Lidia Ravera ripete le cose che scrivo da anni: BRAVA!

Lidia Ravera

Berlusconi, il demagogo (ubiquo) in agonia

Guardarlo alle sei su Italia Uno, alle sette al Tg4, alle otto, a dimostrazione che l’ubiquità esiste, sul Tg1 e sul Tg5, alle otto e mezza sul Tg2. Guardarlo, non soltanto vederlo, come ci tocca da una ventina d’anni, guardarlo con l’attenzione del clinico, con la meraviglia del poeta, guardare Silvio Berlusconi e, con il poco che resta del libero arbitrio, eliminare l’audio, è esperienza estrema, ma interessante.

Il volto che si affaccia da tutti gli schermi, che ricompare tutte le

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Lidia Ravera: Che è successo di bello…?

Che è successo di bello…?

Sto due giorni a Zurigo, felicemente rinchiusa in un convegno sulla (agonizzante) lingua italiana. Non guardo la televisione. Non leggo i giornali. Ascolto. Critici, scrittori, professori. Recito il mio speech: “Le conseguenze delle parole”. Torno. Chiedo a M., che è venuto a prendermi all’aeroporto: “Che è successo di bello?”. Dice, più o meno:

Il Presidente del Consiglio è andato a Lampedusa, ha annunciato che in 48 ore risolve tutto, che si è comprato una casa, che toglierà le tasse ai lampedusani, che metterà un campo da golf e che aprirà un casinò. Il Presidente della Camera, invece, si è preso un giornale in faccia e un vaffanculo dal ministro della Difesa. Una deputata diversamente abile è stata apostrofata con la frase “handicappata di merda” o “del cazzo”, non mi ricordo. Il ministro della Giustizia ha tirato il suo documento di identità addosso al leader dell’Italia dei Valori il quale l’ha preso al volo e da allora lo mostra in televisione come un trofeo. Il Presidente della Repubblica si è detto preoccupato.

L’ho guardato, stava guidando. Era serio serio. Ho detto: “E poi?”. “E poi niente.”, ha detto lui. Ho scartato tutti i possibili commenti. Quelli spiritosi. Quelli disgustati. Quelli indignati. Quelli increduli. Dopo quattro minuti di silenzio, ho detto, a bassa voce: “Ma che cosa ci sta succedendo? Perchè non riusciamo a liberarci di questa feccia? Ci sarà pure un modo. Votare, partire, sparare, lasciarsi morire… Questo Paese è troppo migliore di chi lo governa, la forbice si sta aprendo. All’università, a Zurigo, la sala era piena di studenti di italianistica… si parlava di Gadda, di Svevo, di Pirandello… c’erano Ferroni, Barilli, Laporta… c’erano Scurati e Cavazzoni… Gli studenti, gli studiosi all’estero, ancora guardano all’Italia con passione, studiano la nostra lingua… Perché non riusciamo a reagire, a dire basta, a ricominciare a lavorare, a crescere, a pensare, a capire, a migliorare… che cos’è questo brutto incantesimo, perché non ci possiamo svegliare?”. Non ha risposto, M. , si è stretto nelle spalle. Oggi ho guardato, in rete, la registrazione video offerta in pasto a tutti noi da Repubblica. Il Presidente del Consiglio raccontava, con la verve ammuffita di un rianimatore di cariatidi, una barzelletta. Quella della mela che davanti sa di culo ma, se hai fortuna, girandola, sa di figa.

Attorno a lui, con impeccabili tempi da teledipendenti lobotomizzati, una quarantina di uomini adulti, hanno appaludito. Ridevano per la parola culo, per la parola figa. All’unisono. Con vigore. Avevano, tutti quanti, addosso, la fascia tricolore. (Buon compleanno, unità d’Italia!).

Allora ho capito. Dobbiamo incominciare dal basso, liberarci, innanzitutto, degli opportunisti, dei leccaculi, dei servi, degli imbecilli, dei cafoni, degli ignoranti. Dobbiamo togliergli il suo brodo di coltura (o cultura), lasciarlo a secco, sgominare i suoi sudditi dementi & disperati, i senzatalento, i senzadignità, i senzaprincipi… Coraggio. E’ un lavoraccio, lo so. Ma ce la possiamo fare.

