B. a zonzo in Europa, snobbato da tutti, pur di scappare ai giudici. Grande sconcerto internazionale.

Alessio Pisanò

14 settembre 2011

Ma dall’Unione è un coro di critiche

Ieri il Presidente del Consiglio italiano è volato a Bruxelles e Strasburgo per illustrare le decisioni prese dal nostro Paese in materia economica. Molti eurodeputati si sono però lamentati mettendo in evidenza l’inopportunità del viaggio proprio nel giorno dell’interrogatorio sul caso Tarantini. Martin Schulz (Socialisti): “Il fatto che Berlusconi tenti di strumentalizzare le istituzioni europee a fini personali è a dir poco problematico”

Silvio Berlusconi interviene al Parlamento Europeo. Nella foto anche Herman Van Rompuy
Ma cosa è venuto a fare Silvio Berlusconi a Strasburgo? Più o meno si possono riassumere così i commenti fatti dai maggior leader politici dell’Unione europea che hanno criticato prima, durante e dopo l’arrivo del premier italiano a Bruxelles e Strasburgo proprio nel giorno stesso del suo interrogatorio a Napoli sul caso Tarantini (leggi). “Almeno avesse
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Roma, città solare?

Roma, 11:13
ROMA: ALEMANNO, A SETTEMBRE PRONTI CON “CITTA’ SOLARE”

“A settembre saremo pronti ad avviare un primo ragionamento su ‘Roma Citta’ solare’: c’e’ la possibilita’ di fare un grande investimento sull’energia fotovoltaica. Anche l’Unione industriali di Roma si e’ mossa su questo versante e occorre un progetto condiviso per utilizzare il piu’ possibile le fonti energetiche alternative”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenendo al Sustainability International Fourm promosso dalla P&G Alumni. Secondo il sindaco, sul tema delle energie rinnovabili “occorre un cambio di paradigma altrimenti la correzione e’ praticamente impossibile. Piccoli interventi non inciderebbero in una realta’ cosi’ grande come Roma”.

°°° Se fosse vero, un applauso ad Alemanno: sarebbe la prima cosa buona che farebbe per Roma. Ma, conoscendo la sua cricca di inetti, ho paura che sarà “solare” nel senso di sòla

inverno

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Qualche verità (FATE GIRARE!)

Prendo spunto da un bel pezzo di Marco Bucciantini del 14 febbraio 2009

“E’ la svendita di un patrimonio allo straniero di Arcore, al razzismo leghista”, accusa la mia amica (e cugina onesta del prestanome di Mafiolo) Claudia Zuncheddu, sardista, che ha fondato i Rossomori, evocando Emilio Lussu e portando almeno una parte degli indipendentisti in appoggio a Soru. Il sostegno del sedicente partito sardo d’azione a Berlusconi è davvero STOMACHEVOLE: la bandiera dei quattro mori su sfondo bianco e croce rossa, a sventolare su Villa Certosa è il peggior simbolo della colonizzazione. E’ la fotografia dei sardegnoli invertebrati che vendono il culo per qualche briciola. Siamo di nuovo COGLIONIZZATI E RINCOGLIONIZZATI… La residenza del mafionano è il monumento che si è costruito in barba alle leggi, ai lavoratori, ai pensionati, ai milioni di nuovi poveri che il suo regime malavitoso e incapace ha provocato, e ai sardi onesti. La reggia di Punta Lada è anche un monumento all’abusivismo più mafioso, ma Tremonti condonò e la villa ora può essere mostrata nella sua interezza agli ospiti. Prima che il Cavaliere l’acquistasse era una semplice casa colonica, proprietà di Flavio Carboni, il faccendiere sardo coinvolto nell’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Adesso è una provincia con il parco che ha rimpiazzato i sessanta ettari per il pascolo, poi l’anfiteatro, il campo di calcio, il bunker in caso di attacco nucleare da parte dei suoi pusher, i laghetti artificiali. I sardisti stanno dunque con il conquistatore. Il segretario del Psd’Az è Efisio Trincas, che quando era sindaco di Cabras fu indagato per abusi edilizi in zone di particolare pregio e chiese allo Stato italiano di tradurre l’atto in dialetto sardo, prima che gli fosse notificato. Un sardismo da barzelletta. Di lui si ricorda la battaglia contro gli omosessuali: eppure il Psd’Az si era sempre speso in difesa delle minoranze. Trincas è anche (passatemi il termine ardito) l’uomo che ha ucciso Cabras e le sue potenzialità.

UN COMITATO D’AFFARI
Dalle ambizioni personali di un gruppo che ha svenduto l’anima si passa al comitato d’interessi. Quello che vuole “togliere i lucchetti che Soru ha messo alla Sardegna”. Da 30 anni Berlusconi fa affari sull’isola e CONTRO LA SARDEGNA, grazie al domestico e prestanome Romano Comincioli, plurindagato (faceva da tramite con il suddetto faccendiere Carboni), assolto dalle leggi ad personam volute proprio per salvare l’amico di Arcore, e ripagato alla maniera solita di Mafiolo: con un seggio al Senato. La sua firma appare anche in cambiali passate a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò, il cassiere della Mafia. Ma non importa. Lui è l’uomo di fiducia di Berlusconi in Sardegna. E lo si è visto nello scorso turno elettorale. Forza Italia sull’isola ha due potentati: quello di Comincioli e quello di Beppe Pisanu. Il primo è strettamente legato per affari allo studio di commercialista del padre di Cappellacci, Giuseppe. Il secondo è nume tutelare del sindaco di Cagliari Emilio Floris: la scelta di candidare Ugo Cappellacci dimostra i rapporti di forza: Comincioli è un vecchio compagno di classe di Berlusconi che, si sa, tende ad affidarsi a questi sodali di lunga data. Ed è stato infatti il senatore a tessere gli accordi con i sindaci del nord dell’isola, scesi in campo per Cappellacci, nelle liste provinciali, a costo di sguarnire o comunque di complicare l’attività delle giunte comunali.
L’accolita intorno a Comincioli serve meglio al disegno di Berlusconi “contro la Sardegna dei vincoli”. Vuol prendersi la Regione, e con essa le terre che Soru ha provato a blindare. Fu il governo Berlusconi, nel 2005, ad impugnare davanti alla Consulta la salva-coste. Quella legge ha imbrigliato la mitica, faraonica Costa Turchese, evoluzione di quell’Olbia 2 che Berlusconi, Cappellacci sr. e Comincioli già avevano in mente a fine anni 70. Eccola, la loro oasi: 525.000 metri cubi di cemento su 450 ettari di terreno, 385 ville, due alberghi da 400 posti letto, 995 appartamenti in residence, 1 centro commerciale sulla costa nord-est. Tutto rispolverato allorquando il Tar rivelò un quadro normativo lacunoso sui piani urbanistici, sentenza che scatenò gli appetiti della Finedim di Marina Berlusconi, che ripropose l’idea, con una “chicca”: lo sventramento della spiaggia per realizzare un canale navigabile e collegare il mare con un porticciolo da costruire ex novo. Quel quadro normativo è stato puntellato da Soru, e si è impedita la violenta colata di cemento.

LA FIGLIA DEL SINDACO
Questo sbilanciamento sul gruppo Comincioli-Cappellacci, però, poteva erodere il consenso del Pdl nel capoluogo, dove Floris amministra in guerra con Soru, intento dichiarato la scorsa estate, in vista proprio delle elezioni: “Nessuna trattativa con il signor Renato Soru”. E così restano chiusi nel cassetto 220 milioni di euro di investimenti su Cagliari e oltre 1200 posti di lavoro. Una città paralizzata, con il Betile, museo regionale d’arte nuragica e contemporanea disegnato dall’anglo-irachena Zaha Hadid, rimandato a chissà quando. Cotanto zelo era l’annuncio di una candidatura di Floris, condivisa nel centro destra, e il sindaco poteva dunque essere mortificato dalla scelta di Cappellacci. Questo rischiava di compromettere l’impegno dello stesso amministratore nella campagna elettorale e intiepidire i fan del capoluogo. Berlusconi ha rimediato alla sua maniera: la figlia del sindaco è nel listino del presidente. E Rosanna è perfino commovente: “Fin da piccola volevo fare politica, ma l’ingombrante presenza di papà mi intimidiva”.

L’EDITORE
Nella foto di gruppo c’è anche un altro amico-servent del Cavaliere: “l’editore” Sergio Zuncheddu, altro candidato mancato ma meno rancoroso di Floris. Il sedicente editore pubblica il quotidiano di regime l’Unione Sarda, che da 4 anni picchia durissimo – seppure con uno stentato italiano – su Mr.Tiscali. Zuncheddu controlla anche le alcuni videocitofoni regionali che nessuno ci invidia, come “Videolina. Come il suo proprietario, parte dall’edilizia, dalle Città Mercato. A Capoterra, su un terreno che nel 1969 fu trasformato da paludoso a edificabile, e da avamposto di caccia dei cagliaritani si rivalutò enormemente, e che due mesi fa ha scontato con alluvioni e morti quell’affronto alle leggi della natura, Zuncheddu ha spadroneggiato con le centinaia di case costruite dalla sua cooperativa sullo stagno di Santa Gilla.

CAPPELLA
Ugo non è quella CACCHINA INESPRESSIVA degli spot sorridenti confezionati dal pubblicitario Gavino Sanna. È vaccinato ALLA MALAVITA pure lui: è stato per anni al comando della Sardinia Gold Mining: una grande truffa che ebbe nel 1998 in concessione dalla Regione il territorio dei comuni della Marmilla. Si cercava l’oro, e il prezzo
per la multinazionale fu ridicolo, mentre enorme è il danno ambientale, cui è difficile trovare argine, dopo il fallimento
della società mista di capitale italiano, canadese e australiano. Cappellacci è stato presidente per quasi tre anni di quell’impresa e si dimise nel 2003 per entrare come ragioniere nella giunta regionale guidata da Italo Masala: a fine mandato. Grazie alla sua abilità,
il debito della Sardegna sarà di 3 miliardi e mezzo di euro. Un record. Lo prende in cura Floris, e lo fa assessore al bilancio del comune di Cagliari:
e il bilancio va immediatamente in rosso.

ORA E’ TEMPO DI CACCIARLI VIA TUTTI, DAL PRIMO ALL’ULTIMO, A CALCI NEL CULO.

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Drizzone

EUROPEE: BONAIUTI, ALL’UNIONE EUROPEA SERVE UN ‘DRIZZONE’

“Noi vogliamo che l’Ue abbia un peso e un ruolo decisionale maggiore in maniera da tutelare meglio gli interessi dei cittadini”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti intervenendo a Radiocity. Per Bonaiuti “il punto di partenza della nostra campagna per le europee e’ dare una spinta favorevole, un sostegno, quello che Berlusconi chiama un ‘drizzone’ all’Europa che e’ in una situazione non facile, siamo 27 paesi perche’ serve che ogni volta tutti siano d’accordo per prendere una decisione”. A giudizio di Bonaiuti, la Ue “si trova priva di una politica estera comune, di una politica di difesa comune, non ha un esercito, non ha una politica di immigrazione ben definita su basi comuni, non ha una politica dell’energia e dell’ambiente”. Per questo “vogliamo che l’Ue abbia un peso e un ruolo decisionale maggiore in maniera da tutelare meglio gli interessi dei cittadini, e questo e’ tanto piu’ importante perche’ all’incirca il 70% delle leggi che incidono gia’ oggi sulla via dei cittadini italiani ed europei sono per l’appunto direttive europee. Ecco – ha concluso Bonaiuti – perche’ bisogna dare una spinta favorevole all’Europa: per favorirla ad assolvere i suoi compiti fondamentali che dovrebbero essere quelli di difendere la liberta’, la democrazia e la pace con un ruolo piu’ forte sulla scena mondiale e al contempo anche gli interessi dei singoli cittadini”.

°°° Da questo compitino delirante è evidente che questo cialtrone non è mai stato nemmeno a Lugano e non sa una mazza dell’Europa. La cosa divertente è che l’Europa e gli europei hanno il vomito quando sentono parlare del suo proprietario. Non solo… mentre tutti i leader europei (e mondiali) guardavano a Prodi per avere indirizzi o appoggi, quando c’è burlesquoni al governo, si incontrano sempre e soltanto tra loro per discutere di tutto, escludendolo tassativamente e ignorandolo. Ci avete fatto caso? Quindi… figuratevi il “drizzone” che può dare il pagliaccio malavitoso più inviso al mondo! Piccolino il calcio in culo che si piglia…

LEADER EUROPEI PREOCCUPATI PER IL “DRIZZONE”

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CRIBBIO!

Nella sfida per la carica di sindaco il vice primo cittadino uscente
stacca nettamente Morandini del Pdl. La leghista Giuliani terza
Trento, Andreatta verso la vittoria
E i democratici sono il primo partito

TRENTO – Le sezioni scrutinate sono 53 su 97. E portano buone notizie per il Partito democratico e i suoi alleati. Alessandro Andreatta, vicesindaco uscente e candidato primo cittadino a Trento, è in nettissimo vantaggio sullo sfidante Pino Morandini del Pdl: 64,15% contro il 21,01%. La candidata leghista, Bruna Giuliani, si attesta sul 7,56%.

“Sono molto soddisfatto, il nostro progetto è stato premiato, è una vittoria di tutta la coalizione”, è stato il primo commento a caldo di Andreatta. Che rappresenta il centrosinistra autonomista: Pd, Upt, Di Pietro-Idv, Patt, Udc, Verdi, Socialisti democratici e Leali. Morandini, invece, rappresenta il Pdl e una lista civica col suo nome. Tra i partiti il più votato è il Pd, che si attesta sopra il 31%, seguito dall’Unione per il Trentino 15,5% e dal Pdl 11,9%. La Lega è all’8%, l’Idv al 3,6% e l’Udc al 2,55%.

Con circa il 64% dei voti, Andreatta si colloca praticamente allo stesso livello del suo predecessore, Alberto Pacher, sindaco storico e leader del Pd trentino che, nel maggio del 2005, arrivò al 64,3%. In quell’occasione, il Pd non c’era ancora: i democratici per l’Ulivo raggiunsero circa il 18% e la lista civica per Pacher arrivò al 28%. Alle politiche del 2008, gli elettori del comune di Trento diedero il 38% al Pd, il 6,3% all’Idv, il 25,7% al Pdl e il 12,1% alla Lega Nord.

Ma questa tornata amministrativa – che ha coinvolto anche altri cinque comuni del Trentino, e quattro dell’Alto Adige – è stata caratterizzata anche dalla bassa affluenza. A Trento, ha espresso il proprio voto il 60,15% degli elettori. Alle precedenti comunali del 2005 aveva votato il 70,16% degli aventi diritto.

PARTE LA DéBACLE?

andreatta

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