Sfilare

Bellucci e Cassel sfilano a Cannes
ladri svaligiano la casa a Parigi

°°° Praticamente, una cosa tra colleghi: tu sfili lì e io sfilo qui.
Mi dipiace per Monica, anche a me hanno svuotato la casa a Sadali e pure quella di Roma.


ORA MI SONO TUTELATO


il mio water nuovo

water

LE MIE GUARDIE DEL CORPO

gorilla

putin-bodybuilder

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Spartaco, sei tu?

E chi cazzo vuoi che sia, vecchio rincoglionito! E’ lui il protagonista del film! Va bene che i sacerdoti dei polpettoni storici erano sempre vecchi e mezzo rincoglioniti. Nulla a che vedere coi grandi sacerdoti di oggi, vaticano e cei in primis. però… se il film si intitola Spartaco e vedi un omaccione pieno di denti e di steroidi che ti solleva come un fuscello, non è mica Brunetta, non è certo Gasparri, o no? Come minimo è Spartaco. Oppure, oltre essere rincoglionito, non hai letto nemmeno il copione? E sì che a quei tempi i copioni si scrivevano. Magari male, magari di sei paginette, ma cazzo! Roma ci campava con quelle minchionate! Ho ancora una foto di quando mi imbucai a Cinecittà per fare la comparsa. Peccato che proprio in quella foto, ci siano due ragazze, nel gruppo, che mi dimostrarono grande generosità in capo a una settimana, ma non io. La foto dove c’ero io se l’era ciulata una di loro. Ero sfigato, col cinema-polpettone storico, dico: andavano di moda gli Steve Reeves e tutti gli Schwarzenegger dell’epoca: ragazzoni che recitavano, si fa per dire, a livello di “Io Tarzan, tu Jane” (tutto copiato da noi sardi: i milanesi copiavano i nuraghi per fare i panettoni e “Jane” è evidentemente un clamoroso plagio delle nostre JANAS!). Tutti giovanotti alti (autentici giganti per i sardi. Io ero lungo e magro, mi chiamavano “Schidoni”… non c’era possibilità di fare s’attori. Al massimo avrei potuto fare il plebeo. Erano tutti alti e massicci. Autentici armadi. Anche per me che ero già un metro e ottanta sul livello del mare…) e… CON TUTTI I DENTI!!! Da noi era una cosa rarissima: al primo “daboredd’è casciali, subito alla mutua a fare l’estrazione. Credo di essere stato uno dei pochi ad aver conservato tutti i miei denti fino ai 18 anni. Comunque, ero scappato a Roma solo per fare l’attore. Al cinema di Oristano, dove non mi perdevo una “prima” (che poi erano sempre sette o dieci: dato che le pellicole arrivavano qui usurate, sfinite, e ballavano o si spezzavano di netto già dai titoli di testa, e noi che manco avevamo pagato il biglietto…c’era una vecchia maschera che impiegava due minuti a controllare l’unico nostro biglietto, e nel frattempo sgattaiolavamo alla marines almeno in dodici.), nei film “romani”, nei gialli, e nei film western, per noi, c’erano sempre “s’attori” (il protagonista) e “su traittori” (l’antagonista). Noi eravamo sempre tutti dalla parte de s’attori. E battevamo forte i piedi sull’assito e strillavamo “SU DINAI! SU DINAI!” ogni volta che si spezzava la pellicola. Anche se non avevamo pagato. Era un casino per la cassiera, forse una zia di Tremonti: non le tornavano mai i conti. Dicevo, ero a Roma ed ero ricco. Dopo la scuola alberghiera ad Assisi e dopo una stagione colà al Ristorante POSTA (dove lavoravo come un negro, studiavo nel tempo libero, e tenevo alto il vessillo sardo con molte ragazzine e mamme di ragazzine, almeno un paio…) ero finito a Roma per fare l’attore. L’unico modo per mantenersi, allora, senza rubare o entrare in politica, era appunto FARE IL CAMERIERE: vitto, alloggio, stipendietto e mance. Una pacchia. E un giorno di riposo settimanale. Per coltivare un hobby, andare alle Maldive, spianare il Vietnam o trombarsi Jane Maynsfield. Io, dopo i consigli di vecchie volpi del settore, evitai con cura i ristoranti di lusso e mi infiltrai in una trattoria fuori porta che faceva sei matrimoni a settimana. Un mese di sala e, grazie ad altri consigli, mi autodeclassai alla cucina. Lavavo i piatti. Un re! Mangiavo solo cose buone, mi grattavo il culo a piacimento, fumavo a volontà e, quando sparecchiavo, mi facevo più soldi del titolare. Come? Un vecchio marpione che mi aveva preso a benvolere più dei suoi piedi piatti, mi svelò l’arcano:”Qui venghino la povera ggente. – mi spiegò – Nun je pare vero da magnà ar ristorante. Quanno te chiedono un pezzo de carta pe’ ‘ncarta’ l’avanzi per cane, te je venni un ber pezzo de carta oleata. 100 lire, dugento… a siconno…”
Vista e presa. Mi ero comprato duemila lire di fogli di carta oleata (dove er bujaccaro (il macellaio) incartava le fettine o il bottegaio la mortadella) e la rivendevo a centomila. A ogni panzone imbriaco, a ogni carampana coi porri sul viso, il menu sul davanzale, e il rossetto sfatto che mi chiamava: “A regazzi’! Che c’hai mica ‘n pezzo de carta pe ‘sta robba da porta’ ar cane?”… io facevo il problematico, tentennavo, finché l’offerta della mancia (anticipata) arrivava alla ragguardevole cifra di due/trecento lire, e solo allora correvo in cucina e tornavo col pezzo di carta agognato. Capitavano anche scene del tipo: Lui: “A regazzi’! Giovaneee! Che me porti un pezzo de carta? Ce metto ‘sti avanzi per cane.” La moglie: “Ma si manco ce l’avemo ‘n cane?!” Lui. “E sta zitta! Mo’ me lo compro!”
Insomma ero a Roma, ero giovane, forte, ed ero invincibile! Ora sono solo un vecchio coglione che deve guardare, a Sadali, questi film d’epoca alla tv. Film scarsi e melensi dove, su traittori, in qualunque modo morisse: sparato, trafitto da una daga, sepolto da un masso, travolto da un rapido, ecc. aveva SEMPRE un filo di vernice rossa che gli colava da un angolo della bocca e… minca! prima di schiattare davvero, faceva sempre in tempo a salutare tutti i parenti fino alla settima generazione, raccomandare la sua anima, ordinare una capricciosa, tenere un comizio tra le bare, e persino regalare una dentiera a una vecchia terremotata. Sono a Sadali, ragazzi!

soldarto

appia

steve

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Sardistan

Cari amici, a volte passo per scorbutico e disfattista, perlomeno agli occhi di non mi conosce. Sono appena tornato da un giretto di spesa: mancava il caffè e mancava il ritolone per pulire le cacatine dei cagnetti. Squilla il portatile ed è Lena: “Siamo arrivate.” dice. Siamo arrivate?! Alle 11,30?! Ma dove cazzo siamo? In che anno siamo?! Si sono alzate alle cinque, lei e Melina, per andare a festeggiare una mia pronipotina che sta ad Oristano. Pullmino taxi da qui, alle sei meno un quarto, che le porta a Cagliari e poi in treno da cagliari a Oristano… Ma cazzo! Da Sadali ad Oristano sono 90 km!!! Perché si deve andare a Cagliari (90km) e poi da lì ad Oristano (altri 90km)? Perché cazzo non c’è un maledetto pullman da qui? Ve lo dico io perché: perché siamo nel Sardistan ai primi dell’800. Ecco perché. Non abbiamo strade, non abbiamo trasporti, non abbiamo collegamenti civili e nemmeno cartelli indicatori. E quei pochi cartelli che ci sono, sono illeggibili perché sono tutti sparati o arrugginiti… La gente si è imbarbarita, perché è stata maleducata, perché non ce la fa più. Perché abbiamo avuto per 60 anni dei politicanti tonti, ladri e corrotti, ecco perché. Ora iniziano le mille sagre e sagrette paesane. Spesa prevista: decine di milioni di euro. Per fare cosa? CAGATE! Cagatine inutili che non porteranno nessun beneficio ad alcuno, se non qualche mazzettina ai piccoli ladri di polli locali e regionali. E il turismo? E la cultura? E l’economia?…

mulo

desolazione

cartelli

stazione

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Eccomi qua!

Ciau a tutte le amiche e a tutti gli amici. Siete tornati dalla gita? Noi siamo tornati dieci minuti fa. Eravamo a pranzo da Emilio e Franca (i figli erano sperduti tutti nelle campagne dei dintorni a fare la scampagnata di Pasquetta). Come vi avevo scritto alcuni giorni fa, ho rifiutato un decinaio di inviti per questi giorni (siamo alla canna del gas, come il 90% degli italiani), ma non potevo dire di no a Emilio e alla sua famiglia. Per fortuna la pioggia oggi ci ha graziato e si è visto anche un timido sole. La famiglia Concas abita a Gergei (una delle capitali europee dell’olio extravergine d’oliva: quello vero e Dop), che sta almeno seicento metri più in basso di Sadali, a circa un’ora di auto, e quindi lì c’è molto più caldo che qui. Abbiamo disossato un piatto di pasta e un po’ di carne di vitella, olive di proprietà in salamoia, formaggio fatto dalle manine, delicate come badili, del padrone di casa, dolci fatti da Franca, frutta e caffè. Poi L’omaccione è tornato dalle sue amate pecorelle e noi ci siamo incamminati sulla via del ritorno. A metà strada ci siamo infilati in un viottolo di campagna e abbiamo adottato un trecento grammi di asparagi selvatici (di quelli che in uno c’è il gusto e il ferro di un kg di quelli coltivati): stasera Melina si farà una bella mangiata a base di ferro puro. Arrivati a casa, c’era la piazza piena di gitanti. Oggi, almeno oggi, Sadali ha visto qualche centinaia di persone. Qui li chiamano “turisti”… giusto perché non conoscono nemmeno il significato della parola. In realtà sono dei “passanti” che si portano le uova sode e i panini da casa e raramente qui comprano una birra. Ho appena acceso il fuoco e comincio a lavorare al sito. Qui sotto vedete Emilio e la sua bella famiglia di vagabondi. Se volete comprare olio superbuono, formaggio genuino, o se volete adottare una pecorella a distanza… CHIAMATELO o scrivetegli.

emilio

famiglia-concas2

banner-pastore-fattore-a-di1

http://www.sardiniafarm.com/chisiamoconcas.htm

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter