Cappella: via col cemento

Piano casa: il primo atto di Cappellacci

bonus anche sugli alberghi

Entro metà luglio il ddl
che conterrà pure le modifiche
al piano paesaggistico
varato dalla giunta Soru.

°°° Ma è meraviglioso! Cappella paga la prima , anzi no: la seconda cambiale al suo proprietario. La prima era FAR CHIUDERE LE INDUSTRIE.

Mi chiedo perché ampliano gli alberghi: sono tutti desolatamente VUOTI!

Ah, già… deve circolare cemento, devono circolare tangenti. Che scemo…

CAPPELLA  SI DIVERTE

cappellacci

AMPLIAMENTI

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Da Travaglio

L’uomo che sapeva troppo poco

Da quando, in via del tutto ipotetica, il suo on. avv. Niccolò Ghedini l’ha definito “utilizzatore finale” di prostitute a sua insaputa, Silvio Berlusconi si staglia come il politico più ingenuo o più sfortunato della storia dell’umanità. Dal 1974 al 1976 ospita nella villa di Arcore un noto mafioso, Vittorio Mangano, intimo del suo segretario Marcello Dell’Utri e già raggiunto da una dozzina fra denunce e arresti, ma lo scambia per uno stalliere galantuomo: anche quando glielo arrestano due volte in casa. Dal 1978 (almeno) al 1981 è iscritto alla loggia deviata P2, convinto che si tratti di una pia confraternita. Dal 1975 al 1983 le finanziarie Fininvest ricevono l’equivalente di 300 milioni di euro, in parte in contanti, da un misterioso donatore, ignoto anche al proprietario: infatti, dinanzi ai giudici antimafia venuti a Palazzo Chigi per chiedergli chi gli ha dato quei soldi, si avvale della facoltà di non rispondere.

Negli anni 80 l’avvocato David Mills crea per il suo gruppo ben 64 società offshore nei paradisi fiscali, ma lui non sospetta nulla, anzi non sa nemmeno cosa sia la capofila All Iberian. Questa accumula all’estero una montagna di fondi neri che finanziano, fra gli altri, Bettino Craxi (23 miliardi di lire) e Cesare Previti (una ventina). Previti, avvocato di Berlusconi, ne gira una parte ai giudici romani Vittorio Metta (nel 1990) e Renato Squillante (nel 1991), ma di nascosto al Cavaliere. Il quale però s’intasca il gruppo Mondadori grazie a una sentenza di Metta, corrotto da Previti con soldi Fininvest. Nei primi anni 90 il capo dei servizi fiscali del gruppo, Salvatore Sciascia, paga almeno tre tangenti alla Guardia di finanza. E nel 1994, quando la cosa viene fuori, il consulente legale Massimo Berruti tenta di depistare le indagini dopo un incontro a Palazzo Chigi col principale. Ma questi non si accorge di nulla (“giuro sui miei figli”). Nemmeno quando Sciascia e Berruti vengono condannati, tant’è che se li porta in Parlamento. Nel 1997-’98 Mills, testimone nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, non dice tutto quel che sa e lo “salva da un mare di guai” (lo confesserà al commercialista). Poi riceve 600 mila dollari dal gruppo di “Mr. B”. E Mr. B sempre ignaro di tutto (rigiura sui suoi figli).

Di recente si scopre che il Nostro, nell’ottobre scorso, prese a telefonare a Noemi, una minorenne di Portici, proprio mentre il suo governo varava una legge per stroncare la piaga delle molestie telefoniche (“stalking”). Ma lui scoprì che era minorenne solo quando fu invitato al suo diciottesimo compleanno. Ora salta fuori che Patrizia D’Addario, che trascorse con lui una notte a Palazzo Grazioli, è una nota “escort” barese, pagata da un amico del premier (l’”utilizzatore iniziale”?). Ma lui non ne sapeva nulla, tant’è che in quel mentre il suo governo varava una legge per arrestare prostitute e clienti. E’ sempre l’ultimo a sapere. Può un uomo così ingenuo, o sfortunato, o poco perspicace, fare il presidente del Consiglio?

