“Ha ragione il re: voi sardi siete capre”°°° Ma di quale re parli, cogliona?!

“Ha ragione il re: voi sardi siete capre”
Milanese condannata a Golfo Aranci

Aveva il figlio in auto e insieme al marito stava rientrando a casa dopo una giornata di mare trascorsa a Golfo Aranci. Una turista di Milano, 30 anni, mamma di un bimbo di pochi mesi, il 29 luglio del 2006 ha elaborato un insulto che le è costato 1500 euro di multa e la condanna ad un risarcimento danni di circa 7mila euro. «Aveva ragione Vittorio Emanuele di Savoia a dire che voi sardi siete come le capre»: sono queste le parole rivolte dalla signora milanese ad una coppia di olbiesi. Il tutto dopo un incidente stradale provocato dal marito della turista milanese. Le vittime della turista, nel bel mezzo della discussione, vennero anche prese a schiaffoni.

°°°Meno male che non ci hai dato dei somari, altrimenti quattro calcioni nel culo non te li salvava nessuno.

capre

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“Ultimi giorni alla corte di re Silvio”

Sia l'”Independent” che il “Times” tornano sulla vicenda del premier
“Segnali di pericolo sul suo futuro politico”. E fanno il nome di Draghi per la successione
“Ultimi giorni alla corte di re Silvio”
I giornali inglesi ipotizzano le dimissioni

Intervista a Barbara Montereale che parla di “aria quasi competitiva”
tra le ragazze alle feste del Cavaliere. E conferma il regalo da diecimila euro
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI (Repubblica)

Barbara Montereale
barbara

LONDRA – “Gli ultimi giorni della corte di re Silvio” s’intitola il paginone dell’Independent di oggi. E il Times ricostruisce su due pagine la vicenda con un grafico della “ragnatela di connessioni nel mondo di Silvio”, ipotizzando che le pressioni per costringere il premier a dimettersi continueranno e indicando nel governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, un possibile primo ministro ad interim che ne prenda il posto.

Il caso Berlusconi continua dunque a rimanere al centro dell’attenzione dei media e dell’opinione pubblica mondiale, in particolare in Gran Bretagna, dove la stampa nazionale sembra particolarmente colpita da una vicenda a base di “sesso, bugie e videotape”, per parafrasare un noto film di alcuni anni or sono.

“Berlusconi sembrava immune dagli scandali, ma le sensazionali notizie di caroselli sessuali a base di feste, modelle e denaro stanno facendo sentire il loro peso sul premier”, scrive l’Independent. L’inchiesta dell’ex-corrispondente da Roma Peter Popham ricostruisce gli ultimi sviluppi della faccenda, notando in particolare le crescenti critiche della Chiesa cattolica, “che sta cominciando quietamente a tenere Berlusconi a distanza” e “l’accumularsi di segnali di pericolo” per il suo futuro politico. L’articolo sottolinea che perfino uno dei suoi più fidati consiglieri, Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, ha recentemente tracciato “un’analogia tra l’attuale situazione di Berlusconi e quella di Mussolini il 24 luglio 1943”, il giorno prima che il duce fu destituito dal re. “La defezione di Ferrara”, nel fronte dei critici di Berlusconi, scrive Popham, “fa parte degli effetti collaterali del divorzio chiesto da Veronica Lario”, poiché Il Foglio è parzialmente di proprietà della (ancora per poco, a quanto pare) moglie del leader del Pdl.

Anche il Times pubblica un paginone sul caso. Un articolo di Lucy Bannerman, inviata a Bari, ricostruisce la rete di amicizie dichiarate e sotterranee che portano dal capoluogo pugliese fino alla residenza romana di Berlusconi e alla sua villa di Porto Rotondo in Sardegna. L’articolo contiene tra l’altro una nuova intervista a una delle giovani donne che hanno fatto visita al premier in più occasioni, Barbara Montereale, la cui automobili è bruciata nei giorni scorsi per un misterioso incendio doloso, la quale dice al Times che quando fu invitata in Sardegna a metà gennaio “c’erano un sacco di ragazze che non si conoscevano tra loro” e parla di un’atmosfera “quasi competitiva”.