(C’era una sola donna, in sala. Immagino che abbia riso anche lei).

°°° MI CONSOLA MOLTO NON ESSERE SOLO A SCRIVERE E A PENSARLA COSI’.

b.scaduto

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Bel commento di Lidia

Ancora un voto e poi basta

di Lidia Ravera

Studenti, operai, pensionati. Sindacati, popolo viola, donne. Cinema, teatri, università. Tutta l’Italia, alla vigilia del centocinquantesimo anniversario della sua unità, pare lievitare, gonfiarsi di disagio. Una rabbia disperata percorre le strade. Migliaia di persone in corteo, migliaia di persone bloccate dalle migliaia di persone in corteo. In macchina, in autobus, in taxi, in treno. Migliaia di corpi a chiudere una autostrada, a occupare una stazione. Un silenzio teso, come prima della tempesta, si alterna a scoppi di brusio. Il ritmo degli slogan si affievolisce, poi riprende. La pioggia scende implacabile. Il ticchettio si intreccia all’urlo delle sirene. I Palazzi del Potere sono blindati. La Capitale fiorisce di “zone rosse”. Keep out, state lontani. Qualcuno propone graziose manifestazioni in periferia: andate fuori porta, per queste gite di dispiacere. Non date disturbo al centro. Il Presidente del Consiglio li ha smascherati, quelli che si ostinano a farsi notare: sono “il cattivo” dei centri sociali, “il buono” che sta a casa a studiare e, eventualmente, gli presenta sua sorella. Lui lo sa come funziona il cervello della gioventù. Lui che, a scuola, quasi sicuramente, era campione di barzellette , comprava i temi dall’intellettuale della classe e le interrogazioni le scansava per legittimo impedimento. Lui della Riforma dell’Università se ne sbatte, ma il ddl Gelmini deve passare, per quella ridicola partita a punti del suo agonizzante governo. Ier l’altro è andato sotto tre volte, ma poi ce l’ha fatta. I finiani votano con l’opposizione? Giù! I finiani votano col governo? Su! Migliaia di giovani lottano per non perdere la speranza di un futuro, ma il loro futuro dipende da un pugno di adulti politici che, a loro volta, lottano per non perdere la pensione. Per fortuna non devono resistere 40 anni, bastano pochi mesi.

b.aforas

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Per tutti gli amici di Bologna: sostenete Amelia Frascaroli (grazie a Lidia Ravera)

Sortirne insieme

di Lidia Ravera

Non l’abbiamo mai vista in televisione Amelia Frascaroli, classe 1954, madre di tre figli, madre affidataria di figli d’altri, madre volontaria per salvare bambini sfuggiti alla guerra, alla fame, cattolica ma favorevole al divorzio e ai diritti e alle libertà degli altri, militante ieri per la ricostruzione del Friuli straziato dal terremoto e oggi per la lotta contro la povertà, fondatrice di case d’accoglienza per ragazzi difficili e di asili nido per aiutare le donne. Ha fatto politica per tutta la vita, ma senza farsi notare. Politica come intendeva Don Milani, “sortirne insieme”. Politica come pratica quotidiana del possibile, come esercizio di quell’utopia cristiana e socialista che immagina eguaglianza e libertà. Amelia non ha mai pensato che la politica fosse una carriera come un’altra, più proficua di un’altra. Per questo la vorrei Sindaco a Bologna. A fare cose buone.

amelia

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Bentornate al Medioevo di Lidia ravera (per le mie comari di destra… meditate)

