Tagli alla politica? ma la mafia non taglia: Firmigoni raddoppia le spese inutili.

I sottosegretari d’oro di Formigoni
un milione e mezzo di euro all’anno

In tempo di crisi, ecco le nuove figure introdotte dalla Regione Lombardia. Sono quattro
e si occupano di cinema, Expo, territorio e ricerca. L’opposizione: uno spreco da abolire

di ANDREA MONTANARI

I sottosegretari d'oro di Formigoni un milione e mezzo di euro all'anno Il governatore lombardo Roberto Formigoni

Sono quattro e ogni anno costano ai lombardi circa un milione e mezzo di euro. Sono i sottosegretari di Roberto Formigoni. In tempi di crisi, si concentra su di loro l’accusa dell’opposizione di centrosinistra che da tempo chiede di tagliare anche in Regione i costi della politica. Previsti dal nuovo statuto, che ha copiato l’idea da Calabria ed Emilia (però ne hanno solo uno), i sottosegretari del governatore guadagnano come i presidenti di commissione. Compreso lo staff, ciascuno costa 184mila euro l’anno.

Questi “magnifici quattro” costano ogni anno alle casse del Pirellone circa un milione e mezzo di euro, hanno diritto a

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Tutte le spese del Cavaliere coi NOSTRI SOLDI!

Nell’estratto conto anche 100 mila euro ad Angela Sozio, ex del Grande Fratello

Avvocati, donne, case e regali
Tutte le spese del Cavaliere

Dalle cravatte ai gioielli, nelle carte dell’inchiesta pagamenti per 34 milioni nel 2010

Nell’estratto conto anche 100 mila euro ad Angela Sozio, ex del Grande Fratello

Avvocati, donne, case e regali
Tutte le spese del Cavaliere

Dalle cravatte ai gioielli, nelle carte dell’inchiesta pagamenti per 34 milioni nel 2010

Il castello di Paraggi
Il castello di Paraggi

MILANO – Ci sono i 562 mila euro già noti come regalo a 14 ragazze giovani e formose, certo. Ma anche l’«una tantum» di 100 mila euro alla ex «rossa» del Grande Fratello, i consistenti giroconto a cadenza quasi quindicinale a favore dei figli Marina e Pier Silvio, le spese di 675 mila euro per mantenere e arredare il castello di Paraggi o di 900 mila alla Flat Point per manutenzione-elettricità-acqua della residenza ad Antigua, i 441 mila all’avvocato-parlamentare Ghedini e il mezzo milione ad

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Ecco un altro “disfattista” come me

Roberto Cotroneo

Un paese senza niente

Un paese cupo. Da un po’ di giorni i maggiori giornali italiani pubblicano foto di Berlusconi piuttosto corrucciate, e non c’è da stupirsi, l’aria dei suoi collaboratori è da: si salvi chi può. E la stampa inglese continua a dire che siamo agli ultimi giorni dell’impero, e che sicuramente Silvio si ritirerà. Cose tutte da dimostrare, e al momento piuttosto lunari. O a Londra sanno cose che ai giornalisti italiani non vengono dette, o forse sta accadendo qualcosa di peggio. Fuori dall’Italia nessuno ci capisce più nulla. E il nostro sta diventando un paese indecifrabile, dove avvengono cose che in paese normali di solito non accadono. E non si tratta soltanto del premier, delle escort, delle feste e delle inchieste. Tutto si è sfaldato. Tutto ha perso di valore.
Se anziché utilizzare degli indici economici per dire in che posizione mondiale siamo utilizzassimo degli altri indici, scopriremmo che siamo forse al duecentesimo posto. Per le nostre università, che quasi non compaiono nelle prime cento del mondo, per i nostri autori e i nostri libri, che nessuno traduce più, per i nostri film, che arrancano nei festival e sono brutti e mosci, per i nostri istituti di cultura all’estero, ridotti a niente, gestiti per buona parte da incompetenti, o da gente che vuole passarsi una vacanza in qualche capitale europea a spese del ministero degli Esteri. Per i nostri musei, tornati a una consuetudinaria inefficienza. Per i nostri giornali, e va detto anche questo, sempre più in caduta libera, sempre più in crisi di idee e e di lettori. E non perché siamo un paese che non legge, ma perché siamo un paese che non si fa leggere. Siamo duecentesimi al mondo, perché non sappiamo generare classe dirigente, duecentesimi al mondo perché non abbiamo formato giovani in grado di sostituirsi nei ruoli chiave. E non solo perché i vecchi impediscono il ricambio, ma perché siamo riusciti a fare un miracolo: le nostre giovani generazioni hanno coltivato in vitro i peggiori difetti delle vecchie, e sono già inservibili. Siamo cupi, abbiamo paura di dire la verità, pensiamo che un congresso di partito non si possa convocare se gli accordi non sono stati fatti prima. Fingiamo di vedere il nuovo dove il nuovo non c’è. E continuiamo a farci de male. Ma soprattutto siamo un paese incompentente, incompetente in tutto. Un paese di dilettanti allo sbaraglio. Guidati dal più gigantesco tra i dilettanti. Lui, quel premier che incarna quello che siamo diventati, con la complicità di tutti. E allora, di cosa possiamo lamentarci?