La Montereale conferma quando affermato in precedenti occasioni, cioè che per la sua presenza in Sardegna ricevette 11 mila euro, mille dall’uomo d’affari pugliese Giampaolo Tarantini, che l’aveva accompagnata, e 10 mila come “regalo” da Berlusconi.

Un secondo articolo, un commento del corrispondente da Roma Richard Owen, nota che, due mesi dopo l’inizio dello scandalo con la partecipazione al compleanno per i 18 anni di Noemi Letizia, Berlusconi cerca di mettere insieme una strategia, “mantenere la calma e andare avanti come niente fosse”. Ma è “troppo tardi”, la mancanza di una reazione convincente fino a questo momento hanno lasciato “la sua squadra in uno stato d’assedio”. Per di più, scrive Owen, l’economia continua a declinare, con Mario Draghi, il governatore della Banca d’Italia, “indicato da alcuni come possibile premier a interim” se Berlusconi dovesse dimettersi, che questa settimana ha accusato il governo di “non avere una credibile via d’uscita” dalla recessione. L’articolo sottolinea che Berlusconi ha dovuto posticipare la discussione di una legge che dovrebbe multare severamente i clienti delle prostitute a causa dell’imbarazzo che provocherebbe un dibattito sul tema in parlamento alla luce degli incontri tra il premier e le escort e per la definizione che di lui ha dato il suo avvocato come “utilizzatore finale” di tali servigi.

Il Times rileva che Berlusconi affida sempre più spesso il compito di apparire in pubblico in sua vece al “fidato luogotenente Gianni Letta”, dando la colpa all’artrite che lo affligge, per cui riceve iniezioni di cortisone. L’articolo si conclude ipotizzando che la salute “potrebbe essere una scusa” per rassegnare le dimissioni e prevede che le pressioni per dimettersi continueranno anche in autunno.

Il paginone del Times è illustrato da un ampio grafico che ricostruisce “la ragnatela” dei rapporti fra tutti i personaggi che ruotano attorno a Berlusconi e che sono coinvolti in qualche modo nello scandalo, da Veronica Lario alla cosiddetta “ape regina” Sabine Began, da Noemi Letizia alla escort Patrizia D’Addario; e un riquadro a parte cerca di spiegare ai lettori inglesi il significato di termini come “velina”, “meteorina” e “valletta”, il nuovo vocabolario della politica italiana al tempo di re Silvio.

LA FINE DEL REGIME ACIDO

addio

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Da Dagospia

CENSU-RAI! – TG1 E TG2 A PRANZO CANCELLANO COMPLETAMENTE LA SPUTTANOPOLI DI BARI E LE “BOMBE” DI PATTY E BARBARA – AL TG3 LA NOTIZIA È L’APERTURA – INTANTO ANCHE ‘IL FOGLIO’ DI FERRARA MOLLA MINZO: “AL TG5 ALMENO UN’OMBRA DI PATRIZIA LA SI È INTRAVISTA…”
camera,letto,papi,

Il gioco si fa duro e i telegiornali Rai rispondono presente. Nelle edizioni di pranzo di oggi sia il Tg1 di Minzolini, sia il Tg2 dell’interregno post Mazza sono andati oltre ogni previsione, superando abbondantemente i servizi onirici di questi giorni. Se fino a ieri l’inchiesta di Bari veniva trattata non nominando mai il fatto, oggi a Saxa Rubra sono andati oltre.
MINZOLINI E BERLUSCONI

minzo

Il Tg2 delle 13 e il Tg1 delle 13.30 non hanno dedicato neanche un secondo alle nuove rivelazioni bomba dell’inchiesta barese sul Cime di Rapa Gate. Non soltanto le indiscrezioni sui video di Patrizia in camera da letto con Papi-Silvio, ma neanche le affermazioni messe a verbale dalla nuova testimone Barbara sia in Procura che in un’intervista a Repubblica destano l’interesse dei due tg.

Il fatto che la ragazza abbia confermato sia la storia di soldi sia il sesso tra Papi e Patty non è stato giudicato meritevole di menzione. Se fino a ieri il tentativo era quello di lasciare la vicenda fuori dai titoli (con Dipollina che ha ribattezzato Minzolini “Zero Tituli”), oggi addirittura il caso rimane fuori dai tg. La vicenda, che apre le prime pagine di tutti i giornali con le nuove notizie arrivate da Bari, è passata completamente sotto silenzio. E pensare che il Tg3 ci ha aperto l’edizione delle 14.25…

2 – ANCHE IL FOGLIO DI FERRARA MOLLA MINZOLINI: “AL TG5 ALMENO UN’OMBRA DI PATRIZIA LA SI E’ INTRAVISTA…”
Da “Il Foglio”

Il re dei re del retroscena accusato di mancata messa in scena: forse surreale contrappasso, magari ritrovata saggezza. Fatto sta che Augusto Minzolini manco ha messo piede al Tg1 che è finito sulla graticola. Vero che, appena arrivato, ha fatto sapere che di gossip – avendo a lungo praticato quello politico sui giornali – non se ne sarebbe né visto né sentito.

E’ la metanoia minzoliniana, diciamo, in qualche modo opportuna e dovuta, visto che il Tg1 – tiggì ammiraglio su rete ammiraglia: sta praticamente tra il senso delle istituzioni e la capitaneria di porto – non è cartaccia stampata, e se non è dogma certo si avvicina all’atto di fede. E quindi benissimo si capisce che non può mica mandare i suoi cronisti a inseguire col microfono, vicolo per vicolo, magari in groppa a un motorino, le ragazze di lieve vita come una Sarzanini qualunque.

Non perché potrebbe risultare imbarazzante per il desco famigliare all’ora di cena (se hanno fatto pratica con i programmi televisivi pomeridiani, quelli possono sopportare tutto), ma proprio perché il ruolo del maggior telegiornale del servizio pubblico deve avere, mettiamola così, una compostezza e un’autorevolezza che altri possono più gagliardamente schivare.

Per sua stessa, ovvia natura, il Tg1 è quanto di più vicino alla visione del Conte Zio: sopire, troncare; troncare, sopire – non certo per eludere, diononvoglia, ma quantomeno per non sbracare. Il gossip, dunque, non prevarrà. Come disse con elevato (e meglio: rinnovato) spirito Minzolini nel momento del suo insediamento, ci si occuperà di vita reale, e va a sapere se il sospetto transito di insospettabilmente vivaci fanciulle in casa altrui sia roba da vita reale.

Quindi, è la saggezza di Saxa rubra che strutture la cauta scaletta minzoliniana; non banale e deprecabile opportunismo, ma necessario senso dell’opportunità. Guidare il TG1 è più faticoso che presidiare un ministero, portare un Tir dal Brennero a Bari (al povero Riotta, per dire, non bastava la giornata neanche per infilarsi la giacchetta), e del resto Minzolini per la bisogna è ancora un fresco neopatentato.

Certo, un tiggì di quelli saldamente ancorati tra la vita reale e l’autorevolezza – si potrebbe dire tra il pianerottolo e una discussione all’Aspen – avrebbe allora una scaletta che dall’Ira porta alla Corea, dalla social card alla crisi economica, da Dahrendorf all’enciclica papale; poi volendo, e senza strafare, pure quello che si travestiva come la mamma morta per beccarsi la pensione e qualcosa sulle faccende baresi. Dove si trovano le friselle e “la signora D’Addario” (Fitto dixit).

Con garbo, pian pianino, una parola è poca e due sono troppe – ma se qualcosa si deve dire, che non sia proprio un elaborato da Settimana Enigmistica dove evaporano le signorine e si materializzano i giudici comunisti: a volerci capire qualcosa, erano più facili i misteri nordcoreani.

Così che persino quei malpensanti dell’opposizione (la scossa? Frequentano magistrati? Elettricisti?), hanno finito col compiere il passo inconcepibile: lodare il Tg5 di Mimun, che spigliatamente un giorno ha prodotto un ineccepibile servizio sul fatto se sia meglio il gelato in coppetta o quello sul cono. Ma almeno un’ombra di Patrizia, temerariamente, lì si è intravista.

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La meravigliosa OPPO

Re Silvio natica & velina

Il punto più basso del lungo (e basso) soliloquio a Matrix, Berlusconi lo ha toccato con la barzelletta su Prodi. Un penoso esempio di megalomania e una vera indecenza, che avrebbe dovuto essere censurata dallo stesso conduttore. Poi il premier ha minacciato (certo, ridendo) Piero Sansonetti, facendogli il gesto delle botte. Un bis, certo scherzoso, della fucilata mimata indirizzata, in presenza di Putin, a una giornalista russa scomoda. Ma certo non è uno scherzo la promessa di legiferare presto sui media, come se non avesse legiferato abbastanza negli ultimi trent’anni di campagna elettorale ininterrotta. Anche se, bisogna dirlo, Berlusconi non fa televisione: è televisione allo stato puro, cioè cattivo gusto e falsità, trucco e parrucco, culo e camicia, natica e velina lui stesso. E mentre tutti ripetono che la politica dovrebbe togliere le mani dalla tv, è la tv, cioè Berlusconi, che dovrebbe togliere le mani dalla politica.

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Luigi Cesaro, amico di Burlesquoni e della camorra

Il boss disse: date a Cesaro
di Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi
Il re dei rifiuti accusa il coordinatore campano del Pdl: lo vidi incontrare il capoclan. E parla di un patto segreto tra il deputato e i casalesi

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Una gigantesca zona grigia, dove diventa impossibile distinguere i confini tra camorra, imprenditoria e politica. I verbali di Gaetano Vassallo, l’imprenditore che per vent’anni ha gestito il traffico di rifiuti tossici per conto dei boss casalesi, vanno al cuore del patto criminale che ha avvelenato una regione. Descrivendo accordi inconfessabili che sostiene di avere visto nascere sotto i suoi occhi. Una testimonianza che chiama direttamente in causa i vertici campani di Forza Italia, quelli a cui Silvio Berlusconi ha affidato proprio la pulizia di Napoli. Oltre al sottosegretario Nicola Cosentino, uomo forte del Pdl nella regione, il gran pentito dei rifiuti ha accusato anche il coordinatore del partito, l’onorevole Luigi ‘Gigi’ Cesaro. Un ex funzionario della Asl di Caserta che si sarebbe conquistato la simpatia personale del Cavaliere bombardandolo con spedizioni settimanali di mozzarella di bufala: 20 chili per volta. “Silvio mi ha detto: ”Gigi, la tua mozzarella la mangio perché so che i tuoi amici la fanno con cura. E non ti farebbero mai un torto'”.

Il parlamentare, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato “un fiduciario del clan Bidognetti”: la famiglia di Francesco Bidognetti, detto ‘Cicciotto ‘e Mezzanotte’, il superboss condannato all’ergastolo in appello nel processo Spartacus e che assieme a Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha dominato la confederazione casalese.

Vassallo riferisce ai magistrati le rivelazioni di due pezzi da novanta della cosca casertana: “Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell’occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti”.

Frasi di seconda mano? Il collaboratore di giustizia dichiara di essere stato testimone diretto dell’incontro tra il parlamentare e Luigi Guida, detto ‘o Drink, che tra il 1999 e il 2003 ha guidato armi alla mano la famiglia Bidognetti per conto del padrino detenuto. “Io mi meravigliai che il Cesaro avesse a che fare con Guida…”. Quello che viene descritto è un patto complesso, che coinvolge i referenti di più partiti e i cassieri di più famiglie camorristiche. L’affare è ricco: la riconversione dell’area industriale dismessa dalla Texas Instruments in una zona ottimamente collegata. Una delle storie della disfatta tecnologica del Sud: nonostante l’accordo per il rilancio, nel 1999 lo stabilimento viene venduto a una immobiliare di Bologna e chiuso, con la mobilità per 370 dipendenti. Poi nel 2005 la ditta del fratello di Cesaro ottiene il permesso per costruirvi una nuova struttura industriale. Ma nulla nei piani dei Cesaro assomiglia a una riconversione produttiva. Infatti l’anno scorso parte il tentativo di cambiarne la destinazione, bloccato dalla protesta di opposizione e cittadini. La zona resta inutilizzata ma strategica: tra poco vi sorgerà una fermata del metrò. E dieci giorni fa è stato presentato un altro progetto, che avrebbe forti sponsor in Regione, per farvi nascere negozi e parcheggi.

Ancora più lucrosa sarebbe stata la trasformazione dei poderi di Lusciano, un paesone incastonato tra Caserta e Napoli, in aree industriali, dove poi insediare aziende possedute dai padrini. Un ciclo economico interamente deviato dal potere della criminalità, che deforma il territorio e il tessuto imprenditoriale grazie al controllo assoluto delle amministrazioni locali e alla disponibilità di capitali giganteschi. Tra i protagonisti delle deposizioni anche Nicola Ferraro, businessman dei rifiuti e leader casertano dell’Udeur, tutt’ora consigliere regionale nonostante un arresto e le accuse di vicinanza alla famiglia di ‘Sandokan’ Schiavone: “Nicola Ferraro era il garante politico economico ed era colui che coordinava l’operazione, mentre il Guida era quello che interveniva al Comune di Lusciano direttamente sul sindaco e sull’ingegnere dell’ufficio tecnico per superare i vari ostacoli. Chiaramente molti terreni agricoli prima di essere inseriti nel nuovo piano regolatore venivano acquistati dal gruppo Bidognetti a basso prezzo dai coloni e intestati a prestanome”. Poi il racconto entra nei dettagli: “Il Ferraro aveva il compito di cacciare i soldi per conto del gruppo Bidognetti per liquidare i coloni. Una volta divenuti edificabili, i lotti venivano assegnati a ditte di persone collegate al clan, quali l’azienda di Cesaro, che in cambio dell’assegnazione versava una percentuale al clan”.

°°° Bene, amici, tutti noi (e il mondo intero) sappiamo che anche questi disastri in Campania sono stati architettati d Mafiolo per il tornaconto suo personale e della malavita che lo tiene in piedi. Napoli è sempre stata amministrata molto meglio di qualunque città in mano alla destra e non è mai stata sommersa dall’immondezza. Almeno non da quando ci sono stati Bassolino e la Jervolino, pur con i loro peccati veniali. Poi, certo, con la malavita e TUTTI I MEDIA IN MANO si è potuto “creare il caso”. Ma il caso era inesistente, almeno quanto “l’emergenza sicurezza” che OGGI esiste, ma prima non c’era assolutamente. Dedico questo blog a tutte le scimmiette decerebrate (vero Debora?) che col loro voto sostengono le mafie e però pretendono di insegnarci a vivere

imm1gigante,zona,grigia,

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Da Travaglio

Sono pazzi questi spagnoli

Ci corre l’obbligo di scusarci con i nostri telespettatori per un errore umano di inaudita gravità accaduto nella nostra emittente: violando le regole della casa, l’altro giorno non abbiamo trasmesso in diretta integralmente i fischi dei tifosi catalani e baschi che hanno accolto l’inno nazionale prima dell’incontro di calcio Barcellona-Atletico Bilbao, finale della coppa del Re allo stadio Mestalla di Valencia, alla presenza di re Juan Carlos e della regina Sofia». Così, tre sere fa, la speaker del primo canale della tv pubblica spagnola, Tve, s’è rivolta alla nazione nell’ora di massimo ascolto. Intanto, nel bel mezzo di un putiferio politico con interventi di ministri e leader di partito, il direttore generale della Tve faceva pubblica ammenda annunciando la destituzione del capo dei servizi sportivi Julian Reyes responsabile della censura, che peraltro s’era subito dimesso. Cose che càpitano in Spagna, naturalmente, dove chi censura viene cacciato, anziché promosso. In Italia il vicedirettore di Raisport, Oliviero Beha, non può lavorare da cinque anni perché ha il brutto vizio di non censurare. In compenso si attende da una settimana che la Commissione di Vigilanza e il Cda Rai, ma anche le “authority” e i “comitati etici” dicano qualcosa, una parola non di più, sulla censura subìta da Vauro e Beatrice Borromeo all'”Era glaciale” a opera del direttore Marano e nel silenzio della cosiddetta conduttrice Daria Bignardi. Che poi è la versione giornalistica di Lorena Bianchetti. In Spagna avrebbe qualche problemino, ma in Italia Daria Sbianchetti farà un carrierone.

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Ricevo da Alessandro e pubblico

Scippo del G8, il grande bluff dei 100 cantieri della Sassari-Olbia, furto d’uso delle opere di Soru e le profezie di travicello-Cappellacci

28 aprile – L’altravoce

Carlo Mannoni

25 aprile, anniversario della Liberazione. Quanti pensieri e riflessioni sulla nostra democrazia! “Povera Italia !”, cantava anni fa, preveggente, il grande Battiato. In Sardegna si ride già di Cappellacci. Il re travicello, il Fantozzi sardo. www.altravoce.net ha già raccontato gli ultimi misfatti del Cavaliere ai danni della Sardegna. L’Unione Sarda dell’altro ieri nelle prime tre pagine osanna a titoli cubitali ai successi virtuali di Berlusconi e di Cappellacci in Sardegna. Prima pagina, a sei colonne:”Berlusconi, blitz a Cagliari per rassicurare la Sardegna”. Seconda pagina, a 8 colonne: Sassari-Olbia, si farà l’Autostrada – Cappellacci più fiducioso, tutti i progetti verranno completati”. Terza pagina, sempre a 8 colonne perché di più non si può: Berlusconi: non tradirò la Sardegna. La Maddalena diventerà la perla del Mediterraneo”.

Balle e ancora balle del giornale amico, quello che l’assessore regionale alla pubblica istruzione Baire ha elogiato con enfasi, nel corso della conferenza stampa per Sa Die de sa Sardigna, quale insostituibile baluardo della verità e altrettanto insostituibile cinghia di trasmissione tra la politica della Giunta e la società dei sardi!. E quando non son balle, ci si appropria, in un crescendo rossiniano degno di miglior causa, dei risultati del duro lavoro di Soru e della sua giunta.

Ho risposto ad un mio amico di La Maddalena che mi chiedeva cosa pensassi dello “scippo del G8” alla Sardegna e alla cittadina di La Maddalena in particolare. Siccome quell’amico è stato un tiepido sostenitore della nostra politica (quella di Soru), gli ho ricordato alcune cose che vi riporto.

“Quanto a La Maddalena (e non solo) di che stupirsi? Tutto previsto. L’avevo denunciato da Vicepresidente della Regione nel gennaio e nel febbraio di quest’anno. La “mia” Sassari – Olbia ormai appaltata ed ora messa da parte (tre anni e mezzo di un intenso e difficile lavoro,anche politico). L’immagine di La Maddalena e della Sardegna, che con il G 8 avrebbero avuto un risalto mondiale, totalmente offuscata (altro che promozione eccezionale dell’immagine della Sardegna nel Mondo con Obama a spasso per il nuovo e magnifico Arsenale!) .Per fortuna resta il grande investimento da noi voluto, compresi i 17,5 milioni di euro per il porto urbano da Cala Gavetta all’Ammiragliato, e gli oltre 10 milioni per la riqualificazione edilizia delle case fatiscenti di Moneta e più (un vero e proprio obbrobrio urbano, uno sconcio ben protetto da interessati inquilini con un potere di interdizione che la magistratura farebbe bene ad approfondire) e delle nuove abitazioni popolari per le famiglie maddalenine senza casa. Ma i maddalenini hanno votato in massa Cappellacci e Berlusconi che per la Maddalena, come si vede, hanno fatto tanto!

