Il ducetto si ribella ai FATTI!

La tregua, i fatti
di MASSIMO GIANNINI

È PERFETTAMENTE comprensibile la preoccupazione che traspare dalle parole di Giorgio Napolitano. Alla vigilia del G8 a L’Aquila, l’Italia si presenta nelle condizioni peggiori. Gravemente vulnerata dalle vicende pubbliche che riguardano Berlusconi, e che non a caso da due mesi riempiono i giornali di tutto il mondo. È naturale che l’istituzione più autorevole e rappresentativa, la Presidenza della Repubblica, esprima la sua inquietudine. La stessa degli italiani che hanno a cuore l’immagine e l’interesse della nazione. Ma il monito del Quirinale non può e non deve essere trasformato in ciò che non è e non voleva essere: cioè un invito ai mass media a non occuparsi più di ciò che disturba il governo.

In questi due mesi non sono mancate le “polemiche”, alimentate dal Cavaliere che ha straparlato di “piano eversivo” contro di lui, e che ancora ieri si è permesso di dire che “”Repubblica” e i giornali si inventano le cose”. Ma in questi due mesi sono emersi soprattutto i “fatti”. Ciò che avviene di notte a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli, dove transitano veline, escort e “ospiti sbagliati”. Ciò che accade di giorno alla procura di Bari, dove si indaga su tangenti, droga, prostituzione. Continua a leggere

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Povero Silvio

Il vertice dei popolari europei non trovano la candidatura unica
Scontro tra Berlusconi e Tusk sul nome di Mario Mauro

Europarlamento: niente presidente
Scontro Italia-Polonia nel Ppe
I leader confermano l’indicazione della conferma di Barroso alla guida della Commissione

Il presidente di turno della Ue Jan Fischer con Silvio Berlusconi

pap

BRUXELLES – Nessun accordo al vertice del Partito Popolare Europeo a Bruxelles. Silvio Berlusconi e il premier polacco Donald Tusk non hanno trovato la tanto auspicata candidatura unica dei popolari alla presidenza dell’europarlamento.

Restano in campo il candidato italiano del Pdl Mario Mauro e quello polacco di Piattaforma Civica Jerzy Buzek. La prospettiva è una votazione interna al Ppe che decida il candidato unico da svolgersi il prossimo 7 luglio.

“Ho l’impressione che la nostra determinazione sia più grande di quella italiana” ha detto il premier polacco riferendo alla stampa l’atteggiamento di Berlusconi che avrebbe presentato una rosa di nomi, tra cui l’attuale ministro degli Esteri, Franco Frattini.

Nessun dubbio tra i popolari per il presidente della Commissione europea. Il presidente del Ppe Wilfred Martens, durante una conferenza stampa, ha dichiarato “che l’appoggio va alla candidatura del presidente uscente José Manuel Durao Barroso”.

Intervistato a margine del vertice Ue a Bruxelles, il presidente uscente dell’europarlamento, Hans-Gert Poettring, ha affermato che le vicende personali che vedrebbero coinvolto Silvio Berlusconi non hanno alcun impatto sull’eventuale scelta di Mauro. “Anche se qualcuno della nostra famiglia ha un comportamento che non piace a tutti, questo non può avere effetti su chi non ha avuto questi comportamenti”, ha dichiarato Poettering.

Barroso alla Commissione. In serata, infine, i leader dei Ventisette hanno raggiunto un accordo per il sostegno a un nuovo mandato per Josè Manuel Barroso alla guida dell Commissione Europea.
L’intesa è stata raggiunta nel corso della cena al Consiglio Europeo e dovrebbe spianare la strada all’ex premier portoghese in vista del voto al Parlamento Europeo in programma il 15 luglio.

