Il Bel Paese… di cacca

(da Repubblica)

1) “Bambini, giocate, ma in silenzio”
Asilo, casa, parchi, è pioggia di divieti

A Stradella (Pavia) un giudice di pace ha intimato agli insegnanti di un “nido” di evitare rumori. Ma dappertutto è diminuita la tolleranza di M. N. DE LUCA

2) Pedofilia, maxiblitz della Polizia postale
Operazione record: coinvolte 253 persone
Le indagini del compartimento di Catania. Nome in codice “Smasher”. Quattordici arresti. Sequestrato materiale spaventoso con scene di violenza. Gli indagati in 68 città, di tutti gli strati sociali e di età dai 25 ai 50 anni. La collaborazione con i tedeschi.

3) Incinta sull’autobus, nessuno si alza
Sui mezzi con la telecamera nascosta

Al settimo mese di gravidanza, la nostra cronista ha preso tre bus e la metropolitana in una giornata di caldo con il pancione bene in evidenza. Solo due persone le hanno dato il posto di GIULIA SANTERINI

4) Palermo, 11:23
VIOLENTA NIPOTINE, OPERAIO ARRESTATO NEL PALERMITANO

Un operaio 57enne, originario di Termini Imerese, e’ stato arrestato a Monreale con l’accusa di violenza sessuale sulle nipotine di 5 e 7 anni e maltrattamenti in famiglia. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Monreale hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Termini. Il provvedimento a carico del nonno delle piccole e’ scaturita dalle indagini condotte dai militari in seguito a una segnalazione sul degrado in cui vivevano le due sorelline. Gia’ nel luglio 2007 era stato accertato che le bambine non frequentavano la scuola in maniera regolare e vivevano in un ambiente domestico sporco, disordinato e sovraffollato. Da qui l’avvio delle indagini anche sull’ipotesi che avessero potuto subire abusi sessuali da parte del nonno con il quale coabitavano. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe, in tempi diversi e fino al luglio del 2007, mediante l’uso della forza e con la minaccia di picchiarle, abusava ripetutamente delle due nipotine; inoltre le avrebbe sistematicamente sottoposte a percosse, lesioni e continue sofferenze fisiche e morali. Il gip del Tribunale di Termini, a seguito della informativa di reato prodotta dai carabinieri, ha emesso ieri la misura cautelare in carcere che e’ stata immediatamente eseguita. L’uomo adesso si trova nella casa circondariale di Termini Imerese.

militanti

CI SIAMO FATTI RIDURRE COSI’

nose-pick

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

E tutti risero

Il caso Noemi e le “dieci domande” di Repubblica sui media Usa
E in Europa la vicenda diventa oggetto di cronaca ormai quotidiana
Il Nyt: “Decadente alla Satyricon”
Time: “L’Italia è Berlusconistan”

ROMA – La vicenda dei rapporti tra il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e la giovane napoletana Noemi Letizia, e il crescendo di contraddizioni cui si riferiscono le dieci domande di Repubblica ancora senza risposta, continuano a interessare la stampa internazionale in Europa e negli Stati Uniti.

“Le scappatelle del primo ministro alla fine fanno sollevare qualche sopracciglio”, titola il New York Times, che dedica alla vicenda una dettagliata ricostruzione e nota: “Gran parte del successo di Berlusconi nasce dalla sua abilità di leggere gli umori del Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non abbia fatto un calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera non somigli sempre più alla decadenza imperiale del Satyricon di Fellini”.

Il settimanale americano Time titola: “Berlusconi e la ragazza. Niente di piccante, grazie”. L’articolo di Jeff Israely, a lungo corrispondente da Roma, è graffiante: parla dell’Italia come del “Berlusconistan” e in cui i critici “riescono in qualche modo ad andare in tv, sostenendo che il 72enne maestro dei manipolatori ha innescato un ciclo di notizie che in realtà potrebbe portare alla sua fine politica”.

Il quotidiano conservatore francese Le Figaro parla dell'”affaire Noemi” e sottolinea che “Berlusconi ha l’arte di complicarsi la vita”.