b-21

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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Minculpop

Berlusconi, feste e ragazze per Minzolini «non è una notizia»

Dopo le polemiche del mondo politico e dei telespettatori che da giorni invocano lo “sciopero del canone”, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini è apparso questa sera in tv per «spiegare» l’oscuramento di quasi una settimana di tutte le notizie sulle inchieste di Bari e il giro di ragazze pagate per partecipare alle feste di Berlusconi.

«Ad urne chiuse voglio spiegare a voi telespettatori perché il Tg1, malgrado le polemiche, ha avuto una posizione prudente sull’ultimo gossip o pettegolezzo del momento: le famose cene, feste o chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli o Villa Certosa. Il motivo è semplice: dentro questa storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali non c’è ancora una notizia certa e tanto meno un’ipotesi di reato che coinvolga il premier e i suoi collaboratori». Così il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, sul quale si è scatenata la polemica dell’opposizione per lo scarso rilievo dato all’inchiesta della Procura di Bari sulle frequentazioni nelle residenze private del premier Silvio Berlusconi di Villa Certosa e Palazzo Grazioli, si è rivolto con un editoriale ai telespettatori nell’edizione delle 20.


°°° Capito che vermi hanno in mano il 99% dell’informazione in questa italietta? Tutti i giornali, le radio, e le televisioni del mondo parlano di questo scandalo vergognoso e miserabile e minzolini… tace, nasconde, ha una “posizione prudente”. Chissà come ci resterà anche lui quando il suo proprietario scapperà o schiatterà e il posto che occupa abusivamente verrà finalmente occupato da un GIORNALISTA.

MINZOLINI

verme-piccolo

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reato

Accuse al Cavaliere nel libro Einaudi rifiuta Saramago
Il Nobel: con lui c’è da temere per la democrazia

MILANO — Einaudi non pubblicherà Il quaderno, il libro che raccoglie testi let­terari e politici scritti sul blog dallo scrittore porto­ghese José Saramago, pre­mio Nobel per la letteratura nel 1998. Ne dà notizia «L’Espresso» oggi in edico­la anticipando che l’editore della raccolta di saggi sarà sempre torinese, Bollati Bo­ringhieri, ma soprattutto svelando il motivo della momentanea rottura tra l’autore di Cecità e la casa dello Struzzo. «La nuova opera — scrive Mario Porta­nova — contiene giudizi a dir poco trancianti su Silvio Berlusconi, che di Einaudi è il proprietario». Sarama­go è severo con Berlusconi ma anche con gli italiani, il cui sentimento «è indiffe­rente a qualsiasi considera­zione di ordine morale». Ma «nella terra della mafia e della camorra che impor­tanza può avere il fatto pro­vato che il primo ministro sia un delinquente?». L’au­tore del Quaderno arriva a paragonare il nostro capo del governo a «un capo ma­fioso ».

«L’Einaudi — spiega per parte sua un comunicato della casa editrice che ha pubblicato quasi tutti i ro­manzi del premio Nobel — ha deciso di non pubblicare O caderno di Saramago per­ché fra molte altre cose si dice che Berlusconi è un ‘delinquente’. Si tratti di lui o di qualsiasi altro espo­nente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’ac­cusa che qualsiasi giudizio condannerebbe».

Saramago, 87 anni, che in questi giorni è nella sua casa di Lanzarote, nell’arci­pelago delle Canarie, ha ac­cettato di rispondere via e-mail ad alcune nostre do­mande. «Non pubblico la mia nuova raccolta di saggi con Einaudi — ci scrive il premio Nobel — perché in essa critico senza censure né restrizioni di alcun tipo Berlusconi, il quale è il ca­po del governo ma anche il proprietario della casa edi­trice, come di tanti altri mezzi di comunicazione in Italia. La verità è che quella che si è creata potrebbe es­sere definita una situazione pittoresca se il fatto che un politico accumuli tanto po­tere non facesse temere per la qualità della democra­zia ».

Lo scrittore portoghese, che si rivelò nel 1982 con Memoriale del convento e che non ha mai nascosto le sue simpatie per la sinistra (si iscrisse clandestinamen­te al partito comunista por­toghese nel 1969 riuscendo a evitare le galere del ditta­tore Salazar), ci scrive che nessuno gli ha mai propo­sto di cancellare i passaggi su Berlusconi: «Ho cono­sciuto la censura durante la dittatura portoghese, l’ho sofferta e combattuta e nes­suno in una situazione di apparente normalità demo­cratica mi potrebbe chiede­re di amputare una mia ope­ra ».

Facciamo notare che cer­ti giudizi ci sembrano quan­tomeno eccessivi. Sarama­go non si scompone: «Le qualificazioni che ho dato di Berlusconi non nascono dalla mia testa ma si basa­no su informazioni giornali­stiche che ogni giorno appa­iono sulla stampa europea. Io semplicemente osservo e concludo. Con dispiacere, naturalmente». Insistiamo: perché arrivare a paragona­re Berlusconi a un «capo della mafia»? Saramago ri­sponde: «Davvero le sem­bra esagerato? È sicuro? Al­meno mi concederà che ha una mentalità mafiosa».

L’autore del Vangelo se­condo Gesù è severo anche con l’Italia: «Quando tutte le opinioni che si diffonde­vano sulla capacità creati­va, sulla modernità e talen­to artistico erano favorevo­li, non ricordo nessuno che si lamentasse di questi giu­dizi. Ora le cose sono cam­biate. L’Italia non è più il Pa­ese che emoziona, ma sor­prende non certo per le mi­gliori ragioni. Né l’Italia né coloro che amano questo Paese meritano lo spettaco­lo politico di fascinazione malata per Berlusconi».

Saramago pubblicherà il suo prossimo romanzo da Einaudi? «Del mio nuovo romanzo, che credo vedrà la luce in autunno, non si è ancora parlato e non so do­ve porterà questa faccen­da ».

Il premio Nobel non sa che altre opere di critica a Berlusconi sono state rifiu­tate da Einaudi, dalle poe­sie politiche postume di Giovanni Raboni al Duca di Mantova di Franco Cordel­li, sino al Corpo del capo di Marco Belpoliti, che l’auto­re ha preferito pubblicare da Guanda, però commen­ta: «Dev’essere duro vivere quando il potere politico e quello imprenditoriale si riuniscono. Non invidio la sorte degli italiani, però in­fine è nella volontà degli elettori mantenere questo stato di cose o cambiarlo».

Dino Messina

°°° Il vecchio Saramago, dando del delinquente e del capomafia a burlesquoni ha commesso un gravissimo reato: divulgazione di segreto di Stato!

SARAMAGO

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La carfregna

Carfagna: «In Aula c’è di tutto ma si accaniscono sul premier»
Il ministro: «Fa il bene del Paese. Il resto sono affari suoi»

Gentile Direttore, trascorso un anno da un attacco mediati­co di inaudita volgarità a cui sono stata sot­toposta, sono qui a fare alcune considera­zioni su vicende che in questi giorni ci so­no state date in pasto con una morbosità e un’ossessività che ricordano molto quelle che hanno riguardato la sottoscritta.

Sono qui a dire la mia, se mi è consenti­to. Anche forte e fiera di un lavoro svolto, in soli dodici mesi, con impegno ed auten­tica passione in favore e a tutela dei sogget­ti più vulnerabili di questo Paese.

Qualcuno è ancora convinto che io, gio­vane donna che dalla tv è passata alla poli­tica con Berlusconi, non abbia il diritto di parlare, non abbia nulla di sensato ed intel­ligente da dire. Ed invece vorrei osare così tanto. Mi sia consentito. Lo faccio perché ho testa. E cuore. Ho testa né più né meno di tanti pseudo-intellettuali che si ergono pomposamente a maestri di vita e di scien­za, di etica e di morale, che parlano e stra­parlano giudicando tutto e tutti pretenden­do di essere i padroni assoluti del vero.

Certo, mi riconosco una buona dose di coraggio se sono qui, oso parlare e, di più, vorrei addirittura dare, sottovoce, ma molto sottovoce, un consiglio. Che è quello di fare un passo indietro, di ritorna­re al di qua di quel limite della decenza e del buon senso che è stato abbondante­mente superato.

Insinuazioni pesanti e volgari hanno ac­compagnato la mia scelta sciagurata. Quel­la di una giovane donna che, dopo una (a dire il vero) assai insignificante carriera in tv ha deciso di accettare la sfida di fare politica con il partito di Berlusconi. Atten­zione. Giovane donna, televisione, Berlu­sconi.

E qui casca l’asino!

Perché se cambiando l’ordine degli ad­dendi il risultato è lo stesso, sostituendo anche uno soltanto degli addendi il risulta­to sarebbe ben diverso e comporterebbe la legittimità dell’impegno politico.

Suvvia, siamo realisti.

Il Parlamento vede tra i suoi banchi alcu­ni uomini dalle assai dubbie capacità poli­tiche. Ma nessuno si sorprende. L’Aula di Montecitorio è stata frequentata da perso­naggi condannati per banda armata e con­corso in omicidio, facinorosi violenti, con­dannati per detenzione e fabbricazione di ordigni esplosivi, protagonisti di risse e di indecorosi episodi di cronaca.

Ma nessuno mai si è indignato.

Onorevoli che candidamente hanno am­messo di prostituirsi prima di approdare alla Camera, altri che, durante il loro incari­co, sono stati sorpresi a contrattare per strada prestazioni con transessuali.

Mai nessuno si è scandalizzato. Mai.

Allora viene un sospetto.

Che sia Berlusconi l’ingrediente indige­sto? Sì, è proprio così, Berlusconi indigna, scandalizza, inquieta.

Forse è arrivato il momento di mettere un freno a questa follia collettiva, a questo vizio malsano, che qualcuno tenta di fo­mentare, di guardare e giudicare la politi­ca dal buco della serratura, di giudicare le persone per l’aspetto estetico e per il lavo­ro, seppur onesto, che hanno fatto in pas­sato.

È assurdo, dopo anni di battaglie, è co­me tornare indietro quando i criteri seletti­vi per accedere alla politica erano il censo e il sesso.

Forse è proprio il caso di dire che si sta­va meglio quando si stava peggio!

Ed è sorprendente che le dichiarazioni e la persona dell’ex fidanzato di Noemi Leti­zia, condannato per rapina, secondo qual­cuno meritino più rispetto dell’impegno e della persona di una donna che ha l’unica colpa di aver lavorato in tv. Cosa è più gra­ve, mi domando, aver lavorato in tv o esse­re stato un rapinatore? Quanto tempo do­vrà passare ancora perché chi ha lavorato nel mondo dello spettacolo possa essere trattato almeno come un ex rapinatore o un ex detenuto?

Credo che si sia superato il limite del buon senso e tutti abbiamo responsabilità e doveri. A cominciare dalla politica che deve ispirarsi a criteri di rigore e di serie­tà. Quei criteri che hanno indirizzato l’atti­vità di un governo che ha risolto gravi emergenze e problemi quotidiani con tem­pestività ed efficacia, grazie ad un presi­dente del Consiglio che è riuscito non solo ad interpretare le speranze e i sogni degli Italiani, ma anche a tradurli in realtà. Que­sto, quello delle cose realizzate per il bene del Paese, è il terreno di confronto sul qua­le vogliamo misurarci e di cui deve rispon­dere agli italiani il presidente Berlusconi. Un leader mai prepotente o arrogante, con­sapevole di una innata capacità seduttiva che ha usato a fini di ricerca del consenso e non per scopi morbosi.

Un uomo leale, perbene e rispettoso.

Una persona di garbo e gentilezza, doti che qualcuno vorrebbe declassare a mera finzione e che invece sono autentiche. E, lasciatemi pure dire che, in un mondo po­polato da gran cafoni, sono qualità rare ed invidiabili. Il resto, tutto il resto, sincera­mente sono affari suoi. O, almeno, così do­vrebbe essere in un Paese «normale».

So che ho ben poca esperienza, ma cre­do di averne quanto basta per auspicare che l’Italia diventi un Paese «normale», do­ve chi fa politica viene giudicato per ciò che fa e chi governa per come governa. Per fare questo, però, c’è bisogno di uno sfor­zo di volontà da parte di tutti.

Forse è arrivato anche il momento che chi trascorre le sue giornate a criticare e a farci lezione, scenda dalla sua cattedra di cartapesta, si sporchi le mani con i pro­blemi veri e con le questioni che vera­mente interessano alla gente e dia il suo contributo alla crescita e allo sviluppo dell’Italia.

Qualcuno lo troverà più noioso, ma sa­rebbe sicuramente più proficuo.

Il Paese ne avrebbe un gran vantaggio. La qualità e il livello dell’attività politica, che qualcuno si diverte a far scadere verso il basso, ritroverebbero dignità e centralità.

Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità (Pdl)

°°° Non so chi abbia scritto queste minchiate sgrammaticate e ridicole alla carfregna, ma chiunque sia… fa veramente schifo come autore e come comunicatore. Ridicolo e patetico. Inoltre, è stata davvero ingenerosa la descrizione che dà di se stessa e di alcuni suoi compari di cosca. Anche se ha dimenticato altri reati commessi dal suo proprietario e da suoi soci, come l’appartenenza a cosa nostra, il riciclaggio, il ricatto, la strage, la corruzione, ecc. Forse per modestia, per umiltà. DE MINIMIS…

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pomp1

carfagna

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MERDA DI VERME

Cultura
Einaudi non pubblica il Nobel
Saramago: critica Berlusconi

Einaudi non pubblicherà la traduzione italiana del prossimo libro del Nobel Saramago. Secondo il settimanale l’Espresso decisione legata ai «giudizi a dir poco trancianti su Berlusconi, proprietario di Einaudi» presenti nell’opera.

°°° Popolo delle libertà DI UNO SOLO. E per giunta pluripregiudicato, delinquente abituale, mafioso, cocainomane, pedofilo, dittatorello. Bella roba!

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Ballarò

Bellissima la solita gag della badante decerebrata, bondi, che PRIMA si accerta di essere inquadrato e SUBITO comincia a scuotere il testone inutile a negare qualunque verità conclamata e inoppugnabile che stia dicendo un politico vero. Più vergognoso e meno esilarante lo sketch dello sguattero belpietro che, non avendo assolutamente argomenti, esegue il compito per cui sono pagati tutti gli sguatteri come lui, gasparri,scajola, le galline carlucci, santanchè, ecc. SBRAITARE MINCHIATE DELIRANTI – INTERROMPENDO IN MANIERA NAZISTA – pur di non far ascoltare le scottanti verità SCOMODE per il loro proprietario.
Insomma, questi destronzi senza spina dorsale né morale, sono fatti tutti con uno stampino guasto e obsoleto. Piazzale Loreto docet.

facceperda

fanculo5

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Drizzone

EUROPEE: BONAIUTI, ALL’UNIONE EUROPEA SERVE UN ‘DRIZZONE’

“Noi vogliamo che l’Ue abbia un peso e un ruolo decisionale maggiore in maniera da tutelare meglio gli interessi dei cittadini”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti intervenendo a Radiocity. Per Bonaiuti “il punto di partenza della nostra campagna per le europee e’ dare una spinta favorevole, un sostegno, quello che Berlusconi chiama un ‘drizzone’ all’Europa che e’ in una situazione non facile, siamo 27 paesi perche’ serve che ogni volta tutti siano d’accordo per prendere una decisione”. A giudizio di Bonaiuti, la Ue “si trova priva di una politica estera comune, di una politica di difesa comune, non ha un esercito, non ha una politica di immigrazione ben definita su basi comuni, non ha una politica dell’energia e dell’ambiente”. Per questo “vogliamo che l’Ue abbia un peso e un ruolo decisionale maggiore in maniera da tutelare meglio gli interessi dei cittadini, e questo e’ tanto piu’ importante perche’ all’incirca il 70% delle leggi che incidono gia’ oggi sulla via dei cittadini italiani ed europei sono per l’appunto direttive europee. Ecco – ha concluso Bonaiuti – perche’ bisogna dare una spinta favorevole all’Europa: per favorirla ad assolvere i suoi compiti fondamentali che dovrebbero essere quelli di difendere la liberta’, la democrazia e la pace con un ruolo piu’ forte sulla scena mondiale e al contempo anche gli interessi dei singoli cittadini”.

°°° Da questo compitino delirante è evidente che questo cialtrone non è mai stato nemmeno a Lugano e non sa una mazza dell’Europa. La cosa divertente è che l’Europa e gli europei hanno il vomito quando sentono parlare del suo proprietario. Non solo… mentre tutti i leader europei (e mondiali) guardavano a Prodi per avere indirizzi o appoggi, quando c’è burlesquoni al governo, si incontrano sempre e soltanto tra loro per discutere di tutto, escludendolo tassativamente e ignorandolo. Ci avete fatto caso? Quindi… figuratevi il “drizzone” che può dare il pagliaccio malavitoso più inviso al mondo! Piccolino il calcio in culo che si piglia…

LEADER EUROPEI PREOCCUPATI PER IL “DRIZZONE”

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Benefattore

In fila sulla Paullese al «Luna parking»
dove l’amore si fa nel box auto
Trecento coppie al mese. «All’alba suona la sirena». Il proprietario: «Sono stremato: vivo qui 24 ore»

Dal nostro inviato Andrea Galli
BAGNOLO CREMASCO (Cremona) — Il ragazzotto esce dalla macchina, barcolla. S’avvicina alla cassa, deve pagare, ha finito, è stato tre quarti d’ora nel box; c’è una ragazza, rimane a bordo. Il ragazzotto allunga la banconota. «Tutto bene?». «Sì. E faccio l’abbonamento». Forse le ha appena giurato amore eterno, fatto sta che alle due di notte dell’altro ieri la notte di Marco Donarini s’impenna. Con i soldi del ragazzotto timbra il primo incasso pesante di giornata, ma poi pesante si fa per dire. Al «Luna parking» il pienone è venerdì e sabato, «venti, trenta coppie». In un mese, sono «trecento ingressi totali». In un mese quanto incassa? Tremila? «Meno, meno».

Marco Donarini, il proprietario del «Luna Parking»: appartarsi in uno dei trentotto box costa 5 euro (Del Puppo)

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Donarini, 45 anni, separato, tre figli, aveva una ditta di calcestruzzi, e il passato ritorna nei pesantissimi colpi di tosse. Nel 2007 ha venduto, e ha voluto e realizzato un parcheggio dell’amore. Trentotto box, tre pareti, sulla quarta — l’ingresso — scende una tenda che copre. Niente soffitto: si vedono il cielo e le zanzare. Cinque euro l’ora la permanenza. Dice Donarini: «I motel costano troppo, devi dare i documenti. Da me, meno problemi. E meno rischi. Con tutti gli stupri in giro… I genitori mi ringraziano. Un carabiniere mi ha detto: “Bravo. Con mia figlia da te, io dormo più tranquillo”». Un po’ si vede, Donarini, come paladino. Difatti si è messo contro i poteri forti: il vecchio curato (oggi in pensione) organizzò veglie con salmi penitenziali inseguendolo all’urlo di «peccatore!». Il sindaco non lo ama. I bagnolesi non lo degnano di menzione, o forse è solo facciata. «Senta. Ci sono mamme che dopo aver accompagnato i figli a scuola si presentano con l’amichetto, ce ne sono altre che si presentano invece la domenica. Al marito dicono che vanno a messa… Ci sono anziani che anziché stare al circolino a far la briscola il pomeriggio fanno un salto». I vecchietti sono l’angoscia di Donarini. «Deve vedere che volti di color viola… E se con ‘sto caldo ci rimangono?».

Il «Luna parking» sta sulla statale Paullese. La Paullese è un’infilata di Mcdonald’s, cantieri stradali, prostitute che la notte si mettono attorno ai fuochi, sexy-shop, motel con doppia vasca idromassaggio, balere che — raccontano — ci si va per un obiettivo soltanto, ponti sull’Adda, prostitute che di giorno aspettano nelle stradine di campagna in mezzo ai trattori, sotto ombrelloni con marche di gelato. Sulla Paullese comandano il traffico e gli aguzzini; incidenti, investimenti, e violenze e barbarie. Inutili gli allargamenti di corsia, e le retate. Di Crema, qui vicina, si ricordano due casalinghe protagoniste di film porno che sconvolsero la città. Dicono che questa sia una terra di provincia, vizio, sesso. E di lavoro. Bagnolo Cremasco, posto molto cattolico (fresca di stampa la storia ufficiale del paese scritta da un sacerdote) ha 5mila abitanti e 300 aziende. Quattrocento gli stranieri, per lo più indiani che lavorano nelle stalle. Il paese è raccolto attorno alla piazza, che ospita il monumento in memoria dei 36 caduti in guerra. Don Lorenzo Roncali, 37 anni, è il curato. Il sindaco è Carlo Peretti, 61 anni; guida una lista civica di centrodestra; è in pensione, lavorava con l’Eni. Don Lorenzo dice che «il parcheggio è in una zona isolata, non lo vede nessuno». Peretti dice che «è un postribolo, ci vanno le prostitute». Donarini s’arrabbia. «Le prostitute no. Questo posto è la sana e semplice celebrazione della camporella, dell’appartarsi. Le coppie stanno insieme, punto. Rischi? Ci sono mura di cinta. Di guardoni, nemmeno l’ombra». In paese si dice che voglia vendere. Che cerchi pubblicità. «Sto rilanciando. Metterò un sistema di pagamento automatizzato e di telecamere. Sono stremato: vivo qui 24 ore. All’alba qualcuno mi telefona, “vieni ad aprire”; certe notti resto fino alle 4, qualcuno si addormenta in macchina, sono costretto a far partire la sirena dell’allarme, per svegliarlo. È una vitaccia. E quel vecchio curato mi accusava di essere un peccatore… Oramai sono l’unico, che non pecca».

Andrea Galli

abbraccio

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Flavia vento

La fascistella dai begli occhi parla delle “veline” della sinistra e nomina flavia vento… Era candidata con Mastella, MASTELCARD, mica con la sinistra! E poi: “le veline che Berlusconi ha candidato “conoscono varie lingue”?! SEMMAI L’USO DELLA LINGUA! Ma se non conoscono nemmeno l’italiano!!! Come il loro magnaccia. Vorrei ricordare alcune perle di Mafiolo: “Romolo e Remolo…Mi saluti papà Cervi… e noi corravAmo incontro a papà… e insieme andEvamo ad abbracciare la mamma…” Frasi ripetute più volte in tv e quindi non “incidentali”.
Ghedini che si arrapica sugli specchi… è pagato (DA NOI) per difendere l’indifendibile: il culo del suo proprietario.

b-porc11

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