°°° E DOPO QUESTO ENNESIMO SMACCO EUROPEO, ANCHE ALTRE QUATTRO RAGAZZE STANNO INFOGNANDO “PAPI” NELLA PORCATA VENUTA ALLA LUCE A BARI. SILVIO DICE CHE SI TRATTA SOLO DI UN “Fuoco di Puglia”, MA QUESTA VOLTA HO PAURA CHE SI SCOTTERA’ LE MANI…

(Sempre da Repubblica)

Feste a casa di Berlusconi
Altre ragazze nell’inchiesta

Indagato per cocaina il factotum dell’imprenditore che procurava le donne. Sigillati i nastri della D’Addario. Nelle carte una deputata Pdl e due esponenti del Pd. Imbarazzo nel centrodestra, dubbi tra big e peones. Pd e Idv: “Premier parli”. Nei tg notizia oscurata

b-magnaccia1

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Minca, al Pais si stanno davvero cagando

Un uomo solo al telecomando

MARCO TRAVAGLIO 06/06/2009

Silvio Berlusconi ha annunciato nel programma “Matrix”, trasmesso dall’emittente di sua proprietà Canale5, condotto da un suo dipendente: “Nei prossimi giorni farò un’azione mediatica per mostrare alla stampa straniera la vera situazione in Italia… La stampa americana ha fece bene a fare una campagna contro Bill Clinton: lui aveva mentito. Io no. Contro di me sono state dette solo calunnie e falsità”.

Il guaio è che Berlusconi, come diceva Indro Montanelli, il più grande giornalista che lo conosceva bene, “è un bugiardo sincero: crede alle bugie che racconta”. Ma questa volta ha fatto male i suoi conti, perché nell’ultimo mese ha mentito ripetutamente non solo alla stampa e alla tv italiane, ma anche a quelle straniere. Che, diversamente dalla gran parte di quelle italiane, non sono di sua proprietà. Dunque non sono abituate a prendere per buone le sue bugie. Per questo il Cavaliere è tanto nervoso: nelle ultime settimane la realtà che lo insegue da trent’anni minacciando il suo mondo virtuale, il suo Truman Show, gli si è pericolosamente avvicinata. E molte delle bugie su cui aveva edificato il suo successo imprenditoriale e politico sono andate in frantumi.

L’inizio della frana è iniziato con la sentenza di condanna in primo grado a 4 anni e 6 mesi dell’avvocato inglese David Mills, giudicato dal Tribunale di Milano colpevole di essersi fatto corrompere da Berlusconi con 600 mila dollari in cambio delle sue false testimonianze in due processi a carico del Cavaliere alla fine degli anni 90: quello per le tangenti pagate alla Guardia di Finanza che ispezionava alcune aziende del gruppo Berlusconi e quello per i fondi neri accumulati sulle società off-shore (64 in tutto, secondo la società di revisione Kpmg) create dallo stesso Mills, dislocate nei paradisi fiscali, occultate nei bilanci del gruppo e utilizzate per varie operazioni illecite.

Quella sentenza, che non ha potuto condannare Berlusconi come corruttore di Mills perché lo stesso Cavaliere ha sospeso i suoi processi per legge, è una “summa” della sua carriera imprenditoriale. E smentisce platealmente la sua immagine di self made man, di grande tycoon che si è “fatto da sé”. In realtà -secondo i giudici- Berlusconi pagò il silenzio di Mills per nascondere le illegalità con cui era diventato il padrone dell’editoria e della tv commerciale negli anni 80.

Tramite le società off-shore del comparto occulto All Iberian infatti, secondo i giudici, il Cavaliere pagò 23 miliardi all’allora premier socialista Bettino Craxi, autore di varie leggi su misura per legittimare il monopolio incostituzionale berlusconiano sulle tv private; finanziò prestanomi per controllare occultamente i pacchetti azionari di una pay tv italiana (Telepiù) e un’emittente spagnola (Telecinco) aggirando le leggi antitrust; versò svariati miliardi in nero al suo avvocato Cesare Previti, che li usava anche per corrompere giudici (compreso il giudice Vittorio Metta, autore di una sentenza comprata che nel 1990 sottrasse la Mondadori, il primo gruppo editoriale italiano, al suo legittimo proprietario, Carlo De Benedetti, per girarlo a Berlusconi);e così via.

Se Mills avesse detto tutta la verità, Berlusconi avrebbe rischiato una pesante condanna nel processo Guardia di Finanza, che si chiuse invece con la condanna dei manager berlusconiani Salvatore Sciascia (per corruzione) e Massimo Maria Berruti (per favoreggiamento), ma con l’assoluzione del Cavaliere per “insufficienza di prove”. Sciascia e Berruti, oggi, sono deputati nel partito di Berlusconi.

Non bastasse la sentenza Mills, ecco le inquietanti dichiarazioni di un’altra persona che il Cavaliere lo conosce bene, avendo vissuto con lui per ben 29 anni: la sua seconda moglie Veronica Lario, che ha annunciato il divorzio perché il marito-premier “frequenta minorenni” e “non sta bene”.

L’equilibrio mentale e le frequentazioni di un capo di governo sono fatti pubblici, non “gossip” come il Cavaliere e i suoi dipendenti sparsi nelle tv e nei giornali hanno tentato di qualificarli.

Tantopiù se il protagonista ha sempre mescolato la sua vita privata e quella pubblica per accreditarsi come marito esemplare con una famiglia modello, distribuendo addirittura fotoromanzi patinati ai suoi elettori. Tantopiù se è solito recarsi in udienza dal Papa, baciargli devotamente l’anello e proclamarsi “difensore della famiglia tradizionale di santa Romana Chiesa”. Professioni che mal si conciliano con le fotografie che lo ritraggono nella sua villa in Sardegna in compagnia di ragazze allegre e senza veli, per giunta aviotrasportate su aerei di Stato a spese dei contribuenti.

Lo stesso Berlusconi ha scelto di rispondere pubblicamente alle accuse della moglie, prima su Rai1, poi a France2, infine alla Cnn. Lì ha fabbricato varie versioni dei suoi rapporti con una ragazza napoletana, Noemi Letizia, che lo chiama “papi” e al cui 18° compleanno lui stesso ha preso parte a fine aprile. Ha raccontato di essere amico del padre della ragazza, Elio Letizia, messo comunale, perché “era l’autista di Craxi”. Falso: Letizia non è mai stato l’autista di Craxi. Ha raccontato di aver “visto Noemi tre o quattro volte, sempre in presenza dei genitori”. Falso: Noemi era con lui senza i genitori nel novembre scorso, a una cena ufficiale a Roma; ed era di nuovo con lui fra Natale e Capodanno, senza i genitori ma con un’amica, anch’essa minorenne, a Villa Certosa in Sardegna. Ha raccontato di aver conosciuto papà Letizia “oltre dieci anni fa”, cioè intorno al 1997-98 e Noemi “durante una sfilata di moda”: ma nel 1997-98 la ragazza aveva 6 o 7 anni e, per quanto precoce, difficilmente si esibiva in sfilate di moda.

Oltretutto Elio Letizia fa risalire l’amicizia al 2001, cioè a 8 anni fa, mentre l’ex fidanzato della ragazza giura che il Cavaliere non conosceva Elio, ma telefonò direttamente a Noemi per la prima volta nell’ottobre-novembre 2008, dopo averla vista in un book fotografico in abiti succinti. Resta da capire perché Berlusconi e Letizia non si decidano a dire la verità e, dunque, quale segreto nascondano.

Intanto si sgonfiano l’una dopo l’altra tutte le altre balle che hanno contribuito a consolidare il consenso berlusconiano. L’incauta promessa dell’immediata ricostruzione (“entro settembre”) della città dell’Aquila devastata dal terremoto si sbriciola contro la scarsità di denaro pubblico a disposizione e suscita le ire dei terremotati, rinchiusi nelle tendopoli sotto il caldo torrido. E l’idea di trasferire il G8 all’Aquila rischia di trasformarsi in un boomerang, con scene di protesta in mondovisione.

Anche la brillante soluzione dell’emergenza-rifiuti a Napoli si sta rivelando un bluff: i rifiuti sono accumulati, tali e quali, senz’alcun trattamento, in alcune discariche ormai esaurite, mentre il famoso inceneritore di Acerra (che non potrebbe comunque bruciare tutto), inaugurato in pompa magna nel mese di marzo, non è ancora funzionante. Intanto la magistratura indaga sui responsabili governativi dello smaltimento rifiuti per truffa allo Stato.

Le promesse di maggior sicurezza contro la criminalità sbattono contro la triste realtà del paese dell’impunità. Gli sbarchi dei clandestini dall’Africa, da quando Berlusconi è tornato al potere, sono triplicati. Il governo ha fatto ricorso a brutali respingimenti in alto mare, scontrandosi con l’Onu e col mondo cattolico.

Qualche giorno fa, la questura di Roma ha tentato di nascondere due stupri avvenuti in poche ore nella Capitale (ora governata dal centrodestra): solo quando i giornalisti, informati da fonti ufficiose, han cominciato a tempestare la questura, hanno avuto finalmente conferma dei due fattacci, con 40 ore di ritardo.

Intanto Berlusconi, che aveva annunciato per metà giugno una visita alla Casa Bianca su invito di Barack Obama, fingeva di “rinviare” la spedizione: in realtà non c’era alcun invito.

Stessa tecnica menzognera è stata adottata per la cessione del campione brasiliano del Milan, Kakà, al Real Madrid: tutti ne parlano da settimane, ma il Cavaliere (padrone del Milan) preferisce prendere tempo, per annunciare la notizia solo dopo le elezioni, temendo la reazione degli elettori milanisti.

Se i contraccolpi delle balle sgonfiate non si faranno sentire già alle elezioni europee, è solo perché l’informazione – salvo rare eccezioni – è saldamente nelle mani di Berlusconi. “Un uomo solo al telecomando” lo definiva Enzo Biagi, altro grande giornalista.

Negli ultimi giorni il premier ha imperversato sui teleschermi con decine di monologhi negli studi di emittenti pubbliche e private, violando le regole della par condicio, perlopiù intervistato da suoi dipendenti genuflessi.

Uno di questi, nel programma Mattino Cinque (su Canale5), l’ha addirittura ringraziato “per aver accettato di farsi intervistare”. Poi gli ha servito alcuni assist facili facili: “Perché la attaccano sul privato e la demonizzano?”, “perché il Times la attacca?”, “ci spieghi che cos’ha fatto il suo governo”. Il conduttore di Porta a Porta, su Rai1, in due ore di finta intervista senza domande, gli ha domandato mellifluo: “Presidente, perché secondo lei la sua vicenda privata ha influenzato in modo così anomalo la campagna elettorale?”.

Poi ha trasmesso un servizio sulla sua visita a Bari, un bagno di folla “quasi imbarazzante, il miglior antidoto ai veleni della politica”, con un “indice di popolarità oltre il 70%” che consente al premier di “buttarsi alle spalle le vicende personale e tuffarsi tra la gente, deciso a non mollare”. La direttrice dei servizi parlamentari della Rai, cioè del servizio pubblico, Giuliana Del Bufalo, al termine di un’intervista al premier, l’ha avvertito: “Ci resta un minuto, non c’è più tempo per altre domande”. E Berlusconi: “Posso sfruttarlo io?”. E la giornalista: “Si figuri, lei è il padrone di casa…”.

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Da Travaglio

Piaghe da decubito

Mettono una certa allegria titoli come quello del Giornale di ieri, copiato da quello del memorabile «Porta a Porta» con Papi che spiega per due ore perché non si deve parlare delle sue vicende coniugali: «Berlusconi: “Adesso parlo io”». Buon Dio, e quando mai non parla? L’altro giorno, alle 6 del mattino, il maratoneta della lingua compariva per un’ora intera alla Cnn, sparando balle su tutto lo scibile umano, soprattutto sulla povera Noemi, che lui conobbe con i genitori «più di dieci anni fa», cioè nel 1997-98, quando la piccina aveva 6 o 7 anni, ma, precoce com’è, era già impegnata in «una sfilata di moda», probabilmente a Pitti Bimbo. Alle 10.45, il tempo di fare colazione e ricevere il consueto stock di squinzie aviotrasportate, rieccolo a RadioRadio per un’altra esternazione. Un’ora dopo la sua voce, già molto provata, gracchiava via etere sull’emittente sarda Videolina. Dopo pranzo, concordate le nuove frottole con i fornitori ufficiali, altra intervista alla tv romana T9, seguita a ruota da una chiacchierata con l’abruzzese Rete8, vedi mai che i terremotati si bevano ancora qualche promessa. Verso le 20.15 gran finale a Odeon Tv. Poi, fino a notte fonda, le consuete due ore fitte per smentire tutto quanto aveva detto fino ad allora. Perché lui, come dice Vergassola, mente sapendo di smentire. Fra un’intervista e una smentita, un apposito fisioterapista gli praticava massaggi alle terga, onde evitare le piaghe da decubito. Si tratta del massaggiatore personale di Capezzone che, almeno per un giorno, ha potuto godersi l’ora d’aria e sgranchirsi un po’ le gambette.

