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L’effetto B. continua: il portavoce di Berlino prova a correggere il tiro, i reporter gli ridono in faccia.
E TI CREDO!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Crisi, Frattini bacchetta Parigi e Berlino “Italia contro assi bilaterali”AHAHAHAHAHAH!
Crisi, Frattini a Parigi e Berlino
“Italia contro assi bilaterali”
Il giorno dopo la riunione fra Merkel e Sarkozy il ministro degli esteri italiano bacchetta il vertice franco-tedesco.
°°° Frattini, questo sconosciuto, che BACCHETTA Francia e Germania è la barzelletta dell’anno.
La “culona inchiavabile” voleva richiamare l’ambasciatore
Insulti a Merkel, Berlino
voleva richiamare l’ambasciatore

Ritiro simbolico, per un giorno, dell’ambasciatore a Roma. Sarebbe stata questa la misura che il governo tedesco stava per prendere come reazione al giudizio che Silvio Berlusconi avrebbe espresso su Angela Merkel. Reazione scongiurata, scrive la Velina Rossa, solo grazie all’intervento di Giorgio Napolitano.
«Negli ambienti diplomatici – scrive il foglio quotidiano distribuito alla Camera – il caso Berlusconi-Merkel non è del tutto archiviato, anche se ufficialmente il giudizio espresso dal premier sulla cancelliera non è stato reso pubblico dagli atti dell’indagine barese. Ma ci risulta che da Berlino avevano deciso di richiamare per un giorno, simbolicamente, il loro ambasciatore a Roma, il quale ha prontamente avvertito la Farnesina che ha a sua volta subito informato il Presidente della Repubblica. Quest’ultimo – scrive la Velina Rossa- si sarebbe subito prodigato a mettersi in contatto con il proprio omologo tedesco per scongiurare questo incidente in questo momento critico».
A casa di “papi”
EL PAIS SE LA FA SOTTO DALLA PAURA E, DOPO LE MINACCE DI MAFIOLO E GHEDINI, PUBBLICA NUOVE FOTO e un SUCCOSO EDITORIALE. ECCOLI:
En la villa de Papi
MIGUEL MORA – 93 comentarios
Decenas de vuelos oficiales y privados llevan cada fin de semana a Cerdeña a una milicia de bellezas que entretienen al jefe del Gobierno italiano y sus amigos.- Tras las acusaciones de la primera dama y el ‘Noemigate’, Italia revela al mundo su clima de bajo imperio
* El fotógrafo Antonello Zappadu: “Me da más miedo Berlusconi que la guerrilla colombiana”
* EDITORIAL: ‘Abuso de poder’
* ‘Lo privado y lo público’, por Juan Cruz
Anatomia di Berluscolandia
MIGUEL MORA 07/06/2009
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Decine di voli di stato e privati portano ogni fine settimana in Sardegna un esercito di bellezze che intrattengono il capo del governo italiano ed i suoi amici. Dopo le accuse della first lady e del “Noemigate”, l’Italia rivela al mondo il suo clima di basso impero. Costerà caro a Berlusconi?
Italia
A FONDO
Capital:
Roma.
Gobierno:
República.
Población:
58,145,321 (est. 2008)
Nacimiento:
29-09-1936
Lugar:
Milán
Giardini infiniti, laghi artificiali, organi sessuali all’aria, giochi lesbici, effetti speciali, pizza e gelato gratis… Una residenza geriatrica ricolma di corpi stupendi. Le fotografie censurate in Italia per iniziativa di Silvio Berlusconi mostrano la routine disinibita dellla villa sarda del capo del governo, nella Costa Smeralda della Sardegna.
Lunedí 1, giardini del palazzo presidenziale del Quirinale, festa della Repubblica: centinaia di personalità del regime salgono a salutare il premier, braccato dalle reazioni suscitate dalle notizie sulla sua amicizia con Noemi Letizia, una giovane di 18 anni. Un 70% di queste personalità si dirige a salutare Berlusconi con la figlia a bracetto, invece della moglie. Benvenuti in Berluscolandia, il paese in cui tutte le ragazzine vogliono diventare veline.
Visitiamo adesso Villa Certosa, la misteriosa residenza sarda del magnate milanese, che è anche premier e attuale presidente di turno del G-8, e lider eletto per alzata di mano del partito del Popolo per la Libertà. Da quando si è saputo che Noemi Letizia, la ragazza che chiama Berlusconi Papi, ha trascorso lo scorso capodanno nella villa con altre 30 veline, tutti gli italiani fantasticano con questo nome: Villa Certosa.
La tenuta è il sogno di ogni camorrista, specialmente se si trova in prigione: ulivi e palme, piscine ovunque, gelati e pizza gratis, laghi artificiali, un anfiteatro in cui suona e canta le sue canzoni napoletane l’indimenticabile Mariano Apicella, che ha pubblicato due cd con parole di Berlusconi.
Il mare turchino, la grande casa principale, le stanze segrete, il canale sotterraneo che comunica direttamente la villa con il mare – ispirato a un film di James Bond ?, il parco di sessanta ettari, i bungalow che il padrone di casa mette a disposizione delle sue ospiti (sempre piú numerose le ragazze che gli uomini, in un rapporto di 4 a 1), tutto ciò riformato e rinnovato nel 2006 al modico prezzo di 12 milioni di euro.
