Da Travaglio

Papino il breve

Ennesima puntata di «Casa Letizia», la sit-com destinata a soppiantare «Casa Vianello». Il 19 novembre 2008 Noemi Letizia – figlia di un messo comunale di Secondigliano che inspiegabilmente conosce e frequenta «papi» (o «Papino il Breve», come lo chiama Enrico Mentana) da tre anni per tirargli su il morale con appositi «karaoke» a domicilio ­ fa il suo ingresso trionfale a Villa Madama, dove il premier ha invitato a cena sessanta fra ministri e grandi firme della moda. Noemi, non essendo (ancora) ministro né stilista, è al seguito di papi. Siede con lui al tavolo centrale, insieme a Ferragamo, Versace e Zegna. Lo racconta Repubblica. Siccome nessuno la conosce, Papi spiega che «Noemi sta facendo una stage» (un tempo si sarebbe detto «è venuta a visitare la mia collezione di farfalle», oggi si chiama «karaoke», o «stage»). L’allora segretario generale di Palazzo Chigi, Mauro Masi, confida a un curioso che la fanciulla «non era prevista fra gli invitati, ma il presidente l’ha voluta a tutti i costi e abbiamo dovuto rivedere il placement del tavolo 1». Dopo cena la Cenerentola di Casoria si allontana su un’autoblu dietro l’Audi nera del premier. Si spengono le luci e si riaccendono l’indomani, quando ­ rivela il Corriere del Mezzogiorno – Papino il Breve dedica una sua foto alla mamma di Noemi: «Ad Anna con gli auguri più affettuosi. Silvio Berlusconi, 20-11-2008». Siccome mamma Letizia non era presente la sera prima, si può dedurre che l’indomani Noemi, allora minorenne, fosse ancora con papi. Ora Masi è direttore generale della Rai. Prossima puntata: Noemi al Tg2.

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Annozero e censure

Riunione del cda di viale Mazzini dopo le polemiche
Il vignettista potrà continuare a collaborare alla trasmissione
Vauro torna ad “Annozero”
Masi incontrerà Santoro

Vauro torna ad “Annozero” Masi incontrerà Santoro
ROMA – Vauro può tornare ad ‘Annozero’. Michele Santoro potrà richiamare il vignettista a collaborare con lui, tenendo però conto degli “obblighi” del servizio pubblico e delle condizioni contrattuali. E’ quanto stabilito nella riunione del cda di viale Mazzini.

Nessun provvedimento disciplinare è stato preso nei confronti di Santoro ma è stato dato un mandato al direttore generale Mauro Masi per un incontro con il conduttore di ‘Annozero’.

La seduta del cda si è aperta con la relazione del direttore generale. in pratica una ricostruzione delle due ultime puntate del programma: quella del 9 aprile, da cui avevano preso il via le polemiche per come era stato affrontato il capitolo dei soccorsi e dell’intervento della Protezione Civile ed anche per la vignetta di Vauro sull’aumento delle cubature dei cimiteri, e quella di giovedì 16, la puntata ‘riparatrice’.

Masi ha sottolineato “la necessità di un approfondimento della contrattualistica aziendale nell’ottica del rispetto delle linee editoriali dell’azienda e delle responsabilità connesse”.

Dopo la relazione di Masi è stata la volta dei diversi componenti del Cda. Diverse le posizioni. C’è stato anche chi ha proposto e richiesto che il Cda mettesse nero su bianco una propria e netta posizione sulla vicenda, ovvero una lettera di biasimo o comunque di critica a Santoro, ma alla fine a prevalere è stato l’orientamento di considerare ormai esaurita la questione.

Anzi c’è chi ha sottolineato che “di temi da affrontare ce ne sono ben altri, e di rilevanza non indifferente”. Per esempio il bilancio di previsione, le scelte in chiave strategica dell’azienda e il suo essere servizio pubblico.


°°° Ma che minchiate ci tocca sentire?! “Lettera di biasimo… censura…obblighi del servizio pubblico…” Ma di che cazzo parlano questi servi del padrone?! Che cianciano i fattorini della peggior televisione del mondo? L’unico limite alla satira è il Codice Penale. Punto. Come in tutti i Paesi civili senza un regime mafioso al potere. E noi lotteremo fino alla morte per conservare questo diritto. Berlusconi vaffanculo! Masi, vaffanculo! CdA affanculo!!!

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Dal grande Scalfari

Chi canta fuori dal coro è comunista
di EUGENIO SCALFARI

Non si può non cominciare con le nomine alla Rai. Gli altri giornali minimizzano con l’aria di dire che si è sempre fatto così: la Rai è proprietà del governo e quindi è il governo che ha il potere di decidere trasmettendo le sue indicazioni all’obbediente maggioranza del Consiglio d’amministrazione.

E’ vero, sostanzialmente è sempre stato così ma con qualche differenza di non poco conto. La prima differenza è questa: nessun governo, tranne quelli guidati da Silvio Berlusconi, ha mai avuto a sua disposizione le televisioni commerciali, cioè l’altra metà del cielo televisivo. Il fatto che l’attuale presidente del Consiglio abbia a sua completa mercé la propria azienda televisiva privata e l’intera azienda pubblica (salvo la riserva indiana di Raitre finché durerà) configura quindi una situazione che non ha riscontro in nessuna democrazia del mondo. Non so se sia vero che le nomine siano state decise l’altra sera nella riunione di tre ore nell’abitazione romana del premier. E’ certo comunque che i nomi proposti dal direttore generale Masi saranno ratificati senza fiatare dal Cda della Rai di mercoledì prossimo e saranno tutti “famigli” di Berlusconi, provenienti dalle sue televisioni private o dai suoi giornali o pescati tra le giovani speranze già inserite nell’accogliente acquario dell’azienda pubblica, collaudati custodi del credo berlusconiano nel circuito mediatico.

Non ci sarà purtroppo una sola persona che abbia mai mostrato un barlume d’indipendenza, un soprassalto di dignità professionale, un dubbio sull’assoluta verità predicata dal Capo.

Questo è lo scandalo, questa è la vergogna, alla quale quel poco di cosiddetta indipendenza che ancora esiste nella stampa italiana si sta ormai adattando per assuefazione esprimendo tutt’al più qualche sommesso brontolio subito seguito da rimbrotti all’opposizione, colpevole di ideologismo e di conservatorismo.

Il quadro è desolante. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Il controllo dei “media” non serve soltanto a procacciar voti ma soprattutto a trasformare l’antropologia d’una nazione. Ed è questa trasformazione che ha imbarbarito la nostra società, l’ha de-costruita, de-politicizzata, frantumata, resa sensibile soltanto a precarie emozioni e insensibile alla logica e alla razionalità.

Chi non è d’accordo è comunista. E firme di intellettuali o sedicenti tali accreditano questo scempio culturale e questa menzogna.

Dedicherò dunque al predetto scempio il seguito del mio ragionamento.

* * *

Quindici anni fa partecipai alla presentazione di un libro di Achille Occhetto al circolo della stampa estera a Roma, in quell’occasione il corrispondente di un giornale tedesco mi domandò che fine avrebbero fatto i comunisti dopo che il Pci aveva buttato alle ortiche il suo nome e la sua ideologia.

Risposi che i comunisti dovevano morire e così i loro figli e nipoti fino alla settima generazione. Solo quando fossero tutti fisicamente estinti sarebbe cessata la polemica nei loro confronti. Infatti è quanto è avvenuto e sta ancora avvenendo e poiché siamo ancora lontani dalla settima generazione l’anatema contro di loro continua e continuerà per un bel pezzo. Non è soltanto il tema prediletto dal nostro premier e dai Bonaiuti di turno, è anche diventato il piatto forte di molti belli ingegni transumanti che all’ombra del revisionismo sono passati dall’anticomunismo di “Lotta continua” e di “Potere operaio” all’anticomunismo di destra. Per loro ormai i comunisti sono diventati un’ossessione, ne vedono la presenza ovunque, alimentano i loro incubi e le loro farneticazioni e ai comunisti attribuiscono tutti i mali antichi, recenti, attuali e futuri che affliggono la politica italiana.

I comunisti. Il Partito comunista italiano. La sinistra italiana. Sono ancora tra noi. Non sono affatto scomparsi. Non sono estinti. Non sono stati rinnegati. Finché questo lavacro definitivo non sarà compiuto l’Italia sarà in pericolo e con essa anche la democrazia.
Ne ha fatto le spese l’ultimo libro di Aldo Schiavone il quale ha risposto al mitragliamento di cui era bersaglio con un articolo su “Repubblica” di qualche giorno fa. Con pungente ironia Schiavone domandava ai suoi interlocutori: che cosa volete che faccia? Debbo suicidarmi? Vi contentereste invece se promovessi un salmodiante corteo di pentiti che percorrano le strade d’Italia autoflagellandosi e invocando perdono per il peccato d’essere stati nel Pci?

La risposta non è ancora arrivata ma sarà sicuramente quella da me anticipata nel 1994, all’alba della stella berlusconiana: dovete morire fino alla settima generazione. Caro Aldo Schiavone, non c’è altra espiazione che basti a cancellare il vostro peccato mortale.

* * *

Tra le persone che mi onorano della loro amicizia c’è Alfredo Reichlin. Abbiamo più o meno la stessa età, ci conosciamo e stimiamo da mezzo secolo sebbene i nostri percorsi culturali siano stati assai diversi. Lui entrò nel Pci ai tempi della Resistenza, io sono di cultura liberale e tale sono rimasto anche se dopo la morte di Ugo La Malfa ho sempre votato per il Pci, poi per i Ds e infine per il Partito democratico che è il più conforme alle mie idee liberal-democratiche.

Reichlin ha scritto qualche anno fa un libro insieme a Miriam Mafai e a Vittorio Foa, che ha avuto molto successo ed è stato portato in teatro da Luca Ronconi. La domanda che quel libro si poneva era appunto perché un democratico è potuto diventare comunista e che cosa faranno i comunisti dopo che il comunismo è scomparso dalla scena politica del mondo.

Tra le risposte ce n’è una di Reichlin che riassumo così: il Pci ha certamente commesso molti errori, ha condiviso un’ideologia sbagliata, ha perfino coperto alcuni crimini, ma non è una realtà discesa sull’Italia come un meteorite. La domanda da porsi è dunque questa: perché la società italiana ha reso possibile la nascita d’un partito come il Pci, al quale si sono iscritti o per il quale hanno votato operai e borghesi, artigiani e contadini, marxisti e liberali, atei e credenti? Che al suo culmine ha quantitativamente raggiunto i voti della Democrazia Cristiana? Che Aldo Moro ha associato negli anni di piombo al governo del paese?

Questa domanda meriterebbe un’analisi seria. Almeno altrettanto seria quanto l’altra domanda speculare: perché la società italiana attuale ha reso possibile la nascita del berlusconismo e gli ha dato uno strapotere che somiglia sempre più ad un regime?

Con una differenza tra le due domande: ragionare sul Partito comunista sta diventando col passare degli anni materia per gli storici; ragionare sul berlusconismo è un tema maledettamente attuale e riguarda la politica e non ancora la storia.

* * *

Si dice che ormai non c’è più differenza tra destra e sinistra. Si inventano nuove classificazioni, per esempio quella tra progressisti, moderati, conservatori. Discorsi inutili e abbastanza noiosi. Scolastici. Lontani dalla realtà.

Il tema di oggi è il rapporto tra i grandi ideali della modernità: libertà eguaglianza fraternità. L’ho già scritto altre volte: l’età moderna è nata da questo trittico di principi e ha dato segnali di decadenza tutte le volte che quel trittico si è indebolito nelle coscienze e nella politica.

Il tema di oggi è quello di ridurre le disuguaglianze senza mettere a rischio la libertà. Questo distingue la sinistra dalla destra.

Bisogna tradurlo in atti politici. Bisogna cambiare l’antropologia del Paese. Bisogna superare l’indifferenza e l’apatia. Bisogna resistere per costruire il futuro.

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E LA VERGOGNA

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Stiamo sul pezzo

La puntata di Annozero dopo i provvedimenti dei vertici di viale Mazzini
Vauro sarà citato spesso. Travaglio: “Bertolaso è come Garibaldi, non si tocca”
Ora Michele prepara la resistenza
stasera in tv la risposta alla “censura”

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA – Vauro e la censura nel prologo di Marco Travaglio. Vauro nell’apertura di Michele Santoro, Vauro nelle conclusioni di Sabina Guzzanti che prenderà il posto del vignettista nello spazio finale del programma e promette di essere ancora più corrosiva del censurato. Alla fine, nella puntata di Annozero in onda stasera, Vauro Senesi sarà “sospeso” solo per i regolamenti interni, per il direttore generale Mauro Masi, ma non per i telespettatori del giovedì di Raidue. E i contestati collegamenti esterni andranno regolarmente in onda dall’Aquila in una nuova trasmissione dedicata al terremoto in Abruzzo. Condotti come sempre da Sandro Ruotolo, arricchiti dai servizi degli inviati di Annozero che sono tornati già tre giorni fa sui luoghi del disastro e in queste ore stanno montando il materiale girato. La vera risposta ai provvedimenti disciplinari della Rai Santoro la affida ancora una volta al suo spazio televisivo, quello riconquistato a forza di sentenze giudiziarie dopo l’editto bulgaro.

Il fortino di Annozero è abituato alle battaglie, agli attacchi della politica, al corpo a corpo con il centrodestra e il mondo berlusconiano, alla freddezza del centrosinistra (quando non si trasforma in manifesta ostilità). Santoro ormai ha una certa consuetudine con le lettere di risposta alle disposizioni dei vertici, anche ieri ha preso carta e penna per ribattere a Masi punto per punto. “La sospensione di Vauro rappresenta una grave ferita per il nostro pubblico e per l’immagine della Rai. La invito a soprassedervi”. Il vignettista è a San Pietroburgo (che da comunista non pentito lui chiama Leningrado). Si limita a rispondere dal suo sito, dove ieri sera campeggiava la vignetta sotto accusa insieme alla scritta “No alla censura, la satira è libertà”

La resistenza della “squadra” santoriana intanto sta dando i suoi frutti, dicono i componenti. Masi, raccontano, sta già frenando e avrebbe fatto sapere che l’oscuramento di Vauro vale solo per la puntata di oggi. “È così”, conferma il consigliere di amministrazione del Pd Nino Rizzo Nervo, tra i più critici verso il direttore generale. Raccontano però che Santoro sia “deluso” per il silenzio del presidente Paolo Garimberti. Il quale a sua volta attende il prossimo cda (mercoledì, giorno delle nomine, Tg1 in testa) per prendere posizione. “Ma non condivido la scelta di Masi”, ha fatto sapere in maniera informale.

Santoro ha trascorso buona parte della giornata al telefono per studiare le contromosse. Ha risposto all’azienda per iscritto, si è permesso solo una breve incursione nel campo della polemica per replicare a Bruno Vespa che lo ha accusato di essere un privilegiato. La loro è una rivalità a tutto tondo: idee, stili, rapporti molto, troppo diversi. Ma soprattutto c’è la puntata di stasera. “Noi andiamo avanti per la nostra strada, questa è la risposta che vogliamo dare”, ha detto il conduttore ai suoi collaboratori. Con gli ospiti previsti tutti confermati, a cominciare da Antonio Di Pietro, uno dei più assidui, per alcuni transfer politico della visione santoriana. Marco Travaglio è come al solito di buonumore e in giro per l’Italia a presentare i suoi libri, a tenere i suoi incontri pubblici. “Bertolaso dev’essere diventato come Garibaldi e non ce n’eravamo accorti: non si tocca”, dice scherzando al telefono. “Sospendere un vignettista è veramente il colmo”, aggiunge. Stamattina piomba a Roma “per calibrare con Michele l’intervento”.

La “squadra” di Annozero pensa di aver già vinto la partita. “Mi sembra ci sia la possibilità che la cosa rientri”, si sbilancia persino Sabina Guzzanti. Dalla direzione generale confermano che la “squalifica” di Vauro potrebbe essere di una sola giornata. Anche l’ipotesi di una puntata riparatoria è tramontata velocemente. Già ieri mattina da Viale Mazzini precisavano: “Certo non potrà essere quella di stasera, non c’è tempo”. Ma Santoro parla chiaramente di “censura” nella sua lettera al direttore generale e non farà finta di niente. I suoi redattori parlano di una “sorpresa, basta aspettare poche ore”. I vignettisti si schierano con Vauro. Dice Vincino: “Questo è un comportamento delinquenziale. Vauro viene pagato pochissimo per il lavoro straordinario che fa. Quelle vignette le sottoscrivo, potevo farle anch’io”. Ma la vera difesa Annozero la cerca nel suo lavoro, spiegano nella redazione, e nel pubblico. Come sempre, gli amici e i nemici di Santoro attendono il giovedì mattina per conoscere l’auditel della trasmissione. Che finora ha dato sempre ragione al conduttore.

°°° Ieri avrei voluto scrivere a Santoro, ma non sono riuscito. Allora ho scritto a Ruotolo e gli ho suggerito di far mandare in onda, in apertura o in chiusura di trasmissione, i filmati del sisma che ha sconvolto il Molise nel 2002, CON LE MINCHIATE CHE DICEVA ALLORA BURLESQUONI E CHE STA RIPETENDO DI NUOVO IN ABRUZZO!!! Minchiate deliranti: ricostruzione in due mesi e cagatine del genere… ovviamente, SONO RIMASTE MINCHIATE, CAZZATE, COGLIONATE: dato che NON ha fatto assolutamente NULLA! (Strano… ogni volta che arriva Mafiolo al potere, c’è qualche Dio che ci punisce con un sisma terrificante. Troppo facile dire che l’omuncolo porta sfiga: la vera sfiga è che lui sia ancora al potere e non in galera!)
Tornando a noi, con tutto il rispetto per il lavoro della Guzzanti, che però non fa ridere, tre minuti di filmati originali di Mafiolo che spara i suoi deliri fasulli, avrebbero mille volte più impatto. Anche tra le scimmiette decerebrate che dicono A NOI di levarci il prosciutto dagli occhi…

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OKKIO al regime!

da Dagospia:
MASI STRATEGY SU SANTORO: NON CADERE NELLA TRAPPOLA DEL MARTIRIO – PIÙ VA IN ONDA PIÙ SILVIO GODE: CHE SIA IL PD A MOZZARE LA TESTA DI MICHELE – IL FUTURO DI SANTORO: STOP AD ANNOZERO E DOCU-FICTION D’ASSALTO CON PARENZO?

1 – Il neo direttore generale Mauro Masi ha allertato i dirigenti di viale Mazzini di stare “attentissimi ad evitare una battaglia sulla libertà d’informazione” sul sempiterno caso Santoro. “Libertà d’informazione che non è minimamente in discussione”.
Masi ha poi aggiunto di non cadere nella “trappola del martirio”, quando in realtà potrebbero esserci violazioni di norme contrattuali (ad esempio l’equilibrio dell’informazione Rai).
Silvio Berlusconi

Fin qui Masi. Ma Dagospia sa da fonte ben informata che oggi pomeriggio l’ufficio legale di Viale Mazzini avrà da esaminare le vignette di Vauro, soprattutto quella sulle bare d’abruzzo e che ha innescato uno tsunami di indignazione.

Ma a parte i “terribilisti” Cicchitto e Gasparri, la strategia di Berlusconi è completamente ribaltata rispetto ai tempi del “editto di Sofia” (che criminalizzò Biagi, Luttazzi, Santoro). Infatti, l’offensiva del quartetto dell’apocalisse composto da Santoro, Vauro, Travaglio e Di Pietro va a scippare voti, in vista delle Europee di giugno, non tanto al Pdl quanto al partito di Franceschini a favore dell’Italia dei Valori.

Quindi Berlusconi ha tutto da guadagnare elettoralmente dalla presenza in video di Santoro e compagni. Questo è il motivo per cui da parte della dirigenza Rai c’è questo atteggiamento d’attesa sulla riva del fiume aspettando che sia il Pd a chiedere la testa di Santoro.

2 – MASI GRAND COMMIS INTENDE SEGUIRE I REGOLAMENTI…
Paolo Conti per il “Corriere della Sera”

Il caso Santoro con la sua puntata sul terremoto di giovedì scorso e le polemiche aperte dal centrodestra, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini in testa, segnano l’esordio ufficiale di Mauro Masi, neo direttore generale, alla guida della Rai. La serata di «Annozero» verrà rivista a viale Mazzini da molti consiglieri di amministrazione che non l’hanno seguita in diretta: ma non ci sarà riunione operativa fino alla settimana prossima. Così come non dovrebbe esserci una convocazione della commissione di Vigilanza.
Dario Franceschini

Toccherà quindi a Masi, come responsabile editoriale della tv pubblica, agire. E sono in molti ad attendere la sua mossa per scoprire metodi e stile del successore di Claudio Cappon. In base agli accordi sottoscritti nel 2006 tra Michele Santoro e l’allora direttore generale Alfredo Meocci, «Annozero» non è «riconducibile» a nessuna direzione di testata o rete. Santoro ha il grado da direttore e di fatto risponde direttamente alla direzione generale, fatta eccezione per il rispetto della par condicio.

In quel caso (anomalia assoluta) «Annozero» non si ricollega alla testata di Raidue, il Tg2, ma al Tg3 guidato da Antonio Di Bella. Però non c’è alcun controllo editoriale sulla scaletta né sulla «filosofia» della puntata. Masi ha deciso di non legare la vicenda alla questione della libertà di espressione.

Da «grand commis» dello Stato intende attenersi a regolamenti, norme e soprattutto ai contratti che legano Michele Santoro e lo stesso Vauro alla Rai. C’è chi parla di una lettera di richiamo di Masi, che potrebbe addirittura arrivare prima della puntata di giovedì. O di una sollecitazione ad ospitare altre voci sul terremoto: un po’, si dice, come accadde quando Santoro decise di mandare in onda nel maggio 2007 il video sui preti pedofili e Claudio Cappon sollecitò la presenza in studio di monsignor Rino Fisichella. Però in quel caso si trattò di un accordo tra i due prima della puntata: qui si tratterebbe di una «riparazione» richiesta.
Mauro Masi

Ma non sono escluse soluzioni più radicali. Se Masi individuasse una violazione contrattuale o delle norme interne Rai, potrebbe immaginare – dice chi gli è vicino – anche una risoluzione contrattuale. In quanto alle vignette di Vauro, Masi ha fatto sapere che «con i morti non si scherza».

I direttori delle testate giornalistiche Rai hanno ricevuto tutti una telefonata di Masi, proprio venerdì. Un elogio al lavoro sul terremoto e una sollecitazione a riferire sui complimenti espressi dalla direzione generale alla Protezione civile. Ed è leggibile proprio lì la prima risposta del neo­direttore generale alla puntata di Santoro: il pieno appoggio alla struttura diretta da Guido Bertolaso, messa in discussione da «Annozero».

Una posizione ripetuta la domenica di Pasqua con una seconda dichiarazione dello stesso Masi controfirmata dal presidente Paolo Garimberti («pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione civile») mentre si annunciava l’avvio di «tutti gli approfondimenti previsti dalla normativa vigente e dai regolamenti aziendali» per arrivare a un giudizio aziendale su «Annozero».

Intanto anche nella sinistra del Cda qualcuno è freddo con Santoro. Si chiama Giorgio van Straten, consigliere in quota Pd. Nessuna difesa a spada tratta. Anzi: «L’informazione del servizio pubblico è pluralista non perché ognuno dice ciò che gli pare ma perché complessivamente dà conto delle diverse posizioni». Invece Nino Rizzo Nervo, stessa area: «Non riesco a capire cosa significhi un’indagine Rai. Una trasmissione può piacere o meno. Ma non può esistere un ‘colpevole’. Alcune cose di ‘Annozero’ possono convincere, altre meno. Ma un servizio pubblico come la Rai è sempre uno spazio di libertà. Altrimenti non è più un servizio pubblico». Mercoledì 22 si riunirà il Cda Rai. Chissà cosa sarà accaduto nel frattempo.
Michele Santoro

3 – ORA SANTORO VUOLE METTERSI IN PROPRIO…
Fabrizio D’Esposito per “Il Riformista”

La scena risale a qualche settimana fa. Il direttore di Raidue Antonio Marano, leghista di osservanza maroniana, è chiuso nel suo ufficio e sembra quasi dettare una sorta di memorandum riservato al suo successore, che peraltro ancora non c’è: «Per la prossima stagione, Santoro ha già deciso che non vuole fare più Annozero. Per lui è diventato troppo faticoso e poi ha intenzione di liberarsi di Travaglio, che ormai offusca il suo ego, e mettersi a fare l’autore di docu-fiction».

Una notizia clamorosa, vista l’autorevolezza della fonte: il direttore della seconda rete del servizio pubblico. Ma che soprattutto offre un’ulteriore chiave di lettura alle solite e violente polemiche sulla trasmissione di Raidue, stavolta sul terremoto abruzzese. Le feroci critiche ai soccorsi hanno compattato un vasto fronte anti-santoriano: Berlusconi, Fini, l’opposizione del Pd, i nuovi vertici della Rai. Al punto che dai piani alti di Viale Mazzini si ammette apertamente: «Da settembre Annozero non sarà nel palinsesto, a prescindere da chi prenderà il posto di Marano».
Antonio Di Pietro

Una previsione, questa, rinforzata dall’annuncio di Paolo Garimberti e Mauro Masi, rispettivamente presidente e direttore generale dell’azienda radio-tv, di avviare una procedura interna contro il conduttore, non senza aver ribadito in una nota «pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione civile».

Torniamo, dunque, alle parole di Marano ante-terremoto, «Santoro avrebbe già deciso di non fare più Annozero», e rileggiamole alla luce di quanto successo nella puntata di Giovedì Santo, la cui eco si è trascinata fino a ieri, Lunedì in Albis. Ecco cosa racconta a microfoni spenti un importante e informato esponente di Viale Mazzini: «Il carattere di Santoro è un perfetto mix di egocentrismo, calcolo e risentimento. Lui sta alzando il tiro perché vuole trattare la sua uscita dalla Rai da una posizione di forza».
Vauro Senesi

Via dalla Rai, quindi, per dedicarsi alle docu-fiction. Un progetto già accarezzato dal giornalista salernitano all’inizio dell’estate del 2007. In quel periodo a Palazzo Chigi c’era Prodi e Santoro aveva ripreso a lavorare da un anno alla Rai dopo l’editto bulgaro berlusconiano del 2001. L’ex eurodeputato del listone ulivista comincia una trattativa con il dg Claudio Cappon e il suo vice Giancarlo Leone. L’allora presidente Claudio Petruccioli viene tenuto al corrente regolarmente degli incontri.

Santoro vuole imitare Bruno Vespa: dimettersi dalla Rai e spuntare da esterno un ricco contratto di collaborazione per produrre docu-fiction. L’idea è fortemente sponsorizzata da Sandro Parenzo, il patron di Telelombardia e della società di produzione Videa. I due, Santoro e Parenzo, trattano per mesi con Cappon e Leone. Poi tutto si arena. L’affare sfuma per il ripensamento dello stesso conduttore. Forse ha avuto garanzie sicure sul prosieguo di Annozero. Forse non vuole mollare il gruppo di giornalisti che da sempre è con lui.
Marco Travaglio

A distanza di due anni, l’exit strategy di Santoro sarebbe la stessa: lasciare Viale Mazzini e continuare in proprio da collaboratore esterno. E stavolta sono in molti a giurare che non ci saranno dietrofront dell’ultimo momento. Anche perché il clima politico è mutato profondamente. Racconta un’altra fonte autorevole: «Mai come questa volta Santoro ha tutti contro e lui vuole evitare di isolarsi politicamente. Santoro ha sempre fatto la minoranza all’interno di una maggioranza, come quando governava il centrosinistra. Non gli interessa una minoranza da riserva indiana con Di Pietro, De Magistris e Travaglio, perché non lo porterebbe da nessuna parte».

In pratica l’esatto opposto di quanto denunciato ieri da Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Annozero è una trasmissione che ha obiettivi politici chiarissimi. Essa è collegata a un gruppo politico-giudiziario che ha come terminale giornalistico Marco Travaglio e come punto di riferimento politico Antonio Di Pietro. In mezzo c’è un’operosa componente giudiziaria, che ha punti di riferimento in alcune procure. L’obiettivo di questo network è quello di destabilizzare il quadro politico».

All’esponente del centrodestra ha replicato il dipietrista Felice Belisario: «Cicchitto è davvero l’ultima persona che può venirci a parlare di libertà di informazione e indipendenza della stampa. Da fedele affiliato alla loggia P2, Cicchitto aveva sottoscritto il programma di Gelli che prevedeva, tra le altre cose, l’eliminazione della libera informazione e il perseguimento di fini opposti a quelli previsti dalla nostra Costituzione. Non esiste alcun teorema, alcun complotto politico-giudiziario, altrimenti Berlusconi non avrebbe vinto per tre volte le elezioni». Sia come sia, Santoro dovrebbe essere alla vigilia del suo congedo da giornalista della Rai. Difeso solo dalla radicale Emma Bonino e dal presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli. E, ovviamente, da Antonio Di Pietro.

°°° Come vedete, cari amici, la P2 e la mafia stanno tentando in tutti i modi di cancellare definitivamente la scarsissima informazione che c’è in televisione. Soliti giochi sporchi: divide et impera, mettere gli uni contro gli altri… Ah! Se tutto il csx si desse una svegliata e si compattasse e se i vertici chiedessero IMMEDIATE DIMISSIONI di questi banditi ed elezioni a settembre!!! Ma chi le sveglia quelle teste di cazzo?

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Regime

Rai: avviati approfondimenti su Annozero

(ANSA) – ROMA, 12 APR – Il presidente Rai Paolo Garimberti e il dg Mauro Masi hanno avviato ‘gli approfondimenti previsti da normativa e regolamenti’ su Annozero. In una nota poi, Garimberti e Masi ribadiscono ‘nuovamente pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione Civile per il terremoto in Abruzzo, solidarieta’ peraltro gia’ espressa sin dal primo momento’. Due componenti della Vigilanza, Merlo (Pd) e Lainati (Pdl) avevano sollecitato l’intervento dei vertici dell’azienda radiotelevisiva.


°°° Vedete, amici? Qui siamo nel mondo al contrario. Invece che cancellare del tutto le cagate che solitamente manda in onda Raiset: robaccia indegna di un paese civile, dai Tg alle minchiate di vespa, da marzullo ai programmini di merda pomeridiani… NO, rompono i coglioni agli UNICI GIORNALISTI seri e capaci!!! Io l’ho vista la puntata ed era GIORNALISMO! E nessuno ha attaccato la protezione civile, semmai hanno evidenziato le minchiate solite di Bertolaso. Ma che schifo.

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