Travaglio (da L’Unità)

Al Tapponejad

Ieri il Tg1 delle 13.30, per dare (anzi per non dare) la notizia dell’indagine di Bari su presunti casi di prostituzione di fanciulle aviotrasportate a Palazzo Grazioli per la modica cifra di 1000-2000 euro, si è espresso come segue: «“Ancora spazzatura sui giornali, ma non mi farò condizionare”. Così il premier Berlusconi sulle indiscrezioni del Corriere sull’inchiesta aperta a Bari a proposito di appalti. L’articolo parla di feste con alcune ragazze». Nemmeno il più abile degli enigmisti sarebbe riuscito a capire di che diavolo stesse parlando. Feste dove? Come? Con chi? Perché? Martedì i terremotati hanno invaso Roma per contestare la truffa berlusconian-bertolasiana della Nuova L’Aquila. Il Tg1 ha preferito raccontare la fantomatica ricostruzione della Casa dello studente. Nell’anticamera di Scodinzolini dev’esserci un ufficio apposito, con linguisti esperti in sciarade e codici criptati, per nascondere le notizie. Possibile che, fra i mezzibusti del Tg1, non se ne trovi uno che rifiuti di leggere certe veline? La stessa domanda andrebbe posta alla Procura di Roma. Da mesi i capi aprono e chiudono inchieste «à la carte»: incriminazione e perquisizione di Genchi, indagine sul fotografo Zappadu con sequestro degli scatti di Villa Certosa, archiviazione del caso Berlusconi-Saccà e ora dello scandalo voli di Stato (in due settimane, con spiattellamento della richiesta alla stampa, in barba al segreto investigativo). Possibile che, fra i tanti pm bravi e onesti della Capitale, non se ne trovi uno che si ribelli ai superiori, al grido di «not in my name»? Forza Iran.

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MA DOVE HAI NASCOSTO LE PROVE CONTRO BURLESQUONI?

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Patrizia e le altre

Patrizia e le agendine sui viaggi a Roma
“Sono stata da lui con un’amica modella”

di CARLO BONINI (Repubblica)

Patrizia D’Addario
e Silvio Berlusconi

patri

BARI – Chi è Patrizia D’Addario? E racconta il vero sulle due serate che nell’ottobre e nel novembre del 2008 l’avrebbero vista professionista pagata nei saloni di Palazzo Grazioli? Un racconto, si scopre ora, che aveva cominciato a condividere con un amico due mesi fa. Con parole – ricorda lui, chiedendo l’anonimato – che suonavano così: “Lo sai che sono stata a casa di Berlusconi con un’amica modella?”.

In attesa del riscontro investigativo di un’istruttoria ai suoi primi passi che di ragazze, con Patrizia, ne conta cinque, c’è una sola strada. Incrociare il suo racconto di oggi con la parabola di una vita complicata che, nel tempo, ha lasciato tracce nelle stanze della questura, negli uffici della Procura della Repubblica, nei salottini del “Gorgeous”, negli studi di posa fotografica, nelle strade delle periferie di san Girolamo e Carbonara.

Perché c’è un prima che forse spiega il dopo: i 2000 euro pattuiti a Roma all’hotel de Russie con l’imprenditore Gianpaolo Tarantini “per una notte con il premier”; la improbabile candidatura proposta da Tato Greco nella lista “La Puglia prima di tutto” di Raffaele Fitto; la decisione di “registrare tutto” di quei due viaggi a Roma prima di rovesciare il tavolo per non aver ottenuto quel che aveva chiesto. “Lo sblocco di una licenza per edificare un residence” sui terreni di proprietà della famiglia.

Raccontano dunque che quando, a 14 anni, Patrizia, nata il 17 febbraio del 1967 a Bari, lascia la casa dei suoi genitori e dei suoi due fratelli (ne perderà uno), in testa ha due passioni. L’uomo che ha deciso di seguire e la magia. Del primo si libera presto. Della seconda, a quanto pare, no. Ai suoi amici, nel tempo, racconta di aver lavorato con David Copperfield (famoso illusionista) e il mago Alexander. I suoi abiti virano regolarmente sul nero. E il suo modo di misurare gli altri e quel che le accade ha sempre un fondo di misterico.

Qualcuno la prende per una sbandata. Anche perché la sua vita, quando di anni ne ha 31, si complica. Ha una figlia da un imprenditore da cui presto si separa. Una bimba che oggi ha 11 anni e vive con lei e la nonna. E che con lei condivide il momento forse più doloroso della sua esistenza. Patrizia è diventata infatti la compagna di un tipo che, al quartiere san Girolamo, conoscono come “Spaghetto”. Fa il movimento terra nei cantieri edili. E fa dell’altro. Patrizia ha la forza di denunciarlo, farlo arrestare e condannare per sfruttamento della prostituzione (l’uomo sarà rimesso in libertà con l’indulto). Ed è qui – raccontano oggi nelle stanze della Questura e negli uffici della Procura – che qualcosa o, forse, molto, cambia.

Patrizia comincia a frequentare la “Bari che conta”. “Escort” senza mistero di esserlo, dicono di lei in modo spiccio. La si vede spesso al “Gorgeous”, il locale notturno il cui proprietario, Roberto Trione, è amico personale di Raffaele Fitto. Fa qualche apparizione su “Telenorba”. Si propone a “Tele Bari”. Racconta agli amici di aver girato degli spot per la “Coca Cola”, tanto che, per un periodo, si fa chiamare “Coca”. Di fatto si sceglie anche un nome d’arte: Patrizia Brummel e con questo appare in un calendario e nei book che mette insieme negli studi di alcune agenzie fotografiche in città.

E’ un glamour di provincia il suo, che sogna altri palcoscenici. Appare come presentatrice in una serata benefica del 2006 sul palco di villa Romanizzi Carducci. E, per un periodo, risulta socia amministratrice della “Stadium Pictures”, società in nome collettivo che ha come ragione sociale “Produzioni cinematografiche e video” e che verrà messa in liquidazione e cancellata dal registro delle imprese il 28 aprile del 2000.

Ma è anche un glamour che si sposa a un’ossessione personale, coltivata – a quel che raccontano magistrati e poliziotti che con lei hanno avuto a che fare prima di questa vicenda – con precisione maniacale: annotare quotidianamente ogni dettaglio della sua giornata, dei suoi incontri, dei suoi colloqui. La prova se ne ha due anni fa, 2007. Viene trovato il cadavere di Marisa Scopece, una giovane prostituta di cui Patrizia è amica. Lei si presenterà al magistrato con quattro pagine di appunti manoscritti in cui sono ricostruiti gli ultimi giorni della ragazza.

Non deve sorprendere, allora, che Patrizia, oggi, conservi le ricevute dei biglietti aerei dei due voli per Roma che, ad ottobre e novembre dello scorso anno, l’avrebbero portata a Roma per il “lavoro” a Palazzo Grazioli. Né che annoti i nomi delle ragazze che con lei avrebbero condiviso quell’esperienza (una sarebbe un'”amica modella”). O quelli dei due hotel dove soggiorna per l’occasione: il “Valadier” e un albergo in via Margutta.

Né dovrebbe sorprendere lì dove racconta di “avere la registrazione dei due incontri” con il presidente del Consiglio (audio o video, non è chiaro). “Perché – riferisce una fonte in Questura – quello era il sistema che usava. Documentava tutto. Sempre. Qualcuno sostiene girasse con una piccola telecamera nella borsa. Anche quando, e accadeva spesso, veniva per denunciare soprusi di cui sarebbe stata vittima”. L’ultima volta, il 15 maggio, per “uno strano furto in casa”. Dopo aver accettato la candidatura alle comunali con la lista “La Puglia prima di tutto”.

°°° Lo squallore di burlesquoni, sedicente uomo più potente d’Europa, non ha limiti. Pagare per avere a disposizione delle escort… lui che ha fatto un puttanaio di zoccole pronte a tutto delle televisioni e del parlamento.

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Er magnaccione

Da Repubblica

La nota del premier dopo le rivelazioni su un’inchiesta della
procura di Bari che indaga per induzione alla prostituzione

Berlusconi, nuovo attacco ai giornali
“Spazzatura, non mi condizionerà”
In alcune intercettazioni imprenditori parlerebbero di soldi versati a ragazze
per partecipare a feste nelle abitazioni sarde e romane del presidente del Consiglio

Silvio Berlusconi

b-magnaccia

ROMA – “Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità. Io non mi farò certo condizionare da queste aggressioni e continuerò a lavorare, come sempre, per il bene del Paese”. Questa volta a far arrabbiare Silvio Berlusconi, che in una dichiarazione diffusa oggi attacca nuovamente la stampa, è il Corriere della Sera, con le notizie, riportate in prima pagina, sull’inchiesta della procura di Bari relativa ad appalti nel settore sanità concessi in cambio di mazzette, con intercettazioni nelle quali alcuni imprenditori coinvolti parlerebbero di soldi versati a ragazze per partecipare a feste nelle abitazioni romane e sarde di Silvio Berlusconi.

Il titolare di un’azienda, la Tecnhospital – società barese che si occupa della fornitura di tecnologie ospedaliere, su cui la procura indaga per stabilire se sia stata favorita negli appalti – avrebbe avuto rapporti con Berlusconi nel corso degli anni, riferisce il Corriere. E in alcuni colloqui telefonici, l’imprenditore avrebbe parlato delle feste, cui era invitato del premier, e avrebbe tenuti i contatti con ragazze che venivano invitate a partecipare a questi eventi nelle residenze di Berlusconi, con riferimenti anche al versamento di soldi a quelle che decidevano di andare, tutti da verificare.

Il quotidiano intervista inoltre una ragazza, Patrizia D’Addario, che racconta (sostenendo di avere registrazioni che lo provano) di aver ottenuto denaro e una candidatura alle elezioni baresi dopo due feste a palazzo Grazioli. La D’Addario, candidato consigliere comunale per la lista “La Puglia prima di tutto”, che appoggia il candidato sindaco del Pdl Di Cagno Abbrescia, dice di poter provare la sua presenza a Palazzo Grazioli. Una delle due occasioni fu la sera dell’elezione di Barack Obama.

Dice poi di essere stata pagata per andare a Roma e di aver incontrato il premier insieme ad altre ragazze. “Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva farmi parlare con una persona che conosceva, per partecipare ad una cena che si sarebbe svolta a Roma. Io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovuto pagarmi e ci siamo accordati per 2.000 euro. Allora mi ha presentato un certo Giampaolo”, dice la D’Addario. Arrivata a Roma, sostiene di essere stata prelevata da un autista e portata da Giampaolo. “Con lui e altre due ragazze siamo entrati a Palazzo Grazioli in una macchina coi vetri oscurati. Mi avevano detto che il mio nome era Alessia”, racconta ancora al Corriere. Poi “siamo state portate in un grande salone e lì abbiamo trovato tante ragazze, saranno state una ventina. Come antipasto c’erano pezzi di pizza e champagne. Dopo poco è arrivato Silvio Berlusconi”. La D’Addario dice di aver ricevuto solo 1.000 euro dei 2.000 pattuiti “perché non ero rimasta”.

La seconda volta, invece, sostiene di essersi trattenuta. “E’ stato sempre Giampaolo a organizzare tutto… Con l’autista ci ha portato nella residenza del presidente, ma quella sera non c’erano altre ospiti. Abbiamo trovato un buffet di dolci e il solito pianista. Quando mi ha visto Berlusconi si è subito ricordato del progetto edilizio che volevo realizzare”, di cui avevano discusso la volta precedente, secondo quanto riferisce. “Poi mi ha chiesto di rimanere”, racconta.

Intanto, fonti ufficiose della Procura di Bari confermano che è in corso un’indagine per induzione alla prostituzione in luoghi esclusivi di Roma e della Sardegna. L’inchiesta, che coinvolge i responsabili della Technospital, Gianpaolo Tarantini ed il fratello Claudio, sarebbe scaturita da elementi acquisiti nell’ambito di accertamenti per presunti episodi di corruzione relativi a forniture di protesi.

Nell’inchiesta si ipotizza che l’imprenditore abbia contattato e inviato in residenze private alcune ragazze. Il titolare delle indagini è il pm Giuseppe Scelsi, che nell’inchiesta originaria ipotizza i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Queste ipotesi criminose vengono contestate ai due imprenditori in concorso con Silvia Tatò, titolare di alcuni centri di riabilitazione, e a Vincenzo Patella, primario di ortopedia del Policlinico di Bari.

Dal Corriere

I misteri, i sospetti e le intercettazioni dell’inchiesta di Bari
Un imprenditore pugliese al telefono parla di feste con le ragazze dal premier

Appalti nel settore della sanità concessi in cambio di mazzette. Sarebbe questa l’inchiesta che agita e rafforza l’idea del «complotto» nell’entourage del presidente del Consiglio. Nel corso dell’indagine sarebbero state infatti intercettate conversazioni che riguardano alcune feste organizzate a palazzo Grazioli e a Villa Certosa. E i personaggi coinvolti avrebbero fatto cenno al versamento di soldi alle ragazze invitate a partecipare a queste occasioni mondane. Gli accertamenti su questo fronte sono appena all’inizio, ma le voci corrono velocemente.

Dunque non si esclude che possa essere proprio questa la «scossa al gover­no» della quale ha parlato domenica scorsa Massimo D’Alema per invitare l’op­posizione «a tenersi pron­ta». Del resto due giorni fa era stato lo stesso ministro per i Rapporti con le Regio­ni, Raffaele Fitto, pugliese doc, a chiedere con una di­chiarazione pubblica a qua­li informazioni avesse avu­to accesso D’Alema, paven­tando così il sospetto che si riferisse proprio ad un’in­dagine condotta a Bari. Gli accertamenti sono stati avviati qualche mese fa e riguardano l’attività di un’azienda, la Tecnohospi­tal che si occupa – come è ben evidenziato anche nel suo sito internet – di «tec­nologie ospedaliere». A gui­darla sono due fratelli, Giampaolo e Claudio Taran­tini, che qui in città sono molto conosciuti. Impren­ditori che nel giro di pochi anni hanno fatto crescere la propria azienda fino ad ottenere numerose com­messe.

Ed è proprio su que­sto che gli ufficiali della Guardia di Finanza hanno cominciato a svolgere veri­fiche. L’obiettivo è quello di stabilire se la ditta sia sta­ta favorita negli appalti, da qui l’ipotesi investigativa di corruzione. Giampaolo è noto anche a Porto Rotondo, dove tra­scorre le estati in una splen­dida dimora che si trova non troppo distante da Vil­la Certosa. Con Silvio Berlu­sconi avrebbe avuto rap­porti nel corso degli anni. E sarebbe proprio lui ad avere parlato, durante alcu­ni colloqui telefonici, delle feste alle quali era stato in­vitato dal premier. In particolare sarebbero stati captati diversi contat­ti con ragazze che veniva­no invitate a recarsi nelle residenze di Berlusconi per partecipare a questi eventi.

A suscitare l’interesse dei magistrati è stato il riferi­mento al versamento di sol­di alle donne che accettava­no di partecipare. Bisogna infatti verificare se si tratti di una millanteria o se inve­ce possano esserci stati epi­sodi di induzione alla pro­stituzione. Gli accertamen­ti su questo aspetto dell’in­chiesta sono appena all’ini­zio. Si parla di alcune ragaz­ze che sarebbero state con­vocate in Procura come per­sone informate sui fatti, ma nulla si sa sull’esito di questi interrogatori. Si tratta comunque di una inchiesta destinata a far rumore e infatti dopo la sortita di Massimo D’Ale­ma si sono rincorse voci e indiscrezioni sulla possibi­lità che l’indagine potesse avere sviluppi immediati. Un’inchiesta che però ali­menta i sospetti denunciati dal Cavaliere in questi gior­ni di tentativi giudiziari di indebolirlo.

Fiorenza Sarzanini

°°° Ma quali falsità?! L’unico falso, ipocrita, malavitoso, pericoloso e dittatore è proprio lui: lo gnomo malato silvio burlesuoni! E certo che, uno che ha trascorso l’intera miserabile vita nel malaffare e al di fuori da tutte le leggi, HA PAURA DELLE INTERCETTAZIONI! Altro che privacy… Ora sapete che succede? Il lodo alfano verrà spazzato via dalla Corte Costituzionale, mafiolo verrà condannato per corruzione giudiziaria (Mills), verrà processato per corruzione di minorenne e istigazione alla prostituzione (visto che è tutto provato e documentato) e… finalmente farà l’ingloriosa fine che merita. E noi ce lo saremo finalmente levato dai coglioni. EWWIWA!!!

OSPITI PREZZOLATE E FESTINI A VILLA CERTOSA

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parla fitto… mei cojoni!

BERLUSCONI: FITTO, CON LUI LA GENTE VERA

“Il calore, l’entusiasmo, l’affetto, la passione delle migliaia di persone che oggi sono arrivate a Bari da tutta la Puglia per abbracciare il Presidente Berlusconi dimostrano che esiste un mondo virtuale fatto di falsita’, cattiverie, calunnie, bassi pettegolezzi ed un mondo reale composto da milioni di italiani che continuano ad amare Silvio Berlusconi e ad avere fiducia in lui”. Lo afferma Raffaele Fitto, Ministro per i Rapporti con le Regioni. “Siamo felici che il Presidente abbia scelto la Puglia per la sua prima vera tappa elettorale ed eravamo certi che il popolo pugliese avrebbe risposto con questo grande abbraccio. In piazza stasera non c’era solo il centrodestra; c’erano migliaia di famiglie, donne e uomini desiderosi di dimostrare al Presidente che gli sono grati per quello che sta facendo per il Paese e che deve andare avanti”.

°°° S’, verso il baratro… SENTI CHI PARLA:
Provvedimenti giudiziari [wikipedia]

La richiesta di arresto per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti

Raffaele Fitto è indagato dalla Procura di Bari per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti.

Il 20 giugno 2006 la Procura di Bari ha chiesto alla Camera dei Deputati gli arresti domiciliari di Fitto con l’accusa di illecito affidamento dell’appalto di gestione di 11 residenze sanitarie di proprietà dell’imprenditore romano Giampaolo Angelucci (proprietario di numerose cliniche private). Il Gruppo Angelucci ha versato 500.000 euro alla lista di Fitto “La Puglia prima di tutto” in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo il gruppo (Tosinvest), si tratta di un regolare finanziamento registrato a bilancio. Per la Procura di Bari si tratta invece di una tangente pagata per assicurarsi l’appalto da 198 milioni di euro con cui Angelucci ha ottenuto la gestione delle undici residenze sanitarie “assistite” dalla Regione Puglia[1]. Si tratta della stessa inchiesta per cui è indagato Francesco Storace. Il parlamento, tuttavia, ha respinto l’autorizzazione a procedere con l’arresto con 457 voti favorevoli (su 462 presenti), 1 contrario (dello stesso Fitto) e 4 astenuti.

Il 7 luglio 2008 il Tribunale del riesame ha riconfermato il sequestro della somma in questione oltre a beni di proprietà di Angelucci per un valore di 55 milioni di euro.

Il 20 aprile 2008 la Cassazione ha confermato a sua volta il sequestro dei 500.000 euro, non condividendo la tesi della difesa ma ritenendo invece che il sequestro sia giustificato anche dal fondato sospetto che il reato sia stato commesso, almeno a giudicare dagli elementi attualmente disponibili[2].

Il rinvio a giudizio per concorso in turbativa d’asta e di interesse privato [modifica]

Il 3 febbraio 2009, Raffaele Fitto è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e di interesse privato del curatore fallimentare per aver venduto a prezzo di favore (per sette milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) la società commerciale Cedis (fallita nel 2005) a un contraente predeterminato (la società Sviluppo Alimentare, riconducibile all’imprenditore Brizio Montinari) durante la sua presidenza della Regione Puglia. La Cedis si trovava in procedura di amministrazione straordinaria e, secondo le accuse, Fitto sarebbe stato ‘concorrente estraneo’ in questa vicenda, giocando il ruolo di ‘referente politico’ di alcuni fra gli indagati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio[3]. Il processo è stato fissato dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Bari al 12 Maggio 2009. Alla fine di Marzo 2009 arrivano alla Procura di Bari le ispezioni dei tecnici del Ministero della Giustizia, inviati in Puglia dal guardasigilli Angelino Alfano, nonchè collega del ministro Fitto. Il 4 Aprile 2009 il Consiglio Superiore della Magistratura ha archiviato una denuncia esposta da Raffaele Fitto contro i Pm pugliesi. Il Csm ha aperto subito dopo un nuovo fascicolo al fine di scongiurare eventuali ingerenze politiche in una vicenda d’ambito squisitamente giurisdizionale[4], una decisione quindi volta ad assicurare l’indipendenza e la continuità del lavoro dei pubblici ministeri. Nel frattempo il ministro Fitto descrive i magistrati inquirenti come “un manipolo di legionari”, e il Csm come espressione di una casta togata presente anche al Senato.[5][6].

INOLTRE:

La regione Puglia conta 4.068.167 abitanti… che cazzo sono “migliaia di persone”?! NESSUNO! La “gente vera”?! I delinquenti, semmai! In Puglia, tanto per dire, Vendola sta risollevando la regione DEVASTATA da questo ladro incapace di fitto. E BASTA.

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“La sinistra mi odia”

Belpietro: “L’ex fidanzato di Noemi ha avuto una condanna”
E la campagna elettorale del Cavaliere procede in sordina
Berlusconi: “La sinistra mi odia”
Bondi attacca Repubblica a Ballarò
di GIANLUCA LUZI

ROMA – Da qualche giorno il Cavaliere furente evita il contatto con la folla. Insolito per lui e infatti, dopo un periodo di clausura costellato solo di interviste tv e sfoghi con i giornali amici, ha deciso di farsi vedere di nuovo in piazza. Stasera intanto, dopo l’incontro con Zapatero, sarà all’Olimpico per assistere alla finale di Champion’s. Poi, forte della sicurezza di avere con sé gli italiani, sarà venerdì all’Aquila, sabato alla Maddalena per controllare i lavori dopo lo spostamento del G8. Domenica andrà a Bari per un comizio e dopo la parata del 2 giugno ai Fori Imperiali potrebbe intervenire a qualche altra tappa elettorale a partire da Milano. Convinto che ci sia un’offensiva che mette in fila la sentenza Mills e il caso Noemi, Berlusconi si sfoga: “Ogni giorno mi stanno gettando del fango adosso, ma io sono sereno, vado avanti per la mia strada…”.

Di tutto il caso Noemi si è occupata ieri sera una infuocata puntata di Ballarò in cui il ministro Bondi ha attaccato aspramente il nostro giornale e il direttore di Panorama Maurizio Belpietro, polemizzando con il direttore di Repubblica Ezio Mauro, ha sostenuto che l’ex fidanzato di Noemi, Gino Flaminio, sarebbe stato condannato in passato a due anni e sei mesi. La strategia del premier scelta con il suo avvocato-deputato Niccolò Ghedini – che ieri è entrato a Palazzo Grazioli appena il premier è tornato da Arcore – è ormai consolidata: la sinistra allo sbando e a corto di argomenti si butta sul gossip “per inventare storie false, gettare fango. Tutta una messinscena per disarcionarmi”. Questo lo ha detto al telefono a un convegno di partito a Milano. E gli uomini della sinistra – ha rincarato la dose a un’emittente toscana – sono “politici professionisti che non sanno fare altro mestiere se non la politica e che quindi lo fanno non per gli altri ma per se stessi e sono malati di odio politico”.
……………………………………………………………………………….

°°° Il farabutto è lesso, cotto, finito. Noi tutti sappiamo che non direbbe una verità nemmeno in punto di morte, ma arrivare a partorire un vermetto da formaggio marcio, dopo tutti i brain storming durati due settimane con tutti i “geni” della sua cosca… è davvero sintomo di mesto tramonto definitivo. Poi, per carità: coi tg che oscurano i fatti e col fatto che i suoi elettori – mafie a parte – sono solamente dei poveri analfabeti che si cibano esclusivamente di tv, potrebbe anche arrivare al 40% dei voti. Che però sono sempre forte minoranza nel paese. Ancor più minoranza se si pensa ai carri armati impiegati contro cerbottane e freccette delle opposizioni. Sarà, ma è davvero triste riscontrare che ancora una volta – e ora più che mai – i suoi pappagallini per difenderlo sono stati costretti a scendere nell’abisso della comunicazione, utilizzando metodi da giallo di serie C mescolati coi soliti metodi mafiosi. Ma come si fa a parlare di Gino (l’ex di Noemi) come di un pericoloso rapinatore e con i toni inquisitori usati da belpietro e bondi? Ghedini, come ho sempre pensato, davanti a un avvocato vero, farebbe la misera figura del peracottaro che è. E questo è il migliore che Mafiolo ha… Infine, crede che dare dei “politici professionisti” agli uomini della sinistra sia un’offesa. E per lui lo è, visto che non sa un cazzo nemmeno di politica, visto che ha usato e usa la politica esclusivamente per non andare in galera.

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surreale

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Quei delinquenti dell’Enel

Gli scarti pericolosi venivano dalla centrale termoelettrica Enel di Brindisi
e venivano smaltiti in una cava del Reggino, in una zona sottoposta a vincolo
Sequestrate 100mila tonnellate di rifiuti
Dieci arresti tra Puglia e Calabria

Sequestrate 100mila tonnellate di rifiuti Dieci arresti tra Puglia e Calabria
BARI – Dieci persone arrestate e centomila tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati tra la Calabria e la Puglia. L’operazione condotta da una cinquantina di uomini del Corpo forestale dello Stato ha interessato le province di Reggio Calabria, Brindisi e Lecce. L’indagine è stata diretta dalla magistratura reggina che ha configurato i reati di disastro ambientale e associazione a delinquere finalizzata all’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti pericolosi. Un traffico che finora, secondo gli inquirenti, ha prodotto profitti per oltre sei milioni di euro.

I materiali sequestrati provenivano dalla centrale termoelettrica dell’Enel Federico II di Brindisi ed erano stati depositati in una cava di materiale argilloso utilizzata da un’industria di laterizi nella frazione Lazzaro di Motta San Giovanni (Reggio Calabria). Gli scarti, classificati come pericolosi, venivano trasformati con certificati di analisi insufficienti in rifiuti non pericolosi e avviati apparentemente a recupero per la produzione di laterizi. E gli inquirenti sottolineano l’alterazione paesaggistica e idrogeologica, con conseguenti rischi di dissesto in un’area sottoposta a rigorosi vincoli. Il tratto di costa di fronte Lazzaro è infatti un sito di importanza comunitaria denominato Fondali da Punta Pezzo a capo dell’Armi.

Tra gli arrestati figurano il proprietario dell’azienda che lavora laterizi, gli intermediari, i trasportatori e quattro dipendenti dell’Enel, tra i quali tre funzionari. I funzionari dell’Enel coinvolti nell’operazione sono Francesco Lemma, di 56 anni, di Barletta, responsabile dell’ufficio appalti e acquisti per l’Italia meridionale; Diego Baio, 51 anni, di Galatina (Lecce), responsabile dell’Ufficio esercizio ambiente e sicurezza della centrale Enel di Brindisi, e Michele Palermo, 52 anni, di Brindisi, funzionario dell’ufficio appalti e acquisti dell’Enel per l’Italia meridionale. Provvedimento di custodia anche nei confronti di Carlo Aiello, 45 anni, di Brindisi, impiegato dell’Enel, responsabile della linea movimentazione materiale.

Gli altri arrestati sono i cugini Antonio e Giovanni Caserta, entrambi di 47 anni, di Motta San Giovanni, rispettivamente amministratore e dipendente della cava in cui venivano smaltiti i rifiuti pericolosi e della società di laterizi che li utilizzava; Stefania Zaccuri, 35 anni, di Reggio Calabria, dipendente della società Caserta; Giuseppe Antonio Marraffa, 55 anni; Giovanni Monna, 45 anni, di Carovigno (Brindisi), della società Ikos Puglia; Vito Sabatelli (52), di Cisternino (Brindisi).

Le società Caserta, Ikos Puglia e Sabatelli provvedevano al trasporto dei rifiuti dalla Puglia alla Calabria. Antonio Caserta, Marraffa, Monna e Sabatelli sono in carcere, mentre per gli altri sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Le indagini, partite nel 2005 sulla base di segnalazioni di alcuni cittadini di Lazzaro, hanno portato tra l’altro al sequestro della cava, dell’industria di laterizi con gli automezzi e le macchine per il movimento terra e di 15 autoarticolati utilizzati per il trasporto dei residui, per un valore complessivo di sette milioni di euro.

Da parte sua, l’Enel comunica di aver offerto “la sua piena collaborazione alla magistratura fin dal 2007, fornendo documentazione e informazioni”. E’ stata avviata un’indagine interna.

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Terroristi?

Bari, fermati capi di Al Qaeda
«Volevano colpire Parigi»

Arrestati a Bari due leader di Al Qaeda

Due notifiche in carcere: progettavano attentati all’aeroporto Charles de Gaulle e in Inghilterra
09:13 CRONACHE
Si tratta di due cittadini francesi, considerati i portavoce di Bin Laden in Europa. Attraverso Internet facevano proselitismo e diffondevano materiale militare.

°°° Bravi! Hanno fatto bene ad arrestarli! Con Palazzo Chigi qui a due passi… e questi deficienti pensano a mettere bombe a parigi! Coglioni!

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Da Travaglio: la giustizia optional

Ritangentopoli

La grande rentrée di Mario Chiesa in galera ha ingiustamente oscurato l’eterno ritorno di un altro big di Tangentopoli, appena meno famoso di lui: l’ex ministro dc Carlo Bernini, che aveva patteggiato a Venezia 1 anno e 4 mesi in appello per le mazzette sulle autostrade, dunque era subito tornato in attività alla guida della compagnia aerea Myair. L’altroieri Bernini, rimasto inspiegabilmente fuori dal Parlamento nonostante la condanna definitiva, è stato di nuovo indagato, stavolta a Vicenza, mentre la Guardia di Finanza perquisiva la sede di Myair e le abitazioni dei suoi amministratori. Reati ipotizzati: bancarotta, ricorso abusivo al credito, mancato versamento all’Erario di imposte dirette e contributi previdenziali per 18 milioni di euro. Il governo Berlusconi non è rimasto inerte dinanzi all’impennarsi della corruzione. Infatti, a gentile richiesta del ministro Raffaele Fitto, il Guardagingilli Angelino Jolie ha sguinzagliato gli ispettori contro la Procura di Bari, che ha chiesto il rinvio a giudizio di Fitto per le presunte mazzette del gruppo Angelucci (pareva brutto ispezionare la Procura di Roma, che ha tenuto dentro per un mese due rumeni colpevoli di avere il Dna sbagliato). Così, se il gip di Bari non vorrà subire analoga ispezione, non avrà che da prosciogliere Fitto. Nemmeno l’informazione televisiva è rimasta insensibile al riaprirsi della piaga del malaffare: infatti l’altra sera Porta a Porta e Matrix si contendevano protagonisti e comprimari del delitto di Garlasco, con contorno di macchie di sangue e biciclette. Per non lasciare nulla di intentato.

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