Il britannico Guardian dà alla vicenda una lettura “interna”: “Per capire quanto sia in difficoltà Berlusconi – titola il giornale – basta il fatto che persino i Blair stanno prendendo le distanze da lui”. Cherie parlò “rapita” del viaggio con Tony in Sardegna nel 2004 ospiti del Cavaliere. “Ma allora era allora”: quando la ex first lady è intervenuta questa settimana su quel viaggio, lo ha fatto “prendendo in giro la bandana indossata per coprire quello che lei insiste fosse un trapianto di capelli (nonostante il suo rifiuto di ammetterlo)”. E ancora: “Nessuno lo accusa di alcun rapporto sessuale improprio, e non ci sono basi per sostenerlo. Ma come avviene in molti scandali che coinvolgono uomini e donne politici, il punto non è quel che Berlusconi ha fatto, ma se stia o meno dicendo la verità. L’opposizione sostiene che chi mente sulla sua vita privata non può governare”.

Continuano a occuparsi della vicenda altri grandi quotidiani europei. El Pais torna oggi con una corrispondenza: “Convertito in un caso globale dalle proprie contraddizioni (ha mentito ripetutamente sulla vicenda), il caso Noemi coinvolge ogni giorno nuove persone”. E Libération: “Fiat tenta di acquisire Opel, l’economia italiana soffre la crisi, ma a dieci giorni dalle elezioni europee, l’Italia non ne ha che per papounet. Il velo di misteri e sospetti intorno alla relazione tra Berlusconi e la giovane che gli ha dato questo soprannome, si impone al centro delle discussioni, delle polemiche e ormai della politica”.

Infine l’americano Christian Science Monitor: “Con l’Italia che si prepara a ospitare il summit G8 Berlusconi nel mirino di uno scandalo personale”. E il giornale commenta: “Nel mezzo di una crisi economica, l’Italia sembra occuparsi più del presunto affaire del primo ministro con una teenager che del summit di luglio”.

DISASTRI DEL REGIME

governare1

MINISTRA IN ALLENAMENTO

se-te-lo-piglio

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

L’ITALIETTA DI UN MALATO IMPOTENTE

Rotto l’incantesimo
del nuovo Don Rodrigo

di GAD LERNER

Forse ora la smetterà d’insistere sulla propria esuberanza sessuale, sulle belle signore da palpare anche tra le macerie del terremoto e sulle veline che purtroppo non sempre può portarsi dietro.

A quasi 73 anni d’età, Silvio Berlusconi si trova per la prima volta in vita sua a fare davvero i conti con l’universo femminile così come lui l’ha fantasticato, fino a permearne la cultura popolare di massa di questo paese. Lui, per definizione il più amato dalle donne, sente che qualcosa sta incrinandosi nel suo antiquato rapporto con loro.

Le telefonate notturne a una ragazzina, irrompendo con la sproporzione del suo potere – come un don Rodrigo del Duemila – dentro quella vita che ne uscirà sconvolta. E poi il jet privato che le trasporta a gruppi in Sardegna per fare da ornamento alle feste del signore e dei suoi bravi. Ricompensate con monili ma soprattutto con aspettative di carriera, di sistemazione. L’immaginario cui lo stesso Berlusconi ha sempre alluso nei suoi discorsi pubblici è in fondo quello di un’Italietta anni Cinquanta, la stagione della sua gioventù: vitelloni e case d’appuntamento; conquista e sottomissione; il corpo femminile come meta ossessiva; la complicità maschile nell’avventura come primo distintivo di potere. Nel mezzo secolo che intercorre fra le “quindicine” nei casini e l’uso improprio dei “book” fotografici di Emilio Fede, riconosciamo una generazione di italiani poco evoluta, grossolana nell’esercizio del potere.

Di recente Lorella Zanardo e Marco Maldi Chindemi hanno riunito in un documentario di 25 minuti le modalità ordinarie con cui il corpo femminile viene presentato ogni giorno e a ogni ora dalle nostre televisioni, con una ripetitiva estetica da strip club che le differenzia dalle altre televisioni occidentali non perché altrove manchino esempi simili, ma perché da nessuna parte si tratta come da noi dell’unico modello femminile proposto in tv. La visione di questa sequenza di immagini e dialoghi è davvero impressionante (consiglio di scaricarla da www. ilcorpodelledonne. com). Viene da pensare che nell’Italia clericale del “si fa ma non si dice” l’unico passo avanti compiuto nella rappresentazione della donna sia stato di tipo tecnologico: plastificazione dei corpi, annullamento dei volti e con essi delle personalità, fino a esasperare il ruolo subalterno, spesso umiliante, destinato nella vetrina popolare quotidiana alla figura femminile senza cervello. Cosce da marchiare come prosciutti negli spettacoli di prima serata, con risate di sottofondo e senza rivolta alcuna delle professioniste, neppure quando uno dopo l’altro si sono susseguiti gli scandali tipicamente italiani denominati Vallettopoli.

In tale contesto ha prosperato il mito del leader sciupafemmine, invidiabile anche per questo. Fiducioso di godere della complicità maschile, ma anche della rassegnata subalternità di coloro fra le donne che non possano aspirare a farsi desiderare come veline.

Tale è stata finora l’assuefazione a un modello unico femminile – parossistico e come tale improponibile negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Spagna – da far sembrare audacissima la denuncia del “velinismo politico” quando l’ha proposta su “FareFuturo” la professoressa Sofia Ventura. Come se la rappresentazione degradante della donna nella cultura di massa non avesse niente a che fare con la cronica limitazione italiana nell’accesso di personalità femminili a incarichi di vertice. Una strozzatura che paghiamo perfino in termini di crescita economica, oltre che civile.

Così le ormai numerose indiscrezioni sugli “spettacolini” imbanditi nelle residenze private di Berlusconi in stile harem – mai smentite, sempre censurate dalle tv di regime – confermano la gravità della denuncia di Veronica Lario: “Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica”. Una sistematica offesa alla dignità della donna italiana resa possibile dal fatto che “per una strana alchimia il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore”.

Logica vorrebbe che dopo le ripetute menzogne sulla vicenda di Noemi Letizia tale indulgenza venga meno.
La cultura misogina di cui è intriso il padrone d’Italia – ma insieme a lui vasti settori della società – risulta anacronistica e quindi destinata a andare in crisi. Si rivela inadeguata al governo di una nazione moderna.
Convinto di poter dominare dall’alto, con l’aiuto dei suoi bravi mediatici, anche una realtà divenuta plateale, l’anziano don Rodrigo del Duemila per la prima volta rischia di inciampare sul terreno che gli è più congeniale: l’onnipotenza seduttiva, la cavalcata del desiderio. L’incantesimo si è rotto, non a caso, per opera di una donna.

°°° Aggiungo solamente che umilio fede NON ha dimenticato il book con le ragazzine a cena da Mafiolo, ma il suo compito principale è quello di CERCARE SEMPRE CARNE FRESCA! E’ lautamente pagato, con soldi rubati, solamente per fare da laido paraninfo.
E aggiungo anche, avendo notizie di prima mano da un amico che lavora da anni a villa Certosa, che i festini finiscono SEMPRE allo stesso modo:
minorenni drogate sparse ovunque, vomito, montagne di cocaina, e medici corrotti sempre pronti a rianimazioni spesso laboriose.

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

sniffa1

festicciola

festino

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

I disastri di Berlusconi

Terremotati o “clandestini”?
Tensione con gli immigrati

L’AQUILA – Le più spaventate erano le famiglie di filippini nelle tende della fila numero uno. “Adesso ci mandano via tutti, noi stranieri. Adesso ci picchiano. Adesso scoppia la guerra”. Donne e bambini si sono chiusi nelle tende, hanno abbassato anche i teli delle finestrelle che permettono di respirare. In silenzio, ad ascoltare le urla che arrivavano dal campo, dicendo anche ai bimbi di stare zitti, per fare finta di non esistere. Erano le otto di sera di lunedì e la “guerra” era scoppiata da un’ora. “Un ragazzo romeno, 15 anni, grande e grosso, ha picchiato un bambino italiano di dieci anni. E’ successo davanti al gazebo dei clown”. Urla, spintoni, minacce, con i romeni da una parte e gli italiani dall’altra. “Il ragazzo romeno ha picchiato anche la zia del bimbo italiano, che si era permessa di sgridarlo. Il padre del bambino picchiato si è messo a cercare l’altro padre e per tutta sera gruppi avversi si sono inseguiti nel campo”. Sono arrivati i carabinieri e i poliziotti, si sono messi in mezzo e sono riusciti a evitare il peggio. “Andate a casa vostra – gridavano gli italiani – voi che non siete aquilani. In città non vi avevamo mai visto, da dove siete arrivati?”. “Siamo in regola, paghiamo i contributi. Voi siete solo dei razzisti”.

Una tregua è stata trovata solo alle 11 della sera, ma la paura è che basti un altro cerino acceso per incendiare tutto. Alle 2 di notte un altro romeno è stato denunciato per tentata violenza sessuale. Ha cercato di baciare una ragazza italiana. “Ormai da molti giorni – raccontano Cristina e Fabiana – si sentiva che la rabbia verso gli stranieri stava crescendo. E’ bastata una scintilla e la tensione è salita alle stelle”.