Una fonte di piena fiducia, inoltre, assicura che la villa nasconde un rifugio atomico nel sottosuolo e che le provviste vengono rinnovate ogni poco. E poi ci sono le veline, quelle bellezze che, può darsi, riusciranno forse a far conoscere questo strano periodo della storia con il nome di berlusconismo-velinismo.
La bellezza della parola velina è tanto suggestiva quanto la sua origine: la velina era la nota che veniva inviata ai giornali dall’ufficio censura del fascismo, e nella quale si indicava cosa si potesse scrivere e cosa no. Questo carattere di cosa fuori contesto è stato applicato, con il passare del tempo, alle assistenti della televisione che comparivano in zone estranee al loro compito di elemento decorativo, ad esempio vicino al tavolo in cui il giornalista legge le notizie. “Arriva la velina “. Fino ad oggi.
Anche se è sempre stato il segreto di Pulcinella, l’Italia è convissuta senza alcun ritegno morale con il fatto che Silvio Berlusconi abbia conosciuto, corteggiato, invitato, raccomandato, assunto, aiutato e promosso centinaia di veline lungo la sua carriera politica. L’elenco è troppo lungo ed anonimo per poter riprodurlo qui.
Durante una decade di visite, feste e gite, quasi tutte, e molte altre, saranno logicamente passate da Villa Certosa. I migliori corpi dell’Italia. I visi più innocenti e più belli. Aspiranti modelle, attrici, vedettes, majorettes, presentatrici. Ragazze giovanissime, dai 17 e 18 anni fino ai 28 o 29, non oltre: farfalle appena uscite dalla crisalide famigliare che sono entrate a far parte dell’harem dello sceicco. “Quando le accoglie al suo seno”, rivela Concita de Gregorio, direttrice de L’Unità, “offre loro un gioiello a forma di farfalla, a modo di contratto o sigillo. È il segno del sultano”
La politica-spettacolo di Berlusconi, il suo atteggiamento personalista e plebiscitario, il fascino del magnate generoso e donnaiolo, hanno sedotto durante quindici anni le masse di telespettatori e votanti italiani con le sue battute, il suo stile maschilista, le sue gaffe, la sua ascensione sociale, i suoi trionfi elettorali, persino le vittorie e gli ingaggi delle sue squadre di calcio (questa settimana ha paralizzato fino a lunedí la comunicazione della vendita di Kaká pero no farsi scappare un solo voto).
Tutto ciò forma parte naturale del suo bagaglio a-politico ed a-culturale, del suo populismo aperto e mondano che, paradossalmente, si appoggia a sua volta in un non-programma non-politico, tradizionalista e cattolico, lontamente ispirato alla trinità “Dio, patria e famiglia”. Ci sarebbe da aggiungere: “e veline”.
Villa Certosa è il simbolo dello status del Cavaliere piú discreto, il suo rifugio non solo nucleare. È il suo tesoro, il suo segreto meglio mantenuto, il luogo in cui quest’uomo di quasi 73 anni, multimiliardario e prepotente, simpatico e mediatico, riceve le sue amiche ed i suoi amici, svolge consigli di ministri informali, chiude o prepara affari o imprese politiche, riceve i lider della destra mondiale, cura le sue crisalidi, siede le sue veline sulle ginocchia mentre la mano indaga sotto la maglietta e le passeggia nel carrello da golf lungo il parco, zona militarizzata e segreto di Stato (ma non troppo) dal 2006.
A giudicare dalle foto di Antonello Zappadu, Villa Certosa è anche il luogo in cui il magnate megalomane, il personaggio eccessivo, comico e mitomane, dimentica di essere un vecchio (e che dieci anni fa ha abbandonato la camera matrimoniale) e diventa di nuovo il macho, lo sceicco dell’harem, il Super-Silvio sempre abbronzato ed operato (anche della prostata), mentre l’Italia sussurra preoccupata che prende troppa viagra e che i dottori temono per il suo cuore.
Villa Certosa è anche il posto in cui la sua amica Noemi Letizia, 18 anni appena fatti, è stata invitata a trascorrere le vacanze di Capodanno con altre trenta colleghe ed una decina dei grandi uomini del berlusconismo, quasi tutti settantenni come lui: gerontocrazia e ragazze stupende.
Come affermaa il filosofo Paolo Flores d’Arcais, “bisogna chiedersi non che cosa succede o sia successa a Villa Certosa, ma che cosa sarebbe successa negli Stati Uniti se venisse a sapersi che Obama ha trascorso le vancanze natalizie con 30 vedettes di 18 anni e senza sua moglie; o in Germania se venisse scoperto che Angela Merkel trascorre le vacanze con 30 gigoló ben piantati”.
Nel caso di queste giovani donne italiane si tratta di realizzare un sogno, di raggiungere la meta: conoscere Silvio e i suoi poderosi amici, lavorare alla televisione e forse arrivare anche in politica, il che nel paese della RAI e di Mediaset controllate dallo stesso uomo sono una sola cosa.