Bentornate al Medioevo

Attente, donne, il processo di smaltimento delle nostre storiche conquiste, continua. La Regione Lazio, governata da Frangetta Nera Polverini, ha approntato un nuovo inceneritore con l’attiva collaborazione di Tarzia Olimpia, bionda bio-cantautrice, specializzata in inni alla vita, purchè nello stadio embrionale (voi che siete nate da un pezzo non valete un soldo). È sua la proposta di far piazza pulita dei cari vecchi consultori, ottenuti da quella stagione di lotte che sembra appartenere a una felice preistoria, e di sostituirli con apposite Parrocchie della Procreazione, dove chi vuole interrompere una gravidanza non voluta viene convinta a volerla, quella gravidanza. In ogni caso. Se guadagna meno di 500 euro al mese le viene promessa una mancetta mensile (a Milano 250 euro). Se è spaventata le vengono prospettate le fiamme dell’inferno. Se è ben decisa ad abortire, le viene spiegato che è una lurida assassina. Se è poverissima, minorenne, handicappata, malata o femminsta, le viene proposto di partorire comunque, che poi il frutto-del-ventre-suo-gesù lo piazzano da qualche parte loro. Loro. Ma loro chi? Psicologi? Ginecologi? Macchè. Loro del Viva la Vita Fan Club. Quelli del Movimento Pro Life. Quelli che hanno nella Tarzia la loro cantatrice, oltre che la presidentessa e direttora di una decina di associazioni. Ascoltate i versi di «Per una vita mancata», in cui un embrione canta alla mamma dal buio dell’utero «che voglia ho di giocare con te». Ascoltate e tremate. Saranno gli integralisti della Famiglia Fondata sul Matrimonio, quelli della Maternità a Tutti i Costi purchè Naturale, a ricevere le donne con problemi di coppia, di riproduzione, di disperazione. Invece di essere aiutate, saranno giudicate, invece di essere accolte, condannate. Vogliamo provare a impedirlo?

gasparri1

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Buonanotte a tutti con Lidia Ravera

Il nuovo avanzato

Grazie a Mariastella Gelmini, coi suoi occhialetti sussiegosi (sottotesto: guardate che sono una superprof), col tailleurino punitivo modello Carfagna (sottotesto: non è vero che il sex-appeal mi ha aiutata nella carriera), con la sua bizzarra convinzione che milioni di studenti in lotta per riqualificare l’istruzione siano “il vecchio” mentre i tagli imposti alla scuola pubblica (e i fondi promessi alla scuola privata) sarebbero “il nuovo”. Grazie alla scelta governativa di decapitare un’intera nazione (niente cultura, niente testa) sottopagando, licenziando e demotivando chiunque intenda collaborare alla formazione della mente e del gusto degli italiani. Grazie al protrarsi della precarietà e al procedere della disperazione morale e materiale, i giovani, finalmente, si sono messi a Fare i Giovani: protestano, si ribellano, pretendono. Meno male che il centrodestra c’è.

sordi.lavoratorii

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Amare le donne, Un pensiero della splendida Lidia Ravera

Amare le donne

Meglio puttanieri che gay? Discutiamone, signor Presidente. In che cosa, esattamente, un settantenne che sbava dietro una diciassettenne ballerina di lap dance sarebbe migliore di un settantenne che spasima dietro un ballerino di merengue? Il primo sarebbe normale e il secondo anormale? Il primo sarebbe morale e il secondo immorale? Lei si vanta di amare le donne: pensa che questo la situi fra i padri nobili del patriarcato, mentre gli uomini che amano altri uomini segnalerebbero una decadenza della razza maschile? E poi, mi consenta: che cosa vuol dire amare le donne? Invitarle nei suoi palazzi, a gruppi di venti, vestirle con il tubino nero d’ordinanza, pretendere che ridano, guardarle ballare, o toccarle e poi pagare quelle che meritano? A differenza delle famigerate 10, poste tre scandali fa da Repubblica, queste sono domande teoriche. Magari stavolta le va di rispondere.

°°° Berlusco’, pija, incarta, e porta a casa.

b-ss

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Delizioso pezzullo di Lidia Ravera

Benignissimo

Nell’era dei prodotti di serie, nel pieno dell’omologazione, fra schiere di replicanti e servili mediocrità premiate, Benigni resta un pezzo unico. È unica e inimitabile la mobilità corporea che contrasta con la fissità sorpresa di quel suo sguardo programmaticamente innocente. È unica la sua voce, capace di localizzare l’arte (quella Divina Commedia filologicamente perfetta eppure ruspante, quasi fosse stata concepita nel cortile dietro casa) e di globalizzare la comicità (ricordate la cerimonia degli oscar?). I pezzi unici costano, nel mondo mercato. Li paghi perché ti rendono. Bisogna cambiare mondo? D’accordo. Allora, impegnamoci in un esercizio di comunismo. Lesson One: stabiliamo in 1500 euro al mese la cifra minima per sopravvivere oggi in Italia ed eroghiamo detta somma a qualsiasi lavoratore del settore audiovisivo. A cominciare da Mauro Masi.

apotropaico

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Metti una sera a Roma di Lidia Ravera

Metti una sera a Roma

« precedente | successivo » Una ragazza americana evidentemente ubriaca balla con due ragazzi naturalmente allupati. Dopo un po’ segue uno dei due ragazzi “nei bagni chimici” della discoteca sul Tevere. Fanno sesso, poi tornano a ballare. L’amico del ragazzo con cui ha fatto sesso “vedendo la disponibilità della ragazza” vuole incassare la sua parte. La ragazza riparte per i “bagni chimici”. Consenziente, ubriaca. Dicono: ballava. Con tutti e due.
Dicono: non ha gridato. I due ragazzi naturalmente allupati non vengono incriminati. È normale “farsi” una turista ubriaca, prima uno e poi l’altro, nei bagni chimici di una discoteca. Si sa. La notte si usa così. La violenza l’ha subita soltanto Santa Maria Goretti, quella che non cedette neppure di fronte alle coltellate. Le ragazze che bevono e ballano non si devono lamentare. Soltanto le ragazze che stanno correndo a casa, con la gonna sotto il ginocchio e gli occhi bassi possono invocare santità. Resta il fatto che la turista americana si è lamentata. Piangeva. Ha detto di non essere stata “consenziente” ai due rapporti. Nessuno le ha creduto: ad un esame obbiettivo le sue “parti intime” sono risultate prive di “alterazioni e lacerazioni”. Perciò: stesse zitta e se ne tornasse nell’Ohio. Avere un rapporto sessuale con un paio di sconosciuti, nell’Italia contemporanea, è il naturale completamento di una normale serata. Cinquant’anni fa, toccava arrivare vergini al matrimonio. Trent’anni fa, toccava liberarsi dalla verginità per esercitare il proprio diritto al piacere. Il sesso è stato sdoganato dalla procreazione, trent’anni fa. Oggi ce lo ritroviamo sdoganato anche dall’amore (dalla relazione). È una pratica ludica, quando non è, più brutalmente, mercato. L’alcova, talvolta, coincide con il luogo in cui ci si reca per soddisfare alcune esigenze corporali.

°°° Siamo al peggior degrado civico e sociale da secoli e secoli a questa parte, amici. E tutti noi sappiamo che  questa bolgia ignorante e machista ha un grande colpevole: ilcomplessato impotente silvio berlusconi.

vergogna1

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Da Lidia Ravera

Tutto coca e famiglia

Rasato-stempiato come i quarantenni che sanno reagire all’alopecia, sguardo buio, sorriso cordialmente feroce , Pier Paolo Zaccai, consigliere provinciale, fino a ieri era uno sconosciuto , nonostante una carriera precoce nel “Fronte della Gioventù”, formidabile seminario di formazione per adolescenti sociopatici. Distribuiva crocefissi per strada, scansando i polacchi ( kleenex) e i senegalesi (elefantini), con meritoria modestia. Predicava la santità della famiglia, della devozione, della virtù. Aveva tutte le carte in regola (una moglie, due figli, un posto nel Pdl) ma gli mancava qualcosa. Non si sfonda se non si sniffa, non si traffica, non si va a p… Ha scelto il ramo “coca-trans” che la sinistra non ha saputo gestire. L’hanno ricoverato per eccesso di zelo (arringava le folle in piena notte). Sua moglie, all’altezza della tradizione berlusconiana, se l’è presa soltanto con i giornalisti.

°°° Sì, Lidia, ma poi l’ha mollato anche lei; l’ha scaricato la sua cosca, e lui è tornato a casa dalla mamma. Che, se uno finisce così male, qualche colpa la mammina ce l’ha di sicuro.

IL  NEGOZIO  PREFERITO DA ZACCAI  E  DAI  SUOI  CAMERATI

anals

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter