La real casa inglese e la casa irreale della volgare fiction di B.

Il mondo va a rotoli come la carta igienica e qui i tg e i ciambellani di corte si sperticano a raccontarci le minchiate anacronistiche di una coppia inglese dal futuro incerto e di un vecchio malavitoso dalla fine sicura e devastante. Quando torneremo ad essere un paese civile con una informazione in mano ai professionisti con la schiena dritta?

Ieri è stata una giornata penosa: 200 teste di cazzo che non conoscono nemmeno l’italiano a “raccontarci” Londra e la sua storia senza sapere nemmeno una parola di inglese…

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Consigli per gli acquisti

Premier a cena coi giudici costituzionali, è polemica

Il 6 ottobre ci sarà l’udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, ma intanto è già polemica dopo la notizia di una cena riservata del premier e del ministro Alfano a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella. Alla serata hanno partecipato un altro componente dell’Alta Corte Paolo Maria Napolitano, oltre a Gianni Letta e al presidente della commissione affari costituzionali Carlo Vizzini. La cena sarebbe avvenuta a maggio ma ne ha dato notizia ora l’Espresso: il giudice ha confermato dicendo che lui a casa invita chi vuole e ha negato che si sia parlato del Lodo Alfano. Continua a leggere

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Ecco un altro “disfattista” come me

Roberto Cotroneo

Un paese senza niente

Un paese cupo. Da un po’ di giorni i maggiori giornali italiani pubblicano foto di Berlusconi piuttosto corrucciate, e non c’è da stupirsi, l’aria dei suoi collaboratori è da: si salvi chi può. E la stampa inglese continua a dire che siamo agli ultimi giorni dell’impero, e che sicuramente Silvio si ritirerà. Cose tutte da dimostrare, e al momento piuttosto lunari. O a Londra sanno cose che ai giornalisti italiani non vengono dette, o forse sta accadendo qualcosa di peggio. Fuori dall’Italia nessuno ci capisce più nulla. E il nostro sta diventando un paese indecifrabile, dove avvengono cose che in paese normali di solito non accadono. E non si tratta soltanto del premier, delle escort, delle feste e delle inchieste. Tutto si è sfaldato. Tutto ha perso di valore.
Se anziché utilizzare degli indici economici per dire in che posizione mondiale siamo utilizzassimo degli altri indici, scopriremmo che siamo forse al duecentesimo posto. Per le nostre università, che quasi non compaiono nelle prime cento del mondo, per i nostri autori e i nostri libri, che nessuno traduce più, per i nostri film, che arrancano nei festival e sono brutti e mosci, per i nostri istituti di cultura all’estero, ridotti a niente, gestiti per buona parte da incompetenti, o da gente che vuole passarsi una vacanza in qualche capitale europea a spese del ministero degli Esteri. Per i nostri musei, tornati a una consuetudinaria inefficienza. Per i nostri giornali, e va detto anche questo, sempre più in caduta libera, sempre più in crisi di idee e e di lettori. E non perché siamo un paese che non legge, ma perché siamo un paese che non si fa leggere. Siamo duecentesimi al mondo, perché non sappiamo generare classe dirigente, duecentesimi al mondo perché non abbiamo formato giovani in grado di sostituirsi nei ruoli chiave. E non solo perché i vecchi impediscono il ricambio, ma perché siamo riusciti a fare un miracolo: le nostre giovani generazioni hanno coltivato in vitro i peggiori difetti delle vecchie, e sono già inservibili. Siamo cupi, abbiamo paura di dire la verità, pensiamo che un congresso di partito non si possa convocare se gli accordi non sono stati fatti prima. Fingiamo di vedere il nuovo dove il nuovo non c’è. E continuiamo a farci de male. Ma soprattutto siamo un paese incompentente, incompetente in tutto. Un paese di dilettanti allo sbaraglio. Guidati dal più gigantesco tra i dilettanti. Lui, quel premier che incarna quello che siamo diventati, con la complicità di tutti. E allora, di cosa possiamo lamentarci?

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Eccone un’altra

Bari, parla il trans: “Patrizia mi disse:
o Silvio mi aiuta o lancio la bomba”

Patrizia D’Addario posa insieme a Manila Gorio

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Manila Gorio, amica della D’Addario:
«Riferirò al pm del ricatto al premier»

GRAZIA LONGO (La Stamoa)
BARI
E’ stata eletta «Miss Trans» e si vede. Sorriso smagliante, occhi verdi, fisico da sballo, Manila Gorio, da 10 anni amica del cuore di Patrizia D’Addario è impegnata su una spiaggia di Trani (poco distante da Bari) a coordinare un gruppo di belle ragazze per il suo reality su Teleregione. In mezzo a queste aspiranti showgirls in passato c’era anche Barbara Montereale, ospite del premier Berlusconi sia a Palazzo Grazioli sia a Villa Certosa. «Ma solo come accompagnatrice, a Patrizia gliel’ho presentata proprio io. E sempre io ho messo in contatto altre ragazze immagine con Nicola D., detto Nick o Fashion, che poi le portava da Giampaolo Tarantini. Giampi si affidava un sacco a Fashion (il quale, secondo indiscrezioni giudiziarie sta per ricevere un avviso di garanzia per detenzione di sostanze stupefacenti a fine di spaccio, ndr)».

Patrizia le ha raccontato della notte trascorsa a Roma nella camera da letto del premier a Palazzo Grazioli?
«Certo che sì. Siamo, anzi è meglio dire eravamo, amiche come sorelle. Ognuna conosce i segreti dell’altra. E posso dire che Patrizia non ha ancora detto tutta la verità».

E che cosa secondo lei avrebbe omesso di dire quando è stata interrogata?

«La molla che ha scatenato tutto sto’ pandemonio intorno a Berlusconi. Perché è vero che lei si è infilata nel suo letto per i 2 mila euro che le ha dato Tarantini. Altrettanto vero è che ha videoregistrato momenti di intimità col presidente del Consiglio. Lo ha fatto perché è furba e già a novembre, quando è stata Roma, pensava di poter sfruttare la situazione. Ma non è stata sua l’idea di denunciare la cosa alla Procura».

E’ convinta che gliel’ha suggerito qualcuno di rivolgersi alla magistratura?

«Non proprio: è stata direttamente lei a chiedere aiuto a dei politici pugliesi spiegando il materiale bomba che aveva tra le mani».

Questa confidenza gliel’ha fatta direttamente Patrizia?
«Mi ha raccontato tutto per fila e per segno. Io l’ho sconsigliata perché mi pareva una follia, ma lei non ha voluto darmi retta».

A chi si è rivolta? A politici di sinistra, avversari di Berlusconi?

«A questa domanda preferisco non rispondere».

E’ disponibile a raccontare quanto sa ai magistrati?

«In qualsiasi momento. Anzi, le dirò di più: non riesco a capire perché mai il pm Giuseppe Scelsi non mi abbia ancora contattata. Anche solo come persona informata dei fatti. I giornali hanno parlato più volte di me e dell’amicizia con Patrizia. Eppure niente. E allora io adesso lancio un appello. Posso?».

Prego.

«Dottor Scelsi mi interroghi, perché ho cose interessanti da raccontarle».

Lei crede che Patrizia D’Addario complotti con politici nemici del premier?

«Ripeto: lo dirò solo al giudice, ma Patrizia mi aveva annunciato che se Berlusconi non l’avesse aiutata per quella storia della licenza edilizia sul terreno dove vuole fare il Bed and Breakfast, sarebbe andata a parlare con alcuni esponenti politici».

Eppure Patrizia si è candidata con il Popolo della libertà.

«Avrà avuto i suoi motivi. Di sicuro non è una di destra e poi non ha fatto un minimo di campagna elettorale: ha preso solo 7 voti».

Manila, perché negli ultimi giorni ha maturato la decisione di farsi assistere da un legale?

«Voglio tutelarmi dalle sorprese di Patrizia. Lei sa che io so. E io ho paura. L’avvocato Michele Cianci (di fronte al quale si svolge questa intervista, ndr) mi assicura la protezione di cui ho bisogno. Anche perché sembra che il fatto che io possa screditare l’immagine di Patrizia dia molto fastidio».

Si riferisce a qualche episodio in particolare?

«Qualche giorno fa da Londra sono venuti due reporter del settimanale “News of the world”, di proprietà di Murdoch, grande rivale di Berlusconi. Mi hanno intervistato e fotografato per oltre due ore. Era presente un loro collega italiano, perché io l’inglese non lo parlo bene: mi hanno chiesto mille volte se ero stata anch’io ai festini a luci rosse da Berlusconi. Io ho detto di no, ho spiegato che Patrizia s’è decisa di fare il casino che ha fatto dopo aver parlato con qualcuno. E sa com’è finita?».

No, mi dica lei come è andata a finire la storia della sua intervista.

«Che non è uscita una riga. Persino l’avvocato Cianci c’è rimasto di sasso».

Le hanno chiesto anche dell’uso della cocaina?
«A voglia! Ma lo ribadisco anche a lei: Patrizia non ha mai sniffato e neppure ha visto gente sniffare da Berlusconi. Me lo ha detto lei in persona».

Le ha confessato di essersi divertita a Palazzo Grazioli?
«Macché divertita, lei è una escort professionista. Solo che ora è diventata famosa. Ancora più famosa di Noemi. Non ho ancora capito se si è montata la testa o se ha paura di me, ma da due settimane evita di parlare con me come se avessi la peste».

Crede davvero che sia possibile?
«Come no! Non mi risponde neppure più al cellulare».

°°° Ecco un’altra pronta a vendere l’amica e pure la mamma, pur di far carriera in questo squallido “mondo dello spettacolo”. Una pronta a tutto pur di sfondare e fare soldi e copertine, prima che la vecchiaia incombente se la porti via. Che tristezza…

IL PREMIER SI ALLENA PER IL G8

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LE MINCHIATE DEL CAZZARO

L’ANALISI
Le menzogne del Cavaliere
da Noemi al caso Mills

di GIUSEPPE D’AVANZO

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Dice Berlusconi a Santa Margherita Ligure: “Su quattro calunnie messe in fila – veline, minorenni, Mills e voli di Stato – è stata fatta una campagna che è stata molto negativa per l’immagine all’estero dell’Italia”. Il significato di calunnia è “diceria o imputazione, coscientemente falsa e diretta ad offendere l’integrità o la reputazione altrui” (Devoto e Oli). Per comprendere meglio quali siano, per il premier, le “dicerie o imputazioni coscientemente false” raccolte contro la sua reputazione bisogna leggere il Corriere della sera di ieri.

Nel colloquio il Cavaliere spiega quali sono le quattro menzogne, strumenti del fantasioso “progetto eversivo”. Qui si vuole verificare, con qualche fatto utile e ostinato, se la lamentazione del Cavaliere ha fondamento e chi alla fine mente, se Berlusconi o chi oppone dei rilievi alla “verità” del capo del governo.

1 “Hanno iniziato scrivendo che c’erano “veline” nelle liste del Pdl alle Europee. Non erano “veline” e sono state tutte elette”. (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9)

I ricordi del Cavaliere truccano quel che è accaduto e banalizzano una questione che, fin dall’inizio, è stata esclusivamente politica, per di più sollevata nel suo campo. Sono i quotidiani della destra, e quindi da lui controllati direttamente o indirettamente influenzati, a dar conto dell’affollamento delle “veline” nelle liste europee del Popolo della Libertà. Comincia il Giornale della famiglia Berlusconi, il 31 marzo. Ma è il 22 aprile, con il titolo “Gesto da Cavaliere. Le veline azzurre candidate in pectore” – sommario, “Silvio porta a Strasburgo una truppa di showgirl” – che Libero rivela i nomi del cast in partenza per Strasburgo: Angela Sozio, Elisa Alloro, Emanuela Romano, Rachele Restivo, Eleonora Gaggioli, Camilla Ferranti, Barbara Matera, Ginevra Crescenzi, Antonia Ruggiero, Lara Comi, Adriana Verdirosi, Cristina Ravot, Giovanna Del Giudice, Chiara Sgarbossa, Silvia Travaini, Assunta Petron, Letizia Cioffi, Albertina Carraro. Eleonora e Imma De Vivo e “una misteriosa signorina” lituana, Giada Martirosianaite.

Contro queste candidature muove la fondazione Farefuturo, presieduta da Gianfranco Fini. Il pensatoio, diretto dal professor Alessandro Campi, denuncia l'”impoverimento della qualità democratica del paese” e, con un’analisi della politologa Silvia Ventura, avverte che “l’uso strumentale del corpo femminile (…) denota uno scarso rispetto (…) per le istituzioni e per la sovranità popolare che le legittima” (www.ffwebmagazine. it).

Queste scelte sono censurate, infine, anche da Veronica Lario che le definisce “ciarpame senza pudore del potere” (Ansa, 29 aprile). Il “fuoco amico” consiglierà Berlusconi a gettare la spugna, nella notte del 29 aprile. In una telefonata da Varsavia alle 22,30 in viva voce con i tre coordinatori del Pdl, La Russa, Bondi e Verdini, il premier dice: “E va bene, bloccate tutto. Togliete quei nomi. Sostituitele”. Molte “veline”, in interviste pubbliche, diranno della loro amarezza per l’esclusione.

2 “Poi hanno tirato in ballo Noemi Letizia, come se fossi una persona che va con le minorenni. In realtà sono solo andato a una festa di compleanno, e per me – che vivo tra la gente – è una cosa normale”. (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9).

Non c’è un grano di “normalità” nei rapporti tra il Cavaliere e i Letizia. Dopo 31 giorni, è ancora oscuro (e senza risposta) come sia nato il legame tra Berlusconi e la famiglia di Noemi. L’ultima versione ascoltata è contraddittoria come le precedenti. Elio Letizia sostiene di aver presentato la figlia al capo del governo in un luogo privato, nel suo studio a Palazzo Grazioli, alla vigilia del Natale del 2001. Berlusconi, nello stesso giorno, ha ricordato di averla conosciuta in un luogo pubblico, “a una sfilata”. Ma la “diceria” che il capo del governo denuncia è di “andare con minorenni”. E’ stata Veronica Lario per prima a svelare che il marito “frequenta minorenni” (Repubblica, 3 maggio). La circostanza è stata confermata dall’ex-fidanzato di Noemi (Gino Flaminio) che colloca il primo contatto telefonico tra il capo del governo e la ragazza nell’autunno del 2008. Le parole di Gino costringono Berlusconi – contrariamente a quanto fino a quel momento aveva detto (“Ho visto sempre Noemi alla presenza dei genitori”) – ad ammettere di aver avuto Noemi ospite a Villa Certosa per dieci giorni a cavallo del Capodanno 2009, accompagnata da un’amica (Roberta O.) e senza i genitori. Nel gennaio del 2009, Noemi come Roberta, era minorenne. Dunque, è corretto sostenere che Berlusconi frequenti minorenni.

3 “Nel frattempo si sono scatenati sul “caso Mills”, un avvocato che non conosco di persona” (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9)

Negli atti del processo contro David Mills (teste corrotto, condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere) e Silvio Berlusconi (corruttore, ma immune per legge ad personam), sono dimostrati con documenti autografi, per ammissione dell’imputato, con le parole di testimoni indipendenti, gli incontri del Cavaliere con l’avvocato inglese che gli ha progettato e amministrato l’arcipelago delle società off-shore All Iberian, il “gruppo B di Fininvest very secret”. Un documento scovato a Londra dà conto di un incontro al Garrick Club di Garrick Street (discutono delle società estere e Berlusconi autorizza Mills a trattenere 2 milioni e mezzo di sterline parcheggiati sul conto dell’Horizon Limited). Un altro documento sequestrato a Mills fa riferimento a una “telefonata dell’altra notte con Berlusconi”. Mills, interrogato, ammette di aver parlato con il Cavaliere la notte del 23 novembre 1995. Ancora Mills, il 13 aprile 2007, conferma di aver incontrato Berlusconi ad Arcore. L’avvocato “descrive anche la villa” (dalla sentenza del tribunale di Milano).

Due soci di Mills nello studio Withers, ascoltati da una corte inglese, così rispondono alla domanda: “C’è stata mai una riunione tra Mills e Berlusconi?”. Jeremy LeM. Scott dice: “So che c’è stato un incontro per mettersi d’accordo sul dividendo”. A Virginia Rylatt “torna in mente che lui [Mills] era ritornato dal signor Berlusconi”. E’ una menzogna, forse la più spudorata, che il capo del governo non abbia mai conosciuto David Mills.

4 “Infine hanno montato un caso sui voli di Stato che uso solo per esigenze di servizio” (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9).

In una fotografia scattata dal fotografo Antonello Zappadu si vede lo stornellatore del Cavaliere, Mariano Apicella, scendere da un aereo di Stato. Dietro di lui, una ballerina di flamenco. Il fotoreporter sostiene che l’immagine è stata scattata il 24 maggio 2008. In quel giorno era ancora in vigore un decreto del governo Prodi che limitava l’uso degli aerei di Stato “esclusivamente alle personalità e ai componenti della delegazione della missione istituzionale”. Si può sostenere che Apicella e la ballerina facevano parte di una “missione istituzionale”? E’ quanto dovrà accertare il Tribunale dei ministri sollecitato dalla Procura di Roma a verificare, per il capo del governo, l’ipotesi di abuso d’ufficio. Infatti soltanto due mesi dopo, il 25 luglio 2008, il presidente del consiglio ha cambiato le regole per i “voli di Stato” prevedendo “l’imbarco di personale estraneo alla delegazione”, ma “accreditato su indicazione dell’Autorità in relazione alla natura del viaggio, al rango rivestito dalle personalità trasportate, alle esigenze protocollari e alla consuetudini anche di carattere internazionale”. Il caso sui “voli di Stato”, che è poi un’inchiesta giudiziaria dovrà accertare se musici, ballerine, giovani ospiti del presidente viaggiano in sua compagnia (con quale rango?) o addirittura in autonomia, nel qual caso l’abuso d’ufficio può essere evidente.

Quindi, quattro “calunnie” o quattro menzogne presidenziali? Si può concludere che Berlusconi, a Santa Margherita Ligure, ancora una volta ha precipitato coscientemente la vita pubblica nella menzogna nella presunzione di abolire l’idea stessa di verità.

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Complotto internazionale?

Oggi il vostro malato di mente che si spaccia per “primo ministro” è tornato a parlare di un delirante “complotto internazionale” ai suoi danni, orchestrato nientemeno che da Murdoch… Che dire? Leggo un po’ di giornali e mi viene la malinconia… quanto vorrei essere americano, o spagnolo, o inglese in questo periodo. Le osservazioni della stampa internazionale stanno provocando più di una preoccupazione a Palazzo Chigi. Un nervosismo celato solo nelle (falsissime) dichiarazioni pubbliche. “Io sono contento – dice -. Mi rivolgo alle persone che quando mi incontrano per strada mi salutano e mi stringono la mano. Del resto, non mi interessa” Ripete il mafionano, dando prova di grande responsabilità di statista. Il populismo televisionaro se lo magna vivo!
Eppure, negli ultimi giorni lo stesso capo del governo ne ha discusso con l’inesistente ministro degli Esteri, Franco Frattini. Nessuno a Via del Plebiscito nasconde la paura che le ultime vicende abbiano intaccato l’immagine del presidente del consiglio all’estero.

Di quale IMMAGINE parlano? Di quella delle corna o di quella del “cucù”? Di quella della telefonata con Del Noce – in pieno G20 – per non far incazzare simona ventura, mentre tutti i leader mondiali si sono incazzati con lui e la Merkel prima e la regina Elisabetta poi lo hanno mandato platealmente a cagare?
O parlano dell’unica immagine di silvio berlusconi che tutto il mondo conosce e schifa, quella di un ridicolo mafioso che si atteggia a politico e NON ha MAI prodotto una sola idea politica al mondo?

Basti pensare che ancora ieri Berlusconi ha confermato l’incontro con il presidente Usa, Barak Obama: “È tutto a posto. Andrò in America“. Eppure da Washington ancora non è arrivata nessuna conferma ufficiale. Forse arriverà alla fine di questa settimana. Ma molti temono che il ritardo con cui agisce la Casa Bianca sia un modo per prendere le distanze. Un sospetto confermato nei giorni scorsi dai rappresentanti della diplomazia italiana negli States che hanno spiegato al governo italiano di non aver riscontrato nessun entusiasmo nello staff di Obama.

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No, ragazzi, BASTAAAA!

Basta, amici. Spero che portiate o mandiate qualche cestino di viveri a mia moglie e alla mia figlioletta, ma da oggi entro nell’illegalità. Ho almeno due cose che posso fare subito e le farò oggi stesso. Ovviamente per difendere la vita delle mia donne indifese e se ci riesco anche la mia. Un reato, l’unico della mia vita, l’ho già commesso: alla Rai, che mi deve circa tre milioni di euro, non pago il canone da due anni. Il capo del loro ufficio legale, avvocato Rubens Esposito (come riportato nel mio libro biografico “MEGLIO SARDI CHE RAI”) ha ammesso il debito dell’azienda già nei primissimi anni ’90. Però mi hanno liquidato con 160 milioni (85.000 euro) e da allora NON MI FANNO PIU’ lavorare. Vorrebbero me, ma chiamano il povero benito urgu: che non farebbe ridere nemmeno se scivola su una buccia di banana, vestito da lord inglese, e cade in una pozza di fango. E infatti… Va tutto bene. Non mi piango addosso e continuo a lottare. Però, cazzo, non posso vedere le lacrime delle mie amiche che non arrivano ormai nemmeno alla seconda settimana del mese CON DUE MINISTIPENDI, non posso ascoltare più LE CAZZATE DELIRANTI DI BURLESQUONI (che è un delinquente abituale, molto malato mentalmente) ma SOPRATTUTTO… perdonatemi, ma non posso sopportare una cosa come “schifani”, domestico del mafioso di Arcore e socio di mafiosi, che va a commemorare GIOVANNI FALCONE. Non ce la faccio.

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DIMISSIONI!!!

Il Cavaliere impunito
di MASSIMO GIANNINI


Come il morto che afferra il vivo, il fantasma della giustizia trascina ancora una volta Silvio Berlusconi nell’abisso. La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna dell’avvocato Mills, nel processo per corruzione in atti giudiziari che vede implicato anche il presidente del Consiglio, sarebbe il “de profundis” per qualunque uomo politico, in qualunque paese normale. Non così in Italia. Questo è un Paese dove un’osservazione così banale diventa paradossalmente impronunciabile in Transatlantico o sui media (persino per l’afona opposizione di centrosinistra) pena la squalifica nei gironi infernali dell'”antiberlusconismo” o del “giustizialismo”.

Questo è un Paese dove il premier ha risolto tanta parte dei suoi antichi guai giudiziari con leggi ad personam che gli hanno consentito proscioglimenti a colpi di prescrizione, e che si è protetto dall’ultima pendenza grazie allo scudo del Lodo Alfano, imposto a maggioranza poco meno di un anno fa, quasi come “atto fondativo” della nuova legislatura.

Ora, di quell’ennesimo colpo di spugna preventivo si comprende appieno la ragion d’essere. Secondo i giudici milanesi, l’avvocato inglese incassò 600 mila dollari dal gruppo Fininvest per testimoniare il falso nei processi per le tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian. “Mentì per consentire a Berlusconi l’impunità”, recita un passaggio delle 400 pagine delle motivazioni. Un’accusa gravissima. Una prova schiacciante. Dalla quale il Cavaliere, guardandosi bene dal difendersi nel processo, ha preferito svicolare grazie al salvacondotto di un’altra legge ritagliata su misura, e ora sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale. Perché dietro la formula enfatica che dà il titolo al Lodo Alfano (cioè la “sospensione dei processi per le Alte Cariche dello Stato”) è chiaro a tutti che l’unica carica da salvare era ed è la sua. “Riferirò in Parlamento”, annuncia ora Berlusconi. Bontà sua. Pronuncerà l’ennesima, violenta invettiva contro le toghe rosse e la magistratura comunista, “cancro da estirpare” nell’Impero delle Libertà. E invece basterebbe pronunciare una sola parola, quella che non ascolteremo mai: dimissioni.

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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Il nano corruttore

Ecco le motiviazioni: Mills fu corrotto e agì per salvare Berlusconi

L’avvocato David Mills ha agito per conto di Berlusconi e della Finivest. È questa la motivazione con cui i i giudici hanno condannato il legale inglese per corruzione in atti giudiziari. La sentenza, che è stata appena depositate a Milano, recita che Mills «ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e alla Fininvest l’impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data, dall’altro lato ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico».

La condanna per Mills è stata di quattro anni e sei mesi, solo due mesi in meno di quanto era stato richiesto dal pubblico ministero Fabio De Pasquale. Il punto fermo è dunque che Mills è stato corrotto. Il presunto corruttore, Silvio Berlusconi, invece, per ora non rischia niente: il processo nei suoi confronti è sospeso, in attesa che la Consulta decida sulla legittimità costituzionale del Lodo Alfano.

Dal canto suo, Mills si era difeso con un memoriale in cui affermava che Berlusconi era stato vittima dei suoi errori e chiedeva scusa al premier. Per i consulenti della difesa è dimostrato che i 600mila dollari facevano parte di una somma più ingente che Mills aveva ricevuto dall’imprenditore Diego Attanasio perché la gestisse.

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