Uno a uno, li arrestano tutti

Le indagini su De Rubeis sono partite dal racconto di un imprenditore
Nei mesi scorsi il primo cittadino polemizzò con il governo sulla gestione degli immigrati

Lampedusa, arrestato il sindaco

è accusato di concussione

Il sindaco di Lampedusa
lampedus

AGRIGENTO – Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, è stato arrestato con l’accusa di concussione. Le indagini sono state avviate in seguito alla denuncia di un imprenditore che ha raccontato di essere stato costretto a consegnare somme di denaro al primo

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Terzo reich di Mafiolo

Immigrazione – L’esecutivo accelera

Sicurezza, il governo blinda il provvedimento

Al Senato ci sarà il voto di fiducia. Domani il via libera definitivo. Ieri nuovo altolà di Fini:
«E’ indispensabile distinguere tra rifugiati e clandestini». E l’opposizione passa all’attacco.

°°° Me cojoni! L’opposizione all’attacco?! Sta a vedere che adesso Franceschini  butta l’orsacchiotto e il meccano per terra… Per chi non lo avesse capito, questo è un decreto per  la LORO sicurezza: dei delinquenti al potere, che NON vogliono le intercettazioni!!!

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REGIME ALL’AMATRICIANA

Quando Tremonti ordinò sanzionate la Gabanelli

«Con la presente il sottoscritto prof. avv. Giulio Tremonti chiede l’immediato esercizio dei poteri sanzionatori». Inizia così l’ultimo affondo del ministro dell’Economia contro l’informazione, avviato ai danni di Milena Gabanelli e la sua «pericolosa» trasmissione Report. Non è piaciuta al ministro la puntata su social card e Tremonti bond, nonostante fosse stato intervistato lui stesso.

Così ha scritto 5 cartelle di esposto-denuncia alla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi. L’intento è chiaro: dimostrare la poca obiettività del programma, e dunque la lesione del dovere di informazione imparziale e completa imposto dal servizio pubblico. Insomma, non è una rettifica, tantomeno una querela. Ma Tremonti vuole comunque farsi sentire, esercitare «il potere sanzionatorio».

In effetti il rapporto del ministro con giornali e mass media in generale è costellato di eventi leggendari. Rumors più disparati raccontano di telefonate infuocate, battibecchi nervosi, arrabbiature furibonde. Certo, tutti i politici si arrabbiano con la stampa. E tutti vorrebbero averla amica e, se possibile, asservita. Ma Tremonti è tra i pochi (non l’unico, nell’intero arco parlamentare) a prendere iniziative in prima persona, a guerreggiare all’arma bianca con chi si occupa di lui. È quasi un corpo a corpo che il ministro ingaggia a colpi di pressioni indebite e invettive. Anche perché – lo sanno bene anche i non addetti ai lavori – la verve non gli manca.

A scorrere le cinque cartelle anti-Gabanelli traspare un furore montante. Tremonti parla di «lesione dei principi di completezza, correttezza, – si legge – obiettività ed imparzialità dell’informazione». Poi procede per punti, elencandone sette. Nel primo parla di «sintesi deformata di alcuni delicati e rilevanti aspetti dell’attualità, che ha assunto i contorni della propaganda negativa». Si riferisce forse il ministro al fatto che la social card è stata fornita solo a pochi, e che molti l’hanno ricevuta scarica? O che rappresenta anche uno strumento su cui MasterCard riesce a fare un buon business grazie alle commissioni versate dai commercianti? Tremonti parla di «tesi preconfezionata», ma la realtà non è molto lontana da questa tesi. Anzi. Il ministro non dimentica di difendere, naturalmente, il «legittimo esercizio del diritto di critica». Peccato però che questo secondo lui non sia il caso: perché tutto il contesto sarebbe stato creato da Gabanelli attraverso una «capziosa estrapolazione di brani tratti da conferenze stampa».

Si arriva così all’accusa (terzo punto) di «utilizzo strumentale del mezzo televisivo». Tremonti rammenta come «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare la pluralità dei punti di vista e la necessità di contraddittorio». Peccato che (troppo) spesso molti esponenti di governo appaiono in video davanti a un microfono e senza neanche una «faccia» a porgere la domanda. A proposito di contraddittorio. Naturalmente meglio se all’ora di cena, e in una giornata in cui qualcun altro ha lanciato critiche all’operato dell’esecutivo.


°°° La sintesi è questa: la libertà di stampa e la democrazia reale questi cialtroni li disintegrerebbe in due settimane. Ecco perché a loro serve il regime e l’oscuramento delle notizie. BUFFONI!!!

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LA SEGRETARIA DI TVEMONTI

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COLPACCIO DEL REGIME

Europee

Il governo censura la campagna pubblicitaria dell’Ue
di Simone Collini

C’è una campagna pubblicitaria fatta dall’Unione europea per invitare i cittadini a votare che gli italiani non vedranno. Negli altri paesi sì, sui muri delle principali città d’Europa verranno affissi manifesti come quello raffigurante un massiccio castello da una parte e una verde siepe dall’altra, con la scritta: «Quanto devono essere aperte le nostre frontiere?».