Molte di queste ragazze si sono limitate, tragicamente, a impersonare il modello dei loro genitori, il conformismo di questa disillusa generazione post-68 che è rimasta rimbambita davanti alla televisione negli anni ottanta e novanta, guardando come si dissolveva la Democrazia Cristiana, come si esiliava Bettino Craxi, come la, in altro tempo brillante sinistra italiana diventava, dopo la caduta del Muro di Berlino, una casta oligarchica, noiosa e lontana dai bisogni della gente.
Ad alcuni sembrerà ripugnante, ad altri pragmatica ed umana, questa idea del mondo e dell’ascesa sociale. Ma, esiste un modo migliore per trionfare nell’Italia della televisione che l’essere vicino, molto vicino, al grande padrone della televisione europea, forse mondiale?
Berlusconi, lo ha scritto Eugenio Scalfari, è il Re Sole. Come dice un politico sardo, “se ti avvicini al sole, il sole ti illumina e ti riscalda”. E secondo quanto sostiene un altro maestro di giornalisti, perseguitato dalla destra, Giancarlo Santalmassi, “mezza Italia lavora per Berlusconi, l’altra metà lo desidera”
Visitare Villa Certosa assicura alle ragazze un posto vicino al sole, un telefono al quale chiamare, forse una raccomandazione dell’imperatore, un pollice in su, un casting al quale presentarsi di ritorno da Roma o da Milano, domenica notte o lunedì mattina, dopo le lunghe e divertenti notti, le chiacchere politiche di Silvio, le passeggiate per fare acquisti al centro commerciale di Porto Rotondo (paga Papi, fino a 1.500 euro per ragazza), i balli sfrenati, qualche striptease piú alcolico che pagato, il maschilismo nella sua indole peggiore.
Non è facile trovarsi fra le elette, arrivare alla categoria di vestale di Villa Certosa, insiste il politico sardo, che preferisce non identificarsi per motivi di sicurezza: “Chi va nella villa conta; chi dorme lì, conta molto, e chi ci passa le vacanze, è nel cuore del Cesare”.
Il Cesare, che ha iniziato la sua carriera nell’edilizia, ha altre sette ville in Sardegna, un’altra ad Antigua, innumerevoli ville a Roma e a Milano; ma Villa Certosa è la misura di tutte le cose. Anche i ministri e le ministre del Gabinetto si dividono fra i molto assidui (come il silenzioso Gianni Letta) e gli occasionali, che sono andati solamente una volta o lo hanno fatto per partecipare a qualche consiglio di ministri (o di amministrazione) fuori stagione.
Fra le ministre, quella che ci è stata piú volte è Mara Carfagna, ministro delle Pari Opportunità, cui onora la sua fedeltà, poichè è stata l’unica ad osare difendere i suoi atti riguardo all’assurdità del Noemigate. Secondo lei, coloro che combattono e criticano Berlusconi lo fanno per invidia e senza ragione, dato che è una persona “buona”.
Per le ragazze, la miglior forma di entrarci è captare l’occhio esperto del vecchio scapestrato. Come è accaduto a Noemi o alla stessa Carfagna e a decine di ragazze. Noemi, una dolce giovinetta cresciuta in ambienti prossimi alla Camorra napoletana, voleva diventare artista. E così dunque, si è fatta fare un libro di fotografie e lo ha inviato ad un’agenzia di Roma. Il giornalista di Canale 4 Emilio Fede, amico intimo di Berlusconi, lo ha preso, lo ha portato via con sé, e se lo è scordato, guarda caso, sul tavolo; il suo capo ha preso il telefono ed ha fatto il numero del cellulare della giovane. Le ha detto che aveva uno sguardo angelico e che doveva mantenersi così, pura.
Questo è successo a ottobre, ha rivelato Gino, l’operaio fidanzato a Naomi fino a quando è arrivato Papi, in una intervista concessa a La Repubblica. Poco dopo Noemi è stata vista in una festa della moda a Villa Madama, in un’altra del Milan. In entrambe le occasioni è stata fatta sedere al tavolo presidenziale. Secondo quanto raccontato sia da Berlusconi che dai suoi genitori, l’amicizia era di vecchia data; Gino ed una zia di Noemi lo hanno smentito.
Fatto sta che, a dicembre, Noemi si trovava già a Villa Certosa con la sua amica Roberta, una delle tre amiche insieme alle quali ha girato un video domestico, disponibile ormai su Youtube, nel quale si dichiarano fantastiche e irraggiungibili. Anche se, a pensarci bene, forse era prima, perchè la stessa Noemi ha dichiarato, quando ha iniziato ad essere famosa, che aveva visto spesso Papi, che lui non sempre poteva andare a Napoli, occupato com’era, e che i due cantavano assieme le canzoni di Apicella. Adesso la ragazza, in un ulteriore disperato tentativo di mettersi al riparo, ha dichiarato in un’intervista per la rivista Chi, proprietà di Berlusconi naturalmente, che è ancora vergine.
