I grandi del mondo

I Grandi avvertono l’Iran

“Nucleare, sfida al mondo”

Duro monito da Pittsburgh di Obama, Sarkozy e Brown a Teheran dopo l’annuncio dell’esistenza di un secondo impianto di arricchimento dell’uranio: “Violate le regole internazionali.

°°° Sono terribilmente offeso: perché tra i grandi del mondo non è mai presente silvio berlusconi: il miglior mafioso da 150 anni a questa parte?


DUE DEI  PIU’  GRANDI STRONZI  DEL MONDO

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Sempre peggio, amici del blog!

Dall’estero ancora critiche e analisi sulla situazione del premier
Il Financial Times sostiene di aver consultato “alte fonti governative
“Gli alleati di Berlusconi
pensano a un futuro senza di lui”

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

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LONDRA – “Non siamo ancora al fuggi fuggi, ma importanti alleati di Silvio Berlusconi nella coalizione di governo stanno già contemplando un futuro senza di lui”. E’ uno scoop che in Italia varrebbe la prima pagina, quello che il Financial Times pubblica stamane, dedicando una pagina intera (la nona) al tema “il futuro di Berlusconi”. Parlando con “alte fonti governative” a Roma, il quotidiano finanziario londinese raccoglie un messaggio che a quanto pare qualcuno, dall’interno del centro destra, ha deciso sia tempo di far diventare pubblico, scegliendo come megafono il giornale universalmente riconosciuto come il più autorevole e imparziale d’Europa.

“Sussurri spaventano la coalizione italiana”, s’intitola la news analysis di Guy Dinmore. “Fedeli sostenitori di Silvio Berlusconi negano che si sarà un “fuggi fuggi” (in italiano nel testo originale) come conseguenza degli scandali che circondano la sua vita privata, ma importanti alleati nella coalizione di centro destra italiana stanno già contemplando un futuro politico senza il loro leader”. Parlando con il Ft a condizione di mantenere l’anonimato, queste “alte fonti di governo” premettono di non credere che il 72enne presidente del Consiglio si dimetterà “presto”. Eppure “ministri chiave” stanno iniziando a “posizionarsi” per l’eventualità che rivelazioni più dannose lo inducano a dimettersi. “Questo è uno scenario completamente nuovo, il panorama sta mutando”, dice al quotidiano della City una delle fonti governative.

Un’altra fonte, definita “un collaboratore” di Berlusconi, dice che il governo teme che i magistrati annunceranno l’apertura di un’indagine giudiziaria formale nei confronti del premier proprio mentre egli ospiterà in Italia i leader mondiali per il summit del G8 del mese prossimo. “Paralleli vengono tracciati”, osserva il FT, con il 1994, quando un tribunale inoltrò una comunicazione giudiziaria per corruzione a Berlusconi mentre il premier, all’epoca nel suo primo mandato, ospitava una conferenza internazionale sulla lotta alla criminalità: “il suo governo”, ricorda il giornale, “cadde un mese più tardi, quando la Lega Nord uscì dalla coalizione”.

L’articolo aggiunge che vari ministri hanno paura che le affermazioni di Patrizia D’Addario, la escort che afferma di essere andato a letto con Berlusconi a Palazzo Grazioli la notte dell’elezione di Obama, quando dice di avere foto e registrazioni del suo incontro con il premier, “si rivelino vere e dannose”, o che le accuse che riguardano Giampolo Tarantini, l’imprenditore pugliese che accompagnò la D’Addario da Berlusconi, “si allarghino”.

La “dinamica è cambiata”, dicono le stesse fonti al FT. Primo, “c’è la sensazione che l’ambizione di Berlusconi di diventare presidente della repubblica al termine del suo mandato da primo ministro sia stata infranta”. Secondo, “le elezioni europee hano dimostrato che gli elettori si stanno allontanando” dal Pdl. Infine, “l’immagine internazionale dell’Italia è peggiorata” e la Chiesa cattolica sta cominciando a “fare pressioni”. Nonostante la sua reputazione di anfitrione miliardario che vizia gli amici con doni e fantastiche feste, gli alleati di Berlusconi “lo descrivono come un uomo isolato, con nessuno che si azzarda a dargli consigli”. Il quotidiano londinese coglie una certa “malinconia” nell’intervista rilasciata dal premier al settimanale di sua proprietà “Chi”, quando ricorda che nell’ultimo anno ha perso la madre e la sorella, oltre a sua moglie per il divorzio.

L’articolo si conclude con una suddivisione degli schieramenti all’interno del governo. I ministri la cui sopravvivenza politica dipende da Berlusconi sono i più accesi nel difenderlo: come Maurizio Sacconi (Lavoro), Claudio Scajola (Sviluppo Economico), Franco Frattini (Esteri). Le donne, incluse Mara Carfagna (Pari Opportunità) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente), gli sono fedeli, ma nelle “attuali circostanze”, ovvero nel mezzo di uno scandalo a base di call-girls e incontri con minorenni, “sono a disagio a parlare” in sua difesa. “Poi ci sono figure chiave che sono rimaste per lo più in silenzio, vedendo un futuro oltre Berlusconi, con la speranza che una successione sia ordinata”. Gianni Letta, scrive il FT, sta già facendo di fatto le funzioni di primo ministro. Giulio Tremonti, il ministro delle Finanze, ha il vantaggio di stretti legami con la Lega Nord.

Ma le fonti interpellate dal quotidiano della City notano un serio ostacolo alle dimissioni del premier, a parte la sua ostinazione personale: l’immunità dalle incirminazioni, varata dalla sua larga maggioranza in parlamento, “dura solo fino a quando lui rimane in carica”.

Un secondo articolo, sempre sul Financial Times, firmato da James Blitz, ex-corrispondente da Roma e ora corrispondente diplomatico, osserva che la questione critica per i governi occidentali non è tanto che Berlusconi si stia “gravemente danneggiando” a causa dei suoi legami con “modelle e starlette”, non è quello che egli fa nella sua vita privata, ma se può aiutarli a risolvere i pressanti problemi con cui si confrontano gli Usa e l’Unione Europea. Per Barack Obama, Berlusconi è un leader con cui “è necessario mettersi d’accordo”, e il FT cita l’impegno militare italiano in Afghanistan e la recente decisione del premier di accettare nel nostro paese alcuni detenuti di Guantanamo a testimonianza dell’importanza che l’Italia ha per Washington. “Ma Obama è chiaramente meno preso da Berlusconi di quanto fosse George W. Bush”, prosegue l’articolo, rilevando come il presidente americano abbia incontrato vari leader nel suo tour europeo in aprile, ma non il premier italiano.

La minore influenza di Berlusconi sull’America “non è interamente colpa sua”, afferma una fonte diplomatica consultata da Blitz: oggi in Francia e in Germania ci sono governi più pro-americani rispetto a due anni fa, e dunque gli Usa hanno meno bisogno del sostegno italiano. In più, ci sono azioni intraprese da Berlusconi che lo hanno reso “un alleato difficile”. Una è la sua decisione di firmare un accordo con la Russia per portare il gas in Europa, in competizione con un gasdotto occidentale che passerà dal’Asia Centrale. “Il sostegno di Berlusconi per Putin su questo causa molta rabbia a Washington e Bruxelles” dice un diplomatico della Ue. Altri aspetti dello stile di Berlusconi che irritano gli Usa e la Ue sono “la sua ossessione di poter essere un mediatore tra Obama e il suo amico Putin” e il tentativo di stabilire un dialogo autonomo con l’Iran. Non ultima, la sua decisione di tenere il summit del G8 all’Aquila “sta provocando nervosismo” nelle capitali mondiali. Riassume il Ft nel titolo: pur alleato indispensabile, Berlusconi “sta mettendo alla prova la pazienza di Usa e Ue”.

Un altro articolo di rilievo appare oggi sulla stampa britannica: una news analysis di Richard Owen, il corrispondente da Roma, sul Times, che commenta il “grande vantaggio” di cui Berlusconi dispone come proprietario e controllore politico dei media, in particolare televisivi. “Se Berlusconi dovesse dimettersi domani”, comincia l’articolo, “la grande maggioranza degli italiani che ricevono le informazioni solo dalla tivù ne saprebbero poco o nulla”. Owen riporta il fatto, di cui l’opinione pubblica britannica e mondiale non sono perfettamente a conoscenza, che Berlusconi possiede i tre canali televisivi di Mediaset e controlla la maggior parte dell’informazione televisiva della Rai in quanto capo della coalizione di governo.