Il Pd ha ora presentato un’interrogazione parlamentare al ministro delle Politiche comunitarie per chiedere al governo il perchè di questa censura. Il sospetto è infatti che alla base della decisione di non dare il via libera a questa campagna ci sia il fatto che non è in linea con i messaggi veicolati dal governo. «Gli italiani hanno il diritto di sapere per quale motivo il governo italiano ha rifiutato di diffondere nel nostro paese i manifesti della campagna», si legge nell’interrogazione presentata al ministro Andrea Ronchi dai deputati Pd Walter Verini, Alberto Losacco, Sandro Gozi e Jean Leonard Touad. E il dito viene puntato proprio sul manifesto dedicato al tema dell’immigrazione, così poco in sintonia con la linea dei respingimenti. Ma ce ne sono anche altri che veicolano messaggi decisamente distanti dalle politiche del governo Berlusconi.

Il Parlamento europeo ha approvato la campagna nelle scorse settimane, con il voto favorevole di tutti i gruppi, compreso il Ppe (quello di riferimento, a Strasburgo, del Popolo delle libertà). Poi i creativi si sono messi all’opera consegnando sei diversi manifesti, con messaggi tematici tradotti in 23 diverse lingue. Ma quelli con le scritte in italiano rimarranno negli armadi.

«Sembra che il ministro Ronchi, interrogato in merito, abbia definito tale campagna “inadeguata”, dicendosi disposto a predisporne una propria», fa sapere Verini. «Corrisopndesse al vero», dice il deputato del Pd, «credo sia necessario ed urgente conoscere le reali motivazioni alla base di una decisione che sarebbe grave ed arbitraria. Una scelta che, alla luce anche delle posizioni di aperto contrasto assunte dal nostro esecutivo perfino con organismi sovranazionali, come avvenuto sul tema dell’immigrazione, rappresenterebbe una nuova conferma della scarsa sintonia del governo italiano con il comune sentire dell’Europa comunitaria».

°°° Amici, questa notizia la trovate solo qui o sull’Unità. Se non è regime questo…

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Ennesimo scippo

Montecitorio. L’esecutivo boccia due ordini del giorno sui trasporti presentati dai parlamentari isolani
Aerei, caos della continuità
il governo dice no ai sardi

°°° SCIPPATA ANCHE LA MISERA CONTINUITA’ TERITORIALE.
Saranno contente le scimmiette che hanno creduto alla panzane miracolistiche del nano cazzaro e del suo fattorino. Ma forse saranno contenti anche tore cherchi e antonello cabras, che hanno spinto il Sulcis a votare per Mafiolo, pur di fare un dispetto a Soru. Che gli frega a loro? Mica hanno mai pagato i viaggi…

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Di Pietro ha vinto

TERREMOTO: CONTRIBUTO GOVERNO 100% PER PRIMA CASA

Il governo coprira’ il 100% delle spese per la ricostruzione degli immobili adibiti ad abitazione nelle zone colpite dal sisma in Abruzzo. E’ quanto prevede l’emendamento governativo presentato questa mattina dall’Esecutivo alla Commissione Ambiente di Palazzo Madama che sta esaminando il decreto terremoto. Nell’emendamento si sottolinea che: “La concessione di contributi, anche con le modalita’ del credito di imposta e di finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, per la ricostruzione o riparazione di immobili adibiti ad abitazione considerata principale, distrutti, dichiarati inagibili o danneggiati, ovvero per l’acquisto di nuove abitazioni sostitute dell’abitazione principale distrutta. Il contributo e’ determinato in ogni caso in modo tale da coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, la ricostruzione o l’acquisto di un alloggio equivalente”.

°°° Bene! Ora saranno obbligati ed ecco che i soldi ventilati per le centrali nucleari… andranno in Abruzzo. Merito dell’Idv che ha denunciato le minchiate di Mafiolo su fondi inesistenti. A quasi due mesi dal terremoto NEMMENO UN CENT è stato speso per i poveri attendati.

BERLUSCONI, TREMONTI E MATTEOLI IN POSA:

papi12

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I veri fannulloni

In calo la produttività in aula. Migliore la performance
della Camera, dove c’è seduta da lunedì a giovedì
Al Senato si lavora solo 10 giorni al mese
Il record di aprile: 7 ore in una settimana

di CARMELO LOPAPA

ROMA – Tre giorni di lavoro a settimana. Non uno di più, qualche volta meno. Come nell’ultima di aprile, quando gli onorevoli senatori hanno varcato l’ingresso di Palazzo Madama martedì 28 alle 16,30 per chiudere i battenti già l’indomani, mercoledì 29, alle 20,08. Per non dire della seconda settimana di aprile, quella che ha preceduto la Pasqua, al lavoro solo il mercoledì 8, poi trolley e via, tutti a casa in vacanza per tornare 13 giorni dopo, il 21. Ad ogni modo, negli ultimi due mesi il pallottoliere ha segnato una media di 10-11 giorni lavorativi al mese, con minimi storici da 7 ore d’aula, come in quell’ultima settimana di aprile.

Sarà pure l’età media più alta, ma la questione si pone perché, a scorrere il timing delle sedute della Camera alta, si scopre che la campanella non suona mai prima del martedì pomeriggio e il giovedì mattina quasi sempre si chiude. Settimana corta, cortissima. Certo, c’è l’attività delle commissioni, ma la media di lavoro settimanale (come si riscontra nella tabella in alto) è quella che è. E, sebbene nel periodo preso in esame, marzo-aprile, siano stati approvati al Senato importanti ddl, dal testamento biologico al federalismo, i dati stridono con quelli dello stesso periodo alla Camera.

A Montecitorio, da marzo, il presidente Gianfranco Fini ha introdotto la cosiddetta “settimana bianca”, per consentire ai deputati di lavorare sui rispettivi territori. Ha compensato tuttavia allungando le restanti tre settimane: aula già dal lunedì e fino al giovedì sera. Anche lì, c’era la promessa di prolungare fino al venerdì mattina, ma finora è accaduto solo nell’ultima settimana di marzo, con pochissimi deputati presenti per interrogazioni e interpellanze. La media resta tuttavia almeno di quattro giorni a settimana e 16 al mese.

Al Senato il presidente Renato Schifani aveva provato a suonare la sveglia. “Al di là delle richieste di modifica del regolamento, si possono disciplinare meglio i lavori dell’aula in modo da lavorare qualche ora in più durante la settimana”. Era il 2 ottobre scorso e già allora – 4 mesi dopo l’inizio della legislatura – i numeri lasciavano a desiderare, sebbene non si fossero toccati picchi negativi di queste ultime settimane. La presidenza si scontra tuttavia con l’andazzo generale.

“Aumentare l’attività può essere un obiettivo condivisibile, ma smentisco che esista un caso Senato – sostiene Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl – Anzi, in questi mesi la nostra assemblea si è ritrovata in anticipo sul lavoro, rispetto alla Camera. Andiamo più veloci e abbiamo approvato in prima lettura ddl che ancora attendono la seconda a Montecitorio. Disponibili a una razionalizzazione dei lavori, alla riforma dei regolamenti, ma anche quella deve essere bicamerale”.

E invece il problema esiste, eccome, a sentire i Democratici che sollevano il caso. “Si lavora meno del dovuto e si lavora male – sostiene Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd – La nostra proposta di riforma del regolamento consentirebbe un salto in avanti, sia nel numero di sedute che nella qualità del lavoro. Chiediamo che si lavori almeno 4 giorni alla settimana, 3 nelle commissioni, 1 in aula, perché il problema è non trasformare l’aula in una semplice macchina approva-decreti. Purtroppo, col “porcellum”, i parlamentari di maggioranza sono esecutori della volontà dell’esecutivo e il Parlamento in questa legislatura è un ufficio “disbrigo” del governo. Unica missione, trasformare in legge i decreti. I poteri ne risultano stravolti: l’esecutivo fa le leggi, le Camere eseguono ordini”.


°°° A parte le varie zanicchi e de michelis che vanno a rubarsi 40mila euro al mese (oltre a benefit e pensioni d’oro) in Europa, ecco gli schiavetti senza spina dorsale del mafionano come vengono beneficiati in cambio del loro servilismo. E io pago!

senato

I SENATORI E I DEPUTATI DESTRONZI.

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Dal mio amico Panunzio

OSSERVATORIO ANTIPLAGIO
Comunicato stampa

Sky ha cancellato la terza replica di ”Shooting Silvio”, film fantapolitico in cui uno scrittore progetta il rapimento e l’uccisione di Silvio Berlusconi. L’opera doveva essere ritrasmessa il 20/4/09 alle ore 17, ma e’ stata sostituita da una vecchia pellicola americana. Alcuni esponenti del PDL avevano accusato ”Shooting Silvio” di istigare alla violenza, immemori della violenza e delle oscenita’ che la tv commerciale propina ogni giorno ai nostri ragazzi e ai nostri bambini. Sky probabilmente si e’ voluta tutelare per non mettersi contro il Governo. E’ meno probabile invece che l’esecutivo di un vero Paese democratico si intrometta nelle scelte di una televisione privata. D’altronde se i nostri politici mettono all’indice il mago Silvan, per aver consigliato scherzosamente a Berlusconi di usare la bacchetta magica, come possono considerare un film che scherza sull’eliminazione dello stesso Berlusconi, se non alla stregua di un’opera da mettere al rogo? Per questo motivo dal mese di maggio Osservatorio Antiplagio proporra’ il film ”Shooting Silvio” nelle scuole. Nel frattempo l’opera e’ visibile gratuitamente su www.megavideo.com/?v=BKOGTZKZ .

www.antiplagio.org
Tel. 338.8385999
21/04/09

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