Burlesquoni ci riprofa a fottere Cinecittà per fare colate di cemento.

Cinecittà, la mannaia della manovra. E spunta l’incognita della speculazione edilizia

La fabbrica del sogno non si occuperà più di produzione. Doveva diventare l’Agenzia del Cinema Italiano e invece da spa a capitale interamente statale è stata posta in liquidazione e trasformata in una srl con un capitale sociale di 15 mila euro. Lavoratori preoccupati per il trasferimento al ministero dei Beni culturali

Cinecittà addio? Forse. L’articolo 14 della nuova manovra rappresenta una mannaia per il mercato della celluloide. Cinecittà Luce – la società nata due anni fa quando Cinecittà Holding ha incorporato Filmitalia e l’Istituto Luce – da Spa, con capitale sociale di 75 milioni di euro, diventerebbe una Srl, con soli 15 mila euro. Questo significherebbe gestire l’Archivio, la distribuzione delle opere prime e seconde finanziate dal ministero, i documentari d’Archivio, la promozione all’estero, ma rinunciare del tutto a occuparsi di produzione con conseguente dimezzamento dei dipendenti.

«La manovra potrebbe distruggere Cinecittà Luce – spiega Umberto Carretti, rappresentante sindacale Troupe Slc/Cgil – e ridurne drasticamente le funzioni. Il governo ci aveva dato ragione di credere che l’avrebbe trasformata nell’Agenzia del Cinema Italiano, ovvero l’ente preposto a indirizzare tutta l’attività del settore, sul modello del “Centre Nationale” francese. E invece, la manovra pone in liquidazione Cinecittà/Luce, Spa a capitale interamente statale, alla Fintecna, una Spa del Tesoro che non ha alcuna competenza in materia di cinema».

Ma a spaventare i dipendenti è soprattutto l’assoluta mancanza di certezze: «Gli articoli che ci riguardano sono pieni di condizionali – continua Carretti –. “Potrebbe, dovrebbe”… Tutta questa confusione non fa che alimentare i nostri timori. Prima di tutto, c’è la questione dei ricollocamenti: Cinecittà Luce oggi ha 120 dipendenti; di questi, si presume che almeno la metà venga assorbita dal ministero dei Beni Culturali, ma con quali mansioni e a che titolo? Poi, c’è il problema del patrimonio immobiliare: Cinecittà Luce dispone di terreni che affitta alla società privata Cinecittà Studios, capitanata da Luigi Abete; un’importante fonte di sostentamento, sul cui destino la manovra di Tremonti non è chiara. La paura è che il Governo possa cederli a privati per realizzare progetti di ristrutturazione che prevedono alberghi, centri benessere, etc.».

Ma proprio sulla questione dei terreni, mercoledì è intervenuto il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan in audizione in Commissione cultura al Senato: “Nessuno smantellamento per Cinecittà”, ha promesso il ministro. «Ci ha rassicurati – spiega Patrizia Cacciani, rappresentante sindacale per Cinecittà Luce -, ma per il momento sono solo parole. Non ci resta che aspettare il decreto attuativo».

Dal governo, dunque, arrivano timidi segnali di apertura, anche in seguito al sit in di protesta che i dipendenti di Cinecittà Luce hanno organizzato martedì davanti agli stabilimenti di via Tuscolana. Ma i dubbi e le paure dei dipendenti restano: «In qualità di rappresentante sindacale – continua Patrizia Cacciani –, non posso permettere che i miei colleghi, una volta ricollocati al ministero dei Beni Culturali, vadano incontro al demansionamento, o che alcuni di loro finiscano in cassa integrazione. Poi, c’è la questione della mission di Cinecittà Luce: tenevamo molto a che diventasse un ente, perché questo avrebbe dato all’industria cinematografica italiana maggiore autonomia, garanzie istituzionali di qualità e quantità. La verità è che lo Stato non ha mai dato a Cinecittà Luce una concreta prospettiva di rilancio, né una progettualità che la trasformasse nel famoso ente: per disinteresse, è rimasta la banale somma di tre società, Cinecittà Holding, Film Italia e Istituto Luce».

Al momento, c’è chi ha paura che Cinecittà Luce possa ridursi a una specie di ufficio diritti, che si occupi solo da un punto di vista burocratico di gestire le immagini: «Sarebbe un errore grave – spiega ancora Patrizia Cacciani –, perché solo chi conosce bene questo patrimonio di immagini può occuparsene, anche per quanto riguarda la conservazione. Il ministro Galan ha garantito che Cinecittà Luce continuerà a custodire la library dell’Istituto Luce, a sostenere prime e seconde opere di registi e cineasti emergenti, a promuovere il cinema italiano all’estero. Ripeto, sono solo parole per il momento. Aspetteremo il decreto attuativo».

Per ora, dunque, continuano a tremare gli stabilimenti di via Tuscolana, che per decenni sono stati lo specchio di un Paese: un’Italia che ritrovava la capacità di guardare avanti con ottimismo e leggerezza e che scopriva la gioia di raccontarsi attraverso un film. Un passato lontano, a quanto pare.

Di Giovanni Luca Montanino

°°° La mafia del delinquente Berlusconi tenta di colpire ancora Cinecittà. Dopo averla devastata, ora prova  a truffare tutti preparando l’ennesima speculazione edilizia di cui nessuno sente il bisogno, tranne la sua cosca e le sue cricche. Cinecittà, prima dell’orda barbarica berlusconiana, era una potenza mondiale, una capitale culturale, e dava lavoro a milioni di persone.

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Edilizia, si salvano solo le imprese della mafia e della cricca

Crisi: 25mila imprese edili chiuse

06 Luglio 2010 17:25

ROMA – Sulle 150.000 imprese iscritte alle casse edili sono 25.000 quelle uscite dal mercato, con 110.000 operai senza lavoro.E’ questa la fotografia scattata dalla Commissione Nazionale delle Casse edili (Cnce) l’organismo di coordinamento degli enti previdenziali bilaterali gestita dalle Associazioni delle imprese di costruzione (Ance, Associazioni artigiane, Aniem e Cooperative) e dalle Organizzazioni sindacali.

°°° Anche da qui si evince l’incapacità della cosca governativa. Loro, i cementificatori per eccellenza, coloro che hanno legiferato esclusivamente per  gli affaracci loro… stanno facendo fallire anche l’industria del mattone. Minca, che aquile!

RIMANGONO LA PATATA  E LA  SOCIAL CARD…

social card

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Qualche verità (FATE GIRARE!)

Prendo spunto da un bel pezzo di Marco Bucciantini del 14 febbraio 2009

“E’ la svendita di un patrimonio allo straniero di Arcore, al razzismo leghista”, accusa la mia amica (e cugina onesta del prestanome di Mafiolo) Claudia Zuncheddu, sardista, che ha fondato i Rossomori, evocando Emilio Lussu e portando almeno una parte degli indipendentisti in appoggio a Soru. Il sostegno del sedicente partito sardo d’azione a Berlusconi è davvero STOMACHEVOLE: la bandiera dei quattro mori su sfondo bianco e croce rossa, a sventolare su Villa Certosa è il peggior simbolo della colonizzazione. E’ la fotografia dei sardegnoli invertebrati che vendono il culo per qualche briciola. Siamo di nuovo COGLIONIZZATI E RINCOGLIONIZZATI… La residenza del mafionano è il monumento che si è costruito in barba alle leggi, ai lavoratori, ai pensionati, ai milioni di nuovi poveri che il suo regime malavitoso e incapace ha provocato, e ai sardi onesti. La reggia di Punta Lada è anche un monumento all’abusivismo più mafioso, ma Tremonti condonò e la villa ora può essere mostrata nella sua interezza agli ospiti. Prima che il Cavaliere l’acquistasse era una semplice casa colonica, proprietà di Flavio Carboni, il faccendiere sardo coinvolto nell’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Adesso è una provincia con il parco che ha rimpiazzato i sessanta ettari per il pascolo, poi l’anfiteatro, il campo di calcio, il bunker in caso di attacco nucleare da parte dei suoi pusher, i laghetti artificiali. I sardisti stanno dunque con il conquistatore. Il segretario del Psd’Az è Efisio Trincas, che quando era sindaco di Cabras fu indagato per abusi edilizi in zone di particolare pregio e chiese allo Stato italiano di tradurre l’atto in dialetto sardo, prima che gli fosse notificato. Un sardismo da barzelletta. Di lui si ricorda la battaglia contro gli omosessuali: eppure il Psd’Az si era sempre speso in difesa delle minoranze. Trincas è anche (passatemi il termine ardito) l’uomo che ha ucciso Cabras e le sue potenzialità.

UN COMITATO D’AFFARI
Dalle ambizioni personali di un gruppo che ha svenduto l’anima si passa al comitato d’interessi. Quello che vuole “togliere i lucchetti che Soru ha messo alla Sardegna”. Da 30 anni Berlusconi fa affari sull’isola e CONTRO LA SARDEGNA, grazie al domestico e prestanome Romano Comincioli, plurindagato (faceva da tramite con il suddetto faccendiere Carboni), assolto dalle leggi ad personam volute proprio per salvare l’amico di Arcore, e ripagato alla maniera solita di Mafiolo: con un seggio al Senato. La sua firma appare anche in cambiali passate a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò, il cassiere della Mafia. Ma non importa. Lui è l’uomo di fiducia di Berlusconi in Sardegna. E lo si è visto nello scorso turno elettorale. Forza Italia sull’isola ha due potentati: quello di Comincioli e quello di Beppe Pisanu. Il primo è strettamente legato per affari allo studio di commercialista del padre di Cappellacci, Giuseppe. Il secondo è nume tutelare del sindaco di Cagliari Emilio Floris: la scelta di candidare Ugo Cappellacci dimostra i rapporti di forza: Comincioli è un vecchio compagno di classe di Berlusconi che, si sa, tende ad affidarsi a questi sodali di lunga data. Ed è stato infatti il senatore a tessere gli accordi con i sindaci del nord dell’isola, scesi in campo per Cappellacci, nelle liste provinciali, a costo di sguarnire o comunque di complicare l’attività delle giunte comunali.
L’accolita intorno a Comincioli serve meglio al disegno di Berlusconi “contro la Sardegna dei vincoli”. Vuol prendersi la Regione, e con essa le terre che Soru ha provato a blindare. Fu il governo Berlusconi, nel 2005, ad impugnare davanti alla Consulta la salva-coste. Quella legge ha imbrigliato la mitica, faraonica Costa Turchese, evoluzione di quell’Olbia 2 che Berlusconi, Cappellacci sr. e Comincioli già avevano in mente a fine anni 70. Eccola, la loro oasi: 525.000 metri cubi di cemento su 450 ettari di terreno, 385 ville, due alberghi da 400 posti letto, 995 appartamenti in residence, 1 centro commerciale sulla costa nord-est. Tutto rispolverato allorquando il Tar rivelò un quadro normativo lacunoso sui piani urbanistici, sentenza che scatenò gli appetiti della Finedim di Marina Berlusconi, che ripropose l’idea, con una “chicca”: lo sventramento della spiaggia per realizzare un canale navigabile e collegare il mare con un porticciolo da costruire ex novo. Quel quadro normativo è stato puntellato da Soru, e si è impedita la violenta colata di cemento.

LA FIGLIA DEL SINDACO
Questo sbilanciamento sul gruppo Comincioli-Cappellacci, però, poteva erodere il consenso del Pdl nel capoluogo, dove Floris amministra in guerra con Soru, intento dichiarato la scorsa estate, in vista proprio delle elezioni: “Nessuna trattativa con il signor Renato Soru”. E così restano chiusi nel cassetto 220 milioni di euro di investimenti su Cagliari e oltre 1200 posti di lavoro. Una città paralizzata, con il Betile, museo regionale d’arte nuragica e contemporanea disegnato dall’anglo-irachena Zaha Hadid, rimandato a chissà quando. Cotanto zelo era l’annuncio di una candidatura di Floris, condivisa nel centro destra, e il sindaco poteva dunque essere mortificato dalla scelta di Cappellacci. Questo rischiava di compromettere l’impegno dello stesso amministratore nella campagna elettorale e intiepidire i fan del capoluogo. Berlusconi ha rimediato alla sua maniera: la figlia del sindaco è nel listino del presidente. E Rosanna è perfino commovente: “Fin da piccola volevo fare politica, ma l’ingombrante presenza di papà mi intimidiva”.

L’EDITORE
Nella foto di gruppo c’è anche un altro amico-servent del Cavaliere: “l’editore” Sergio Zuncheddu, altro candidato mancato ma meno rancoroso di Floris. Il sedicente editore pubblica il quotidiano di regime l’Unione Sarda, che da 4 anni picchia durissimo – seppure con uno stentato italiano – su Mr.Tiscali. Zuncheddu controlla anche le alcuni videocitofoni regionali che nessuno ci invidia, come “Videolina. Come il suo proprietario, parte dall’edilizia, dalle Città Mercato. A Capoterra, su un terreno che nel 1969 fu trasformato da paludoso a edificabile, e da avamposto di caccia dei cagliaritani si rivalutò enormemente, e che due mesi fa ha scontato con alluvioni e morti quell’affronto alle leggi della natura, Zuncheddu ha spadroneggiato con le centinaia di case costruite dalla sua cooperativa sullo stagno di Santa Gilla.

CAPPELLA
Ugo non è quella CACCHINA INESPRESSIVA degli spot sorridenti confezionati dal pubblicitario Gavino Sanna. È vaccinato ALLA MALAVITA pure lui: è stato per anni al comando della Sardinia Gold Mining: una grande truffa che ebbe nel 1998 in concessione dalla Regione il territorio dei comuni della Marmilla. Si cercava l’oro, e il prezzo
per la multinazionale fu ridicolo, mentre enorme è il danno ambientale, cui è difficile trovare argine, dopo il fallimento
della società mista di capitale italiano, canadese e australiano. Cappellacci è stato presidente per quasi tre anni di quell’impresa e si dimise nel 2003 per entrare come ragioniere nella giunta regionale guidata da Italo Masala: a fine mandato. Grazie alla sua abilità,
il debito della Sardegna sarà di 3 miliardi e mezzo di euro. Un record. Lo prende in cura Floris, e lo fa assessore al bilancio del comune di Cagliari:
e il bilancio va immediatamente in rosso.

ORA E’ TEMPO DI CACCIARLI VIA TUTTI, DAL PRIMO ALL’ULTIMO, A CALCI NEL CULO.

cappella

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Niente, non mi permettono di riposare…

… questi arroganti di sedicenti muratori se ne impippano della gentilezza e delle leggi. Domattina chiamo i carabinieri e vediamo… Per ora, dunque, andiamo a vedere le minchiate e gli annunci del mafionano e della sua cosca e il NULLA da essi realizzato dopo oltre un anno di regime:

http://www.lavoce.info/dossier/pagina2941.html

a) Quasi azzerata la cooperazione internazionale e gli aiuti a paesi poveri, con conseguente figura di merda proprio ora che all’Italia spetta la presidenza del G8 anche sugli aiuti globali: simo l’unica nazione inadempiente, mentre prodi aveva destinato un miliardo e aumentato dell’86% le risorse.

b) Piano casa – edilizia abitativa. Solo chiacchiere e annunci NON un solo euro è stato stanziato e NON una sola pietra è stata posata. BUFFONI!

3) Energia e ambiente. Solo propaganda: dopo aver creato il problema rifiuti in Campania, coi suoi uomini legati alla camorra, burlesquoni spaccia per rusolto un problema che invece è solo agli inizi della sua via cricis giudiziaria. I rifiuti sono stati SPOSTATI in un’area pericolosissima: il cuore del pascolo e degli allevamenti delle bufale… quindi fine della mozzarella di bufala campana. In compenso, ha inaugurato l’inceneritore di Acerra, voluto e finanziato da Prodi, che però ancora non ha funzionato un solo minuto. E, mentre in tutto il mondo si stanno chiudento e smantellando le centrali nucleari, Mafiolo sta procedendo con l’iter per la delirante costruzione di alcune centrali nucleari già oggi obsolete, costosissime, e pericolossime (e proibite da un referendum stravinto).
4) Fisco. Col regime burlesquoni le tasse sono aumentate arrivando a quasi il 44% di prelievo: sono le più alte da almeno 20 anni, mentre i furbetti hanno ripreso a NON pagarle. Cìè un aumento dell’evasione vicina al 10% in più rispetto al governo Prodi, mentre le entrate sono giù del 7% in meno. Non solo: l’abolizione dell’Ici ai miliardari e alla chiesa ha costretto il 99% dei Comuni italiani ad aumentare i balzelli e le imposte ed a ridurre di molto i servizi e la qualità di quelli restanti.
5) Politiche per le famiglie. Che dire delle buffonate note come SOCIAL CARD o BONUS FAMIGLIE? Due autogol che pagano i pensionati più poveri e le famiglie più disagiate. Senza una SERIA politica anche in questo campo, il regimetto ha triplicato i poveri e tra un anno si prevede un uklteriore collasso della classe media.
6) Giustizia. Oltre al LODO ALFANO e ai continui attacchi ai magistrati onesti che lavorano, il regime del mafionano si è contraddistinto per alcune norme razziste ed incostituzionali del cosiddetto “Pacchetto sicurezza”, utile solo ad incasinare ancor più il lavoro dei tribunali e delle indagini.
7) Immigrazione. Anche qui, la politica ottusa, cieca e razzista del governicchio si è tirata addosso le ire di tutto il mondo civile, dell’Onu, della Comunità Europea, e persino della chiesa. In sostanza, gli sbarchi sono triplicati e il regimetto di mafiolo rischia delle denunce internazionali per procurata strage e genocidio, col loro insistere sul barbaro comportamento dei respingimenti violenti e indiscriminati.
8) Informazione. Qui siamo vicini al regime totalitario e l’Italia in questo anno è stata trascinata agli ultimi posti tra tutti i paesi del mondo come libertà di stampa. Le tv sono sempre più inguardabili e sempre più nelle mani della propaganda di regime. I media italiani oscurano pedissequemente la verità e scrivono o mandano in onda solamente minchiate indifendibili e calunnie nei confronti della rarissima stampa libera. Anche in questo campo siamo la vergogna del mondo.
9) Infrastrutture. Anche qui molti annuci e nessuna sostanza: siamo fermi ai lavori voluti e finanziati dai governi Prodi. Questo regime ha soltanto abolito i controlli antimafia negli appalti e cancellato le gare trasparenti per affidare agli amici degli amici, senza alcun controllo, tutta una serie di lavori. Per fortuna NON C’E’ UN CENT DA RUBARE. Per ora.
10) Privatizzazioni. Qui il regimetto che si è sempre professato “liberale” ha stoppato tutte le liberalizzazioni volute da Prodi e Bersani. Ha però derubato gli italiani di un pacco di miliardi di euro con la buffonata-truffa Alitalia.
11) P.A. Dopo tantissimo fumo e troppi effetti speciali, la “cura Brunetta” si è rivelata già per quel che si poteva prevedere: un fiasco.
12) Aggiungiamo la devastazione della sanità pubblica (che sotto il breve governo Prodi era stata messa sotto controllo di spesa ed efficienza, responsabilizzando le regioni), della Pubblica Istruzione e della ricerca: settori strategici per l’immediato e per il futuro sviluppo di una nazione civile, che un regimetto miope ed ignorante ha deliberatamente ucciso. Ed ecco che abbiamo un quadro completo di un anno di disastri, falimenti, insuccessi e devastazione uniche al mondo. RICORDATEVELO quando vedete il mafionano fare i suoi sproloqui in televisione o sulla stampa asservita.

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E poi muoiono…

Edilizia, boom del «nero»
Scoperti 5 mila evasori totali

Ristrutturazioni, boom del «nero»

09:15 ECONOMIA
Individuate dalla Guardia di finanza le imprese che non hanno dichiarato un solo euro di reddito. Inchiesta sugli interventi di ristrutturazione che beneficiano di sgravi fiscali

°°° E certo che, in queste condizioni, la sicurezza degli operai è l’ultimo pensiero di questi farabutti! Ed ecco che muoiono più lavoratori in Italia che militari in Iraq.

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Cazzari da dimenticare: G8 in molise!

Bertolaso: “Più sicuro il G8 all’Aquila
E risparmieremo oltre duecento milioni.

°°° OK. Facciamo finta di crederci. Ma con cinquemila persone, più i gendarmi e i gorilla della sicurezza, in mezzo alle tendopoli disumane… più che un G8 sembrerà la guerra del pane. Ma perché non lo fate in Molise: dove i baraccati aspettano dal 2002 le mirabolanti realizzazioni promesse da quel cazzaro ipocrita e propagandista di silvio berlusconi? Vi vergognate,eh? Ma intanto… avanti con le figure di merda!

Amianto, il nuovo rischio per i terremotati
di Jolanda Bufalini

Non basta il fango e la pioggia per gli sfollati delle tendopoli dell’Aquila, dove piove da tre giorni e gli anziani, per evitare di bagnarsi, evitano la fila e saltano i pasti. Ora si è aggiunto il rischio amianto. È stata appena sospesa la triturazione degli inerti, il materiale recuperato dagli edifici crollati. In piazza d’Armi, non distante dalla tendopoli e dalla caserma della Guardia di Finanzia, il luogo in cui questi calcinacci sono stati trasporti, sono stati scoperti materiali pericolosi e tra questi anche l’amianto. L’amianto è stato comunemente utilizzato nell’edilizia sino a pochi anni fa. La normativa che ne regola le modalità di dismissione è del 1992.

L AQUILA - TERREMOTO IN ABRUZZO - SILVIO BERLUSCONI TRA I TERREM

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Farsi i cazzi suoi

TELEVISIONE
Agcom: 5 nuove reti tv digitali

saranno assegnate con gara
Lo ha stabilito l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. Gli spazi disponibili grazie all’abbandono dell’analogico. Dal primo lotto, tre reti, esclusi i soggetti come Rai e Mediaset. Che potranno acquisire le altre due

°°° Come vedete, amici, mentre la gente muore o piange, Mafiolo continua IMPERTERRITO a farsi i cazzi suoi. Da merdolanum alle tv, dall’edilizia all’editoria alle televisioni: questa sanguisuga continua a succhiare. Alla faccia nostra, che ci facciamo fottere come una cammella!

ancoraaaaaaaaa

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