli, “non ha detto nulla e ha manifestato soltanto preoccupazione per i suoi familiari”. In particolare, la sorella dell’imputato è scoppiata in lacrime e si è messa a gridare per pochi secondi. Hanno parlato invece di una sentenza “durissima e giusta” i famigliari dei bambini che si sono costituiti parti civili nel processo.

“Da questo processo ne escono benissimo i bambini e ne esce a pezzi l’istituzione scolastica”, ha spiegato il procuratore aggiunto Marco Ghezzi, che ha rappresentato l’accusa. Il pm aveva chiesto per l’insegnante una condanna a 16 anni di reclusione, parlando di un “museo degli orrori” nella sua requisitoria. Per il preside, invece, aveva chiesto otto anni. “Spero che cose del genere non accadano più – ha aggiunto Ghezzi – e spero che i dirigenti scolastici e gli insegnanti non nascondano più la testa sotto la sabbia come gli struzzi”. Il problema secondo Ghezzi, è che l’istituzione scolastica dovrebbe rispondere tempestivamente e “i dirigenti scolastici non dovrebbero aspettare le denunce scritte per compiere azioni disciplinari”.

A QUANDO ANCHE IL RISVEGLIO DELLA CHIESA CONTRO I PEDOFILI?

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RIASSUNTO di “papi”

Quelle foto tra stranezze e sospetti
di Francesco Costa

Sarà pur vero che internet è il regno della dietrologia, però non è bisogna essere dei cospirazionisti incalliti per rendersi conto di quanto siano strane le fotografie che raffigurano la comparsata del premier alla festa di compleanno di Noemi Letizia. L’ipotesi che siano state ritoccate ha catalizzato da subito le attenzioni dei blogger, che per tutto il giorno hanno passato al setaccio le foto incriminate scovando diverse anomalie ed errori di prospettiva. C’è chi ha notato che in una foto c’è un ospite della festa che sembra addirittura avere sei dita, mentre altri si sono accorti che in un’altra foto Berlusconi si rivolge a un tavolo di invitati, ma nessuno di questi lo guarda. Sul blog Terrorpilot, un commentatore scrive: «le proporzioni del viso della ragazza sono del tutto sfasate rispetto agli altri volti». Elena aggiunge serafica: «Ma scusate, dappertutto ci hanno detto che Noemi è una bella bionda di un metro e ottanta… cribbio, ma allora Silvio è cresciuto di 20 centimetri!». L’altezza del premier è effettivamente anomala, così come l’espressione del viso, identica in tutte le foto. Il colore della pelle, inoltre, è stato evidentemente ritoccato per eliminare rughe e imperfezioni, ma l’effetto è tutt’altro che realistico: «sembra una statua del museo delle cere». Il blogger Jean Lafitte ha sottoposto le foto alla verifica di un software di fotoritocco. Risultato? «Le foto sono state classificate nella classe 1, quella delle immagini certamente elaborate o modificate».

Insomma, pochi dubbi: quelle foto sembrano proprio essere state ritoccate, e pure male. Wally, dopo aver esaminato la disposizione anomala delle ombre, chiosa sarcastico: «Sono un insegnante di Photoshop e penso che i miei ragazzi del terzo anno lavorerebbero meglio dei collaboratori del Cavaliere». Altri ci ridono su. «Sei stufo di sentirti una nullità – scrive Gianluca Neri su Macchianera – circondato da amici che si spacciano per figli di vescovi e cardinali? Debutta in società! Da oggi, con un paio di forbici e della semplice colla vinilica potrai anche tu iniziare a vantarti di essere figlio di Papi!». Dietnam, invece, si è inventato «Brinda con Papi», un blog a tema a cui stanno già arrivando decine di fotografie taroccate in cui insieme a Noemi e al premier saltano fuori personaggi dei Simpson, Superman, Emilio Fede, Osama bin Laden e tanti altri. Insomma: chi di tarocco ferisce…
05 maggio 2009

siffredi1

a_cazzaro2

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IL DUCE DEI POVERI

Il premier, denuncia Manuela Ghizzoni, chiede di trasferire quattro
opere dal museo delle Terme di Diocleziano a palazzo Chigi..

..Pd: “Berlusconi come Napoleone
vuole statue per le sue stanze”..

..Interrogazione al ministro Bondi: “Alto valore artistico
andrebbero ad ornare gli spazi privati del premier”..

ducetto

ROMA –
Quattro statue romane, da trasferire dal Museo delle Terme di
Diocleziano a Palazzo Chigi. La richiesta di autorizzazione al
trasferimento è stata presentata da Silvio Berlusconi al ministero dei
Beni Culturali, denuncia il Pd. Che a riguardo ha presentato
un’interrogazione al ministro Bondi, sottolineando l’alto valore delle
opere, che andrebbero ad ornare “gli spazi privati del presidente del
Consiglio”.

“Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha chiesto al
ministero dei Beni Culturali di autorizzare il trasferimento di quattro
statue romane dal Museo delle Terme di Diocleziano a Palazzo Chigi”,
rende noto la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni.

“Si tratta di statue, di alto valore artistico – prosegue – attualmente
non esposte al pubblico per una cronica carenza di fondi che, anche a
seguito del taglio contenuto nell’ultima manovra finanziaria, non
consente la riapertura degli spazi espositivi che ospitarono il primo
museo nazionale di Roma, dopo l’Unità d’Italia”.

“Precludere al pubblico la fruizione di queste opere d’arte e usarle
per il decoro degli spazi privati del presidente del Consiglio –
conclude Ghizzoni – appare una scelta profondamente sbagliata, così
come errata sarebbe la decisione di smembrare collezioni archeologiche
pubbliche per di più per soddisfare richieste che ricordano vezzi
napoleonici. Per questo abbiamo presentato una interrogazione al
ministro Bondi per fare luce sulla vicenda e chiedere l’apertura al
pubblico degli spazi espositivi delle Terme di Diocleziano di Roma”.

°°° Questo è molto malato. Molto, molto, malato…

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