Silvio è ancora convinto che Sting sia un attaccante del Manchester…
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/284915
Silvio è ancora convinto che Sting sia un attaccante del Manchester…
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/284915
°°° GUARDATE CHE DIFFERENZA TRA UN PAESE CIVILE E IL NOSTRO REGIMETTO DELLE BANANE:
Jacqui Smith addebitò ai contribuenti 67 sterline
(circa 70 euro) per due film porno presi dal marito
GB, si dimette il ministro dell’Interno
nuova vittima dello scandalo rimborsi
Fece anche passare la casa della sorella per la propria seconda abitazione
Al suo posto forse il Cancelliere dello Scacchiere Darling, coinvolto nelle polemiche
LONDRA – Jacqui Smith, ministro degli affari Interni del Regno Unito, sarebbe sul punto di dimettersi sull’onda dello scandalo dei rimborsi inappropriati che ha travolto il Parlamento. “Fonti attendibili hanno confermato che Jacqui Smith ha raggiunto questo tipo di accordo con il primo ministro”, ha detto il reporter di Sky News Joey Jones. La titolare dell’Interno è finita sotto accusa per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno per il marito e la casa della sorella.
Un portavoce dell’ufficio della Smith ha dichiarato di non poter né smentire né confermare la notizia. La sensazione prevalente è che Gordon Brown procederà a un rimpasto dei ministri per dare respiro al suo governo una volta passata la tornata elettorale, che si preannuncia disastrosa per il New Labour già in crisi di consensi.
Indiscrezioni riportate dalla stampa britannica lasciano intendere che il sacrificio della Smith permetterebbe a Gordon Brown, sempre più in disgrazia, di spostare agli Interni il suo uomo di fiducia, il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling. Quest’ultimo oltre ad avere accumulato una serie di gaffe clamorose ha anche chiesto il rimborso spese per una casa privata mentre risiedeva come tutti i ministri delle Finanze britannici al numero 11 di Downing Street. Dal governo le voci sono state definite “semplici speculazioni indegne di un commento”.
Smith era finita nel ciclone dello scandalo sui rimborsi spese gonfiati da alcuni parlamentari inglesi, per aver inserito anche la casa della sorella tra le spese, facendola passare per la propria seconda abitazione. Ma soprattuto per un’altra nota spesa a carico del contribuente: i film porno a pagamento guardati dal marito. A rivelare lo scandalo, ancora una volta, un giornale: il Daily Express. Jacqui Smith aveva detto di essere “furiosa” per questi film di cui non sapeva nulla e che erano stati visti quando lei non era in casa. Così, si era detta pronta a pagare le 67 sterline (circa 70 euro) per i servizi di ‘pay per view’ inseriti “per errore” nella nota spese. Ma lo scandalo britannico dei rimborsi gonfiati, costato il posto a Michael Martin, speaker della camera dei Comuni, vede il ministro in buona compagnia.
Secondo le rivelazioni del Daily Telegraph, i deputati, che in questo Paese hanno un salario di 60 mila sterline l’anno (la metà di quelli italiani), hanno messo in conto allo Stato una serie di spese violando la legge: per esempio facendosi rimborsare un mutuo già estinto, o (è il caso di due deputati sposati tra loro) chiedendo un doppio rimborso per una singola “seconda casa”.
La maggior parte delle richieste sono risultate invece legittime, in base alla legge, ma ‘ingiuste’ eticamente, come ha detto David Cameron, leader dei conservatori: farsi rifare la piscina, il campo da tennis, acquistare nuovi elettrodomestici, comprare perfino cioccolatini e assorbenti. Il tutto a spese dello Stato, ossia del contribuente, e in tempi di crisi. Notizie che hanno suscitato indignazione nell’opinione pubblica e anche nella regina Elisabetta II.
La donna starebbe vendendo il posto barca per pagare la successione
Lascia un palazzo alla badante
L’eredità di un vedovo (senza figli ma con nipoti) a una marocchina di 40 anni
L’ingresso del palazzo di cinque piani in via Borsieri a Milano
L’ingresso del palazzo di cinque piani in via Borsieri a Milano
MILANO — La sorella, con gentilezza, dice che, testuale, «l’importante è la salute» e che comunque «è fuori Milano». Il fratello, con meno gentilezza, conferma che «non c’è», premette che «se proprio deve essere, parlo io» e conclude: «È meglio se non parliamo. Niente pubblicità». La diretta interessata, una marocchina sui quarant’anni, ex badante e donna di servizio del signor Celso Canova che il 20 luglio avrebbe compiuto 83 anni e che è appena morto, in effetti non c’è. Si trova in Liguria. La accompagnano alcuni avvocati. Canova le ha donato un posto barca a Lavagna, sulla riviera di Levante: dicono lo stia vendendo per pagarsi la tassa di successione. Tassa onerosa: Canova era proprietario di un palazzo di cinque piani, in via Borsieri, gran bel palazzo, all’Isola, quartiere di slancio e rilancio della Milano di domani. Il palazzo, come recita il testamento—fotocopiato e attaccato a lungo nell’androne, sia mai qualcheduno, ossia tutti quanti, non ci credesse —, è stato lasciato in eredità alla signora marocchina. Lei. L’ex badante e donna delle pulizie. Per dieci anni.
È padrona di uno stabile da 10 milioni di euro. Dopo aver fatto arrivare dal Marocco i parenti fino all’ultimissimo grado e oltre, e aver dato una festa che raccontano sia durata giorni e notti, l’ex badante, che viveva, sempre in questo palazzo, in un normale bilocalino, si è trasferita all’ultimo piano. Nell’abitazione di Canova. Quasi trecento metri quadrati, con quattro bagni ed enormi vasche idromassaggio. L’Isola è stata terra di di operai, ladri, poveri. Oggi non si compra con meno di 3.500 euro al metro quadrato. Lo stabile di via Borsieri ha un cortile pieno di rose; nell’angolo, c’è un antico cartello che indicava il posto dov’era consentito tagliar la legna per alimentare le stufe. All’ingresso, il grande pannello delle buste per le lettere è anch’esso antico, e di legno. Non c’è angolo, salendo le scale, sostando sui ballatoi, che segnali incuria, mancata manutenzione, necessità di interventi. Niente. A questo punto, qualcuno domanderà: parenti ce ne sono? Canova era rimasto vedovo e non aveva figli. Aveva, sì, nipoti. In particolare, uno che vive nel palazzo. Ha avuto in eredità un hotel. Tre stelle, dalle parti della stazione Centrale. Nulla di pretenzioso, sempre meglio di niente: dipende dai punti di vista. Dicono che lui opti per la prima opzione, «con rancore».
Difatti un amico dei Canova consiglia vivamente di tendere l’orecchio, se si è in via Borsieri: «Lo sente il fruscio delle carte? Sarà battaglia legale». In verità, in via Borsieri, l’orecchio si allunga per captare aneddoti vari sulla scelta del Canova, aneddoti che scivolano nel piccante. Illazioni sul reale rapporto tra l’anziano e la domestica. Interpretazioni del verbo «accudire». Divagazioni a tratti fantascientifiche sul tema del sesso tra differenti età. Eventuali «plagi». Nessuno che s’immoli per sostenere la parabola dell’immigrato che sbanca, del vento che gira, del sudore che diventa oro. Ci sono solo uomini che invidiano le donne, e donne che invidiano certi (danarosi) uomini. E allora, che sia tutta invidia? Forse sotto sotto qualche inquilino aveva — invano — provato a ingraziarsi, lavorarsi, ammanicarsi l’anziano? Non conosceva Canova. Che «i soldi li tirava fuori in un’unica circostanza: mai». Canova era originario di Ponderano, quattromila abitanti in provincia di Biella, paese che ha dato i natali alla famiglia Pozzo, quella del mitico Vittorio, allenatore dell’Italia del calcio due volte campione del mondo. Un’amica della signora marocchina dice: «L’ha accudito con pazienza, costanza, impegno. È stata premiata». Nient’altro? «Vuol sapere se avevano una storia d’amore? Era solo lavoro ». Come finirà con il palazzo? Sarà venduto? Qualche italiano ha una paura: che diventi una casbah. Nello stabile vivono professionisti. C’è un medico. Gli affitti, allo scadere, verranno rinnovati? «Finché il contratto lo prevede, restiamo» dice una signora. Per adesso, non rischia nessuno. Anzi, no, uno c’è. Canova gli aveva dato un appartamentino. Gratis. Senza contratto. Dunque a rischio «sfratto». Sapete chi è? Il nipote. Certo, quello dell’hotel.
Andrea Galli
°°° Notate il razzismo nel titolo… Io sono molto contento dell’epilogo: proprio alla faccia dei bigotti razzisti e ipocriti. Gli ha fatto qualche coccola? E allora? Saranno fatti suoi. Mica è presidente del consiglio questa donna!
Ma non ne posso più di queste scimmiette sardegnole che inneggiano al mafionano. Oggi sono andato dal Gemellino a prendere un po’ di prosciutto, che lui fa con maiali sani di qui, ma manda a maturare nella ventosa Esterzili: una vera bontà… dico una battuta su Mafiolo e salta su una carampana – una della famiglia Addams, sorella di quella che ruba soldi ai deportati (che qui chiamano “turisti”) con una cagata di casa vecchia con tre foto sgranate e due carabattole… ma si chiama, con la complicità della gang del sindachetto inutile: “CASA MUSEO”… nessun permesso, nessuna licenza, niente tasse… e mi ha pure rubato quattro metri quadri di terra del giardino per un bagnetto, che avevo fatto costruire alla quasi centenaria padrona, 20 anni fa, con l’intesa che alla sua morte gli eredi avrebbero chiuso la porta della sua parte e ne avrei aperto una io A CASA MIA per farci la legnania. Bene, torno qui dopo 11 anni di assenza e mi trovo questa “casa museo dei miei coglioni” con questo cesso arrogante (non il bagnetto, quella brutta) che al mio “Scusa, ma guarda che questo bagnetto è mio. Ho fatto una cortesia a tzia Carmela perché non ne aveva e non poteva andare in campagna a fare i bisogni, ma lei è morta da dieci anni, quindi…” il mostricciattolo salta su con uno splendido: “Vaffanculo! Io ho comprato la casa e quindi anche questo bagno è mio.” “Un par de cazzi. Ora lo butto giù.” Il mio avvocato dice che se lo distruggo passo dalla parte del torto e siamo quattro anni così. Io la piglierei a calci nel culo, la megera orrenda, con suo marito scemo e i due figli che – dicono – sono loro. Ma sono troppo buono e gentile. Quindi… dal macellaio salta su la sorella e sbraita: “Sempre i soliti voi comunisti! Saltate addosso a Berlusconi per qualunque stupidaggine!”
“No, cara. – le ho risposto affabile – Non è una stupidaggine corrompere giudici, finanzieri, e testimoni. Sono reati che ti mandano in galera a vita in qualunque nazione civile… ho detto civile?… ah, certo: che cazzo ne sapete voi scimmiette di cos’è CIVILE?” e me ne sono andato.
Molestie in classe, 11 anni al maestro
e 5 al preside che non lo denunciòdirigenti,scolastici
Gli episodi in una scuola elementare nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Le accuse per l’insegnante erano pesantissime
E’ stato condannato a 11 anni di reclusione un maestro di 42 anni accusato di aver molestato otto bambini quando insegnava in una scuola elementare alla periferia nord di Milano. Lo hanno stabilito i giudici della nona sezione penale del Tribunale di Milano, che hanno condannato anche il preside dell’istituto, accusato di concorso omissivo nelle violenze, a cinque anni e mezzo di reclusione. Entrambi sono stati interdetti in perpetuo da qualunque incarico nelle scuole.
I fatti risalgono al 2007. Secondo quanto accertato dalla indagini il maestro, Antonio Silvestre, avrebbe molestato dal settembre al dicembre 2007 alcuni suoi alunni, tra cui una bambina ipovedente e autistica, palpeggiandoli e spesso istigandoli a compiere angherie sui compagni. Il maestro era finito agli arresti domiciliari nel maggio dello scorso anno e poi a febbraio di quest’anno, in base al nuovo decreto sicurezza, per lui era stato disposto il carcere. Misura che è stata confermata dai giudici della nona sezione penale.
Il preside, secondo l’accusa non avrebbe denunciato quello che accadeva nella sua scuola, nonostante i familiari dei bambini avessero segnalato più volte gli episodi. Nel dicembre 2007, secondo l’accusa, il preside si era soltanto limitato a mettere l’insegnante in malattia. Dopo la lettura della sentenza il maestro è rimasto impassibile e, come ha spiegato il suo avvocato, Gabriele Casartelli, “non ha detto nulla e ha manifestato soltanto preoccupazione per i suoi familiari”. In particolare, la sorella dell’imputato è scoppiata in lacrime e si è messa a gridare per pochi secondi. Hanno parlato invece di una sentenza “durissima e giusta” i famigliari dei bambini che si sono costituiti parti civili nel processo.
“Da questo processo ne escono benissimo i bambini e ne esce a pezzi l’istituzione scolastica”, ha spiegato il procuratore aggiunto Marco Ghezzi, che ha rappresentato l’accusa. Il pm aveva chiesto per l’insegnante una condanna a 16 anni di reclusione, parlando di un “museo degli orrori” nella sua requisitoria. Per il preside, invece, aveva chiesto otto anni. “Spero che cose del genere non accadano più – ha aggiunto Ghezzi – e spero che i dirigenti scolastici e gli insegnanti non nascondano più la testa sotto la sabbia come gli struzzi”. Il problema secondo Ghezzi, è che l’istituzione scolastica dovrebbe rispondere tempestivamente e “i dirigenti scolastici non dovrebbero aspettare le denunce scritte per compiere azioni disciplinari”.
A QUANDO ANCHE IL RISVEGLIO DELLA CHIESA CONTRO I PEDOFILI?
L’allenatore del Napoli invia degli osservatori fidati in giro per il mondo
per cercare una nuova punta in grado di far raggiungere la vetta della Serie A alla squadra.
Uno degli osservatori gli dice di un ragazzo iracheno che, secondo lui,
diventerà un fuoriclasse.
L’allenatore va in Iraq a visionarlo, rimane ben impressionato e lo Fa
acquistare.
Due settimane piu’ tardi, il Napoli sta perdendo 4 a zero in casa a 20
minuti dalla fine, l’allenatore fa una sostituzione e manda in campo il ragazzo iracheno.
Incredibile! Segna cinque reti negli ultimi venti minuti e il Napoli vince.
I tifosi sono in delirio, i giocatori, tutto lo staff e i giornalisti lo
adorano.
Appena esce dal campo, il ragazzo telefona subito alla mamma per raccontarle della sua prima partita nel campionato italiano:
– Ciao Mamma, indovina un po’? – le dice – Ho giocato per 20 minuti oggi, stavamo perdendo 4 a zero, ma io ho segnato 5 gol e abbiamo vinto! Tutti mi amano, i tifosi, i giocatori e i giornalisti. Tutti!
– Bravo. – risponde la madre – Adesso ti racconto della mia giornata: hanno sparato per strada e tuo padre rimasto ferito, io e tua sorella siamo state derubate e picchiate, e tuo fratello entrato a far
parte di una banda di ladruncoli! Tutto questo mentre tu ti stavi
divertendo!
Il giovanotto ci rimane malissimo:
– Cosa posso dirti Mamma?… Mi dispiace…
– Ti dispiace? TI DISPIACE? Ti dispiace UN CAZZO!!! E’ tutta colpa tua se siamo venuti a vivere a Napoli !