L’analisi del Times nota che il Tg1, “il principale telegiornale Rai”, ha ignorato o dato un basso profilo alle notizie sullo scandalo che riguarda il premier, e riferisce le critiche espresse dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, ad Augusto Minzolini, direttore del Tg1, “per avere mancato di dare ai telespettatori l’informazione completa e trasparente che è richiesta al servizio pubblico”.

Tra gli articoli sul caso Berlusconi pubblicati da altri giornali britannici, spicca poi la vignetta del Sun: un parcheggio pieno di limousine per il summit del G8, ciascuna con una bandierina della nazione che rappresenta sul cofano; quella italiana è letteralmente ricoperta di giovani ragazze maggiorate e seminude, che lavano la macchina brindando con calici di champagne.

L’attenzione è costante su tutta la stampa europea. El Mundo titola: La perdizione di Berlusconi. Un articolo in cui vengono ripropoposte le varie tappe della vicenda, con citazioni molto ampie dell’intervista a Patrizia D’Addario.

E la Cnn ha dedicato a Berlusconi un lungo servizio. “Ci sono abbastanza ragioni per dimettersi”.

°°° Siamo alle solite. Film già visto: scommettiamo che starnazzerà ancora “giustizia a orologeria”… Silvio commette almeno un reato grave al giorno – da quand’era alle elementari – però s’incazza con “le toghe rosse” ognuna delle rarissime volte che lo beccano. La cosa divertente è che le sue condanne, finora, sono state comminate da giudici di destra! Quelli che non è riuscito a comprare, naturalmente, o quelli che non sono saltati per aria come Borsellino.

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Travaglio (da L’Unità)

Al Tapponejad

Ieri il Tg1 delle 13.30, per dare (anzi per non dare) la notizia dell’indagine di Bari su presunti casi di prostituzione di fanciulle aviotrasportate a Palazzo Grazioli per la modica cifra di 1000-2000 euro, si è espresso come segue: «“Ancora spazzatura sui giornali, ma non mi farò condizionare”. Così il premier Berlusconi sulle indiscrezioni del Corriere sull’inchiesta aperta a Bari a proposito di appalti. L’articolo parla di feste con alcune ragazze». Nemmeno il più abile degli enigmisti sarebbe riuscito a capire di che diavolo stesse parlando. Feste dove? Come? Con chi? Perché? Martedì i terremotati hanno invaso Roma per contestare la truffa berlusconian-bertolasiana della Nuova L’Aquila. Il Tg1 ha preferito raccontare la fantomatica ricostruzione della Casa dello studente. Nell’anticamera di Scodinzolini dev’esserci un ufficio apposito, con linguisti esperti in sciarade e codici criptati, per nascondere le notizie. Possibile che, fra i mezzibusti del Tg1, non se ne trovi uno che rifiuti di leggere certe veline? La stessa domanda andrebbe posta alla Procura di Roma. Da mesi i capi aprono e chiudono inchieste «à la carte»: incriminazione e perquisizione di Genchi, indagine sul fotografo Zappadu con sequestro degli scatti di Villa Certosa, archiviazione del caso Berlusconi-Saccà e ora dello scandalo voli di Stato (in due settimane, con spiattellamento della richiesta alla stampa, in barba al segreto investigativo). Possibile che, fra i tanti pm bravi e onesti della Capitale, non se ne trovi uno che si ribelli ai superiori, al grido di «not in my name»? Forza Iran.

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MA DOVE HAI NASCOSTO LE PROVE CONTRO BURLESQUONI?

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Ho cancellato

Inavvertitamente (stavo ascoltando mia figlia) ho cancellato il messaggio di un certo Luigi. Dagli errori di ortografia è palesemente un signore di destra al quale è morta subito la maestra delle elementari. Sono tutti così. Qualche esempio da un quotidiano di oggi:

1) Cappellacci, ti abbiamo votato e tu in cambio non hai
dato un centesimo per i danni ai mobili degli alluvionati di
Pirri. In più non hai fatto il bando per il contributo affitti
mentre lo scorso anno è stato pubblicato a maggio. Tu sei
l’unico a sorridere.
Un elettore pentito

°°° E cosa ti aspettavi, votando il nulla assoluto?

2) Cara Vale, se ti vergogni di essere italiana perchè non vai
a vivere in Iran o giù di lì?
Un lettore

°°° E che bisogno avrebbe di andare così lontana? Da quando c’è il mafionano al potere stiamo già nel quarto mondo!

3) ■ Sono stufa di vedere ovunque africani, in tutti i parcheggi,
supermercati e nel Largo non si può passare perchè il marciapiede è occupato
delle loro bancarelle abusive.Ma polizia municipale dov’è?
Beatrice 84


°°° Cara razzistella ignorante, intanto: dovresti preoccuparti per i ragazzi che NON vedi… quelli escono di notte e NON per vendere qualche carabattola o tenere un parcheggio. E sono TUTTI BIANCHI E CAGLIARITANI! Gli africani che vedi tu sono TUTTI quelli che la cittadina di Cagliari ospita: qualche decina. La polizia municipale, dici? Indovina un po’ dov’è… a rubare lo stipendio, a chiedere mazzette nei mercati, al bar a grattarsi i coglioni. Ecco dov’è. Prenditela con questi inetti invece che rompere le palle a dei ragazzi che si fanno un mazzo così lontanissimi dalle loro case e dalle loro famiglie. Stronza!

4) ■ Per Vale che si vergogna di essere italiana per colpa di
Berlusconi. La vergogna è una cosa più seria, pensi alle mamme che non sanno cosa
far da mangiare ai figli quando hanno i mariti senza lavoro.
Quelle sì che sono cose serie e dolorose. La politica, di qualsiasi colore, lasciamola
da parte e pensiamo ad aiutare le famiglie in difficoltà.
Bruno Macis


°°° Ecco un altro genio, amici!

5) Il New York Times invece che occuparsi della giustizia
italiana farebbe bene a trattare il tema della giustizia
americana dove le persone vengono condannate a morte
senza nessuna pietà…
Un lettore

°°° Vero. Ma è anche vero che in Usa, come in tutti i paesi civili
i delinquenti come berlusconi e la sua cosca (dell’utri, previti, cuffaro, etc.) li mettono in galera per trent’anni… 30 anni per ciascun reato commesso dai suddetti: mafia, camorra, corruzione, falso in bilancio, aggiotaggio, inside trading, ecc. Pensa che pacchia per l’Italia se le leggi funzionassero così anche da noi!

6) Avrei un’idea: perchè non importiamo i politici dall’estero?
Noi qualcuno valido ce l’abbiamo, ma non li lasciano
lavorare! Io farei un Governo con Fini, Bossi, Di Pietro e Casini.
Ciascuno con la sua professionalità.
Facciamo fantapolitica?
Un lettore

°°° No, ciccio, fai solo pena. Escluso Di Pietro, persona seria e capace, gli altri sono legati a doppio filo con la mafia, la camorra, la corruzione. Che vuoi far governare a questi? Lo sai che la ex moglie di Fini e il suo segretario particolare sono indagati per un giro di DIECI MILIARDI fottuti alla sanità pubblica nella regione Lazio (quando il governatore era il fido Storace)? Bossi è al governicchio e vedi che cagate immani sta combinando… anche lui è pluricondannato per tangenti (e ancora lo devono beccare per i furti di miliardi alla Malpensa!), Casini ha inglobato nell’Udc i peggiori ladri, mafiosi e faccendieri del mondo, quelli sfuggiti a burlesquuoni… Ma di che cazzo parli?!

UN ELETTORE DI DESTRA SCRIVE AI GIORNALI

bonaiuti

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O cazzo!

TEHERAN
L’Iran ha giustiziato Delara
Sconfitta per i diritti umani

Impiccata all’alba la ragazza-pittrice condannata
per un omicidio avvenuto quando aveva 17 anni.

°°° E io che confidavo nell’intervento cazzuto e decisivo del regime italiota! E’ o no il “popolo della libertà” “il popolo dell’amore“? NAAAAAAAA, è solo un’accozzaglia di farabutti e zoccole che sono lì per soldi e cocaina a volontà Questo è.

delara_big

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Firmiamo tutti!

http://www.perilbenecomune.org/index.php?mod=petition

PETIZIONE POPOLARE

NON ABBIAMO BISOGNO DEL NUCLEARE
Al Presidente della Repubblica,
Al Presidente del Senato,
Al Presidente della Camera Deputati,
Al Presidente del Consiglio,
Ai Parlamentari tutti

Noi cittadini e cittadine italiane, visto il “Piano Triennale per lo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri, che lancia “il ritorno all’energia nucleare”, facciamo presente che:

a. Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987, l’uscita definitiva dell’Italia dall’avventura nucleare, come hanno deciso anche Austria e Polonia (che non hanno avviato le loro centrali già costruite), Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda (che hanno rinunciato alla loro costruzione), Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia (che hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili).

b. Il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall’estero: l’uranio è una fonte esauribile; per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci.

c. Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” che non hanno risolto né il problema della sicurezza ( non c’è solo Cernobyl, ma decine di incidenti gravissimi come quelli che hanno provocato 7 morti nelle centrali giapponesi tra il 1995 e il 2005) né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.

d. La strada maestra sono le energie rinnovabili: Germania, Spagna, Austria, Grecia, Danimarca e tanti altri stati, europei e non, si stanno liberando dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sull’energia solare termica, fotovoltaica e a concentrazione, sull’energia eolica e sul risparmio e razionalizzazione degli attuali consumi. In Italia basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici solo lo 0,1% (un millesimo) del territorio nazionale (utilizzando un decimo di tetti, pensiline, barriere autostradali ecc.) per soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.

e. Il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari: Le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare a 6.3 cent, addirittura il 20% in più dei 5,5 cent del gas o 5,6 del carbone (anche questi, peraltro, dannosi per la salute e l’ambiente). Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976. L’unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia, perchè quello stato carica sul proprio bilancio (dei contribuenti) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione). Gli altri 8 stati che, nel mondo, investono nel nucleare, lo fanno, quasi tutti, per produrre anche materia prima per le bombe: Cina, India, Russia, Pakistan, Giappone, Argentina, Romania e l’Iran, attualmente nel mirino degli Usa, perchè non è suo alleato.

Perciò chiediamo ai massimi rappresentanti di Stato e Parlamento di non tradire la volontà popolare e non imboccare, con i nostri soldi, questo costosissimo vicolo cieco.

I firmatari sono informati, ai sensi dell’art. 13 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 [Codice in materia di protezione dei dati personali], che promotrice della petizione è la lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE con sede nazionale in Ferrara, Piazzale Stazione 15 , e che possono esercitare i diritti di cui all´art. 7 del codice della privacy scrivendo al responsabile del trattamento dati personali dott.ssa Benini Monia. I dati personali verranno trattati per le sole finalità della presente petizione.
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CAP:
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Firmatari: 29331

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Come la mettiamo?

L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA, MA VENDE ARMI A GO-GO – BOOM NEL SETTORE (+220%) NEL 2008 AUTORIZZATE VENDITE PER 4,3 MLD – LA TURCHIA IL CLIENTE MIGLIORE, MA NON MANCANO CINA, NIGERIA E ANCHE NEI BALCANI…
(Raphaël Zanotti La Stampa)
L’Italia ripudia la guerra, è scritto nella Costituzione. Eppure, di armi italiane, è pieno il mondo. L’Italia vende un po’ a tutti. Paesi belligeranti compresi. Un comparto che non conosce crisi, flessioni. Nel 2008 il volume d’affari è cresciuto del 222% rispetto all’anno precedente, con le transazioni bancarie schizzate da 1.329.810.000 a 4.285.010.000. Scrive la Presidenza del Consiglio nel suo ultimo rapporto sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento: «Tale comparto rappresenta un patrimonio tecnologico, produttivo e occupazionale non trascurabile per l’economia del Paese». L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è anche scritto nella Costituzione.

Il maggior acquirente di armi italiane è la Turchia, programmi intergovernativi eslcusi. Le imprese italiane hanno ottenuto dal governo 11 autorizzazioni a stringere affari con Ankara. Si tratta del 35,86% del totale, per un valore di 1092 milioni di euro (quattro volte il Regno Unito, al secondo posto con 254 milioni). Il primato della Turchia è dovuto all’acquisto di elicotteri da combattimento dell’Augusta che saranno utilizzati, secondo il ministro della Difesa turco, per «ricognizione tattica e attacco bellico».

La Turchia non rientra nell’elenco dei Paesi per cui vige un embargo Onu o Ue. Non è considerato Paese in conflitto o dove si verificano gravi violazioni dei diritti umani. Eppure, per Amnesty International, non è così. A dicembre 2007 le forze armate turche hanno effettuato operazioni militari nell’Iraq settentrionale alla ricerca di basi del Pkk. Attentati a Smirne, nel distretto di Ulus ad Ankara e a Sirnak hanno provocato numerosi morti. Condanne e omicidi per chi parla di «Kurdistan» o «denigra l’identità turca». Una guerra a bassa intensità, che va avanti da anni.

Esclusa dalla lista nera anche la Cina, a cui l’Italia ha venduto apparecchiature elettroniche per 147.000 euro. Le sentenze di morte emesse quell’anno da Pechino sono state 1860, di cui 470 eseguite. La repressione di tibetani, uiguri e mongoli non si è allentata. Fuori lista anche l’India che da 50 anni combatte con il Pakistan per il controllo del Kashmir.
Armi

Passati sotto silenzio i 179 morti dell’attentato a Mumbai e i movimenti di decine di migliaia di uomini sul confine, Delhi risulta il miglior partner economico per l’industria armiera italiana tra i Paesi non Ue. Armi di grosso calibro, munizioni, bombe, missili, apparecchiature per la direzione del tiro, navi da guerra, aerei, apparecchiature elettroniche, software e tecnologia: in tutto sono state autorizzate esportazioni per quasi 173 milioni di euro. Ma se la guerra non c’è, perché non vendere armi anche al «rivale»? Il Pakistan ha così acquistato da noi apparecchiature per la direzione del tiro, veicoli terrestri, navi da guerra, aerei e apparecchiature elettroniche per 30 milioni.
Anche Israele è «esente» da conflitti. Vendiamo così a Tel Aviv aerei, sistemi d’arma a energia diretta, software e tecnologia per 1,9 milioni. Fra i clienti non abbiamo Palestina, Iraq o Iran, ma la Siria compra da noi i suoi sistemi di puntamento per 2,8 milioni.

Trovare nuovi clienti non sembra difficile. A febbraio 2008 una fiammata investe i Balcani. Il premier Hashim Thaci proclama l’indipendenza del Kosovo. Il Capo di Stato serbo Boris Tadic dichiara: «La Serbia non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo». Quell’anno l’Italia vende al neonato Stato balcanico agenti tossici, chimici o biologici, gas lacrimogeni e materiali radioattivi. Alla Serbia apparecchiature elettroniche per quasi 7 milioni di euro.

Altre zone calde dove sono presenti armi italiane sono la Nigeria (aerei e tecnologia, 60 milioni di euro), il Kenia delle violenze elettorali tra Pnu e Odm (navi da guerra e apparecchiature elettroniche, 21 milioni), il Messico dei 2500 morti all’anno delle organizzazioni criminali (armi leggere e armi pesanti, 10 milioni), il Vietnam (apparecchiature elettroniche, 108 mila euro).

Un mercato che tira e non solo nelle aree del mondo a rischio. I programmi intergovernativi hanno registrato un incremento del 45% tra il 2007 e il 2008 passando da un valore di 1846 a 2689 milioni di euro. Il segmento copre ormai il 65% dell’intero comparto italiano ed è sempre più difficile da controllare. Quest’anno, dal rapporto, è sparito l’elenco delle banche attraverso cui passavano le transazioni finanziarie per la compravendita di armamenti.

guerra

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