Chiedo…

… ai servi ridicoli e pericolosi che si spacciano per “GARANTI DELLA PRIVACY” che difendono i reati di berlusconi… Dove eravate quando si fotografava la barca di D’Alema (comprata in sei persone che se la spartiscono in periodi diversi: cosa che  POTEVA fare qualunque cittadino con uno stipendio DECENTE)? Oggi non si potrebbe fare nemmeno in SESSANTA amici! Grazie alla devastazione di Mafiolo.  Avete mai visto foto delle vacanze troiesche di Prodi o di Ciampi? NO. E allora? Che cazzo c’entra la privacy con i deliri esibizionistici di un vecchio sporcaccione cocainomane e impotente, ma esageratamete parossistico nel voler CANCELLARE la sua impotenza, la sua vecchiaia decrepita, la sua miseria, la sua inutilità e la sua malavitosità?

IO MI RICORDO DI PERSONE SERIE:

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Che differenza!

Clima, la Camera Usa dice sì
ai tagli alle emissioni. Esulta Obama

La Camera dei Rappresentanti americana ha approvato per 219 voti a 212 la “Climate change bill”, che pone severi limiti alle emissioni di gas inquinanti: -17% entro il 2020 e -80% entro il 2050. La legge, che deve ancora essere approvata dal Senato, è considerata dalla amministrazione Obama una delle maggiori priorità della agenda del presidente americano.

°°° Ma quanto mi piacerebbe essere americano con un presidente-statista come Barack Obama. E a chi non piacerebbe? Qui invece dobbiamo sorbirci i deliri i un dittatorello da strapazzo, che straparla di energia nucleare, di zittire tutti, di ottimismo malato… mentre l’Italia va in crescente sfacelo, NON ABBIAMO PRESENTE NE’ FUTURO, e l’80% delle famiglie non arrivano a mettere insieme il pranzo con la cena dopo il 15 del mese. Rimpiangiamo amaramente Prodi, invidiamo chi ha Obama. E ci attacchiamo al cazzo.

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“Adesso parlo io…”

IL RACCONTO. “Al mattino c’è freddo, poi dopo due ore di sole non si respira più
Il dirigente della Protezione Civile: “Vivere così per molti mesi è difficile
E la tendopoli diventa un incubo
“Non resistiamo fino all’autunno”

dal nostro inviato JENNER MELETTI

E la tendopoli diventa un incubo “Non resistiamo fino all’autunno”
L’AQUILA – Sta all’ombra corta dei salici, sul piazzale di cemento. “Siamo appena a maggio e la tenda è già un forno. Questa estate saremo come San Lorenzo, sulla graticola”. Claudio Bartolini, pensionato Telecom, è uno dei 33.457 aquilani che, un mese dopo il terremoto, vivono in tenda e non sanno assolutamente quando potranno uscirne. “Al mattino c’è freddo e dopo due ore di sole in tenda non si respira più. Si sta qui e si aspettano notizie che non arrivano. Nessuno ti sa dire come sarà il nostro futuro”. Tendopoli Italtel 2, si montano altri gabinetti chimici. Un signore arriva in macchina. “Ho portato mia moglie in una pensione al mare. Non c’è servizio cucina, ci facciamo da mangiare noi. Ma a 70 anni in questi gabinetti strani non riusciva più a entrare. Rischiava un blocco intestinale”. Tendopoli di Collemaggio, nel prato della basilica di Celestino V. “In tenda sembra di essere sulle sabbie mobili. Quando le hanno montate c’era già l’erba alta e con la pioggia e il primo caldo è marcita. Sotto c’è una gran poltiglia, c’è una puzza tremenda”.

