Il regime censura le porcate di papi

IL DIKTAT DI PAPI-SILVIO: SU PUTTANOPOLI CALI IL SILENZIO, NESSUNO DICHIARI. E I TG SI ADEGUANO
Claudio Tito per “La Repubblica”

«Nessuno ne parli. Facciamo in modo che il silenzio cada su tutti i mass media. La vicenda rimarrà solo su un giornale e tutti se ne dimenticheranno». Silvio Berlusconi ha lanciato la sua parola d´ordine. Il suo obiettivo è avvolgere l´inchiesta di Bari e le rivelazioni di “Patrizia e Barbara” con un velo di indifferenza.
BARBARA MONTEREALE

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Gli atti dei pm pugliesi e le interviste di “Repubblica” lo hanno scosso non poco. Il capo del governo è su tutte le furie. Qualcuno lo descrive «provato». Amareggiato al punto da far addirittura circolare la voce di una prossima cessione di Villa Certosa. Solo uno sfogo, però. Perché sul tavolo del Cavaliere non c´è nessuna offerta né un annuncio di vendita: la valutazione sarebbe altissima, superiore ai 200 milioni di euro.

BARBI

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La sua attenzione è semmai concentrata sugli ultimi scossoni provenienti dalla Puglia. Per ora il suo staff non è riuscito a studiare una tattica difensiva se non quella del «silenzio». Il terrore di Berlusconi è che possa scattare un effetto «emulazione» con altre ragazze decise a imitare Barbara Montereale. Così anche la «disaffezione» nei confronti della dimora di Porto Rotondo è soprattutto un´arma mediatica.

«Me l´hanno violata, è come se fossero entrati dei ladri», ha spiegato riferendosi alle foto di Zappadu. Ma è in primo luogo il modo per trasmettere un messaggio preciso: «io sono la vittima e non il carnefice di tutto questo». Ieri quindi ha evitato di volare in Sardegna rimanendo con i nipoti ad Arcore. Negli ultimi due mesi, del resto, ci è andato raramente. Ma difficilmente se ne libererà. Semmai frequenterà di più la villa di Paraggi, in Liguria.

Per ora, dunque, la risposta all´intervista di Barbara Montereale è una sola: ignorare, far dimenticare, non commentare. Lasciare che il caso si sgonfi. «Perché quella è solo spazzatura». Che, a suo giudizio, verrà smaltita anche stavolta dalle «urne» dei ballottaggi. E forse non è una coincidenza che quasi tutti i tg delle tv pubbliche e private abbiano parlato ben poco delle cronache provenienti da Bari.

Anche i commenti di giornata si contano sulle dita di una mano. «Non leggo Novella 2000», taglia corto ironicamente il ministro dell´Interno Roberto Maroni. «Una cosa è sempre più chiara – dice il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone – Silvio Berlusconi è l´aggredito, mentre una certa stampa e il Pd sono gli aggressori. Una guerriglia fatta di fango, insulti e offese».

Insomma, gli fa eco Gianfranco Rotondi, «il complotto c´è stato ed è sempre più evidente» ma chi conta «in una caduta del governo, si sbaglia di grosso». Anzi, avverte Osvaldo Napoli, «contro la muta scatenata di cani che ringhia senza sosta contro Berlusconi, la risposta migliore l´hanno data gli elettori».
Berlusconi fotografato il 31 maggio 2009 davanti all’ingresso dell’hotel Palace di Bari, alle sue spalle Patrizia D’Addario

Eppure l´allarme ha superato tutti i livelli di guardia. Molti parlamentari del centrodestra sono rassegnati, i fedelissimi del premier preoccupati. Tutti temono che nel Pdl possa partire la corsa a scendere dal carro. Pochissimi giorni fa è toccato addirittura a Fedele Confalonieri catechizzare il Cavaliere. Gli ha chiesto con insistenza di «fermarsi», di «smetterla», di «cambiare».

Ieri, poi, Marcello Veneziani ha «supplicato» il premier su “Libero”: «sciolga la corte e mandi a farsi benedire i cortigiani». Il senso di isolamento, inoltre, è cresciuto nei due giorni trascorsi a Bruxelles dove l´Italia è stata messa in minoranza per la presidenza del Parlamento europeo. In più, per la prima volta dal 2001, la Chiesa segna una distanza dal centrodestra. La Cei, attraverso Avvenire, ha lanciato una sorta di ultimo “avviso ai naviganti”. Non è ancora un addio dei vescovi al Cavaliere. Ma un avvertimento: ancora una goccia e il vaso trabocca.
MINZOLINI E BERLUSCONI (servo e padrone)

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Per tutto questo, Berlusconi chiede il «silenzio» e spera nel lavacro elettorale dei ballottaggi. Anche stavolta, si è detto sicuro, «ha da passa ‘a nuttata».

2 – BLACK OUT NEI TELEGIORNALI, REPUBBLICA E L’UNITA’ ALL’ATTACCO, MA PD, VIGILANZA, GARIMBA, USIGRAI STANNO ZITTI
L’Unità lo scrive in prima: “Il Tg1 stabilisce un record: nessuna notizia”. Repubblica schiera ancora una volta il suo critico tv Antonio Dipollina, che racconta il black out informativo. Insomma, Tg1 e Tg2 da ieri (confermando la scelta anche oggi a pranzo) hanno cancellato l’inchiesta di Bari dai propri notiziari, seguendo quella che è la strategia imposta da Berlusconi, nella speranza di uscire dal gorgo di Puttanopoli. La notizia, però, continua a campeggiare sulle prime pagine di tutti i giornali (compresi “Il Giornale” e “Libero”). Eppure ancora nessuna protesta si è levata dal Partito Democratico, dalla commissione di Vigilanza e il suo presidente Zavoli, dal presidente “di garanzia” della Rai Paolo Garimberti, dall’Usigrai, dalla Fnsi…

ALTRO DOMESTICO: GARIMBERTI

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LA GUARDIA DEL CAVALIERE
Antonio Dipollina per “La Repubblica”

E arrivò anche il giorno del blackout totale dei principali tg. Giusto, era giornata di silenzio elettorale, giusto era sabato e in qualche modo la settimana è corta, giusto sono tempi in cui la riflessione ogni tanto deve avere il sopravvento. Però, insomma. E quindi nello sconcerto generale in aumento, le questioni legate all´inchiesta che scotta sono sparite del tutto dai principali centri di informazione del paese, appunto i tg più seguiti.

Al Tg1 devono aver pensato che era il momento della coerenza: dopo aver oscurato nei titoli di testa tutto quello che potesse avere a che fare con il caso in esame, devono aver pensato che a quel punto non c´era motivo di dare corso nel seguito del telegiornale. Se non l´annunciamo la notizia non c´è, insomma, altrimenti il pubblico rimane disorientato.

Intanto qualche altro tg, intanto tutti i siti internet di informazione, intanto i giornali riempiono le prime pagine, tirano fuori sempre nuovi particolari, fanno intravedere gli scenari futuri. Quelli, invece no: quelli che secondo le recenti indagini forniscono l´informazione primaria al 70 per cento degli italiani hanno deciso che tutta questa gente va accudita e rassicurata fino in fondo, che cedere a questo punto sarebbe disdicevole, che bisogna conservare tutta l´integrità dimostrata in questi giorni.

La guardia si fa fino in fondo, incrollabili. Ma questa cosa deve andare avanti così davvero? Deve continuare fino in fondo in questo modo? Insomma, è ancora lunga? No, giusto per regolarsi. La gara a chi si stanca prima può essere divertente, però un minimo di tristezza e di indignazione inizia a farsi largo, ma davvero.

°°° Proprio come nei più oscuri e sanguinosi regimi, amici. Proprio come nel regime comunista sovietico che lui aborre tanto, ma ne è l’unico erede europeo. Silenzio, insabbiare, ingannare i cittadini e turlupinare gli elettori. Potere, potere, e ancora potere, a qualunque costo. Senza tutto questo potere, preso abusando dell’ignoranza e della buona fede dei popolani, d’altronde potrebbe succedere solamente una cosa… LA GALERA. Manette per Mafiolo e per tutta la sua cosca di malavitosi inquisiti o condannati.

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Il ritardato arriva in ritardo

Festa Repubblica, premier in ritardo
causa «telefonate istituzionali»

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è arrivato con circa un quarto d’ora di ritardo alla tribuna d’onore per assistere alla tradizionale parata militare ai Fori Imperiali in occasione della “Festa della Repubblica”.


°°° Ecco in esclusiva il testo di una telefonata istituzionale di Mafiolo:
“Pronto? Mi conscienta… hai un viso angelico… ho appena visto il tuo book fotografico che mi ha portato la servitù di rete 4… lo sciai che potresti fare la velina? Domani ti mando un bombardiere militare a prenderti a Casoria e vieni a trovarmi nella mia villa in Sardegna. Non preoccuparti… niente di depravato o di lecito, solo un rapporto da padre a figlia. Anzi… chiamami “papi”. Parliamo esclusivamente di lavoro e della tua carriera. Porta i tuoi quadernetti, così, mentre noi lavoriamo, ti faccio correggere i compitini dalla Gelmini. Cantiamo il karaoke e ragioniamo dei grandi sistemi. Ah… le manette col peluche le porto io, tu… non mettere le mutandine. Ti baciuo, cara. Ora scusami, ma devo andare a recitare la gag del “grande statista” alla sfilata militare. Spero che non si accorgano che l’ho fatta ridurre ai minimi termini… perché gli automezzi delle forze armate hanno la benzina giusta giusta dal Colosseo a garage militare.”

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GHEDINI, PRONTO AD AGGREDIRE NOI CHE INFORMIAMO

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Puzza insopportabile

ISSO, ESSA E ‘A MALAVITA
di ROSITA PRAGA [ 29/05/2009]

A Napoli gli investigatori della Direzione Antimafia stanno indagando sui possibili collegamenti fra Elio Benedetto Letizia, il padre dell’ormai celebre Noemi, e il ceppo che a Casal di Principe ha visto per anni egemone il clan capitanato da Armando, Giovanni e Franco Letizia, gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola, area Bidognetti. Tutti alleati degli Scissionisti di Secondigliano. Qui, nell’attesa di sviluppi giudiziari, proviamo a mettere in fila alcune impressionanti coincidenze, con le tessere di un puzzle che vanno al loro posto una dopo l’altra. Ed un Paese che, se le ipotesi investigative fossero confermate, si troverebbe a dover raccogliere la sfida finale.

Potrebbe suonare solo come un’omonimia, un cognome strano, uguale al nome di una donna. E che ricorre. Poi il cerchio delle coincidenze comincia a stringersi. E prende corpo l’ipotesi che Benedetto Letizia detto Elio, padre dell’aspirante starlette Noemi, lungi dall’essere mai stato autista di Craxi o militante di Forza Italia o qualsiasi altra boutade messa in circolazione, sia originario dello stesso ceppo di Casal di Principe dal quale provengono Franco e Giovanni Letizia, gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola. Lo stesso commando capace di sparare in fronte ed ammazzare sei extracomunitari in un colpo solo per avvertire gli altri che, se si intende trafficare droga in zona, bisogna sottostare alle “regole”. E pagare.

Ma chi e’ veramente Benedetto-Elio Letizia? Da Castelvolturno all’Agro Aversano fino a Secondigliano, molti lo sanno fin dall’inizio di questa storia. Ma non parlano. Tacciono di fronte ai tanti cronisti venuti da ogni parte del mondo. Pero’ a Enrico Fierro, inviato dell’Unita’, qualcuno ha detto: lascia stare, su questa storia meglio non metterci le mani. Bolle, scotta. Il cinquantenne Benedetto Letizia, noto finora al Comune di Napoli (dove e’ in servizio) piu’ che altro per un vecchio inciampo giudiziario – fu arrestato nel ’93 nell’ambito di un’inchiesta sulle compravendite di licenze commerciali – per tutti e’ un uomo tranquillo. E anche la gazzarra di visure camerali e catastali messa su dai giornali, non ha potuto scoprire altro che modesti immobili intestati a Noemi e un paio di societa’ dedite al commercio di profumi. Solo una bufala, allora, la storia della parentela? “Non dimentichiamo – dice un attento osservatore di queste dinamiche – che molto spesso i clan si servono proprio di personaggi “puliti”, o quasi, per tenere i contatti con esponenti delle istituzioni”.

A gettare benzina sul fuoco, realizzando la classica “excusatio non petita”, sono poche settimane fa alcuni giornalisti del casertano. Ventiquattr’ore di fuoco, quel 19 maggio. Dopo la cattura in Spagna del boss Raffaele Amato, a Secondigliano un blitz porta in manette quasi cento persone ritenute affiliate agli Scissionisti. In nottata arriva l’arresto a San Cipriano d’Aversa del boss Franco Letizia, uno fra i cento latitanti piu’ ricercati d’Italia. E siamo proprio negli stessi giorni in cui, fra gossip e cronaca, i giornali, le tv e il web sono letteralmente invasi da quel nome: Letizia. Alle 12 e 18 in punto nelle redazioni arriva un lancio Ansa. E’ firmato dalla giovane corrispondente casertana Rosanna Pugliese: nessuna parentela – si legge – tra l’arrestato Franco Letizia ed il papa’ di Noemi, lo affermano “gli inquirenti che operano nel casertano”. Che bisogno c’era di quella perentoria smentita, a fronte di una notizia mai data? E soprattutto, perche’ rifarsi ad un termine generico come “gli inquirenti”, senza precisare se si tratta della squadra mobile, della Procura (di Napoli o di Caserta?) oppure di altre forze dell’ordine? Un sito locale, Caserta Sette, non perde l’occasione per rilanciare la non-notizia. E con tono stizzito se la prende con chiunque osi pensare che esista quella parentela.

Mentre scriviamo, alla Voce risulta invece che sono in corso indagini top secret alla Procura di Napoli proprio per accertare il possibile collegamento fra i Letizia di Secondigliano (Benedetto detto Elio, ma anche altri suoi stretti congiunti) e il clan Letizia affiliato ai Casalesi. Un legame che, se fosse accertato, nella “vicenda Papi”, spiegherebbe tutto. O quasi. Qualcuno, in Campania ed oltre, sa bene da tempo cosa significa pronunciare alcuni grossi nomi. E perche’, se telefona uno con quel nome, se si spinge fino a chiedere a un leader politico di mostrarsi alla nazione intera, intervenendo ad una festa di paese, lui potrebbe essere costretto ad acconsentire. Ma in ossequio alla ragion di stato sarebbe obbligato a far credere – perfino alla moglie e ai figli – che si tratti d’una storia di corna e minorenni, piuttosto che rivelare al Paese e al mondo la verita’.

Scrive Fierro sull’Unita’ del 22 maggio: “La camorra, soggetto da maneggiare con cura in questa storia. Anche se i tanti set di questo reality non aiutano a tenerla a debita distanza. Secondigliano (il quartiere monstre dove i Letizia hanno alcune loro attivita’); Portici, la citta’-quartiere dove vivono Noemi e sua madre, e Casoria, il paesone della festa. In ognuno di questi luoghi i clan hanno un controllo ferreo del territorio. Sanno tutto. Di tutti”. In attesa delle conclusioni alle quali giungeranno i pm della Dda, noi qui proviamo a mettere insieme le tessere del puzzle. Che cominciano a combaciare in maniera impressionante. Se risultasse provato il collegamento fra i Letizia, sarebbe allora piu’ realistico immaginare quale sia stato il vero motivo di quell’appuntamento cui il premier, suo malgrado, non poteva mancare, pur avendo cercato con ogni mezzo fin dalla mattina – e poi nelle frenetiche telefonate fatte in quei misteriosi 50 minuti di sosta dentro l’aereo, a Capodichino – di sottrarsi. Alla fine va. E resta per quasi un’ora a colloquio “riservato” – dice chi c’era – con Elio Benedetto Letizia, prima di darsi in pasto ai fotografi.

. IL POTERE DI GOMORRA

Troppo forte, il potere d’intimidazione di quella holding multinazionale che, come ci ha raccontato Gomorra, comunica i suoi messaggi attraverso i simboli. L’uomo accusato di essersi portato via la donna di un boss, per esempio, viene crivellato non alla testa o al cuore, ma “mmiez ‘e palle”; quello che ha tradito gli accordi, facendo catturare uno del clan, dovra’ essere “incaprettato”, legato come un capretto sul banco della macelleria, e fatto ritrovare nella posa piu’ grottesca e mostruosa che si possa immaginare per un essere umano. Cosi’ anche la presenza fisica di una personalita’, in certi luoghi ed occasioni, vale piu’ di cento rassicurazioni verbali. Magari arriva a suggello di un condizionamento che durava gia’ da mesi. E del quale la bella – e quasi certamente ignara – Noemi non era che un altro “segnale”. La sua presenza al fianco del primo ministro (come nell’ormai famoso ricevimento di fine anno a Villa Madama) serviva per affermare all’esterno che il rapporto con gli uomini del napoletano e del casertano stava andando avanti.

Del resto, lo strapotere finanziario raggiunto dalle imprese dei clan camorristici – anche attraverso la presenza di loro vertici nelle logge massoniche coperte – praticamente non ha uguali. Lo ha spiegato poche settimane fa Roberto Saviano agli studenti della Normale di Pisa nel corso di una lezione: nessuna, fra le altre mafie del mondo (russa, cinese o slava che sia) e’ autonoma rispetto alle cosche italiane. Tutte hanno come modello di partenza Cosa Nostra, ‘Ndrine e Camorra. Ma i gruppi esteri non si sono mai del tutto affrancati: sullo scacchiere internazionale, nei paradisi fiscali, per muovere da un capo all’altro dei contimenti denaro, armi, stupefacenti, organi ed esseri umani, devono sempre e ancora in qualche modo “dare conto” ai clan italiani.

Dal punto di vista dell’economia criminale, poi, che interi pezzi dell’Italia siano ormai ricattabili da parte dei clan camorristici, non e’ una novita’. Una holding multinazionale, ma pur sempre malavitosa; forze strutturate e uomini che, pur trovandosi ormai a gestire le leve del potere finanziario (il giro di affari delle mafie, secondo uno studio recente di Confesercenti, e’ pari a 125 miliardi di dollari l’anno, circa il 7% del Pil nazionale), non rinunciano ai vecchi e collaudati metodi per affermare il loro potere. Un commando di fuoco pronto a sequestrare, a sparare in faccia, tenere in ostaggio magari i figli di un alto esponente politico. Ed e’ cosi’ che possono maturare, per i posti chiave di governo – ad esempio la presidenza di una strategica Provincia o un sottosegretariato – le nomine di personaggi ritenuti gia’ nelle lore stesse zone di origine impresentabili, per i legami con la camorra dei loro uomini piu’ stretti.

MARONI ALLA CARICA

Come s’inscrive, nello scenario che stiamo ipotizzando, l’autentica impennata nella lotta ai clan camorristici impressa nelle ultime settimane da Roberto Maroni, ministro degli Interni, e da Antonio Manganelli, capo della Polizia? “Berlusconi – dice un esperto di intelligence che preferisce restare anonimo – probabilmente sara’ presto lasciato al suo destino. Lo dimostra il livello di fibrillazione da cui e’ stato colto dopo l’episodio di Casoria, gli errori a raffica, le dichiarazioni avventate. A reggere saldamente il timone dello Stato che non si arrende e’ ora il Viminale, da cui non a caso negli ultimi mesi e’ partito un pressing senza precedenti nel contrasto ai Casalesi e ai loro alleati, gli Scissionisti di Secondigliano. Operazioni che hanno liquidato quasi interamente il clan Letizia”.

L’escalation nella lotta alla malavita organizzata del casertano ha inizio esattamente dopo la strage di Castelvolturno, il 19 settembre dello scorso anno, quando sei nordafricani residenti nella vasta area a rischio della Domiziana, sul litorale di Caserta, vengono massacrati in un raid di camorra teso – si capira’ in seguito – a riaffermare il predominio sulla zona del boss dei Casalesi Giuseppe Setola, al cui clan sono affiliati i Letizia. Appena dieci giorni dopo, il 30 settembre, i Carabinieri del comando di Caserta arrestano gli artefici dell’eccidio. Sono Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo ed il ventottenne Giovanni Letizia, gia’ ricercato per un altro omicidio collegato alla connection politica-rifiuti: quello dell’imprenditore Michele Orsi. I militari li sorprendono in due villini di villeggiatura a Quarto, sempre in zona domizia. “Secondo il pentito Oreste Spagnuolo – scrivera’ Roberto Saviano – Giovanni Letizia quando uccise Michele Orsi indossava una parrucca e ai piedi aveva un paio di Hogan di tela. Poi gli venne fame e andarono a mangiare con Letizia che aveva ancora le scarpe sporche di sangue ma preferiva pulirle con la spugnetta anziche’ buttarle. Quando il suo capo chiese perche’ perdesse tempo a lavarle rischiando di essere beccato, Giovanni Letizia gli rispose che Orsi non valeva le sue scarpe”. 14 gennaio 2009. In un edificio diroccato di Trentula Ducenta, al confine con il Lazio, finisce la latitanza del boss Giuseppe Setola. Con lui viene fermata la moglie, Stefania Martinelli. Fra il 9 e l’11 marzo la Dda partenopea mette a segno un altro colpo mortale per i Casalesi con l’arresto di altri uomini legati a Franco Letizia, cugino di Giovanni, considerato il reggente del clan. Fra loro anche il trentatreenne Vincenzo Letizia detto ‘o schizzato. 3 aprile 2009. La Mobile di Caserta arresta Armando Letizia, 56 anni. Considerato elemento di spicco del clan, Armando e’ zio di Giovanni Letizia e padre del latitante Franco. Il cerchio si stringe intorno a quest’ultimo, che sara’ tratto in manette il 19 maggio. Ma quella domenica 26 aprile, il giorno dell’arrivo di Berlusconi a Casoria per il compleanno di Noemi, un’altra e piu’ rilevante cattura forse e’ gia’ nell’aria. All’alba del 29 aprile la Direzione Investigativa Antimafia di Napoli sorprende Michele Bidognetti, fratello del boss Francesco Bidognetti (detenuto al 41 bis eppure ancora in grado – secondo gli inquirenti – di impartire ordini), ma soprattutto parente del collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti.

Un gruppo criminale strettamente collegato a quello dei Setola e, quindi, ai Letizia. “Una storia – fanno notare in ambienti giudiziari del casertano – che puzza lontano un miglio di rifiuti. Non va dimenticato che per i Bidognetti questa e’ stata sempre una fra le piu’ lucrose attivita’. E che molte operazioni messe a segno recentemente dalle forze dell’ordine nascono dalle rivelazioni su quel maleodorante business rese da una gola profonda del settore come Gaetano Vassallo”. Senza contare, su tutto, la presenza degli imprenditori-camorristi del settore rifiuti Michele e Sergio Orsi: il primo ucciso proprio per mano del clan Letizia quando era in procinto di collaborare con la magistratura. Il secondo, arrestato nell’ambito di un’operazione anticamorra di febbraio scorso, era invece stato prosciolto nel 2007 da analoghe accuse. Al suo fianco, come penalista, c’era l’avvocato Ferdinando Letizia dello studio Stellato di Santa Maria Capua Vetere. Casertano, 35 anni, Ferdinando Letizia e’ anche consigliere comunale a Castelvolturno e capogruppo della lista “Liberamente”, sul cui sito internet si esaltano le gesta del leader Silvio Berlusconi. Il colpo inferto ai trafficanti di rifiuti con l’apertura dell’inceneritore di Acerra, il timore di perdere gli appalti da milioni di euro che ruotano intorno all’affare munnezza, potrebbero insomma essere fattori non del tutto estranei al clima rovente delle ultime settimane.

IL MILAN? ALL’OLIMPIA

Ma torniamo ai segnali. A quegli avvenimenti forse solo in apparenza “curiosi” che avevano preceduto la famosa sera del 26 aprile. Quella domenica a giocare sul campo del San Paolo c’era stata l’Inter. Ma il 22 marzo a Napoli per una sfida di campionato era sbarcato il Milan. Che per la prima volta aveva abbandonato i consueti, sfavillanti hotel del lungomare partenopeo con vista sul golfo, per andare ad alloggiare in una delle piu’ desolate periferie dell’hinterland: Sant’Antimo, Hotel Olimpia. Terra di inceneritori, ecoballe e Cdr. Al confine col triangolo della morte Nola-Marigliano-Acerra. Comune, Sant’Antimo, due volte sciolto per infiltrazioni camorristiche. Area infestata da sversamenti illegali di materiali tossici. E non lontana da quell’agro aversano da cui trae le sue origini il gruppo Setola-Bidognetti-Letizia.

L’Hotel Olimpia rientra nell’impero economico della famiglia Cesaro, che in zona possiede anche l’unico presidio sanitario disponibile per uno fra i territori piu’ densamente popolati d’Italia, il Centro Igea, ed una serie di altre lucrose attivita’. Leader della famiglia e’ Luigi Cesaro, deputato Pdl, candidato in pole position per la presidenza della Provincia di Napoli. Sui suoi pregressi legami coi clan della zona si soffermava a lungo (come la Voce ha ricordato nel numero di maggio scorso) la relazione di fuoco redatta dai commissari prefettizi inviati a Sant’Antimo dopo lo scioglimento per camorra del 1991.

Ecco i passaggi chiave. “I collegamenti di taluni degli amministratori con la malavita organizzata – clan Puca e Verde – si estrinsecano attraverso rapporti di parentela e/o cointeressi in attivita’ economiche e patrimoniali”. “La cointeressenza in attivita’ economiche si coglie soffermandosi sugli accordi in materia di appalti fra i clan di Pasquale Puca ed il clan Verde, che operano rispettivamente attraverso le cooperative “La Paola” e “Raggio di Sole”, addivenendo in tal modo ad una spartizione dei settori dell’economia locale. Della Cooperativa “Raggio di Sole” e’ socio il consigliere comunale Antimo Cesaro unitamente ai fratelli Raffaele (legale rappresentante) e Luigi”. Ancora: “Lo stesso consigliere Aniello Cesaro risulta citato a comparire dalla Autorita’ Giudiziaria in ordine a molteplici attivita’ estorsive messe in atto da Pasquale Puca, capo dell’omonimo clan camorristico operante in Sant’Antimo e Casandrino; risulta avere in atto procedimenti per truffa, interesse privato in atti d’ufficio, omissione in atti d’ufficio e peculato”. Diciannove anni dopo, di Luigi Cesaro (e del suo “gemello” politico Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia), parla Gaetano Vassallo, come ricorda l’Espresso in un’inchiesta di settembre 2008. E qui tornano le coincidenze. Perche’ se le verbalizzazioni del pentito dovessero trovare conferma, a favorire l’attivita’ imprenditoriale dei Cesaro non sarebbe stato un clan qualsiasi. Ma il gruppo di Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte.

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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Malati

Violenza sessuale: stuprava moglie e molestava figlia, in manette 36enne

02 Maggio 2009 09:21 CRONACHE

FOGGIA – Un 36enne di Cerignola, nel Foggiano, e’ stato fermato per avere ripetutamente picchiato e violentato la moglie e molestato sessualmente la figlia dodicenne. L’uomo, con numerosi precedenti penali e sorvegliato speciale, e’ accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale aggravata e lesioni personali. Si trova ora detenuto nel carcere di Foggia. (Agr)


°°° E quest’altro malato di mente? Affetto da febbre suina anche lui o si tratta semplicemente di un porco dai tratti umani?

maiali

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Notizie dal regime

1) 25 aprile: Berlusconi, “Repubblichini diversi da partigiani, ma pieta’ anche per loro”


°°° Molto, MOLTO, diversi, ciccio. Ma tu non puoi capire. La pietà non la proviamo per loro, ma per chi si fa ancora abbindolare dai loro eredi stolidi e fanatici… a cominciare da te e dalla tua cosca.

2) Il ministro Maroni e i clandestini:
mille in uscita, è un indulto. Il ministro: “Buonisti anche tra di noi.”


°°° Buonisti?! Ma brutto assassino di merda! Hai ucciso una ragazzina su quella nave e stavi per fare un massacro tra i sopravvissuti. Nasconditi sotto una bella montagna di sterco, bastardo!

3) Roma, 15enne accoltellato allo stomaco durante una rapina: grave

09:10 CRONACHE
* Tre giovani rapinati da 3 sconosciuti incappucciati nel quartiere Ostiense. Il ragazzo colpito dopo aver tentato di riprendere portafogli e telefonino rubati ad un suo amico
*Minorenne ucciso, in due in manette
«Accoltellato e sepolto in giardino»
*Napoli, ucciso in un agguato davanti a casa un ragazzo di 17 anni

°°° Ma che sta succedendo? Perché ucciderli a 17 anni, quando la famiglia ha già fatto tutto il lavoro per crescerli? Non sarebbe meglio rispolverare Erode e massacrarli già nella culla? Questo è il “Paese che amo” si berluschina memoria?

4occhi

disper1

vaffa_berlusca

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La stampa oggi… deprimente

Apri i giornali e vedi che esistono ancora i pirati. E rapiscono marinai italiani! Ma dove cazzo sono Tremal-Najk e Sandokan? Ma chi l’ha scritto questo film nel 2009? Ma soprattutto: chi cazzo ha messo due ebeti come burlesquoni e frattini al posto degli eroi della mia gioventù?
Una coppia di spostati tedeschi, pure giovani, va ad Aosta a mangiare la pizza… come il mondo sa, è ad Aosta che si deve mangiare la pizza. A Napoli, semmai, ci vai per gustare la fonduta… accompagnato da Apicella che fa tintinnare il suo sonaglio. PerBach! Lo sanno tutti. Ma questi due non vanno da soli, naaaaa: ci vanno coi tre figlioletti di lei. Dice la mammina: «Non potevamo sfamarli, così li ho abbandonati». Giustamente. Mica da un ciabattino, li hanno mollati in una fornita pizzeria! Poi, dicono “Usciamo a fumare” e spariscono. Non hanno pagato il conto, ma hanno lasciato una sontuosa mancia: tre bambini! Potevano farsi dare il resto in capperi e acciughe. Mollano i bambini e scappano. E come scappano? Con un’Apixedda!!! Minca. Bonnie & Clyde si staranno rivoltando nella tomba. Ibra vuole mollare l’Inter: “Voglio provare qualcosa di nuovo” dice. E c’è bisogno di scappare? Trombati la de filippi e il suo moglio: come fanno tutti quelli che vogliono fare carriera in tv e al festival di Sanscemo e non rompere i coglioni all’uomo moderno!
Marchionne litiga col commissario Ue, Verheugen… Ma come cazzo fai a litigare con uno che si chiama come una minaccia pesante?! Quello, già come si presenta: TI SPETTINA!
Minorenne ucciso, in due in manette:
«Accoltellato e sepolto in giardino»
Due italiani hanno ucciso malamente questo ragazzo croato e sono stati arrestati. Giustamente. Primo, perché non sono rumeni. Secondo, perché hanno seppellito la vittima in giardino. Ben gli sta! Se lo seppellivano in salotto, non li avrebbero mai presi. Certo… sarebbe stato un lavoraccio: smontare il pavimento in cotto, scavare, seppellire, riptistinare le mattonelle, pulire, lucidare… No, no. Meglio che li abbiano catturati. Almeno si riposano.
Ancora sangue e attentati in Iraq:
bombe in una moschea, 60 morti

Muoiono come le moschee in quel cazzo di Iraq. E poi l’assassino era Saddam…
Ma anche in Abruzzo non scherzano: Nuove scosse Grasso: vigilare sulla ricostruzione. Speriamo che non ricostruiscano come avevano costruito. Magari finisce di crollare tutto in pieno G20 e speriamo che burlesquoni venga beccato dai crolli senza il casco da scemo. Almeno gli sfollati saranno in pari. E l’Italia si potrà finalmente rialzare.
Napolitano, nuova difesa della Carta «Resistenza vive nella Costituzione»
Beh, bossi e burlesquoni ci si puliscono il culo con la bandiera, figuriamoci con la Carta. Ma che vuoi difendere? Riempila di vetrini!
A Vigevano, sacrestano con svastica, la diocesi: pronti ad agire.
Ad agire come? Deporteranno a Dachau tutti i bigotti?
A Frosinone, Ragazzino si lancia da una finestra
della sua scuola al terzo piano: morto. Morto? Cazzo… strano!
E pensare che fino a un metro dal suolo non si era fatto un cazzo.

Amici, e questo era solamente il Corriere della serva!!! Ma come cazzo li fanno i titoli questi qui?

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Altro che stupidate di burlesquoni!

La Regione Abruzzo infiltrata dalla mafia
L’ospedale era privo di agibilità generale

di C. Fusani e R. Rossi

La mafia si era già infiltrata nell’amministrazione e cercava coperture politiche. Il settore di riferimento è quello degli appalti e dello smaltimento dei rifiuti. Ora, dopo il sisma, il timore di ulteriori infiltrazioni mafiose cresce. E all’Aquila, spiega il procuratore della Repubblica Alfredo Rossini, parte «la madre di tutte le inchieste», che inizia dall’ospedale. Un immobile con un’anomalia sorprendente: la struttura era priva di agibilità generale.

°°° Ma berlusconi è “uomo d’onore” e assicura che era tutto in regola e che bisogna “guardare al futuro”. Io, ne suo futuro, vedo tante manette e tante finestre con le sbarre. Oppure, un fugone all’estero, che craxi al suo paragone sembrarà una lumaca.regola

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