La tendopoli di piazza d’Armi, la più grande, è il nuovo “centro storico” dell’Aquila. Ci sono i tossicodipendenti che prima andavano al Sert, ci sono gli ospiti psichiatrici di una comunità. Ci sono, su 1400 persone, 390 extracomunitari, fra i quali 173 romeni, 93 peruviani, 78 filippini. Già in passato ci sono state tensioni. “Nella tenda vicino alla nostra – raccontano Maria e Vincenzo, madre e padre del bambino picchiato – la settimana scorsa i romeni hanno tirato fuori i coltelli. Sono centinaia, qua dentro. Sono arrivati anche da Roma per mangiare gratis. Fanno i terremotati sperando di avere una casa e dei soldi. Il censimento? Non vale nulla. I romeni si scambiano i cartellini di riconoscimento e di notte entrano da un buco che c’è nella rete. Per capire quanti sono, vada in mensa all’ora di pranzo o di cena. Sono quasi tutti forestieri. Debbono andare via tutti, questi stranieri. Se proprio vogliono tenerli, li mettano in un campo a parte e ben sorvegliato. Gli italiani sono con noi”.

Il maresciallo dei carabinieri, subito dopo la rissa, ha detto ai romeni che dovevano andare via, in un altro campo. “Siamo in regola, terremotati come tutti gli altri, e non ci muoviamo da qui”. Il responsabile della tendopoli, Gian Marco Venturoli, ha cercato di mediare. Ha chiesto alla famiglia italiana se poteva accettare un trasferimento in albergo, e la famiglia ha detto sì. “E così siamo noi ad andare via e i romeni resteranno qui a fare danni. Sono diventati i padroni a casa nostra. Il nostro bambino, dopo l’aggressione, ha un occhio nero e non vuole più parlare, nemmeno con noi. Andiamo via perché qui non si vive più. Abbiamo saputo che c’è anche un pedofilo, in questa tendopoli. I politici che sul terremoto fanno tante chiacchiere vengano ad abitare qui per qualche giorno. I delinquenti arrivati dalla Romania fanno di tutto e se tu protesti ecco la loro carta segreta: “sei un razzista”, ti dicono subito. Ma noi vogliamo soltanto rifiutare le prepotenze”.

“Sono state ore molto pesanti – dicono Cristina e Fabiana – Gli italiani da una parte, i romeni dall’altra. Ma noi italiani ci siamo divisi subito. Da una parte chi gridava “delinquenti andate via”, “non potere venire a fare i vostri comodi a casa nostra” e dall’altra quelli come noi che cercavano di fare ragionare. Siamo tutti sotto pressione, siamo stanchi di questa vita, ma l’unica cosa che non ci serve è il razzismo. Lo sapete tutti che anche noi siamo stati emigranti in mezzo mondo. Restiamo uniti per avere, tutti, una vita più decente”.

“Questo – dice Demetrio Egidi, capo della Protezione civile dell’Emilia Romagna, che guida la tendopoli – è un campo troppo grande e molto delicato. Il razzismo purtroppo non mi stupisce, perché è dentro il Paese, dunque anche in una tendopoli, dove i contrasti sono più forti perché si vive male. Noi abbiamo rassicurato tutti: vogliamo la convivenza e cerchiamo di spianarle la strada. Certo, lavorare in un campo con 1400 persone e 26 etnie diverse, non ci aiuta”.

Nei prossimi giorni arriveranno i condizionatori e i teli per fare ombra alle tende. Ma per ora, nelle tende c’è “puzza di gatto morto”, per l’erba dell’ex campo da calcio marcita sotto i teli. E il caldo non aiuta certo a calmare questa guerra fra poveri.

tenda


°°° ANCORA NON E’ NIENTE. COSA VO ASPETTAVATE CHE SUCCEDESSE CON MIGLIAIA DI PERSONE AMMASSATE E ABBANDONATE, SENZA COMFORT NE’ ASSISTENZA? PERSONE CHE HANNO PERSO TUTTO E HANNO SENTITO SOLO LE MINCHIATE DI SILVIO BERLUSCONI E DEI SUOI GIANNIZZERI?

antirazzisti1

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

I pretacci di maledetto XVI

Abusi su studentessa sull’autobus
Cosenza, sacerdote sotto inchiesta

Dopo averla immobilizzata ad un finestrino si è abbassato i pantaloni cercando di compiere un atto sessuale. La ragazza è riuscita a fuggire. Lui era in abiti borghesi ma è stato identificato.

°°° Quindi è anche esibizionista: ha costretto la ragazza contro il finestrino in modo da essere ben visto dai passanti. Da ragazzino, durante le gite, chiudevo le mani dei compagni stronzi con la ghigliottina dei finestrini… voi cosa gli avreste chiuso a questo bastardo?

prete

gelmini11

marcinkus

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Malati

Violenza sessuale: stuprava moglie e molestava figlia, in manette 36enne

02 Maggio 2009 09:21 CRONACHE

FOGGIA – Un 36enne di Cerignola, nel Foggiano, e’ stato fermato per avere ripetutamente picchiato e violentato la moglie e molestato sessualmente la figlia dodicenne. L’uomo, con numerosi precedenti penali e sorvegliato speciale, e’ accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale aggravata e lesioni personali. Si trova ora detenuto nel carcere di Foggia. (Agr)


°°° E quest’altro malato di mente? Affetto da febbre suina anche lui o si tratta semplicemente di un porco dai tratti umani?

maiali

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Si cominciano a svegliare

Le associazioni femminili annunciano una settimana di astinenza
per richiamare l’attenzione sulla situazione del paese
Donne, sciopero del sesso
per salvare il Kenya dalla guerra

Alla protesta aderisce anche la moglie del primo ministro
Odinga. Le prostitute pagate per non fornire prestazioni ai clienti
di FRANCESCA CAFERRI

Donne, sciopero del sesso per salvare il Kenya dalla guerra
SITUAZIONI straordinarie richiedono interventi straordinari. Deve aver pensato questo un gruppo di donne kenyane di fronte alla possibilità che il Paese sprofondasse, come giù accaduto a fine 2007, nella violenza politica. La soluzione che hanno trovato per scongiurare il possibile braccio di ferro fra il presidente Mwai Kibaki e il primo ministro – nonché rivale politico – Raila Odinga passa attraverso le lenzuola: una settimana di sciopero del sesso, per dare agli uomini il tempo e la possibilità di riflettere sulla crisi che rischia di riesplodere.

“Questo boicottaggio è un modo per protestare contro i nostri leader e chiedere loro di prendersi la responsabilità del Paese”, ha spiegato mercoledì a Nairobi Carole Ageng’o, presidentessa di un gruppo di supporto a donne e bambini, annunciando l’iniziativa alla stampa. “Vogliamo dare a ogni famiglia il tempo per parlare di come è guidato questo Paese e di quello che ognuno di noi si aspetta dal governo”, le ha fatto eco Patricia Nyaundi, un’altra delle leader della protesta.

Per evitare di vanificare lo sciopero, le donne – riunite in un cartello denominato G-10 – hanno annunciato che nella protesta saranno coinvolte anche le prostitute: quelle delle zone di Nairobi dove la prostituzione è più frequente saranno infatti pagate dalle associazioni femminili per astenersi dal fornire prestazioni ai clienti.

In Kenya la tensione è alta da settimane: l’accordo fra il presidente Kibaki e Odinga, da mesi traballante, sembra aver raggiunto il punto di rottura. Odinga ha minacciato nei giorni scorsi di chiedere elezioni anticipate. Era stata proprio la contestazione da parte del movimento di Odinga delle elezioni del 2007 a portare agli scontri che per settimane avevano insanguinato il Paese, facendo circa 1.500 morti e 400mila sfollati. Solo l’intervento dell’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan era riuscito a fermare la violenza e a portare a un accordo i due rivali. Ora il “matrimonio di convenienza” – come lo hanno definito le donne – è arrivato al capolinea e il Kenya deve trovare una nuova formula se non vuole sprofondare di nuovo nella violenza politica.

Riuscirà lo sciopero del sesso a dirimere i nodi sul tappeto? Oltre alle associazioni femminili, è anche la moglie del primo ministro Odinga, Ida, a scommettere che l’idea potrebbe funzionare. “Le voci delle donne devono essere ascoltate – ha spiegato al quotidiano The Standard, annunciando la sua adesione “al 100%” alla campagna – questa non è una punizione, ma un modo per mettere in evidenza la questione”. La risposta della first lady Lucy Kibaki non è ancora arrivata, ma le donne promotrici dell’iniziativa sono fiduciose che anche da lei arriverà un sì: come la moglie del primo ministro infatti, la Kibaki è madrina di molte associazioni femminili.

Non condividono l’ottimismo della first lady, invece, i lettori di The Nation, il principale quotidiano kenyota: la maggior parte dei commenti di quelli che hanno scritto al giornale dopo la pubblicazione della storia sono infatti negativi. “Una dimostrazione di strada sarebbe stata più efficace – scrive un lettore – l’unica cosa positiva che c’è in Kenya in questo momento è la vita dentro alle mura domestiche. Che senso ha toglierci anche quella?”.

kenya

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Bigottismo ipocritismo

Una commessa di Grosseto protagonista di un video a luci rosse
è stata costretta alle dimissioni dai titolari per il buon nome del negozio
Gira film hard e viene licenziata
Condannati i datori di lavoro

Il giudice ha dato ragione alla ragazza. Multa salatissima
in attesa che venga quantificato il risarcimento danni

Gira film hard e viene licenziata Condannati i datori di lavoro
GROSSETO – Il film porno le costa il licenziamento dal posto di lavoro. Ma il giudice dà ragione alla ragazza e condanna i suoi datori.

La vicenda ha come protagonista una commessa di Grosseto, colpevole, secondo i suoi datori di lavoro, di aver dato corpo alle sue fantasie, diventando protagonista di una pellicola hard. E tutto a loro insaputa.

Al momento non è dato sapere come possano aver saputo della seconda attività della loro commessa. Ma una volta accertata l’identità dell’attrice protagonista del filmino a luci rosse, hanno costretto la loro dipendente a rassegnare le dimissioni per il buon nome del negozio.

La ragazza, però, non si è data per vinta e ha intrapreso un’intensa battaglia legale contro i suoi principali un po’ troppo “bigotti”, sfociata anche in sede penale. Il giudice dopo un attento esame della vicenda, non ci ha pensato due volte a dare ragione alla ragazza. Così ha condannato i titolari del negozio al pagamento di una multa salatissima, in attesa che venga quantificato il risarcimento danni, che sarà fissato attraverso un’altra causa intentata dalla giovane.

°°° Ho capito: i titolari, bigottissimi quanto ipocriti, sono grandi consumatori di film porno… gira e gira, tra migliaia di pellicole hard, hanno scoperto la loro commessa e si sono appellati al “buon nome del negozio”. Non c’è altra spiegazione. Ah, no: ce n’è un’altra… il negozio vende film hard e oggettistica sessuale e i titolari – dopo la messa cantata e la funzione serale – frequentano i locali per scambi di coppie. Qualcuno li ha informati e…

LA COMMESSA

ann

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Sesso in ufficio, depressione in agguato

(La Stampa)

Più giorni di assenza dal lavoro e problemi di autostima
Mentre per qualcuno è divertente fare sesso durante il lavoro, per qualcun altro lo è anche solo parlarne. Però, a quanto pare, lo è soltanto per una minoranza: il 25%. Sia uomini che donne.
Ma non è tutto, questa sparuta rappresentanza di loquaci imbonitori sessuali è anche quella che fa più giorni di assenza al lavoro, ha problemi di autostima ed è più incline alla depressione. E questi sintomi si verificano anche in chi è più incline ad accettare scherzi ‘piccanti’.
Lo dicono i ricercatori canadesi della Rotman School of Management presso l’Università di Toronto e della Sauder School of Management presso l’Università della British Columbia. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato gli effetti di diversi comportamenti a sfondo sessuale sul posto di lavoro: scherzi, allusioni più o meno esplicite, battute, discussioni a tema, flirt e altri. L’obiettivo era accertare se questo tipo di attività portava effetti positivi, sia a livello mentale che fisico, nelle persone coinvolte – in entrambi i sessi- e se tutto ciò poteva tradursi in un consolidamento dei legami tra le persone, un maggiore affiatamento o complicità, una maggiore resa al lavoro.
I risultati mostrano invece che le cose non vanno così bene, anzi: soltanto il 25% di uomini e donne mostrano di apprezzare questi atteggiamenti o li trovano divertenti. Il resto ne rimane indifferente.
Le persone più coinvolte in questo tipo di atteggiamenti ha mostrato tutta una serie di effetti negativi ed è risultata più esposta a problemi di relazione. Si sentono, inoltre, meno considerati e sono più inclini alla depressione. Sulla base di questi dati, i ricercatori consigliano di “lasciare il sesso al di fuori del posto di lavoro”. Ma cosa ne penseranno quelli che anziché parlarne solamente…?
(Luigi Mondo e Stefania Del Principe)

°°° Ma secondo me è molto più depresso questo tipo:

segaiolo

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter