Chiesto rinvio a giudizio per Fede, Mora, Minetti

Chiesto rinvio a giudizio per Fede, Mora, Minetti
L’ex di Nicole: “Ha mentito, l’ho mollata”

Per il direttore del Tg4, per la consigliera regionale Pdl e per l’impresario la Procura di Milano ha chiesto il processo per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile: “Bordello come sistema strutturato per fornire ragazze disponibili”. Nessuno dei tre si è presentato in aula. Chiara Danese e Ambra Battilani, che erano a una festa ad Arcore, parte civile

Chiesto rinvio a giudizio per Fede, Mora, Minetti L'ex di Nicole: "Ha mentito, l'ho mollata"

MILANO – Il procuratore aggiunto Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano, nel corso dell’udienza preliminare iniziata stamani, hanno chiesto al gup Maria Grazia Domanico di rinviare a giudizio Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede imputati per il caso Ruby. Per il direttore del Tg4, la consigliera regionale del Pdl in Lombardia e l’agente di

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Gente di merda: Fede,Briatore,Santanchè. La feccia berlusconiana

Fede volta le spalle agli “amici”
Accusa Briatore e la Santanchè

Fede volta le spalle agli "amici" Accusa Briatore e la Santanchè FLAVIO BRIATORE CON ELISABETTA GREGORACCI E EMILIO FEDE. (foto ANTONIO SATTA).

“Pensavo fossero degli amici e invece i peggiori nemici sono quelli che ti stanno più vicino: Chi? Ma Daniela Santanchè e soprattutto Flavio Briatore che conosco da trenta anni. E invece ancora una volta aveva ragione mia moglie: stamattina mi ha detto ‘Emilio te lo ripetevo sempre erano persone da non frequentarè “.

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Ruby, Minetti scarica Fede e Mora “Erano loro a portare le ragazze”

Minetti consegna memoria difensiva
“Le ragazze le portavano Fede e Mora”

In 12 pagine il consigliere regionale della Lombardia si difende soprattutto dall’accusa di avere indotto alla prostituzione la marocchina Ruby e scarica le responsabilità sul giornalista e l’impresario

Minetti consegna memoria difensiva "Le ragazze le portavano Fede e Mora" Nicole Minetti

MILANO – Erano Emilio Fede e Lele Mora a portare le ragazze ad Arcore. Lo sostiene Nicole Minetti in una memoria difensiva, consegnata – tramite il suo legale Daria Pesce – ai pm, nell’ambito del filone di inchiesta 1 appena chiuso sul caso Ruby, in cui la consigliera regionale della Lombardia è indagata insieme agli stessi Fede e Mora per induzione e favoreggiamento della prostituzione di trentadue ragazze e di Karima el Morhoug detta Ruby.

La memoria difensiva, in tutto una dozzina di pagine, riguarda solo il secondo capo d’imputazione, cioè il favoreggiamento della prostituzione 2 di Ruby. E spiega nel dettaglio quanto accaduto la notte tra i 27 e 28 maggio del 2010, quando Minetti si presentò alla questura di Milano per farsi affidare la giovane marocchina, all’epoca minorenne, che era stata fermata per furto. Affidamento durato pochi minuti, giusto il tempo di “consegnare” la ragazza ad un’altra brasiliana, Michelle Conceicao 3.

L’avvocato Pesce ripercorre i vari passaggi dell’inchiesta e cerca di dimostrare, in particolare, l’inconsistenza dell’accusa di prostituzione minorile, cioè di aver portato Ruby nella residenza del premier. Visto il deposito della memoria difensiva, appare evidente che la consigliera

regionale non si sottoporrà ad alcun interrogatorio previsto in questa fase dell’inchiesta.

°°° Cominciano a scannarsi tra merde. BENE!

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Ruby, puttana a 16 anni. Potrebbe partorire un nuovo premier…

Caso Ruby, chiuse le indagini
“Minetti maitresse, Fede talent scout”

Induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile le accuse ai tre indagati. I magistrati spiegano le fasi del bunga bunga. Le arcorine erano 33. E re Silvio sceglieva con quali e quante ragazze trascorrere la notte

Nicole Minetti, “maitresse” di Arcore

Il piccolo colpo di scena del caso Ruby è in una riga del comunicato del procuratore Edmondo Bruti Liberati. Il reato di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile è contestato a partire dal settembre 2009. Non più dal febbraio 2010, dunque, da quel giorno di San Valentino in cui Karima El Mahroug in arte Ruby, ancora minorenne, racconta di essere andata per la prima volta ad Arcore. Ma da quando la giovane Ruby è stata “scoperta” da Emilio Fede, durante un concorso di bellezza che si tiene in Sicilia appunto dal 3 al 7 settembre 2009. In quell’occasione Fede gridò al microfono: “Sta ragazza non ha più i suoi genitori, tenta una via… Mi sono impegnato e lo farò… per aiutarla”.

È arrivato il momento della verità per tre indagati, Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede, accusati di essere i procacciatori delle ragazze del bunga-bunga. L’“utilizzatore finale”, Silvio Berlusconi, è già rinviato a giudizio immediato per concussione e prostituzione minorile e per lui il processo inizierà il 6 aprile. I tre “fornitori”, invece, hanno ricevuto ieri l’avviso di chiusura indagini (che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) firmato dai procuratori aggiunti Pietro Forno e Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore Antonio Sangermano.

A Minetti, Mora e Fede è contestato il reato di aver “indotto e favorito l’attività di prostituzione di giovani donne”. “Allo stato”, la procura ne ha identificate 32. In più – e il reato è ancor più grave – i tre sono accusati di aver “indotto e favorito l’attività di prostituzione” svolta da una minorenne: è la diciassettenne Karima, che “compiva atti sessuali con Silvio Berlusconi, dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altre utilità, presso la residenza in Arcore”. Nel 2010, in 13 date: il 14 febbraio, il 20 e 21 febbraio, il 27 e 28 febbraio, il 9 marzo, il 4 e 5 aprile, il 24, 25 e 26 aprile, l’1 e 2 maggio. Tra le 32 ragazze “allo stato” identificate dalla procura, ci sono nomi già noti e qualche novità. L’elenco comprende anche la seconda minorenne ad Arcore, Iris Berardi.

Tutte si sarebbero prostituite “dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altra utilità, presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi, ove venivano organizzate all’uopo apposite serate”. I tre indagati, secondo la procura, individuavano infatti le giovani donne da coinvolgere e le indirizzavano ad Arcore, dopo averle istruite sulle prestazioni richieste e sul compenso che in cambio avrebbero ricevuto: le ragazze “venivano informate sui corrispettivi e le altre utilità economiche che avrebbero ricevuto a fronte della loro disponibilità sessuale, nonché istruite sulle modalità comportamentali da assumere, sulla natura e finalità delle serate”.

Le notti di Arcore, secondo quanto ricostruito dalla procura di Milano, avevano tre fasi. La prima era quella della cena, con la partecipazione di Berlusconi, qualche raro ospite maschio e tante ragazze. La seconda fase era quella chiamata “bunga-bunga”: i commensali scendevano in una sala sotterranea, “un locale adibito a discoteca, dove le partecipanti si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici, toccandosi reciprocamente ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi”. “Un puttanaio”, lo qualifica la testimone T.M. E un’altra partecipante, T.N., entra nei particolari: “Alcune delle ragazze che facevano lo spogliarello e che erano poi nude si avvicinavano al presidente, che gli toccava il seno o le parti intime o il sedere”.

La terza fase avveniva in camera da letto: Berlusconi sceglieva, si legge nell’avviso di chiusura indagini, “una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate somme di denaro e altre utilità ulteriori rispetto a quelle consegnate alle altre partecipanti”.

Ognuno dei tre coindagati ha poi, secondo la procura, responsabilità specifiche. A Nicole Minetti, la subrettina di “Colorado Cafè” imposta da Berlusconi nella lista bloccata di Roberto Formigoni e quindi eletta consigliera regionale in Lombardia, i magistrati contestano in particolare di aver svolto un ruolo da “maitresse”. È lei che “briffa” le ragazze, cioè le istruisce su cosa succede al bunga-bunga, le organizza, dispone “in alcune occasioni l’accompagnamento da Milano ad Arcore mettendo a disposizione le proprie autovetture”. E poi gestisce i loro compensi: quelli in denaro, attraverso le elargizioni del cassiere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli; e quelli in “altra utilità”, come la “concessione in comodato d’uso di alcune abitazioni di Milano Due, in via Olgettina 65”.

Ad Emilio Fede viene contestato invece il ruolo di “talent scout” delle ragazze da portare al bunga-bunga. È lui, secondo i pm, a realizzare “l’individuazione delle giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi, informandosi personalmente sulle caratteristiche fisiche delle ragazze disponibili e, in taluni casi, valutando di persona, preventivamente, la rispondenza dei requisiti estetici”. In alcune occasioni poi, Fede organizza “l’accompagnamento da Milano ad Arcore di alcune delle partecipanti alle serate, mettendo a disposizione le proprie autovetture, inducendo e favorendo l’attività di prostituzione in particolare” di cinque ragazze: Ambra Battilana, Roberta Bonasia, Chiara Danese, Imane Fadil e Daniela Samvis.

Lele Mora deve poi rispondere in particolare di aver individuato e segnalato, “anche congiuntamente con Fede Emilio, giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza di Arcore di Silvio Berlusconi, individuandole anche tra le ragazze legate per motivi professionali alla sua agenzia operante nel mondo dello spettacolo”.

Anche Mora organizza i trasporti delle “arcorine”, “mettendo a disposizione le proprie autovetture, inducendo e favorendo l’attività di prostituzione in particolare” di sette ragazze: Ambra Battilana, Roberta Bonasia, Francesca Cipriani, Chiara Danese, Florina Marincea, Lisandra Silva Rodriguez e Camila Sousa Fernandez. A Mora viene contestata un’aggravante: “di aver agito in danno di giovani donne a lui legate da rapporti professionali”, e cioè le undici ragazze, tra cui Barbara Guerra e le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo, che facevano parte della sua scuderia.

di Gianni Barbacetto e Antonella Mascali

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Salute e grano! Le minchiate del viscido fede. Ma scortato, perché?!

“Ruby lavorò in Mediaset a 17 anni”
La testimonianza dell’assistente sociale

Per la giovane marocchina una corsia preferenziale anche nelle emittenti di proprietà del premier. Ancora minorenne, sarebbe stata spesso ospite, pagata, di Chiambretti Night di PIERO COLAPRICO e EMILIO RANDACIO

"Ruby lavorò in Mediaset a 17 anni"  La testimonianza dell'assistente sociale Karima “Ruby” El Mahroug

MILANO – Esiste un rapporto tra un programma Mediaset, il Chiambretti night, e Ruby-Karima. Al format del Biscione, la marocchina sarebbe stata ospite, più volte, e anche pagata. Ma c’è un problema che dimostra come alla ragazza scappata dalle comunità e dalla famiglia, sembra essere stato garantita una corsia preferenziale dalle emittenti di proprietà del presidente del Consiglio. Quando si entra negli studi televisivi, infatti, si lascia un documento. O, comunque, si viene identificati. E che cosa racconta Ruby, oltre quello che già sappiamo?

L’assistente sociale P. G. ricorda che il 7 giugno la diciassettenne le chiede di essere “inserita in una comunità di Milano, perché lavora in città”. P. G. aggiunge che “la ragazza mi chiese di essere collocata della città perché lavorava in un bar e inoltre per il “Chiambretti night” tre volte alla settimana”. Ad E. G. altra assistente sociale, dice: “Ci parlò in particolare delle sue frequentazioni a Villa San Martino di Arcore, della sua conoscenza con Lele Mora ed Emilio Fede, dei suoi contatti con Mediaset”. E ai pm racconta: “Quando ho ripreso i contatti con Mora, questi mi ha fatto lavorare sia al Chiambretti night, sia in sfilate di moda”. Ruby, dunque, entra in un programma Mediaset. E a differenza di quanto dice, non è che ci lavora davvero, ma viene fatta accomodare tra il pubblico. Sembra che nelle settimane scorse, alcuni dirigenti televisivi abbiano controllato:Ruby c’era, eccome. Almeno quattro volte. È stata pagata? L’ha portata Mora, l’ha aiutata Emilio Fede ad entrare?

Ruby spiega che a spingerla a Milano è stato proprio il direttore del

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Altri guai per il puttanaio di berlusconi

I pm su Minetti, Mora e Fede
verso la richiesta di rinvio a giudizio

La decisione è imminente. Poi la parola al gip. Tutti e tre accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, anche minorile. All’origine le rivelazioni di Ruby, controllate e verificate di PIERO COLAPRICO

Minetti, Mora, Fede, i pm  verso la richiesta di rinvio a giudizio

MILANO – Mancano ventiquattro, quarantott’ore, e la procura milanese chiuderà le indagini per Nicole Minetti (l’addestratrice), Emilio Fede (il selezionatore) e Lele Mora (il fornitore), più altri suoi collaboratori di secondo piano. L’accusa per il trio è nota: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, anche minorile. La decisione se rinviarli a giudizio spetterà al giudice delle udienze preliminari.

L’ottantenne direttore del Tg 4 è accusato di essere il tramite tra il ricco cliente, Silvio Berlusconi, e le ragazze. Lo si sente brigare, Fede, e chiedere, portare, informarsi su com’è andata, e anche informare i co-indagati sulla possibilità che ci sia un’inchiesta in corso: “I telefoni sono sotto controllo”. L’agente di spettacolo Mora, 55 anni, ex socio del super-paparazzo Fabrizio Corona, in questo schema garantisce, come si sente dire in un’intercettazione, “la riservatezza” e favorisce gli incontri con show girl e ragazze immagine. Infine, ecco Nicole Minetti, che ha solo 25 anni, e più che la consigliere regionale del partito di maggioranza, sembra essere la badante, la tutor di queste ragazze e ragazzine, “pupe”, “schedine”, “meteorine”, incapaci di trovare da sole un idraulico e un dentista.

Su tutte costoro, che la stessa Minetti chiama “zoccole”, “zingare”, “scappate dalle favelas”, scende a pioggia il denaro dell’utilizzatore finale Silvio Berlusconi: in buste, in gioielli, in interventi

del ragionier Giuseppe Spinelli, Spin, Spino, Spinaus, nel linguaggio non troppo criptico in voga nella corte delle miracolate di Arcore. “Mi ha dato quanto guadagna un operaio in sette mesi”, esulta una di queste con la madre, commentando la retribuzione chiamata regalo.

Lo scenario ha dell’incredibile (e non viene documentato dai tg, restando ignoto al grande pubblico), ma poggia su solide basi. Vanno spiegati due concetti. La legislazione italiana non colpisce il rapporto tra la prostituta e il cliente, ma – così da decenni – ogni intermediazione. Colpisce cioè chi “mangia” sul sesso a pagamento tra due adulti consenzienti, perché né il cliente né la prostituta commettono reato. Secondo concetto. Le pene sono (giustamente) inasprite se spunta una minorenne: in questo caso, anche il cliente, se è consapevole, paga, in caso di condanna, con il carcere.

La minorenne c’è. La conosciamo: è Ruby-Karima, che Silvio Berlusconi in persona fa uscire dalla

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Ecco la “selezione” di zoccole per Hardcore

Nadia Macrì racconta il “reclutamento” di Arcore

“Lele Mora ci portò da Fede, che fece la selezione”


La ragazza bolognese che afferma di aver incontrato più volte Berlusconi dietro compenso. “Penso ci fossero anche minorenni”. Il Cavaliere mi chiamò direttamente sul cellulare e mi disse: “Sono il sogno degli italiani”

ROMA – “Ad Arcore e in Sardegna ho incontrato tante ragazze giovani, penso minorenni”. Lo ha detto Nadia Macrì a Skytg24. La giovane ha raccontato anche però di non aver mai socializzato con le altre ragazze incontrate nelle varie occasioni o festa a Milano e in Sardegna. “Non si poteva parlare tra noi – ha detto –  dovevamo stare zitte”.

“Sono andata ad Arcore per 5 mila euro – ha raccontato Nadia Macrì – ma con il presidente mi sono confidata, speravo in un aiuto da parte sua”. “Forse ho sbagliato a presentarmi come una escort – ha aggiunto – avrei dovuto chiedere di fare la velina”.

Nadia Macrì ha anche ripercorso l’approccio che l’ha portata a conoscere Berlusconi. “Ero ad un semaforo e un giovane mi ha fermato chiedendomi se volevo seguirlo. Mi ha poi portato nello studio di Lele Mora dove c’erano altre ragazze, tutte straniere, russe e brasiliane”. “Da li siamo state portate nello studio di Emilio Fede – ha proseguito – che, finito il tg ci ha parlato una per una e ha fatto una selezione, due sono state mandate via”.

“Ad Arcore la prima volta era tutto bello, si mangiava bene, c’erano solo le ragazze, Fede e la segretaria del Presidente che ci ha chiesto i numeri di telefono. Era una ragazza giovane, bionda alta, che lavora per la tv, sembrava lei ad organizzare tutto”. “La selezione per me andò bene perchè mi chiamarono una seconda volta, mi contattò direttamente il presidente sul mio cellulare”.
Berlusconi “mi disse: ‘sono il sogno degli italiani. Sono il Presidente. “Poi sono andata anche a villa Certosa, in Sardegna e lì oltre alle ragazze c’erano tanti imprenditori, avvocati, notai”.

Marta

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