Un’altra forma di arrivare a Villa Certosa, di raggiungere il rango di farfalla e passare a far parte della collezione del grande entomologo, è conoscere gli amici del Sultano. Meglio ancora se sono imprenditori VIP della cerchia strettamente giudiziaria (il giudiziario unisce molto), Marcello dell’Utri, condannato a 9 anni in primo grado per complicitá con la mafia; il padrone della scuderia Renault e compagno di fatiche off shore Flavio Briatore (che ha raccomandato a Berlusconi l’avvocato britannico David Mills, creatore corrotto dell’impero Fininvest B), o il compiacente Fede Confalonieri, presidente di Mediaset.
È anche utile conoscere quei brillanti giornalisti della terza età, stelle fulgenti del firmamento televisivo filogovernativo, persone come Fede (autore del telegiornale più surrealista del continente), o come il sempre genuflesso Bruno Vespa, capace di intervistare il padrone dodici volte all’anno ed eludere sempre la domanda scomoda.
Tutti coloro conformano l’essenza del berlusconismo-velinismo, e in quanto tali frequentano da anni il padrone. Cercano sicurezza, amiconi, calma, relax e bei corpi per mitigare lo stress e l’estenuante esercizio della politica, la corruzione o il sempre faticoso (per le vertebre) giornalismo da camera.
Ci sono, chiaro è, vie intermedie, provveditori diversi, amanti dello sport del gineceo, mamme mezzane pronte a rinnovare gratis il corpo di magia del prestigiatore, ministri, viceministri e segretari di Stato pronti ad aggiungere novità alle serate, l’enorme cerchia fatta di figlie di amici, conoscenti, vassalli, impiegati, quella mancia di curve promettenti data al portinaio, la guardia del corpo, la cuoca, la cugina del carabinierie, l’aspirante modella che invia le sue fotografie via e-mail a Palazzo Chigi, insieme al numero del suo cellulare scritto con una grafia che imita il rossetto.
Tutta Italia sta al gioco, tutto il paese lo sa; il problema è che tutti lo raccontano, ma nessuno lo dice con il suo nome. Satrapi, imperatori, monarchi e commendatori hanno storicamente riempito di ragazzine i suoi salotti, ma adesso la gente ha paura, l’omertà è condizione indispensabile perchè l’ipocrisia non finisca, perchè l’informazione sia tenuta sotto il controllo diretto o indiretto dell’imperatore (pubblicità istituzionale, sovvenzioni pubbliche, promesse, crediti…), se qualcuno cerca di uscirne può rimetterci l’impiego, la Chiesa di Roma non deve saperlo (e per questo si accontenta solo di reclamare sobrietà), ed inoltre c’è la crisi e viviamo in un pase sotterraneo per definizione, questo meraviglioso belpaese che si è sempre dichiarato fiero della sua arte domestica di arrangiarsi improvvisando, “O Francia, o Spagna basta ch’as magna”.
L’entrata delle veline televisive in politica, che si trova all’origine di questa crisi morale, era la conseguenza inevitabile della storia, del sistema. Forza Italia non è mai stato un partito, ma un gruppo di tifosi, di impiegati comandati da Dell’Utri che nel 1994 ha reclutato in fretta e furia tutte le segretarie di Publitalia per compilare in tempo le liste. Nemmeno il suo sucessore, il Popolo della Libertà, è un partito, ma un alluvione di consiglieri mediocri, gestori sommessi e bei visi senza tradizione, ideologia, basi. La televisione e la pubblicità come unica politica; e la politica si fa in televisione. Italia continua ad essere il paradiso della raccomandazione, chi non ha un amico è orfano, ed il grande capo si chiama Silvio. Silvio aggiustatutto.
Ascoltate l’ex professoressa di Noemi Letizia: “È molto logico, lui la aiuterà, a tutti conviene avere amici, un medico che ti scrive le ricette”.
Il benefattore è Berlusconi; le scuole e le case sono pieni zeppi di belle Uranite, e il luogho in cui si mettono sotto tiro è Villa Certosa.
Elisa Alloro, una delle veline che sono state nella casa madre, ha pubblicato questa settimana un interessante libro intitolato Noi, le ragazze di Silvio. In esso rivela che anche lei e non solo lei, chiama Berlusconi Papi da molto prima che facesse la sua apparizione nella vita del Cavaliere la cenerentola Noemi.
“È una miniera di saggezza” scrive sul lider massimo la velina giornalista, 32 anni. Nata a Reggio Calabria, Alloro ha partecipato al corso di formazione politica di 25 giovani veline organizzato in vista delle elezioni europee dal PDL, con professori ilustri, fra gli altri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il vicepresidente dell’Europarlamento, Mario Mauro, a richiesta del primo ministro.
Presentatrice, Alloro è stata prescelta dal Cavaliere insieme a, fra le altre, Eleonora Gaggioli, aspirante attrice; Camilla Ferranti, aspirante presentatrice, Angela Sozio, rossa di Grande Fratello fotografata da Zappadu nel 2007 sulle ginocchia del premier (insieme ad altre quattro), e Barbara Matera, partecipante del concorso Miss Italia della Puglia, amica del dottor Letta e finalmente (dopo l'”io accuso” di Verónica Lario) l’unica candidata velina fra le 25 precandidate.
La prima a chiamare Berlusconi Papi, rivela Alloro, è stata Renata, una velina brasiliana e milanista. Il soprannome si è espanso come un virus. “E adesso, molte ragazze si rivolgono a lui con questo nome; “è un’abitudine, forse il frutto di un accordo tacito, una specie di nome in codice nato, forse, dall’atavico timore ad essere intercettati (dagli ascolti telefonici)”, dice a Il Corriere della Sera.
Il libro, di 100 pagine, è scritto sotto forma di lettera a Verónica Lario, rifiuta le accuse di “ciarpame” e difende il capo: “Ogni minuto passato con lui è come un dono divino”. Il suo racconto narra che ha conosciuto Berlusconi nel 2004, mentre lavorava a Mediaset. Doveva intervistarlo sul ponte dello Stretto di Messina, ma in un batter d’occhio si è vista catapultata in Sardegna, “ad un pranzo di lavoro con professionisti dello staff presidenziale, io l’unica donna”, scrive Il Corriere.
Sono partiti insieme dall’aeroporto romano di Ciampino, sede dei voli di Stato, a bordo dell’aereo presidenziale; durante il viaggio ha scoperto che Berlusconi sapeva tutto su di lei (“mi ha fatto vedere un voluminoso dossier”), e gli ha fatto un’offerta di lavoro che lei ha rifiutato. “Mi ha spiegato che stava organizzando una task force di 50 giovani giornaliste per stabilire un ufficio stampa ponte tra Roma e Bruxelles. Al tuo curriculo converrebbe enormemente, mi disse…”
Finito il pranzo, di nuovo in volo nell’aereo di stato verso San Siro, dove giocava il Milan. Scorta di auto ufficiali, sirene spiegate e poi di nuevo in viaggio aereo verso Ciampino. Dopo aver lasciato Mediaset, Elisa ha continuato a vedere Berlusconi: “Alcune volte mi ha invitato ad andare a Villa Certosa, assistere a cene con decine di invitati”. Di Noemi ha un vago ricordo: “Ci hanno presentato fugacemente nel trascorso di una festa”, racconta.
Ma impossibile dimenticare, scrive, le due gemelline montenegrine che hanno inscenato “un ballo pazzo e spropositato davanti agli occhi di un costernato primo ministro”. E le altre apparizioni non annunciate, femminili e no, alla porta della sue stanze”.
Questa è l’Italia, lo ha già detto la first lady Verónica Lario, molto meno indispettita che stanca, Lisistrata, patriota e rivoluzionaria, nel condannare il marciume del berlusconismo-velinismo: “Genitori pronti ad offrire al Drago le loro vestali”, “ciarpame politico e maschilista senza pudore”, un marito e premier che “frequenta minorenni e non sta bene”. Impossibile dire di piú con meno parole.
Lo staff del Cavaliere è attento alle sue necessità. I giornalisti che seguono le mosse del premier raccontano che c’è una bella ragazza nella sua squadra stampa che viaggia con lui ovunque, anche se non sa fare un bel niente. La sua consulente d’immagine copre le debolezze alla meglio e cerca di fare in modo che il Cesare sembri onesto.
C’è un altro personaggio misterioso, una donna quarentenne, bruna, bella, vestita sempre con tailleur, che Zappadu ha fotografato molto spesso nell’aeroporto di Olbia. Si tratta di Sabina Began (SB), la preferita: i pettegoli romani la chiamano l’ape regina.
Il giorno della Liberazione d’Italia, il 25 aprile 2008, durante i festeggiamenti per la vittoria elettorale di Berlusconi, il presidente del Senato, Renato Schifani, Apicella ed altri gerarchi erano circondati da un mazzeto di ragazze sinuose: Don Silvio non aveva occhi che per SB, che si è fatta tatuare su una gamba “SB, l’incontro che mi ha cambiato la vita”. Mentre la teneva sulle ginocchia e le canticchiava Malafemmena, Berlusconi ha detto: “Se ci fosse qui un fotografo questa foto varrebbe 100.000 euro”.
Come affermato da Lario, la storia politica in gioco va molto più in là del caso Noemi; la povera Noemi è solo l’ultima vittima di questo Grande Fratello. Sará la casa, Villa Certosa, come nelle Mille e una notti, un bunker di lusso un po’volgare con giochi erotici o è Berluscolandia qualcosa di peggio e di più lussurioso?
Probabilemente, nessuna e le tre cose insieme, rispondono diverse fonti sarde e le fotografie di Zappadu, che ci introducono in questo sottomondo. Berluscolandia è bella, non si può non ammettere, anche se la natura sarda è molto piú agreste e meno fittizia che nelle cartoline dall’erba ben segata, quell’orto di erbe medicinali rotondo, quelle torri di imitazione. La prima cosa che sorprende è la smisuratezza.
Sessanta ettari di terreno sono molti. Soprattutto nella costa Smeralda. Ci stanno due spiagge private, tre laghi artificiali, mezza dozzina di piscine, l’anfiteatro in cui si rappresentano gli spettacoli di Apicella (il cantautore che scrive per Berlusconi), delle ballarine, e delle bailaoras (il pubblico del flamenco si chiede ancora chi sia e cosa faceva lì quell’intrusa).
Da una parte della tenuta c’è il Country, uno dei posti prediletti del premier, una discoteca con candele, tappeti orientali ed un riservato chiamato Harem. Non soffrano le anime candide. Nessuno delle migliaia di visitatori di Villa Certosa ha mai parlato di sesso. Lì non c’è sesso. Al massimo, gelato.
Beppe Severgnini, cronista di Il Corriere, lo ha spiegato in questo modo: “Villa Certosa sta adottando, nelle fantasie nazionali, una grandezza leggendaria. Gli amici del protagonista, cercando di minimizzare, contribuiscono ad arricchire la messinscena. Marcello Dell’Utri: “C’è una gelateria. Ti servono tutto il gelato che vuoi. Gratis. Se ci si pensa, è una trovata molto divertente”. Flavio Briatore: “C’è il gioco del vulcano. Si parla del più e del meno e quando il gruppo si avvicina al lago, Berlusconi fa finta di preoccuparsi, dice che la Sardegna si trova in una zona volcanica. E in quel momento si sente un’esplosione incredibile, ci sono effetti speciali tipo fiamme…”. Sandro Bondi, ministro della Cultura, cercando di spiegare la nudità di Topolanek, l’ex premier ceco: “Bah… D’altronde, pensate che la villa si trova a pochi metri dal mare. Un mare, come lei sicuramente sa, di una bellezza assoluta”.
Dell’Utri non ha potuto negare che oltre a gelato e pizza, nella villa ci sono sempre tante giovinette bellissime che passeggiano, fanno il bagno, la doccia, si esibiscono. Il più difficile per Berlusconi non sarà giustificare queste fotografie, che ha già definito “inutili”. Il vero problema sarebbe l’esistenza di altre più compromettenti. “Berlusconi sa che c’è una talpa a Villa Certosa. Qualcuno ha tradito dall’interno, ma non sa chi è”, spiega Marco Mostallino, un giornalista locale. “Berlusconi crede che si trova probabilmente tra le guardie di sicurezza. Non per caso ha accusato sua moglie dal giornale di suo fratello di farsela con una sua guardia del corpo”.
Villa Certosa è vigilata 24 ore su 24 da militari e carabinieri, come fosse una fortezza. Inoltre, ci sono guardie private ed altre che arrivano da tutte le parti. La storia della sicurezza nella Costa Smeralda è collegata al agá Kan, il primo promotore turistico della Sardegna, ed è iniziata con i vigilantes. “Kan ha assunto tutti gli uomini disponibili, e molti di loro avevano precedenti criminali”, assicura Mostallino.
Alcuni anni dopo, Berlusconi è arrivato all’isola. “È arrivato con suo fratello Paolo intorno al 1981 o 1982”, ricorda il politico sardo. “La sua idea era di costruire due millione di metri cubi sul mare, in un terreno di 200 ettari a sud di Olbia, tra Le Saline e Capo Cerasso. Per fare impressione, arrivava con due libri enormi che diceva contenevano la valutazione dell’impatto economico. Viaggiava con un seguito di architetti, ingegneri, consulenti fiscali, economisti. Fino all’approvazione del progetto sono passati dieci anni, ed è stato concesso solo un quarto dell’estensione originale, e questo in montagna, lontano dal mare. Ma quando è stato approvato non aveva soldi. Era il 1993 e subito dopo è entrato in politica”.
Silvio e Paolo hanno costruito la villa nei primi anni novanta. Con il tempo l’hanno trasformata pian piano in una casa degna di un film di James Bond. L’ironico Severgnini ha scritto sul Corriere della Sera che un giorno qualcuno scriverà la storia di Villa Certosa: “La cinica flessibilità italiana permetterebbe di raccontare molto, se non tutto. L’ultimo scoglio è la coerenza ufficiale. I politici, anche quelli che hanno meno pregiudizi, non sono ancora pronti ad ammettere quello che fanno, perchè hanno paura che qualcuno lo metta a confronto con ciò che dicono”.
FOTO INNOCENTE E AUTENTICA… COME MAFIOLO STESSO
Dal mio blog di Myspace
MIRACOLI DELLA RICERCA
Categoria: Blog giovedì, gennaio 15, 2009
fatta di carta trattata con resina, potrebbe essere usata anche in caso di calamità
Nuove abitazioni: ecco la «casa di carta»
Creata da una società svizzera che si pone l’obiettivo di cambiare il volto delle baraccopoli del pianeta
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO (GERMANIA) – In sé, la “casa universale” non è granché: 36 metri quadrati, prefabbricata, di carta. Confrontata con le baracche di latta e cartone ammuffito che ha l’obiettivo di sostituire, è però quasi un sogno.
La sta lanciando una società svizzera, The Wall AG, che ha sviluppato l’idea e il progetto assieme alla Università Bauhaus di Weimar: è pensata per risanare gli slum sparsi sul pianeta. Se avrà successo, migliaia di famiglie potrebbero beneficiarne in tempi brevi e a costo tutto sommato basso.
TECNOLOGIA – La tecnologia brevettata dalla società di Schaffhausen per creare i pannelli prefabbricati (chiamata SwissCell) è simile, nel concetto, a quella in uso nell’industria aeronautica per creare materiali solidi ma leggeri. La differenza è che, alla base, non c’è alluminio ma carta trattata con resina e poi processata in modo da formare un materiale molto stabile, leggero, isolante e flessibile. La chiave del successo dell’idea – ha detto al settimanale Der Spiegel uno dei fondatori di The Wall, Gerd Niemöller – sta nel fatto che la società intende fornire le macchine e i materiali, ma poi la produzione dei pannelli sarebbe realizzata sul posto, vicino a dove le “case universali” (questo è il nome) dovrebbero essere poi montate. Costo di ogni singola unità, circa cinquemila dollari, meno di quattromila euro. La flessibilità del prodotto e del processo di realizzazione rende la casa di carta particolarmente adatta a sostituire via via le baracche malsane e cadenti delle bidonville di molte megalopoli del Terzo Mondo. Un primo intervento sta per essere lanciato nello Zimbabwe, con l’aiuto di una Ong tedesca. E 2.400 case sono state prenotate dalla Nigeria. L’abitazione potrebbe anche essere impiegata per interventi di emergenza in casi di catastrofi naturali…
Danilo Taino
°°° Dico… Mafiolo e la sua cosca sono degli ignoranti congeniti e sicuramente di questa storia non ne sanno nulla. Ma non sarebbe molto meglio delle tende?
l’emergenza sicurezza (ora davvero!)
La mattanza a Posillipo, il gioielliere malmenato, coltellate per un posteggio
Il crimine più illogico e brutale sembra dilagare nella quotidianità
I nuovi delitti a sangue freddo
l’escalation che spaventa l’Italia
di JENNER MELETTI
Bambini denutriti e macilenti che suonano la fisarmonica sui marciapiedi. Chiedono l’elemosina. Un uomo si avvicina, controlla quanti soldi abbiano incassato. I piccoli che hanno pochi soldi vengono picchiati, con pugni o bastoni. Non succede alla Centrale di Milano e i piccoli non sono romeni. “Succede – dice Giancarlo De Cataldo, giudice e autore di “Romanzo criminale” – nella Londra del 1840 e i bambini sono italiani. Li scopre Giuseppe Mazzini, che denuncia i mercanti di carne umana, italiani, che portano questi piccoli mendicanti nella capitale inglese. Per salvare i bambini organizza una scuola popolare”.
Certe notizie fanno paura. I ladri sorpresi in casa fuggivano subito, al massimo legavano a una sedia o chiudevano in bagno i padroni di casa. Ora spaccano le teste con mazze di ferro. I rapinatori di gioiellerie minacciavano puntando una pistola. Ora con il calcio della medesima massacrano il gioielliere. Ci si ammazza per un parcheggio.
Sono delitti che provocano terrore – dice la sociologa Chiara Saraceno – anche perché commessi nelle case, il luogo in cui ci sentiamo più sicuri”. “La violenza esplode – dice Gianrico Carofiglio, magistrato e scrittore – in chi non riesce a “nominare” e dunque controllare le proprie emozioni, prima fra tutte la paura”. E spaventano anche quei nomi stranieri, Mariu, Valentin, Calin. “Delitti efferati e assurdi – dice il sociologo Marzio Barbagli – sono sempre avvenuti. Tanti furti si sono trasformati in rapine o omicidi. Certo, la presenza di stranieri sul totale delle persone denunciate in Italia per omicidio è altissima: nel 2007 era pari al 42%”.
Nessuno vuole sentire parlare di “etnia”. “Non si possono attribuire responsabilità – dice Giancarlo De Cataldo – a un comportamento etnico. Ma quando parliamo di romeni parliamo di persone abusate per trent’anni da Ceausescu ed è nota la tendenza – che non riguarda certamente tutto un popolo – di riprodurre l’abuso subìto. Valeva anche per gli albanesi, ma ormai siamo alla terza o quarta ondata di immigrazione e le polemiche su di loro si sono placate. Io sono stato colpito dal delitto del parcheggio. Le nostre strade sono percorse da persone fatte e strafatte e la strada è il luogo dell’incontro uno a uno, faccia a faccia. Non ci sono mediazioni, lo scontro è diretto. In un generale clima di intolleranza, che tutti respiriamo, si aggiungono gli abusi delle sostanze e allora anche con una passeggiata ci esponiamo a un cocktail micidiale. E in questo clima di intolleranza chi arriva da fuori porta la propria specificità. I romeni? Dobbiamo riflettere su come erano visti gli italiani emigrati in America. Nel 1890, a New Orleans, due famiglie di italiani mafiosi furono accusate di avere ucciso il capo della polizia. La giuria assolse tutti. Appena usciti dal tribunale, furono linciati dalla folla. Erano “italiani”, questo bastava. Spero che con questo clima qualcuno non si metta a proporre nuove leggi. Ce ne sono già troppe e fatte male. Cerchiamo di fare funzionare il processo”.
Chiara Saraceno sta tenendo un seminario a Berlino. “Il terribile omicidio di Posillipo colpisce soprattutto perché commesso fra le mura di casa, dove hai il diritto di sentirti sicuro. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che chi è derubato o aggredito fra le sue mura si sente violentemente offeso, molto di più rispetto a un furto o aggressione fuori casa. I romeni? Fra di loro c’è una quota di criminali: naturalmente arrivano non solo i più imprenditivi ma anche i più delinquenti. Ma questo non vuol dire che siamo di fronte ad una immigrazione di criminali. Là sono state aperte troppe prigioni e anche chi magari viveva rubando 3 galline ha scoperto che in questa Italia c’era tutto e tutto era a portata di mano. C’è allora chi vuole tutto e non ha freni. È un delitto che fa male, quello di Posillipo, per questa violenza allucinante e assurda. Ma non dobbiamo scordare che c’è chi uccide se guardi male o troppo bene la sua ragazza, c’è chi ti mette un cacciavite nella pancia per un posteggio rubato”.
Anche il magistrato-senatore Enrico Carofiglio è in Germania, impegnato alla biblioteca comunale di Francoforte nella presentazione de “Il passato è una terra straniera” ora tradotto in tedesco. “Proprio partendo da questo libro – dice – oggi abbiamo discusso della violenza che sembra la più assurda. Ma una radice c’è, in questa violenza. È l’incapacità, per molti, di verbalizzare le proprie emozioni. C’è chi non ha parole per chiamare la paura, la frustrazione, l’odio. Studi di criminologi hanno dimostrato che i ragazzi più violenti sono coloro che non sanno sentire e nominare le proprie emozioni: in loro si ostruiscono i canali della comunicazione, quindi dell’intelligenza. Chi non controlla la rabbia, non riesce a buttarla fuori, e arrivano le esplosioni di violenza. Questo vale anche per i più ricchi. Ma quando sei nel luogo più basso della gerarchia sociale, senza strumenti linguistici; quando certe parole fanno paura e fra queste ci sono proprio la paura, la debolezza, la diversità, quando non funziona la capacità di controllo, una delle alternative è la violenza incontrollata”.
Secondo il sociologo Marzio Barbagli bisogna evitare di “prendere un granchio”. “Il granchio è l’idea che solo certi immigrati possano compiere azioni che ci fanno rabbrividire, che certi gruppi nazionali siano “portati” per certi crimini. Posillipo è tragica ma non è purtroppo una novità. Tanti ladri sorpresi dai padroni di casa si sono trasformati in assassini. A me colpisce soprattutto il basso livello di preparazione di questi delinquenti. Hanno improvvisato, hanno trovato un imprevisto – la presenza dei proprietari – e hanno perso la testa. Bisogna ragionare invece sull’apporto dato dagli immigrati alla criminalità, che certamente è molto alto. Nel 1988, fra i denunciati di omicidio in Italia, gli stranieri erano il 6%. Dieci anni dopo sono saliti al 23%. Nel 2007 erano il 24%. Ma se guardiamo i dati del centro nord, scopriamo che negli stessi anni i denunciati per omicidio sono saliti dal 9% al 26% e, nel 2007, al 42%. Insomma, su 100 denunciati per avere ucciso, 42 sono stranieri e gli stranieri, in quello stesso anno, erano l’8% della popolazione. La statistica ufficiale ci dice anche che, sempre nel centro nord, in molti casi gli stranieri hanno ucciso altri stranieri. Nel 18% dei casi nel 1992 e nel 33% dei casi nel 2007. Ma quando uno straniero uccide uno straniero, fa meno notizia”.
°°° I meno distratti di voi ricorderanno che il mafionano e la sua cosca hanno “vinto” le elezioni – a lungo invocate – proprio su una EMERGENZA SICUREZZA che non c’era assolutamente e sul degrado dell’immondezza di napoli… provocato ad arte da Mafiolo medesimo, dai suoi uomini (tutti premiati) col concorso amorevole del “sistema” o camorra che dir si voglia. Come si fa a dimenticare ore ed ore di programmazzi e simil telegiornali che tutti i giorni ci massacravano le gonadi con la cronaca nera? Come posssiamo scordare il perentorio e martellante “dagli allo straniero” che ha instillato un odio razziale mai visto prima da queste parti? E come possiamo cancellare il ricordo dei danni fatti a Napoli e all’Italia tutta (specialmente all’estero) da un mafionano onnipresente che infangava Napoli e l’immagine dell’Italia… quando i termovalorizzatori erano pronti da mesi e i decreti di sgombero del pattume FIRMATI DA PRODI già mesi prima delle elezioni? Ma nei termovalorizzatori mancava sempre una vitina, un dado, un fusibile… che nON si trovavano mai! Ma per strada e davanti agli impianti c’erano i picchetti della camorra e delle comparse di merdaset che inscenavano proteste popolari fasulle. C’era – esattamente come ora – la disinformazione totale e la propaganda a tappeto. Questo è, amici miei. Siamo in pieno regime delle banane e NOI ne paghiamo il prezzo, mentre il mafioso ricostruito si rimpinza di soldi, di appalti, e appaga il suo misero ego con le passerelle tra i cadaveri che lui medesimo (coi condoni) e i suoi compagni di merende hanno provocato in Abruzzo. Però, mi raccomando, diciamole a bassa voce queste verità o rischiamo di svegliare l’opposizione (scusate il parolone). Amen.