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Soliti metodi mafiosi

BERLUSCONI, PD IN LIQUIDAZIONE; RUTELLI-LETTA SE NE VANNO

“Il Pd e’ in liquidazione. Tutti sanno che dopo il 7 giugno Rutelli fara’ un nuovo partito, Enrico Letta andra’ con Casini e molti degli attuali esponenti democratici si sposteranno a sinistra.” Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un’intervista a un’emittente locale.

Roma, 16:35
FRANCESCHINI: PD?BERLUSCONI CONFONDE DESIDERI CON REALTA’

“Il Pd in liquidazione? Berlusconi confonde i suoi desideri con la realta’”. Il leader Democratico, Dario Franceschini, risponde cosi’ al Presidente del Consiglio che oggi ha dichiarato in una intervista che il Pd e’ un partito in liquidazione e che esponenti come Rutelli e Letta sono pronti ad andarsene. “Mai come adesso – afferma Franceschini – il Partito Democratico e’ stato cosi’ unito, forte e nessuno pensa di uscire, tutti pensano a come battere Berlusconi”.


E.LETTA, BERLUSCONI? STUPIDAGGINI SU DI ME; DICA VERITA’

“Silvio Berlusconi, nel giorno in cui su Repubblica escono particolari sulla sua vita privata che, se confermati, sarebbero disgustosi, si permette di tirarmi in ballo per dire stupidaggini. Evidentemente per coprire quel che sta uscendo sulla sua vita privata. L’unica risposta possibile e’ quella di chiedere al Presidente del Consiglio del nostro paese di dare spiegazioni sulle vicende che lo riguardano, che ormai non possono piu’ essere passate sotto silenzio dal rispetto che fino ad ora abbiamo avuto. A questo punto esiste soltanto la semplice ed esigente richiesta della verita’”. Cosi’ Enrico Letta, responsabile Welfare del Pd, replica al premier.

b-porc13

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Un povero, vecchio, pirla

Nota del premier dopo l’inchiesta del nostro giornale sul caso Noemi
Sul giornale in edicola domani la risposta del nostro direttore
Palazzo Chigi: “Da Repubblica
campagna denigratoria”

Il Pd: “Il Cavaliere si deve abituare alla libertà di stampa”

b-pirla

ROMA – “Invidia e odio nei confronti di un presidente del Consiglio che ha raggiunto il massimo storico della fiducia dei cittadini: sono palesi i motivi della campagna denigratoria che la Repubblica e il suo editore stanno conducendo da giorni contro il presidente Berlusconi”. E’ quanto sostiene una nota dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio dei ministri, dopo la pubblicazione dell’inchiesta sugli aspetti contraddittori del caso Noemi, che ha dato il via alla decisione di Veronica Lario di chiedere il divorzio.

“Attacchi di così basso livello, in vista delle prossime elezioni europee e amministrative, confermano non solo l’assoluta mancanza di argomenti politici concreti di quel giornale e della sua parte politica, ma anche una strategia mediatica diffamatoria tesa a strumentalizzare vicende esclusivamente private – conclude la nota – a fini di lotta politica”.

In mattinata arriva la replica del Pd: “L’attacco che arriva dai durissimi comunicati di Palazzo Chigi contro Repubblica – dice Paolo Gentiloni – va ben al di là di ogni polemica, fino a sconfinare nella minaccia. Il presidente del Consiglio non può usare queste parole, non può lanciare accuse di questa gravità e con toni tanto aspri quando proprio ai suoi più stretti collaboratori spetta il compito delle politiche e del sostegno alla stampa. Si deve abituare alla presenza di giornali che scrivono anche cose scomode: la libertà di stampa è un diritto garantito dalla costituzione”.

Il direttore di Repubblica Ezio Mauro risponderà alla nota di Palazzo Chigi sul giornale di domani.

°°° Mumble, Mumble… Repubblica si è limitata ieri a porre delle elementari domandine. Nulla a che vedere con le 18 domande che pose tre anni fa il Financial Times a Burlesquoni, dove gli si chiedeva espressamente (cosa che nessun giornalista italiota ha mai fatto) DOVE avesse preso i soldi per iniziare e per uscire dalla bancarotta nel 1993/4; che rapporti avesse con la Mafia, ecc… Mafiolo usò le sue tv – LUI SI’ – per diffamare il giornale più importante del mondo e minacciò una sfilza di querele. Preso per il culo dal mondo intero, querelò davvero… Indovinate chi ha vinto la causa? Non ne sapete nulla, vero? Certo, perché questo delinquente vive di annunci e di slogan. Poi, quando il gioco si fa serio, si caga in mano e fa delle immani figure di merda. Ma veniamo alla nota delirante di palazzo Chigi (che ha ospitato ben altre personalità… CHE VERGOGNA!):
Dice bonaiuti o servo equipollente:
Invidia e odio nei confronti di un presidente del Consiglio che ha raggiunto il massimo storico della fiducia dei cittadini

Ora, a parte il fatto che NON POTENDO VANTARE UN SOLO PROVVEDIMENTO COMMENDEVOLE, continuano a menarcela coi loro sondaggi FASULLI, INVENTATI, E SMENTITI DAI FISCHI e DAGLI SPUTI CHE RICEVE OVUNQUE SI PRESENTI… ma se c’è un verme che ODIA, chiunque non possa comprare, è proprio silvio burlesquoni medesimo!
Invidia?! Fatemi capire… cosa avrebbe da invidiare uno gnomo morente alto un metro e un cazzo sdraiato, impotente da una vita, pieno di cocaina come un uovo, con l’organismo putrefatto che lo obbliga al brodino vegetale o al risottino in bianco da almeno 30 anni, ignorante e volgare come una zoccola, con una fedina penale orripilante e indagato in mezza Europa, un fallito che non ne ha azzeccato nemmeno mezza come imprenditore (ma poi, un imprenditore è imprenditore in tutto il mondo, se è capace… questa merda di verme, ogni volta che ha messo il naso fuori dall’Italietta, senza l’appoggio di Craxi o della mafia, è stato mandato affanculo in un amen ed è tutt’ora indagato), antipatico come pochi, irriso da tutto il mondo: e cioè da quasi SEI MILIARDI di uomini e donne… Che cazzo avrebbe da invidiare costui?

a_cazzaro5

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Da Travaglio

Le vite degli altri

Certi editoriali del Corriere contengono un interrogativo incorporato: ma dove vivono gli editorialisti? In camere iperbariche isolate dai rumori esterni? Ieri Pigi Battista, da anni barricato in un igloo dell’Alaska con la radio rotta, spiegava al Pd come perdere qualche altro voto (abbandonando il presunto antiberlusconismo), poi intimava il silenzio sul noto divorzio: «sono vicende private». Ora, se nel suo eremo glaciale fosse trapelata qualche notizia sull’Italia degli ultimi 15 anni, l’editorialista findus saprebbe che: 1) colui che invoca il silenzio stampa sulla propria vita privata possiede (abusivamente) vari giornali di gossip che ingrassano sulla vita privata (spesso inventata) altrui; 2) le sue tv (abusive) mandano in onda la vita privata di derelitti esposti alle telecamere «h 24», anche al cesso; 3) il suo Giornale pubblicò (giustamente) le foto, potenzialmente ricattatorie, del portavoce di Prodi con un trans); 4) il suo Panorama sbatté in copertina («Lo scroccone») Di Pietro accanto a una commessa della Standa, fotogramma isolato e tagliato da una festa con 50 persone; 5) il suo Giornale, che ora invoca la privacy per il padrone, un anno fa sbatté in prima pagina («L’Italia dei calori») un bacio di saluto fra Di Pietro e un’amica dopo una cena con una decina di persone; 6) il noto divorzio nasce dalle liste elettorali per le europee, che prima della cura Veronica erano peggio di un harem e dopo la cura un po’ meno. Tutto questo è politica, non gossip: un giorno, con un po’ d’impegno, magari riuscirà a capirlo persino Battista. Sempreché lo scongelino.betty_boop_25

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