Non è facile vivere nelle città di tela. I primi giorni te la cavi, perché hai ancora dentro la grande paura. Qui, se la terra trema, non ti cade nulla in testa. C’è il caldo della stufetta, ci sono i maccheroni e le cotolette preparati dai volontari. “Un mese dopo – dice Claudio, imbianchino che non trova più case da dipingere – ti chiedi: mi sembra di avere già passato una vita qui dentro e sono passati solo 30 giorni. Come farò a restarci, se va bene, fino all’autunno?”. Nella tendopoli di piazza d’Armi ci sono cartelli che fanno capire quali saranno i problemi dei prossimi giorni. “Giovedì alle ore 23,30 sarà effettuato un trattamento anti zanzare e altri insetti. Siete invitati a chiudere le finestre e gli ingressi delle tende”. Ancora c’è tanta neve, sul Gran Sasso e sul Silente, ma il caldo fa già paura. In altri terremoti le tende sono state usate solo nella prima emergenza. Presto sono arrivate le roulottes e poi le casette prefabbricate. C’erano i gerani, nelle case di legno di Colfiorito in Umbria, e chi vi abitava ha potuto vivere con dignità i due o tre anni necessari alla ricostruzione della sua casa.

Qui si è deciso che invece si aspetteranno le case “vere”, sia pure prefabbricate. Sei mesi almeno di attesa, ma poi si scopre che i soldi saranno dati in parte quest’anno e in parte nel 2010. Qualcuno dovrà aspettare quasi due anni in tenda. “Vivere così per molti mesi – dice Demetrio Egidi, direttore della Protezione civile dell’Emilia Romagna, che guida piazza d’Armi – è senza dubbio difficile. Le tendopoli resistono solo se hanno numeri non altissimi. Bisogna ridurre le presenze altrimenti si rischiano tensioni. Si litiga in un condominio con tutti i confort, immaginiamo in una tendopoli”.

Nei primi giorni dopo la scossa ci furono quelli che Stefania Pezzopane, presidente della Provincia, chiama “i fuochi artificiali”. “Facciamo questo e facciamo quello, disse il governo, e tutto sembrava risolto. Adesso scopriamo che i soldi saranno dati con il contagocce e fino al 2032. Forse mia figlia potrà vedere la nostra casa ricostruita”. Oggi all’Aquila l’entusiasmo per il governo sembra un ricordo. “Bisogna togliere peso alle tendopoli”, dice la presidente. “Il progetto è semplice: chi ha la casa agibile, deve rientrare. Ma quasi tutte le agibilità sono date a una condizione: effettuare alcuni lavori. C’è un pilastro da rafforzare, c’è una scala da sistemare… Fai presto a spendere venti o trentamila euro. Ma per questi interventi nel decreto – noi lo abbiamo denunciato assieme ai sindaci tre giorni fa – non c’è nemmeno un soldo. E allora si rischia di avere tendopoli di massa fino all’inverno e anche oltre. Ci siamo confrontati con chi ha vissuto altri terremoti. In Irpinia hanno pagato anche le suppellettili e le bottiglie di vino rotte in cantina. Noi non vogliamo questi eccessi. Però diciamo una cosa: siamo abruzzesi fieri ma non stupidi. Le case debbono essere pagate al 100%, come avvenuto in Friuli e in Umbria. Se non paghi tutto, molti non riusciranno a ricostruire le loro abitazioni. E così, queste che verranno costruite in prefabbricato, diventeranno case che non saranno più abbandonate. Ci troveremo l’Aquila 2, l’altra città”.

Un mese dopo, la cosa che più colpisce, nelle strade dell’Aquila, è l’assenza di sirene. Nei primi giorni erano la colonna sonora costante e non servivano a nulla, perché cento sirene annullavano le altre cento. Non c’è il terrore delle prime ore ma i volti restano tesi e molti sguardi vuoti. I vecchi, nelle tendopoli, hanno ormai il loro posto fisso, su una seggiola o su una panchina, come facevano in paese. La notte gelata e il giorno che scotta hanno fatto aumentare bronchiti, broncopolmoniti e attacchi d’asma. Per sorridere bisogna entrare nelle scuole sotto i grandi tendoni bianchi. Sono bravissimi, i bambini. Attorno a tavoli diversi ci sono i piccoli della materna e quelli delle elementari che disegnano o studiano e parlano sottovoce, in queste classi senza pareti. Ci sono i clown come Tric Trac che al mattino sono disoccupati e allora vanno a fare compagnia agli anziani. “I pagliacci – dice Gina – non li avevo mai visti dal vivo. Quando ero piccola arrivava il circo ma noi non avevamo i soldi”.

All’inizio di via XX Settembre, come ogni mattina, c’è la fila di chi aspetta i vigili del fuoco per essere accompagnato per la prima volta nella casa abbandonata il 6 aprile. “La mia casa – dice Anna Rita – ha i pilastri tutti storti. Avevo comprato l’enciclopedia Treccani, per i miei figli studenti, e l’ho vista ridotta in poltiglia, distrutta dalle pietre e bagnata dall’acqua entrata dalle finestre aperte. Per un attimo ho guardato fuori. C’erano altri balconi, di fronte. Erano pieni di bambini. Ho visto solo macerie. Per fortuna il vigile mi ha detto che non potevo restare ancora. Mi sarei messa a piangere”.


°°° Ecco come muoiono i “fuochi d’artificio” del cazzaro imbroglione. Si fa cento passerelle propagandistiche in Tv, a reti unificate, spande merda e deliri, la povera gente ci casca… passa un mese è NON E’ SUCCESSO NIENTE! La gente disperata e preoccupata per l’oggi e per il domani. Ma il cazzaro va a Porta a porta a insultare la moglie, i figli e gli italiani tutti. Non sta zitto un attimo però… ADESSO PARLO IO, titola l’insetto viscido coi nei, mentre para il culo al padrone.

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Stiamo sul pezzo

La puntata di Annozero dopo i provvedimenti dei vertici di viale Mazzini
Vauro sarà citato spesso. Travaglio: “Bertolaso è come Garibaldi, non si tocca”
Ora Michele prepara la resistenza
stasera in tv la risposta alla “censura”

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA – Vauro e la censura nel prologo di Marco Travaglio. Vauro nell’apertura di Michele Santoro, Vauro nelle conclusioni di Sabina Guzzanti che prenderà il posto del vignettista nello spazio finale del programma e promette di essere ancora più corrosiva del censurato. Alla fine, nella puntata di Annozero in onda stasera, Vauro Senesi sarà “sospeso” solo per i regolamenti interni, per il direttore generale Mauro Masi, ma non per i telespettatori del giovedì di Raidue. E i contestati collegamenti esterni andranno regolarmente in onda dall’Aquila in una nuova trasmissione dedicata al terremoto in Abruzzo. Condotti come sempre da Sandro Ruotolo, arricchiti dai servizi degli inviati di Annozero che sono tornati già tre giorni fa sui luoghi del disastro e in queste ore stanno montando il materiale girato. La vera risposta ai provvedimenti disciplinari della Rai Santoro la affida ancora una volta al suo spazio televisivo, quello riconquistato a forza di sentenze giudiziarie dopo l’editto bulgaro.

Il fortino di Annozero è abituato alle battaglie, agli attacchi della politica, al corpo a corpo con il centrodestra e il mondo berlusconiano, alla freddezza del centrosinistra (quando non si trasforma in manifesta ostilità). Santoro ormai ha una certa consuetudine con le lettere di risposta alle disposizioni dei vertici, anche ieri ha preso carta e penna per ribattere a Masi punto per punto. “La sospensione di Vauro rappresenta una grave ferita per il nostro pubblico e per l’immagine della Rai. La invito a soprassedervi”. Il vignettista è a San Pietroburgo (che da comunista non pentito lui chiama Leningrado). Si limita a rispondere dal suo sito, dove ieri sera campeggiava la vignetta sotto accusa insieme alla scritta “No alla censura, la satira è libertà”

La resistenza della “squadra” santoriana intanto sta dando i suoi frutti, dicono i componenti. Masi, raccontano, sta già frenando e avrebbe fatto sapere che l’oscuramento di Vauro vale solo per la puntata di oggi. “È così”, conferma il consigliere di amministrazione del Pd Nino Rizzo Nervo, tra i più critici verso il direttore generale. Raccontano però che Santoro sia “deluso” per il silenzio del presidente Paolo Garimberti. Il quale a sua volta attende il prossimo cda (mercoledì, giorno delle nomine, Tg1 in testa) per prendere posizione. “Ma non condivido la scelta di Masi”, ha fatto sapere in maniera informale.

Santoro ha trascorso buona parte della giornata al telefono per studiare le contromosse. Ha risposto all’azienda per iscritto, si è permesso solo una breve incursione nel campo della polemica per replicare a Bruno Vespa che lo ha accusato di essere un privilegiato. La loro è una rivalità a tutto tondo: idee, stili, rapporti molto, troppo diversi. Ma soprattutto c’è la puntata di stasera. “Noi andiamo avanti per la nostra strada, questa è la risposta che vogliamo dare”, ha detto il conduttore ai suoi collaboratori. Con gli ospiti previsti tutti confermati, a cominciare da Antonio Di Pietro, uno dei più assidui, per alcuni transfer politico della visione santoriana. Marco Travaglio è come al solito di buonumore e in giro per l’Italia a presentare i suoi libri, a tenere i suoi incontri pubblici. “Bertolaso dev’essere diventato come Garibaldi e non ce n’eravamo accorti: non si tocca”, dice scherzando al telefono. “Sospendere un vignettista è veramente il colmo”, aggiunge. Stamattina piomba a Roma “per calibrare con Michele l’intervento”.

La “squadra” di Annozero pensa di aver già vinto la partita. “Mi sembra ci sia la possibilità che la cosa rientri”, si sbilancia persino Sabina Guzzanti. Dalla direzione generale confermano che la “squalifica” di Vauro potrebbe essere di una sola giornata. Anche l’ipotesi di una puntata riparatoria è tramontata velocemente. Già ieri mattina da Viale Mazzini precisavano: “Certo non potrà essere quella di stasera, non c’è tempo”. Ma Santoro parla chiaramente di “censura” nella sua lettera al direttore generale e non farà finta di niente. I suoi redattori parlano di una “sorpresa, basta aspettare poche ore”. I vignettisti si schierano con Vauro. Dice Vincino: “Questo è un comportamento delinquenziale. Vauro viene pagato pochissimo per il lavoro straordinario che fa. Quelle vignette le sottoscrivo, potevo farle anch’io”. Ma la vera difesa Annozero la cerca nel suo lavoro, spiegano nella redazione, e nel pubblico. Come sempre, gli amici e i nemici di Santoro attendono il giovedì mattina per conoscere l’auditel della trasmissione. Che finora ha dato sempre ragione al conduttore.

°°° Ieri avrei voluto scrivere a Santoro, ma non sono riuscito. Allora ho scritto a Ruotolo e gli ho suggerito di far mandare in onda, in apertura o in chiusura di trasmissione, i filmati del sisma che ha sconvolto il Molise nel 2002, CON LE MINCHIATE CHE DICEVA ALLORA BURLESQUONI E CHE STA RIPETENDO DI NUOVO IN ABRUZZO!!! Minchiate deliranti: ricostruzione in due mesi e cagatine del genere… ovviamente, SONO RIMASTE MINCHIATE, CAZZATE, COGLIONATE: dato che NON ha fatto assolutamente NULLA! (Strano… ogni volta che arriva Mafiolo al potere, c’è qualche Dio che ci punisce con un sisma terrificante. Troppo facile dire che l’omuncolo porta sfiga: la vera sfiga è che lui sia ancora al potere e non in galera!)
Tornando a noi, con tutto il rispetto per il lavoro della Guzzanti, che però non fa ridere, tre minuti di filmati originali di Mafiolo che spara i suoi deliri fasulli, avrebbero mille volte più impatto. Anche tra le scimmiette decerebrate che dicono A NOI di levarci il prosciutto dagli occhi…

b-blabla1

b-fregna

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Prodi: il bello e il brutto

E’ stato proprio bello ieri, pur non sopportando l’ipocrisia e il lecchinismo di fazio, ascoltare Prodi parlare seriamente di politica. Una ventata d’aria fresca, in questo turbinio di frasi propagandistiche deliranti e di minchiate che ci avvolge da quasi un anno. La cosa brutta è… che ci ha lasciati per sempre.

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