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Vicini ficcanaso

E quando ho eretto una palizzata (a spese mie) per dividere i nostri giardini, i miei vicini ficcanaso non si sono dati per vinti: si sono fatti una tribunetta alta tre metri… e se ne stavano appollaiati lassù, con tanto di birre e pop corn! (lucio salis 1985)

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Magia

I voli di Stato del premier
Il pm: “Archiviare gli atti”

La richiesta dell’accusa al Tribunale dei ministri: “Non rilevante dare passaggi a soggetti non istituzionali in presenza di rappresentanti delle istituzioni”

°°° Lo sapevate? Basta cancellare la legge Prodi, che consentiva di risparmiare 530 milioni di euro all’anno e… voilà! Tutto è permesso. Perfino traghettare zoccole e posteggiatori da pizzeria di quart’ordine a spese nostre e andare a rimpinzarsi di cocaina e champagne, come se fossero impegni istituzionali.

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Crolla il castello di cacca

O TEMPORA O (LELE) MORA! – IL PARTY? PAGA PANTALONE: RICEVIMENTI EXTRA-LUSSO, VACANZE, JET PRIVATI. TUTTO DEDOTTO DALLE TASSE. MA IL FISCO NON è D’ACCORDO – FATE LELE-MOSINA: UN CRACK DA 22 MLN: 17 QUELLI DOVUTI ALLO STATO…

Paolo Biondani per “L’espresso”
Lele Mora

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Lele Mora ha fatto crack. E dalle carte del tribunale fallimentare si scopre che a pagare le sue feste da sultano nella villa in Sardegna, con centinaia di ospiti più o meno famosi, piscina caraibica e aereo privato, erano gli italiani onesti. Quelli che, a differenza dell’ex parrucchiere diventato uno dei grandi manovratori della tv-spettacolo, non possono evadere le tasse.

L’atto che minaccia di far calare il sipario sulla prodigiosa carriera imprenditoriale di Dario Mora in arte Lele, 54 anni, è un “ricorso per l’ammissione al concordato preventivo”. Un’istanza che nelle procedure fallimentari equivale all’ultima spiaggia prima del naufragio. Nel documento, preannunciato in marzo, ma depositato solo il 28 maggio scorso nella cancelleria del tribunale di Milano, il manager veneto dichiara che la sua società-cassaforte, la LM Management, è in uno “stato di crisi” tanto grave da sconfinare nel “dissesto”, cioè nell’assoluta incapacità di pagare i creditori. Lo stesso Mora quantifica i debiti accumulati alla fine del 2008 in oltre 22 milioni di euro, destinati a crescere.

Mentre la somma di tutte le attività non supera, nella migliore delle ipotesi, i 2 milioni e mezzo. Di qui la sua proposta in extremis per evitare la sentenza di fallimento e le sue disastrose ricadute: l’offerta di versare 2 milioni e mezzo di tasca propria. Con questa “finanza fresca”, la società di Mora punta a evitare il crack sborsando meno di 5 milioni, in tutto, sui 22 dovuti. Con un concordato del genere, insomma, più di tre quarti del passivo resterebbe sulle spalle dei creditori. A cominciare dal fisco.

La LM Management è la società con cui Lele Mora gestisce da un decennio la sua scuderia di artisti veri o presunti. Dal ricco sodalizio poi interrotto con Simona Ventura, alle trasmissioni di Maria De Filippi, è lui a selezionare vallette e tronisti, sportivi e ragazze-immagine. “Il mondo dello spettacolo è pieno di lupi e io sono il capobranco”, dichiarava due anni fa. Ora, nel ricorso, spiega che il suo è un lavoro duro, anche se “atipico”, che “consiste nella individuazione di personaggi emergenti e nella loro promozione, collocazione in diversi eventi e cura dell’immagine”. Negli anni d’oro fino al 2005 la LM riusciva a raddoppiare i fatturati in un biennio. Nell’atto giudiziario finora inedito, Mora retrodata la sua crisi proprio alla fine di quell’anno, segnato dai primi scandali bancari e dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino. E forse non è solo una coincidenza.

Sulla carta a provocare il dissesto della LM Management è un’imprevista ispezione tributaria: tra il 22 novembre 2005 e il 29 giugno 2006 l’Agenzia delle entrate di Bergamo passa al setaccio i bilanci della società, che ha la sede legale a Treviglio, contestando sanzioni “salatissime”. Nel ricorso firmato da Lele Mora, gli stessi avvocati Luca Giuliante, Sergio Clemente e Matteo Majocchi quantificano l’importo dovuto al fisco in oltre 17 milioni. Mora, secondo i suoi legali, è un incompreso.

“I verificatori non hanno percepito che la LM Management è una vera e propria fabbrica di talenti, solo che in luogo di materie prime come metalli, legno o plastica, si adoperano rapporti interpersonali che si costruiscono con feste, gite in barca, passaggi aerei e quanto altro nel mondo dello spettacolo crea aggregazione e interesse”. Questa “peculiarità”, lamenta il ricorso, “purtroppo non è stata compresa” dai funzionari di Bergamo, che hanno “ritenuto non deducibili una serie di costi per feste e gestioni di apparenti vacanze di artisti e sportivi”. Spese che Lele Mora scaricava sulla società, con il risultato di abbattere le tasse.

“Il pubblico vuole seguire le vicende dei personaggi famosi e li ama perché essi danno la possibilità di sognare immedesimandosi con loro”, si legge nell’istanza. “E i sogni hanno bisogno di adeguate scenografie”. Per Mora, quindi, era “indispensabile” spendere una fortuna “per la villa in Sardegna dove gli artisti della LM Management venivano messi a loro agio, mangiavano, dormivano e si divertivano”. Altro che “godimento”: quei party erano “lavoro atipico”. Che “a ben vedere”, incalza il ricorso, sarebbe “del tutto paragonabile” ai turni in una fabbrica. “La sola differenza è che invece dei laminati in ferro si producono situazioni utili a promuovere i personaggi soprattutto in televisione e anche sui giornali”.

Con la stessa logica Lele Mora deduceva dalle tasse anche “i costi di un piccolo aereo utilizzato per mantenere i propri personaggi sempre al centro dell’obiettivo, ovunque si realizzasse un evento”.

UNO DEI GRANDI “ARTISTI” DI LELE MORA

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Da Travaglio

Giuliano la Prostata

La situazione dev’essere davvero grave se hanno riesumato persino Giuliano Ferrara. Il proiettile più contundente della ditta giaceva nell’armeria di Arcore, tutto ammaccato dopo la campagna No Aborto che raccolse più uova che voti. Ma l’esercito dei nuovi servi batte in ritirata dinanzi ai terribili agenti delle sinistre – Veronica, Gino e Zappadu – e si richiamano i riservisti. Giuliano La Prostata non si fa pregare: ben due articoli sul Foglio e sul Die Welt: «Se Berlusconi fosse gay se le sue feste avessero lo charme discreto di casa Armani o il sapore un po’ trasgressivo di Dolce & Gabbana», nessuno obietterebbe nulla. Forse gli sfugge che Armani e Dolce & Gabbana non sono presidenti del Consiglio, non aviotrasportano stock di nani e ballerine a spese dei contribuenti, non leccano la mano al Papa, non presenziano al Family Day. Ma il «molto intelligente» per scienza infusa non bada a certe sottigliezze. Per far quadrato (da solo) attorno al padrone, rinnega financo la conversione al cattolicesimo: «C’è qualcosa di marcio nel moralismo machofobico di certi ambienti cattolici», incapaci di comprendere «il patronage, il rapporto di uomini importanti, in età, con persone più giovani». Le canta pure alla stampa estera «moralista», scandalizzata per le balle su Noemi: innocenti «imprecisioni, inesattezze, mezze bugie contro la stampa inquisitoria». Ecco: le telefonate di un vecchio sporcaccione a una minorenne si chiamano «patronage» e le sue menzogne «imprecisioni e inesattezze». Sempreché l’autore sia «un uomo importante» e paghi due o tre stipendi a Ferrara.

berlu-onesto

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Che differenza!

°°° GUARDATE CHE DIFFERENZA TRA UN PAESE CIVILE E IL NOSTRO REGIMETTO DELLE BANANE:

Jacqui Smith addebitò ai contribuenti 67 sterline
(circa 70 euro) per due film porno presi dal marito
GB, si dimette il ministro dell’Interno
nuova vittima dello scandalo rimborsi

Fece anche passare la casa della sorella per la propria seconda abitazione
Al suo posto forse il Cancelliere dello Scacchiere Darling, coinvolto nelle polemiche

LONDRA – Jacqui Smith, ministro degli affari Interni del Regno Unito, sarebbe sul punto di dimettersi sull’onda dello scandalo dei rimborsi inappropriati che ha travolto il Parlamento. “Fonti attendibili hanno confermato che Jacqui Smith ha raggiunto questo tipo di accordo con il primo ministro”, ha detto il reporter di Sky News Joey Jones. La titolare dell’Interno è finita sotto accusa per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno per il marito e la casa della sorella.

Un portavoce dell’ufficio della Smith ha dichiarato di non poter né smentire né confermare la notizia. La sensazione prevalente è che Gordon Brown procederà a un rimpasto dei ministri per dare respiro al suo governo una volta passata la tornata elettorale, che si preannuncia disastrosa per il New Labour già in crisi di consensi.

Indiscrezioni riportate dalla stampa britannica lasciano intendere che il sacrificio della Smith permetterebbe a Gordon Brown, sempre più in disgrazia, di spostare agli Interni il suo uomo di fiducia, il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling. Quest’ultimo oltre ad avere accumulato una serie di gaffe clamorose ha anche chiesto il rimborso spese per una casa privata mentre risiedeva come tutti i ministri delle Finanze britannici al numero 11 di Downing Street. Dal governo le voci sono state definite “semplici speculazioni indegne di un commento”.

Smith era finita nel ciclone dello scandalo sui rimborsi spese gonfiati da alcuni parlamentari inglesi, per aver inserito anche la casa della sorella tra le spese, facendola passare per la propria seconda abitazione. Ma soprattuto per un’altra nota spesa a carico del contribuente: i film porno a pagamento guardati dal marito. A rivelare lo scandalo, ancora una volta, un giornale: il Daily Express. Jacqui Smith aveva detto di essere “furiosa” per questi film di cui non sapeva nulla e che erano stati visti quando lei non era in casa. Così, si era detta pronta a pagare le 67 sterline (circa 70 euro) per i servizi di ‘pay per view’ inseriti “per errore” nella nota spese. Ma lo scandalo britannico dei rimborsi gonfiati, costato il posto a Michael Martin, speaker della camera dei Comuni, vede il ministro in buona compagnia.

Secondo le rivelazioni del Daily Telegraph, i deputati, che in questo Paese hanno un salario di 60 mila sterline l’anno (la metà di quelli italiani), hanno messo in conto allo Stato una serie di spese violando la legge: per esempio facendosi rimborsare un mutuo già estinto, o (è il caso di due deputati sposati tra loro) chiedendo un doppio rimborso per una singola “seconda casa”.

La maggior parte delle richieste sono risultate invece legittime, in base alla legge, ma ‘ingiuste’ eticamente, come ha detto David Cameron, leader dei conservatori: farsi rifare la piscina, il campo da tennis, acquistare nuovi elettrodomestici, comprare perfino cioccolatini e assorbenti. Il tutto a spese dello Stato, ossia del contribuente, e in tempi di crisi. Notizie che hanno suscitato indignazione nell’opinione pubblica e anche nella regina Elisabetta II.

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C’è qualcosa che non va…

… negli insegnamenti della chiesa. E non parliamo delle speculazioni edilizie, tipo i miliardari (in euro) frati Maroniti che sfrattano una disabile al 100% dal centro di Roma e le pignorano la casa fuori porta, per avere 12 mila euro di spese legali. Ma i Maroniti sono derivati da Maroni? Voglio parlare delle imposizioni deliranti cui la chiesa vaticana costringe i fessacchiotti che le danno retta, facendo di loro dei bigotti tristi e avviliti: dato che tutto è peccato.
………………………………………………………………………………….
Il primo miracolo di Gesù Cristo fu di trasformare l’acqua in vino perché la gente ballasse e ridesse! Se ci avesse voluto tristi, avrebbe distribuito a tutti un bel bicchierino di bromuro.

clero1

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Di Pietro ha vinto

TERREMOTO: CONTRIBUTO GOVERNO 100% PER PRIMA CASA

Il governo coprira’ il 100% delle spese per la ricostruzione degli immobili adibiti ad abitazione nelle zone colpite dal sisma in Abruzzo. E’ quanto prevede l’emendamento governativo presentato questa mattina dall’Esecutivo alla Commissione Ambiente di Palazzo Madama che sta esaminando il decreto terremoto. Nell’emendamento si sottolinea che: “La concessione di contributi, anche con le modalita’ del credito di imposta e di finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, per la ricostruzione o riparazione di immobili adibiti ad abitazione considerata principale, distrutti, dichiarati inagibili o danneggiati, ovvero per l’acquisto di nuove abitazioni sostitute dell’abitazione principale distrutta. Il contributo e’ determinato in ogni caso in modo tale da coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, la ricostruzione o l’acquisto di un alloggio equivalente”.

°°° Bene! Ora saranno obbligati ed ecco che i soldi ventilati per le centrali nucleari… andranno in Abruzzo. Merito dell’Idv che ha denunciato le minchiate di Mafiolo su fondi inesistenti. A quasi due mesi dal terremoto NEMMENO UN CENT è stato speso per i poveri attendati.

BERLUSCONI, TREMONTI E MATTEOLI IN POSA:

papi12

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