Pirati a Napoli

I pirati nel Golfo di Napoli
rapinato un imprenditore

A bordo di un gommone, con mitraglietta e pistola, hanno speronato e poi rubato un “13 metri” di un concessionario d’auto. Che è stato buttato in acqua, con il salvagente, insieme al suo marinaio


°°° Io avevo detto che Burlesquoni e il suo regimetto ci avevano riportato 60anni indietro… a quanto pare, invece, siamo tornati al 1700. Chissà se questi pirati avevano il pappagallo regolamentare sulla spalla o se Cocorito doveva andare – come tutte le sere – a sparare cazzate a Porta a Porta e nei Tg.

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Le mani nelle tasche nostre…

IL DOSSIER
Con le nuove norme a rischio 500 euro di risparmi a famiglia
Farmaci da banco:5mila nuovi assunti e sconti, ma per il Pdl vanno limitati
Stop su polizze, credito e farmacie
dietrofront a danno dei cittadini

di LUCA IEZZI

ROMA – Assicurazioni, banche, farmacie, trasporti, difesa dei consumatori: eccolo, settore per settore, lo “stillicidio” di leggi anti concorrenza denunciato dall’Antitrust. Il governo ha raramente preso posizione lasciando piena libertà a proposte di legge ed emendamenti dei singoli appartenenti alla maggioranza. Le associazioni dei consumatori accolsero le varie “lenzuolate” dell’allora ministro Pierluigi Bersani stimando risparmi per 1000 euro l’anno per le famiglie. Dopo due anni metà di quelle misure sono state o accantonate o sono pesantemente minacciate.

La vicenda più attuale evocata dal presidente Antonio Catricalà è il ddl Gasparri-Tommasini dove si misurerà la controffensiva delle lobbies sulla liberalizzazione dei farmaci di banco. L’Antitrust sintetizza così i benefici prodotti: “In tre anni sono stati aperti quasi tremila corner e parafarmacie. La loro quota di mercato è vicina al 6% dei farmaci di automedicazione. Lo sconto praticato ha margini tra il 3% e il 22,5%. I farmacisti nuovi occupati sono circa cinquemila”. Una parentesi che le farmacie tradizionali premono per chiudere ritornando all’esclusiva: “Stiamo ripensando il ruolo dei canali di vendita delle medicine” ha ammesso il ministro della Salute Ferruccio Fazio. Per evitare tensioni, nel Pdl si pensa all’ennesima sanatoria: chi ha aperto una parafarmacia avrà 10 anni per convertirsi o tentare di ottenere lo status di farmacia.
Sulle assicurazioni il ritorno al monomandato (un agente può vendere polizze di una sola compagnia) è stato accantonato dopo essere stato proposto nel ddl Sviluppo. Il provvedimento, che doveva essere approvato alla Camera senza ulteriori modifiche, ora sembra di nuovo un cantiere aperto, segno che anche questo pericolo non è scampato. Invece sta per sparire la possibilità di disdire la polizza auto ogni anno per cercare offerte migliori. Salvati dai tentativi di abolizione anche i tetti antitrust che impediscono all’Eni di riconquistare il monopolio nazionale nella distribuzione del gas.

Il governo si è speso direttamente per trasformare la Class action in “un’eterna promessa”, il meccanismo che dovrebbe difendere i consumatori dalle ingiustizie e dalle truffe subite dalle imprese non solo non potrà più essere utilizzata per tutto quello che è successo negli anni passati, ma dovrà aspettare l’approvazione definitiva della legge per essere utilizzabile con un ritardo di tre anni dall’introduzione nel nostro ordinamento.

Oltre alle liberalizzazioni ribaltate ci sono quelle solo depotenziate: la riforma delle professioni è stata appaltata direttamente agli ordini professionali con l’effetto di far sparire l’effetto calmierante sulle tariffe e far sparire la questione dall’agenda politica. Poi ci sono i taxi, fieri avversari delle lenzuolate, che hanno ottenuto dal cambio di maggioranza norme che limitano la concorrenza dagli autisti (o Ncc, noleggio con conducente). Sempre nei trasporti rimandata la concorrenza nei trasporto ferroviario, con l’allungamento dei contratti tra Fs e amministrazioni regionali, nonostante proprio quella nei servizi pubblici locali sia l’unica liberalizzazione perseguita, almeno nelle dichiarazioni, dal Pdl.

Ma non è solo colpa delle norme: la commissione di massimo scoperto sui fidi bancari, abolita per legge, è stata sostituita praticamente da tutti gli istituti con altre voci che sommate superano il costo precedente; gli imprenditori protestano, ma il fronte delle banche si muove compatto.
(17 giugno 2009)


°°° Come vedete, amici cari, non sono io catastrofista… Queste merde malavitose fanno affari con le lobbies e ci precipitano ogni giorno di più nel baratro e nella disperazione. Cancellando una ad una le ottime leggi del Governo Prodi, ci stanno trascinando indietro di almeno 60 anni!

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Ronde

Procura di Milano: indagine sulle ‘ronde nere’

La procura di Milano ha disposto accertamenti da parte degli agenti della Digos sulle cosiddette “ronde nere”, il gruppo che vorrebbe collaborare con le forze dell’ordine in tema di sicurezza e che è stato presentato ieri a Milano composto per un terzo da ex membri delle forze dell’ordine legate al nuovo Msi di Gaetano Saya. Gli accertamenti, a quanto si è saputo, sono stati disposti dal procuratore aggiunto Armando Spataro, capo del pool antiterrorismo, d’intesa con il procuratore Manlio Minale. Allo stato non ci sono indagati e non vi è una ipotesi di reato che, comunque, potrebbe essere quella di una violazione delle legge Scelba che punisce la ricostituzione e l’apologia del fascismo. Le divise delle ronde nere, infatti, richiamano simboli di età fascista.

Gli agenti della Digos analizzeranno filmati, notizie di stampa, sulla scorta delle quali è stato aperto un fascicolo, e redigeranno un rapporto da consegnare nei prossimi giorni alla Procura. Allora, a quanto si è saputo, sarà formulata una precisa ipotesi di reato. Il fondatore delle cosidette ronde nere, Gaetano Saya, era rimasto coinvolto in un’inchiesta della Procura di Genova su una sorta di polizia parallela, chiamata DSSA (Dipartimento studi strategici antiterrorismo).

Ieri era stato il deputato del Pd Emanuele Fiano, membro del Copasir ed ex presidente della Comunità ebraica di Milano, ad auspicare che «la magistratura indaghi sulla natura di questa organizzazione per verificarne la sua costituzionalità e per evitare che l’Italia diventi il teatrino triste e pericoloso dei nostalgici di un tempo passato». Come per Fiano, anche secondo il capogruppo alla Camera dell’Idv, Massimo Donadi, queste ronde sono una conseguenza del ddl sulla sicurezza ed è per questo che «il governo – spiega – deve fare marcia indietro».

Ma anche oggi la politica si sta mobilitando per fermare le “ronde nere”: «Il governo intervenga subito per vietare le ronde nere di militanti neofascisti pronti a farsi giustizia come fossimo nel ‘ventennio’» dice il capogruppo dell’Udc al Senato, Giampiero D’Alia. «Avevamo messo in guardia – aggiunge – sui rischi di un provvedimento demagogico e pericoloso come le ronde: oggi abbiamo il primo esempio di una giustizia sommaria fai da te che porterà solo danni al Paese e nessuna sicurezza». «Presenteremo – conclude – un’interpellanza chiedendo al governo di vietarle per motivi di pubblica sicurezza: che siamo nere, rosse o verdi, le ronde sono la resa dello Stato e un vero rischio per i cittadini».


ECCO DUE ESPONENTI DELLE RONDE PADANE CON LE LORO DIVISE SOFISTICATISSIME

vacca

vacco


PROVETTA TIRATRICE PADANA, POCO PRIMA DI DIVENTARE CIECA E RONDA DELLE DONNE FASCISTE

rinculo

processione

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Il mafionano nella merda

Veronica: “Il problema non è quella ragazza”
E il Cavaliere accusa le ministre: “Non mi difendono”. Giovedì incontrerà Gianfranco Fini

di CLAUDIO TITO

ROMA – “Niente e nessuno mi farà tornare indietro”. L’ultima puntata della saga “Noemi-Silvio” ha di nuovo lasciato il segno in casa Berlusconi. Sia sul versante del premier, sia su quello di Veronica. Così, mentre il Cavaliere è furibondo e se la prende pure con le donne del Pdl che “non mi difendono”, la signora Lario è rimasta esterrefatta dopo aver letto l’intervista all’ex fidanzato di Noemi. Da circa un mese non parla con il marito. I rapporti si sono azzerati. E, ancora ieri, ha confermato i suoi propositi: “Niente e nessuno mi farà tornare indietro”.

Per stemperare il nervosismo, ha visitato la mostra di Monet in corso a Palazzo Reale a Milano. Il pressing degli “amici”, la tensione in famiglia e i “suggerimenti disinteressati” sono le tappe di tutte le giornate da un mese a questa parte. “Non accetto i consigli di Emilio Fede”, si è sfogata con un’amica. Il divorzio insomma resta il suo obiettivo. E non la famiglia Letizia. Che tiene lontana dalla crisi matrimoniale. “Non ho mai voluto accusare Noemi e la sua famiglia – si è lasciata andare con l’amica che la accompagnava -. Questo non è il “caso Noemi””. Un modo, forse, per ribadire che la questione riguarda solo il presidente del consiglio. Tanto da citare anche le osservazioni di Dario Fo: “Questi sono i comportamenti di un uomo pubblico che è a capo del governo”.

Tra Macherio e Arcore, dunque, il filo della comunicazione sembra inesorabilmente interrotto. Ieri Berlusconi è rimasto chiuso a Villa San Martino. È infuriato. La “querelle Casoria” lo sta davvero disturbando. Con Gianni Letta e Nicolò Ghedini sta studiando le contromosse. “Dobbiamo ribaltare la situazione“, è il suo refrain. Si sente “sotto assedio”. Un “accerchiamento” di cui scarica la responsabilità anche sugli alleati. A cominciare dalle donne del Pdl.

Le “ministre”, in particolare. Che dal 28 aprile, da quando cioè Veronica ha rilasciato la dichiarazione all’Ansa sul “ciarpame politico”, non hanno speso una parola in sua difesa. Il suo dito indice è puntato contro Stefania Prestigiacomo che il 4 maggio scorso si è limitata solo a sottolineare che “lui ha bisogno della famiglia. Spero che non si separino, per Berlusconi la famiglia è un grande rifugio”. Ce l’ha con Mara Carfagna che ha evitato con cura qualsiasi presa di posizione. Ma pure con Michela Vittoria Brambilla, promossa di recente ministro, e con Giorgia Meloni. Quest’ultima, consultata sull’argomento, ha sempre cercato di dribblare: “non tiratemi in questa vicenda”.

Le uniche voci in difesa del premier sono state quelle di Daniela Santanché (“Veronica ha fatto un danno agli italiani”) e di due parlamentari “semplici”: Beatrice Lorenzin (“il Pd ha inaugurato la quarta via: il gossip casereccio”) e Barbara Saltarmartini (“la sinistra utilizza le donne, infangandole e attaccandole, per colpire il presidente Berlusconi”).

Il premier dunque si sente “isolato”, “lasciato solo” da molti dei partner di maggioranza. Sta studiando una via d’uscita. Prima delle elezioni proverà a sminare il terreno. Con una controffensiva mediatica. Le parole di Elio Letizia sono state solo la prima mossa. Non è escluso che nei prossimi giorni possa intervenire anche l’amica di Noemi, Roberta. Così come a Via del Plebiscito è stata presa in considerazione la possibilità di un “messaggio” tv alla nazione e di una lettera “elettorale” agli italiani. Sta di fatto che i collaboratori più stretti del Cavaliere stanno vagliando le diverse opzioni. E si rincorrono anche tante voci incontrollate sulle origini del legame tra Berlusconi e la famiglia Letizia. Alcuni dei fedelissimi del presidente del consiglio, ad esempio, addirittura accennano ad una antica amicizia tra il Cavaliere e la nonna di Noemi. Nata quando il futuro premier ancora intratteneva gli ospiti sulle navi da crociera.

In vista del voto del 7 giugno, intanto, l’inquilino di Palazzo Chigi cerca di stringere i bulloni della coalizione. Giovedì prossimo, ad esempio, incontrerà a pranzo Gianfranco Fini. Per rasserenare il clima, Gianni Letta ieri ha parlato a lungo con il presidente della Camera e con il capo dello Stato. Ma a Palazzo Chigi l’allarme è ancora rosso.

°°° Vogliamo parlare delle facce da culo di queste sguattere che offendono secoli di lotte per l’emancipazione delle donne? Fanno proprio senso vermiciattole del genere.

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ZOCCOLA

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Indietro tutta!

2009
Fotovoltaico: le imprese ci sono, il governo no

In Italia il mercato dell’energia dal sole cresce a ritmi da capogiro, in netta contro tendenza rispetto alla crisi. Gli acquirenti ci sono. Le imprese italiane ci sono. Il governo manca: all’ultimo momento a Verona hanno dato forfait sia il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che quello dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. E’ la fotografia che emerge dalla tre giorni di Solarexpo che alla decima edizione – con 64 mila visitatori, nove padiglioni rispetto ai sei dell’anno passato, oltre mille espositori di cui il 35 per cento provenienti dall’estero – si è confermata come la fiera leader a livello europeo.
Con 340 megawatt nel 2008 l’Italia si attesta al terzo posto nel mondo, dopo Germania e Spagna, per quanto riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici, superando così Stati Uniti e Giappone. Ma il dato sorprendente riguarda il biennio 2009-2010: sono previsti 1000 megawatt cumulativi entro la fine del 2009 e ben 2000 megawatt a fine 2010, cifre che consentiranno all’Italia di mantenere un ruolo leader a livello mondiale: nel prossimo biennio, fa notare il direttore del Kyoto club Gianni Silvestrini, ci sarà un vero e proprio boom per il fotovoltaico, tanto che dal 2011 potremmo diventarne esportatori.
Insomma l’Italia ha dimostrato ancora una volta una formidabile capacità di ripresa. Negli anni Ottanta il nostro paese occupava un’invidiabile posizione nel campo delle rinnovabili: aveva un tessuto industriale maturo, ottime performance nel fotovoltaico, una ricerca che, nonostante la drammatica carenza di risorse, stava dando risultati concreti. Fu fatta la scelta di non sostenere il mercato dando la prospettiva di una crescita agevolata dall’interesse pubblico. Venne innalzato un muro di difficoltà burocratiche per la realizzazione degli impianti. Si lasciò il timone della corsa in mano ai più lungimiranti tedeschi e poi ai danesi, agli spagnoli e a tutti gli altri concorrenti che hanno potuto contare su un sistema normativo più certo e affidabile.
Adesso siamo partiti per la seconda volta. Per favore, niente sgambetti.

°°° Come vedete, amici, questo è un governicchio di merda sotto tutti i punti di vista. Oltre ad aver scassato l’Italia in soli 12 mesi, sta mettendo una seria ipoteca su un futuro di merda per il nostro malandato paese. Certo che è a dir poco ridicolo pensare a Scajola come al ministro per lo Sviluppo Economico… Scajola, un magnaccetto ebete rimasto alla pietra focaia! Sulla misera Prestigiacoma stenderei una pietosa coltre di cemento armato…

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ECCO CASA STANNO PREPARANDO PER I NOSTRI FIGLI:

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LA tassa sul lusso…

Sardegna, la Giunta di destra cancella la tassa sul lusso

«Lo sviluppo va incentivato riducendo la pressione fiscale e non imponendo tasse inutili e idiote». L’assessore del Bilancio Giorgio La Spisa, nelle battute finali del dibattito sulla Finanziaria 2009, ha posto così una pietra tombale su uno dei provvedimenti che avevano caratterizzato la passata legislatura regionale: le tasse sul lusso, un’iniziativa fortemente voluta da Renato Soru più che per tassare i ricchi nell’ottica di accantonare risorse per garantire un fondo perequativo alle zone interne della Sardegna e migliorare la sostenibilità ambientale sulle coste, dove ogni estate arrivano milioni di turisti.

La Manovra varata al termine di una maratona notturna dal Consiglio regionale (oltre 8 miliardi che diventano 9 con un mutuo) segna una decisa inversione di rotta con la cancellazione delle ultime imposte rimaste del provvedimento varato nel 2006 dalla Giunta Soru (quelle sugli approdi di barche e aerei da turismo, nonché la tassa, facoltativa, di soggiorno) dopo che le altre (seconda case e plusvalenze) erano state dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale.

L’altro «ritorno al passato» è la rinuncia al meccanismo dell’anticipazione delle entrate fiscali future – adottato dal precedente esecutivo dopo l’accordo sulla vertenza entrate col governo Prodi – per tornare alla contrazione dei mutui (1,2 miliardi di euro) per effettuare investimenti e coprire parte del disavanzo.

Dal punto di vista politico, il centrosinistra ha criticato l’insufficienza delle risorse rese disponibili, e la destra ha cercato di difendersi annunciando azioni più corpose in futuri e ipotetici disegni di legge collegati, con il programma regionale di sviluppo e con la lontanissima manovra 2010.


°°° In pratica, amici miei, anche a livello regionale torniamo INDIETRO DI SEICENTO ANNI! Da qui portano via TUTTO: G8, miliardi, bellezza, dignità… e ci lasciano: fabbriche che chiudono, disoccupati a vagoni, immondezza, fame, miseria, inquinamento, e vergogna! Bravo la spisa, bravo cappella! I manutengoli della mafia e degli evasori fiscali… E un bell’applauso alle scimmiette decerebrate che hanno permesso questo.

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Il regime avanza…

… e il mondo è preoccupato.

Rapporto di Freedom House, organizzazione non-profit e indipendente
Libertà di stampa: l’Italia fa un passo indietro, unica nazione in Europa
La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati»

(da Freedomhouse.org)

NEW YORK – L’Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un’organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.

CLASSIFICA – Nell’annuale classifica di Freedom House, l’Italia va indietro come i gamberi, insieme a Israele, Taiwan e Hong Kong. «Un declino che dimostra come anche democrazie consolidate e con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. Su un punteggio che va da 0 (i Paesi più liberi) a 100 (i meno liberi), l’Italia ottiene 32 voti: unico Paese occidentale con una pagella così bassa. I «migliori della classe» restano le nazioni del Nord Europa e scandinave: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia (prime cinque a livello mondiale). Le «peggiori»: Corea del nord, Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba.

PROBLEMA ITALIA – Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato. Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed Egitto.

Alessandra Farkas
30 aprile 2009


°°° E’ terribile, amici. Ma questi non querelano per diffamazione (che non esiste) soltantoi i giornalisti, ma se la prendono anche con noi comici e con i vignettisti: vedete il mio processo di due giorni fa intentato da un certo Carta o l’allontanamento sospensivo di Vauro. Siamo in pieno regime. RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE!

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