Purtroppo Cappellacci non conta niente e vale politicamente ancor meno di niente. Purtroppo per i sardi, ovviamente, che l’hanno votato assieme a Berlusconi.

Se si prende La Nuova Sardegna della settimana precedente le elezioni (si parlava del ponte crollato ad Orosei sulla SS 125 che io ho avviato alla ricostruzione come Commissario straordinario per l’alluvione), rispondendo ad una patetica polemica del Cappellacci ricordandogli che portava scarpe troppo grandi per i suoi piedi e che prima o poi avrebbe inciampato e si sarebbe fatto male. Questo è uno dei suoi primi (e non rari) inciampi, che non saranno pochi anche se attutiti dalla benevolenza di certa stampa amica. Berlusconi sta utilizzando con cinismo una tragedia come il terremoto in Abruzzo per i propri fini politici. Il 25 aprile lo trascorre, spiazzando tutti, in un piccolo paesino terremotato (Onna), il G8 lo fa all’Aquila “così i grandi del mondo potranno godere delle bellezze artistiche dell’Abruzzo! “. Ma l’opposizione?

Ora è confermato il grande bluff della Sassari – Olbia, con le gare per gli 8 lotti già bandite e le 100 imprese per ciascun lotto pronte a presentare l’offerta. Ma dinanzi a cotanto affronto e spudoratezza noi avremmo mobilitato la Sardegna intera e saremmo andati in massa, come fece Soru per le entrate della Regione, davanti a Palazzo Chigi (ma che dico, a Palazzo Grazioli!) e avremmo stanato il suo prestigioso inquilino. Quel tale simile al Woland di Michail Bulgakov del bellissimo romanzo “Il Maestro e Margherita” che vi invito a leggere se già non lo avete fatto, e se lo avete letto, rileggetelo. Vi troverete una straordinaria rassomiglianza tra il Woland del romanzo, che voleva affermare nel mondo i valori del Male autentico, e il nostro irripetibile ed attuale Capo del Governo.

Tornando a Cappellacci….non se ne hanno notizie! Lo si è visto a Palazzo Grazioli, la nuova sede del Governo italiano, a prendere ordini da Berlusconi. Perchè non conta un bel niente e la Sardegna con lui conta la metà della metà di quando governava Soru. Noi più anziani, acciacchi permettendo, riballeremo il twist degli anni ’60, quello di Modugno che faceva “…Selene ene a’, come è bello stare qua, il peso sulla Luna è la metà della metà….”, solo che dovremo adattare il testo agli ultimi eventi della nostra Isola.

Berlusconi lo vogliono gli italiani e i sardi come e più degli italiani. E i maddalenini ancor più di tutti. Se lo tengano. Siamo in pieno regime, tra poco più di un anno potrebbe arrivare al 70 per cento”..

Fine dello sfogo con un amico e un impegno. Con pazienza e il solito impegno lavoreremo perchè a quel quel 70% Woland – Berlusconi non arrivi mai. Anzi cercheremo di ricacciarlo sotto il 50% perchè non nuoccia più. E con lui il “suo” Cappellacci, l’uomo delle delibere virtuali. L’ultima, quella del 20 aprile 2009 dal titolo profetico “…… Reperimento risorse per evento G8: prolungamento pista di volo e spostamento SS 125 – Aeroporto “Olbia – Costa Smeralda” con uno stanziamento urgente (!) di 2.840.000 euro “disponibili” come si legge nella fantastica deliberazione “a seguito dell’approvazione definitiva della manovra di bilancio 2009 attualmente all’esame del Consiglio Regionale” . Non siamo su “scherzi a parte”, siamo a Cagliari in Viale Trento, sede della Giunta regionale, era Berlusconi- Cappellacci, dove Il bilancio è un optional!

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