Industriali, no al posto fisso
°°° Non c’era bisogno di dirlo: avete licenziato un milione e mezzo di padri di famiglia in un anno e mezzo…
LAVORATORIIIIIIIIIIII… PRRRRRRRRRRRRRRR!
°°° Non c’era bisogno di dirlo: avete licenziato un milione e mezzo di padri di famiglia in un anno e mezzo…
LAVORATORIIIIIIIIIIII… PRRRRRRRRRRRRRRR!
Mandato ai legali dopo le frasi del primo giugno al convegno di Santa Margherita Ligure
Parlò di “trama eversiva” e disse agli industriali di non dare pubblicità ai “media catastrofisti”
Accuse di “eversione” e “niente pubblicità”
Il gruppo Espresso querela Berlusconi
Il Cavaliere: “Non tengono vergogna”. E insiste: “Giusto non dargli pubblicità”
Roma, 11:13
ROMA: ALEMANNO, A SETTEMBRE PRONTI CON “CITTA’ SOLARE”
“A settembre saremo pronti ad avviare un primo ragionamento su ‘Roma Citta’ solare’: c’e’ la possibilita’ di fare un grande investimento sull’energia fotovoltaica. Anche l’Unione industriali di Roma si e’ mossa su questo versante e occorre un progetto condiviso per utilizzare il piu’ possibile le fonti energetiche alternative”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenendo al Sustainability International Fourm promosso dalla P&G Alumni. Secondo il sindaco, sul tema delle energie rinnovabili “occorre un cambio di paradigma altrimenti la correzione e’ praticamente impossibile. Piccoli interventi non inciderebbero in una realta’ cosi’ grande come Roma”.
°°° Se fosse vero, un applauso ad Alemanno: sarebbe la prima cosa buona che farebbe per Roma. Ma, conoscendo la sua cricca di inetti, ho paura che sarà “solare” nel senso di sòla…
Il Cavaliere all’incontro con Obama spiega ai suoi la mossa davanti agli industriali
I militari in più per l’Afghanistan saranno presi dal contingente in Kosovo
Il premier e l’affondo sul complotto
“Attenti che riporto l’Italia al voto”
°°° MA CHE FAI, MINACCI? Non hai capito, ciccio, è l’Italia che hai devastato in un solo anno… che ti butta fuori per l’ennesima volta A CALCI NEL CULO! Ti riportiamo noi al voto, tranquillo. E prima di ottobre, speriamo.
Il trionfo della bocciatura
Niente di nuovo: come ogni giorno, show di Berlusconi in apertura dei tg. Stavolta ha parlato davanti ai suoi colleghi industriali e si vedeva che si sentiva proprio a casa sua (tipo Villa Certosa), nei gesti balneari e nel linguaggio del cactus. Perciò, si è lasciato un po’ andare, ma senza ricadere negli insulti alla Marcegaglia, intesa come velina. Ha chiarito in modo definitivo la sua posizione sulla stampa: chi lo critica o si permette di fargli domande alle quali non sa rispondere, non solo è un cattivo giornalista, ma addirittura un eversore; compresi i direttori della stampa estera indipendente. Ma, per fortuna, ci sono anche i giornalisti dipendenti, come il direttore del Tg2, che ieri alle 13 ha mandato in onda un trionfale servizio sulla scuola. Con l’annuncio della bocciatura di 70.000 ragazzini, esaltata in quanto segno evidente che la scuola italiana è migliorata per impulso della Gelmini. Come dire che la sanità pubblica migliora quando aumenta la mortalità negli ospedali.
IL CAVALIERE E IL SUO FANTASMA
di EZIO MAURO
Dunque siamo giunti al punto in cui il Presidente del Consiglio denuncia pubblicamente un vero e proprio progetto eversivo per farlo cadere e sostituirlo con “un non eletto dal popolo”. Un golpe, insomma, nel cuore dell’Europa democratica, come epilogo dell’avventura berlusconiana, dopo un quindicennio di tensioni continue introdotte a forza nel discorso pubblico italiano: per tenere questo sventurato Paese nella temperatura emotiva più adatta al populismo che può dominare le istituzioni solo sfidandole, fino a evocare il martirio politico.
È proprio questa l’immagine drammatica dell’Italia che l’uomo più ricco e più potente del Paese porta oggi con sé in America, all’incontro con Obama.
Solo Berlusconi sa perché dice queste cose, perché solo lui conosce la verità, che non può rivelare in pubblico, della sciagura che lo incalza. Noi osserviamo il dramma di un leader prigioniero di un clima di sconfitta anche quando vince perché da quindici anni non riesce a trasformarsi in uomo di Stato nemmeno dopo aver conquistato per tre volte il favore del Paese.
Quest’uomo ha con sé il consenso, i voti, i numeri, i fedeli. Ma non ha pace, la sicurezza della leadership, la tranquillità che trasforma il potere in responsabilità. Lo insegue l’altra metà di se stesso, da cui tenta di fuggire, sentendosi ghermito dal fondo oscuro della sua stessa storia. E’ una tragedia del potere teatrale e eccessiva, perché tutto è titanico in una vicenda in cui i destini personali vengono portati a coincidere col destino dell’Italia. Una tragedia di cui Berlusconi, come se lo leggesse in Shakespeare, sembra conoscere l’esito, sino al punto da evocare la sua fine davanti al Paese.
In realtà, come è evidente ad ogni italiano di buon senso, non c’è e non ci sarà nessun golpe. C’è invece un rapido disfacimento di una leadership che non ha saputo diventare cultura politica ma si è chiusa nella contemplazione del suo dominio, credendo di sostituire lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico.
Oggi quel potere sente il limite della sua autosufficienza. Ciò che angoscia Berlusconi è il nuovo scetticismo istituzionale che avverte intorno a sé, il distacco internazionale, il disorientamento delle élite europee, le critiche della stampa occidentale, la freddezza delle cancellerie (esclusi Putin e Gheddafi), lo sbigottimento del suo stesso campo: dove la regolarità istituzionale di Fini risalta ogni giorno di più per contrasto.
Il Cavaliere sente di aver perso il tocco, che aveva quando trasformava ogni atto in evento, mentre lo spettacolo tragicomico dei tre giorni italo-libici dimostra al contrario che le leggi della politica non sono quelle di uno show sgangherato.
Soprattutto, Berlusconi capisce che la fiaba interrotta di un’avventura sempre vittoriosa e incontaminata si è spezzata, semplicemente perché gli italiani improvvisamente lo vedono invece di guardarlo soltanto, lo giudicano e non lo ascoltano solamente. E’ in atto un disvelamento. Questa è la crepa che il voto ha aperto dentro la sua vittoria, e che è abitata oggi da queste precise inquietudini.
Il Cavaliere ha infatti ragione quando indica i quattro pilastri che perimetrano il campo della sua recente disgrazia: le veline, le minorenni, lo scandalo Mills e gli aerei di Stato. Giuseppe D’Avanzo, che su questi temi indaga da tempo con risultati che Berlusconi conosce benissimo, spiega oggi perché siano tutt’altro che calunnie come dice il premier. Sono quattro casi che il Cavaliere si è costruito con le sue mani, che lo perseguitano perché non può spiegarli, che lui evoca ormai quotidianamente mentre tenta di fuggirli, e che formano insieme uno scandalo pubblico, tutt’altro che privato: perché dimostrano, l’uno insieme con l’altro, l’abuso di potere come l’opinione pubblica comprende ogni giorno di più.
E’ proprio questo il sentimento del pericolo che domina oggi Berlusconi. Incapace di parlare davvero al Paese, di confrontarsi con chi gli pone domande, di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti, reagisce alzando la posta per trascinare tutto – le istituzioni, lo Stato – dentro la sua personale tragedia: di cui lui solo (insieme con la moglie che di questo lo ha avvertito, pochi giorni fa) conosce il fondo e la portata. Reagisce minacciando: l’imprenditore campione del mercato invita addirittura gli industriali italiani a non fare pubblicità sui giornali “disfattisti”, quelli che cioè lo criticano, perché la sua sorte coincide col Paese. Poi si corregge dicendo che voleva invitare a non dar spazio a Franceschini, come se non gli bastasse il controllo di sei canali televisivi ma avesse bisogno di un vero e proprio editto. E’ qualcosa che non si è mai visto nel mondo occidentale, anche se la stampa italiana prigioniera del nuovo conformismo preferisce parlar d’altro, come se non fosse in gioco la libertà del discorso pubblico, che forma l’opinione di ogni democrazia.
In realtà Berlusconi minaccia soprattutto se stesso, rivelando questa sua instabilità, questa paura. Se sarà coerente con le sue parole, c’è da temere il peggio. Cosa viene infatti dopo la denuncia del golpe? Quale sarà il prossimo passo? E se c’è una minaccia eversiva, allora tutto è lecito: dunque come userà i servizi e gli altri apparati il Cavaliere, contro i presunti “eversori”? Come li sta già usando? Chi controlla e chi garantisce in tempi che il premier trasforma in emergenza?
Attendiamo risposte. Per quanto ci riguarda, continueremo a comportarci come se fossimo in un Paese normale, dove la dialettica e anche lo scontro tra la libera stampa e il potere legittimo del Paese fanno parte del gioco democratico. Poi, ognuno giudicherà dove saprà fermarsi e dove potrà arrivare questo uso privato e già violento del potere statale da parte di un uomo che sappiamo pronto a tutto, anche a trasformare la crisi della sua leadership in una tragedia del Paese.
°°° Questo pezzo di merda è finito. Si è suicidato con la sua stessa merda. Speriamo di avere un governo serio almeno a Ottobre.
Alle 3 e alle 6 la terra ha tremato ancora alla periferia della città
Paura ma nessun danno per i paesi già colpiti dal terremoto
L’Aquila, non c’è pace per gli sfollati
Pioggia e nuove scosse nella notte
Sulle tendopoli piove da due giorni, numerosi interventi dei pompieri
L’Aquila, non c’è pace per gli sfollati Pioggia e nuove scosse nella notte
L’AQUILA – Ancora critica la situazione in Abruzzo, dove la terra ha tremato di nuovo durante la notte e la pioggia incessante rende ancora più difficile la vita nelle tendopoli. Pompieri e volontari sono al lavoro per prevenire smottamenti delle strade e infiltrazioni d’acqua negli edifici lesionati dal terremoto.
Maltempo. Piove ormai da due giorni, e si moltiplicano le situazioni di emergenza. Sono circa un centinaio gli interventi compiuti dai vigili del fuoco dell’Aquila e di Teramo nelle ultime 48 ore. La situazione più critica è quella delle tendopoli intorno al capoluogo abruzzese, dove i pompieri, con l’aiuto di volontari, hanno scavato canali per far defluire l’acqua dalla base delle tende.
Secondo i vigili del fuoco ci sarebbe anche il rischio di infiltrazioni negli edifici maggiormente lesionati dal sisma. Dal comando provinciale dell’Aquila spiegano: “Stiamo effettuando numerose verifiche e messa in sicurezza di appartamenti, edifici pubblici e capannoni industriali, mettendo dei teloni a protezione. Ma lavorare in queste condizioni risulta davvero difficile”.
Anche sulla costa il nubifragio ha causato notevoli problemi, con allagamenti a ridosso della Statale Adriatica, e nei comuni di Alba Adriatica e Martinsicuro i pompieri sono intervenuti con le autopompe per aspirare l’acqua che ha allagato edifici privati e pubblici.
Scosse. Durante la notte la terra ha tremato di nuovo, nelle stesse zone colpite dal sisma di aprile. La prima, delle 3.40, di magnitudo 2.7, e poche ore dopo (alle 6.11), una nuova scossa di 2.6. Secondo i tecnici dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’epicentro è alla periferia dell’Aquila, nei comuni di Fontecchio, Poggio Picenze, Rocca di Mezzo e Villa Sant’Angelo.
°°° Ma non erano già pronte le case? Non dovevano partire in crociera gli attendati? E quanti sono gli sfollati ospiti delle case di burlesquoni? Chi sono e in quali case abitano? CAZZARO!!!
CORVI E SPAVENTAPASSERI
di Tito Boeri e Roberto Perotti 31.03.2009
(la Voce.info)
Un mese fa il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, aveva dato dei corvi agli industriali per avere previsto un Pil in calo del 2,5 per cento nel 2009. Oggi le stime più aggiornate del Centro Studi Confindustria sono di un meno 3,5 per cento.Il Ministro del Welfare Sacconi le ha accolte con un “Qualcuno ama il peggio”. Poche ore dopo il Ministro dell’Economia Tremonti, dopo aver pronosticato che ormai “l’Armageddon finanziario è alle spalle”, dichiara “mi stupisce che qualcuno faccia ancora delle previsioni”. Passano due giorni e alla riunione del G8 lavoro, l’Ocse presenta le sue stime sulla disoccupazione, prevista a due cifre entro il 2010 per i paesi dell’organizzazione. Il commento di Sacconi è leggermente più cauto, ma ugualmente caustico: “Non aiuta il continuo prodursi di previsioni in sequenza l’una con l’altra…spesso le stesse organizzazioni che le fanno sono costrette a correggerle”.
È certamente vero che fare previsioni è difficile, e che ci sono stati e ci saranno errori. Ma qual è il punto che vogliono fare Sacconi, Scajola e Tremonti? Che è meglio non fornire informazioni “disfattiste” al pubblico? Oppure che loro hanno visto nel futuro che la crisi è finita, mentre tutti gli altri sono degli incapaci?
È vero che ci sono dei segnali che inducono a un cauto ottimismo, tra cui alcuni dati dal settore dell’edilizia statunitense. Ma altri dati, dall’andamento della produzione industriale in tutto il mondo ai sentimenti di imprese e consumatori in alcuni paesi non danno alcun segnale di ripresa. E molti dirigenti di impresa in vari settori (quindi non gli odiati economisti con la testa fra le nuvole) hanno detto chiaramente che non vedono spiragli a breve. Sul settore finanziario, infine, c’è un’enorme incertezza: gli stessi CEO di Citibank e Bank of America, dopo aver annunciato profitti record nei primi due mesi del 2009 (annunci che avevano dato il via al recente rally azionario), hanno dovuto correggere il tiro su marzo; ed il mercato sa benissimo che c’è ancora una concreta possibilità che qualche banca non possa sopravvivere senza una nazionalizzazione di fatto. La disoccupazione, infine, è chiaramente in aumento ovunque, e per molti il processo è solo iniziato.
Può darsi benissimo che Sacconi, Scajola e Tremonti abbiano ragione, e che OCSE, Fondo Monetario, e organizzazioni nazionali si sbaglino alla grande nel predire forti cali del Pil in tutto il mondo. Ma ci piacerebbe sapere perché. La strategia di comunicazione del governo sembra invece essere quella di stravolgere ogni teoria economica comunemente accettata, per cui un macchinoso sostegno temporaneo di 2 miliardi all’acquisto di elettrodomestici dovrebbe portare a un aumento dei consumi di 15 miliardi, o 1,3 miliardi per il fondo di garanzia delle piccole imprese potrebbero generare nuovi prestiti bancari per 70 miliardi. Con dei moltiplicatori così enormi, risolvere la crisi mondiale sarebbe uno scherzo da ragazzi. E certo non aiuta che i media accettino queste cifre senza un minimo di vaglio critico.
I TRE INCAPACI CHE STANNO AFFOSSANDO I CONTI NAZIONALI: