Aiuti all’Africa, l’appello-gioco contro Berlusconi: «Fuori dal G8»

Aiuti all’Africa, l’appello-gioco
contro Berlusconi: «Fuori dal G8»

«Non ha mantenuto le promesse fatte sugli aiuti». Su One International gioco on line per cacciare il premier italiano dal club dei Grandi.

°°° Il delinquente brianzolo, che si è rubato Arcore e l’ha trasformata in HARDCORE, è sempre di più la vergogna del mondo.

b.gioco

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Bertoladro e la coglionaggine

Rep Tv, in diretta Bertolaso

“Ecco la mia versione dei fatti”

 

Il capo della Protezione civile parla dell’inchiesta sugli appalti del G8. E parte da una battuta infelice: “Volevo dire a Clinton che io e lui abbiamo un problema che si chiama Monica”.

°°° Giusto. Anche io e Dio abbiamo  lo stesso problema: che si chiama il mondo: lui l’ha creato e io cerco di cambiarlo. Perché così fa cagare.

 

MA BERTOLADRO, NONOSTANTE IL VIAGRA, NON ARRIVA A DIO.

auto-aiuto

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Il mondo in piazza. Berlusconi: “Grotteschi”

L’opposizione in piazza
“Siamo duecentomila”

CRONACA. Gremita piazza del Popolo a Roma (dall’alto): apre la Bonino, poi Di Pietro: “Via il piduista”. Bersani (foto): “Festa dell’alternativa”. Ovazione per Vendola.

Il Cavaliere:

 “Grotteschi”

°°° Non vi offendete, amici, per lui GROTTESCHI – giusto per fare sfoggio di cultura – è  l’autore di Peppone e Don Camillo.

L’INTELLETTUALE   BERLUSCONI  E  IL SUO TUTOR

b.scimmia

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Berlusconi porco e bugiardo

Berlusconi a Chi:

«Mai festini, solo

cene simpatiche»

°°°  Vero.  Si  invitano  simpaticamente delle  zoccole  e  delle simpatiche  minorenni, figlie  di

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Berlusconi schifato dal mondo

Secondo la stampa inglese il premier sente aria di fronda e si prepara alla campagna d’autunno.

Newsweek (Usa): “Il premier ha passato il segno anche per la tollerante Europa”

The Guardian: “L’errore di Berlusconi

Attaccare il Tg3 perché dà le notizie”

b-faraone

berlusconi
LONDRA – I giornali stranieri interpretano le ultime esternazioni di Silvio Berlusconi contro la stampa come un segnale di

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Censura bulgara

Se ne parla in tutto il mondo (tranne che in Italia)

di Marco Lignana

La notizia delle registrazioni della D’Addario e Berlusconi ha fatto il giro dei siti, giornali e televisioni di tutto il mondo. Ma non da noi

Tranne le eccezioni del

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Si delira ad libitum

Il premier: «Il mio governo
è il più stabile in Occidente»

°°° No, ciccio: il tuo regimetto è il più ballonzolante del mondo. Tranne l’Honduras.

Berlusconi dopo i dubbi dei giornali esteri: «Italia è con me».

°°° Le scimmiette e i pappagallini, forse, sono con te. L’Italia vera, all’80% è composta da cittadini che Continua a leggere

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Ecco un altro “disfattista” come me

Roberto Cotroneo

Un paese senza niente

Un paese cupo. Da un po’ di giorni i maggiori giornali italiani pubblicano foto di Berlusconi piuttosto corrucciate, e non c’è da stupirsi, l’aria dei suoi collaboratori è da: si salvi chi può. E la stampa inglese continua a dire che siamo agli ultimi giorni dell’impero, e che sicuramente Silvio si ritirerà. Cose tutte da dimostrare, e al momento piuttosto lunari. O a Londra sanno cose che ai giornalisti italiani non vengono dette, o forse sta accadendo qualcosa di peggio. Fuori dall’Italia nessuno ci capisce più nulla. E il nostro sta diventando un paese indecifrabile, dove avvengono cose che in paese normali di solito non accadono. E non si tratta soltanto del premier, delle escort, delle feste e delle inchieste. Tutto si è sfaldato. Tutto ha perso di valore.
Se anziché utilizzare degli indici economici per dire in che posizione mondiale siamo utilizzassimo degli altri indici, scopriremmo che siamo forse al duecentesimo posto. Per le nostre università, che quasi non compaiono nelle prime cento del mondo, per i nostri autori e i nostri libri, che nessuno traduce più, per i nostri film, che arrancano nei festival e sono brutti e mosci, per i nostri istituti di cultura all’estero, ridotti a niente, gestiti per buona parte da incompetenti, o da gente che vuole passarsi una vacanza in qualche capitale europea a spese del ministero degli Esteri. Per i nostri musei, tornati a una consuetudinaria inefficienza. Per i nostri giornali, e va detto anche questo, sempre più in caduta libera, sempre più in crisi di idee e e di lettori. E non perché siamo un paese che non legge, ma perché siamo un paese che non si fa leggere. Siamo duecentesimi al mondo, perché non sappiamo generare classe dirigente, duecentesimi al mondo perché non abbiamo formato giovani in grado di sostituirsi nei ruoli chiave. E non solo perché i vecchi impediscono il ricambio, ma perché siamo riusciti a fare un miracolo: le nostre giovani generazioni hanno coltivato in vitro i peggiori difetti delle vecchie, e sono già inservibili. Siamo cupi, abbiamo paura di dire la verità, pensiamo che un congresso di partito non si possa convocare se gli accordi non sono stati fatti prima. Fingiamo di vedere il nuovo dove il nuovo non c’è. E continuiamo a farci de male. Ma soprattutto siamo un paese incompentente, incompetente in tutto. Un paese di dilettanti allo sbaraglio. Guidati dal più gigantesco tra i dilettanti. Lui, quel premier che incarna quello che siamo diventati, con la complicità di tutti. E allora, di cosa possiamo lamentarci?

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