Sotto gli slogan… una mazza.

Italia fanalino di coda
di LUCA IEZZI
Manovre anti-crisi Italia fanalino di coda

ROMA – La reazione c’è stata, ma il fiume di denaro pubblico già versato difficilmente basterà e sulla sua efficacia si sbilancia solo il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Khan: “I pacchetti fiscali forniranno da 1 e 3 punti percentuali in più alla crescita quest’anno”. I suoi economisti sono più dubbiosi: i paesi del G20 hanno sì stanziato il 2% del loro Pil nei pacchetti anti-crisi ma lo sforzo “dovrà essere sostenuto, se non aumentato nel 2010”. E lo stesso Strauss-Khan ammonisce: “Con le politiche fiscali c’è un tempo per la semina e uno per la raccolta, e le politiche espansive di oggi devono andare per mano con politiche rigorose domani”.

Sull’individuazione di quel “domani” il dibattito è aperto: i deficit 2009 esploderanno. Nella Ue la Spagna ha approvato una manovra pari al 2,3% del Pil di quest’anno, la Germania 1,6%, l’Inghilterra 1,4%, difficilmente potranno replicare. L’entità della scommessa appare evidente se si mettono in fila le cifre assolute dei piani per lo più triennali gli Stati Uniti fornirà all’economia 787 miliardi di dollari (620 miliardi di euro) tra questo e l’anno prossimo, senza contare gli oltre 700 stanziati nel 2008 per sostenere il sistema finanziario.

L’Unione Europea si è mossa in ordine sparso e ogni governo ha guardato alle crisi più pesanti nel proprio cortile (le banche per il Regno Unito, l’industria automobilistica per la Germania, la disoccupazione in Spagna e il debito pubblico in Italia), variando così ripartizione e entità di ogni dei singoli pacchetti. Sommati arrivano a 350 miliardi di euro spalmati in più anni, in cui vanno considerati anche lo sforzo messo a carico sul bilancio comunitario: 30 miliardi per progetti comunitari e 50 a sostegno dei paesi dell’Est europa.

Non mancano però i punti comuni che li rendono in qualche modo confrontabili: negli aiuti alle famiglie lo sforzo maggiore lo ha fatto la Germania con 20 miliardi di mancate entrate per la riduzione delle aliquote fiscali, segue la Spagna con 14 miliardi. Nella riduzione del peso fiscale per le imprese e nel sostegno ai flussi di credito testa a testa tra Spagna e Francia (17 a 16 miliardi). Negli investimenti in infrastrutture stravince le Germania (25 miliardi).

Discorso a parte per l’Italia, secondo l’Fmi solo lo 0,2% del Pil – poco meno di 2,8 miliardi e un decimo della media mondiale – è utilizzabile come stimolo: qualche modifica in corsa alla Finanziaria e i due miliardi del dl anti-crisi che ha incentivato gli acquisti di auto moto ed elettrodomestici. Il governo dichiara invece un pacchetto da 40 miliardi di cui 16 nel 2009. La spiegazione di tale discrepanza sta nella relazione del ministero del Tesoro (Ruef): “Il governo è intervenuto soprattutto anticipando l’approvazione della manovra a giugno. A settembre quando la crisi finanziaria si è rivelata nella sua gravità, pur prevedendo interventi sostanziali non ha alterato gli effetti della manovra” che prevedeva il taglio della spesa pubblica di 59,4 miliardi in 3 anni. Una scelta mai rinnegata e che zavorrerà la ripresa nazionale.

°°° Intanto, burlesquoni e tvemonri continuano a sparare cazzate ew a ripetere che andrà meglio… Certo che andrà meglio. Per tutti gli altri Paesi che HANNO UN GOVERNO! Non certo per l’italietta devastata da questi cialtroni.

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C’è qualcosa che non va…

… negli insegnamenti della chiesa. E non parliamo delle speculazioni edilizie, tipo i miliardari (in euro) frati Maroniti che sfrattano una disabile al 100% dal centro di Roma e le pignorano la casa fuori porta, per avere 12 mila euro di spese legali. Ma i Maroniti sono derivati da Maroni? Voglio parlare delle imposizioni deliranti cui la chiesa vaticana costringe i fessacchiotti che le danno retta, facendo di loro dei bigotti tristi e avviliti: dato che tutto è peccato.
………………………………………………………………………………….
Il primo miracolo di Gesù Cristo fu di trasformare l’acqua in vino perché la gente ballasse e ridesse! Se ci avesse voluto tristi, avrebbe distribuito a tutti un bel bicchierino di bromuro.

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Adieu

Rinviato il decreto sul piano casa
Salta il patto dopo il no delle Regioni

08:21 POLITICA
Gli enti sostengono di non avere ri­cevuto garanzie sufficienti. Errani: «Il governo dia risposte su questioni fondamentali». Berlusconi e il sisma: abitazioni a novembre.

°°° E FLOP! Un’altra cazzata di Mafiolo sbugiardata immediatamente. E meno male che le regioni che contano di più, le più virtuose e progredite, sono amministrate dalla sinistra! Berlusconi, come tutto il mondo sa, tarocca tutto: i suoi pensieri, i suoi delirii, ma soprattutto tarocca i conti… quelli suoi da una vita e quelli pubblici ogni vo0lta che può. Perché è saltato il decreto? Semplice: Vasco Errani e gli altri governatori LIBERI hanno scoperto che NON C’E’ UN EURO! Manca la copertura finanziaria, così come manca per tutti gli altri decreti legge “ad minchiam” di questo regimetto; così come manca, e meno male, per le deliranti bufale del nucleare e del ponte sullo stretto. Ma non c’è un cent, e si vede, nemmeno per la ricostruzione né per ristorare e alleviare i disagi degli attendati. Purtroppo… Ma mafiolo se ne fotte: è troppo impegnato a farsi fotografare per l’ennesimo volumetto agiografico e FALSO da distribuire a spese nostre alle famiglie, in vista delle Europee; a partecipare a festini e festicciole di minorenni; a correre in discoteca a Sharm, a sparare coglionate dal suo zerbino preferito di Porta a Porta… Cosa volete che gli freghi a lui dell’Italia e dei suoi cittadini?

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ALTRO CHE “PIANO CASA”, BURLESQUONI VATTENE! CI HAI ROTTO IL CAZZO!!!

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Non ci credo!

Già burlesquoni mi ha fottuto 300 milioni di euro di diritti d’autore (a parte altrettanti di cachet e contratti), ma SI RIVENDE pure i MIEI FORMAT alla Rai e all’estero!!! Ho visto “Forum”, che è un’idea mia (portata alla Rai nel 1978/’79’/80 a diversi dirigenti, alcuni poi passati a Fininvest, tipo Fuscagni)… alla tv russa e ora l’ho appena visto a Raiuno!!! Presentato da una dalle vacche di giro della bassa macelleria di questa destra puttana e intitolato “Verdetto finale“. MA E’ ROBA MIA, CAZZO!!!
Io l’ho copiata a mia volta da La SETTIMANA ENIGMISTICA (Se voi foste il giudice), credo nel 1974. La volevo fare alla radio, ma mi resi subito conto che non avrebbe funzionato come in televisione. In quel periodo studiavo legge, da autodidatta, e passavo tre mattine su sette in tribunale ad assistere ai processi. Detto questo, IO ho pensato di farne un format!!! Non esisteva prima! L’avrò riscritto duecento volte. Ne ho portato almeno dieci versioni solo alla Rai-Radiotelevisione Italiana. L’ho dato a Voglino, Fuscagni, Salvi… ho portato progetti di due cartelle e altri di 25 cartelle, con vere e proprie sceneggiature come esempio. Conservo ancora le fotocopie fatte alla Rai di viale Mazzini con RAI stampigliato sopra ogni foglio! Ma mi possono girare i coglioni, quando io e la mia famiglia siamo qui a morire di fame, e queste merde si fottono il mio presente e il futuro dei miei figli?!
E non parlo di Striscia la notizia, di Alle falde del Kilimangiaro, di almeno tre programmi di Gerry Scotti, ecc. TUTTA ROBA MIA! Scusate lo sfogo, amici. Ma voglio gridare ancora una volta SILVIO BERLUSCONI SEI UN LADROOOOOOOOOOOOOO!!!

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Da Vittorio Zucconi

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In termini eleganti e processuali, quello che è stato detto nell’oscena puntata, si chiama “blame the victim”, colpevolizzare la vittima, genere della ragazza violentata che “se l’era cercata”, perchè girava in minigonna. In termini più nazional popolari, la signora Berlusconi, che ora dovrebbe scusarsi con il marito dopo essere stata umiliata in pubblico dall’attempato gallinaro, è la classica “cornuta e mazziata”. Magnifico e solenne esempio dato agli uomini italiani di come “the first husband”, il primo marito e l’uomo più popolare della nazione concepisce il rapporto con le donne. E chi ha fornito il bastone siamo stati noi, gli abbonati della Rai usata dal proprietario di Mediaset per combattere le proprie vicende matrimoniali private. Scusate se mi ripeto: Alice nel Paese delle Meraviglie.

In attesa dello show di Silvio Berlusconi davanti al proprio ciambellano a Porta a Porta, suggerisco, come chiave di interpretazione delle parole che sentiremo scorrere, questo dialogo fra Alice e la Regina Rossa, nel meraviglioso “Attraverso lo specchio” di Lewis Carrol:
— Ma nel nostro paese, — disse Alice, che ancora ansava un poco, — generalmente si arriva altrove… dopo che si è corso tanto tempo come abbiamo fatto noi.
— Che razza di paese! — disse la Regina – Qui invece, per quanto si possa correre si rimane sempre allo stesso punto. Se si vuole andare in qualche altra parte, si deve correre almeno con una velocità doppia della nostra.
L’Italia è Alice. Ha ormai attraversato lo specchio e le parole significano soltanto, come dice il Cappellaio Matto, quello che il Cappellaio Matto vuole che significhino. Se si accetta di vivere nel regno delle meraviglie, tutto si spiega, e niente si spiega. E sul regno dell’assurdo e del nonsense si stende rassicurante il sorriso dello Stregatto. Lasciate perdere editoriali, blog, talk show, saggi. Per capire l’Italia del 2009 si deve leggere Lewis Carrol.

In vista di un massiccio spostamento familiare in Italia dagli Usa all’inizio dell’estate, sfoglio i vari “forum” (”fora”? Latinorum) di passeggeri che hanno volato Alitalia negli ultimi mesi, dopo il miracoloso salvataggio compiuto dal nostro “governo del fare”. I risultati della ricerca non sembrano incoraggianti e suggeriscono di starne “alialrga”. Sono soltanto le solite lamentele di passeggeri irritabili e sfortunati, o qualcuno di voi ha notizie ed esperienze di prima mano su questo nuova “good company” che ci è costata finora 3 miliardi di Euro a fondo perduto? O dobbiamo avvertire i terremotati d’Abruzzo che se il governo del fare otterrà gli stessi risultati nella ricostruzione dell’Aquila che ha ottenuto con la rinascita di Alitalia, faranno bene a emigrare? Attendo fiducioso notizie.

Ora, di tutti gli argomenti che si possono usare per difendere “lui” contro “lei”, secondo il classico e squallido schema italiano della Curva Nord e della Curva Sud, e presumo che ce possano essere, il più cretino e insolente è quello delle “faccende private”. Questo argomento, usato da colui che in introdotto in Italia e preso il potere vendendo prima di ogni altra cosa sè stesso, il proprio modo di essere, il proprio stile di vita privato, l’ostenazione di sè, del proprio corpiccino malato, guarito e restaurato, come elemento ideologico vincente sul grigiore burocratico e anonimo degli avversari, che ha imposto il modello della politica come “reality show” continuo, è semplicemente ridicolo. Chi di telecamera vive di telecamera soffre. L’obbiettivo, come scrisse un giornalista americano, non sbatte mai le palpebre.

°°° Ora, personalmente stenderei una spessa coltre di letame su quello che è avvenuto ieri sulla Tv cosiddetta pubblica, ma che di pubblico ha solo il pagamento del canone. Mi vergogno molto da parte del servo insetto, del direttore sottopadrone e melenso del Corriere della serVa, e dell’ignobile cazzaro mafioso che – per l’ennesima volta – ha avuto a disposizione da un suo sguattero invertebrato il balcone più ambito d’Italia… senza contraddittorio alcuno. Queste porcate si verificano esclusivamente in questo regimetto delle banane e sarebbe INCONCEPIBILE persino in Corea del Nord. Prosit.

bluffalitalia

asino_cavallo

b-cocaina

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riecco il cazzaro: ennesima truffa

L’Aquila e il decreto abracadabra
E’ stato ribattezzato “decreto abracadabra” per le innumerevoli devianze creative con le quali accompagna il processo di ricostruzione dell’Aquila e dei paesini circostanti. La luna di miele tra gli abruzzesi e Silvio Berlusconi ha subito una prima e significativa increspatura. La lettura approfondita del decreto legge, e la verifica che i soldi all’Abruzzo in gran parte (4,7 miliardi di euro) saranno racimolati dall’indizione di nuove lotterie, dagli interventi sul lotto, e dai sempreverdi provvedimenti anti-evasione, soldi veri niente, e che in più le risorse saranno spalmate su un periodo lunghissimo (da oggi al 2033) hanno creato fremiti di rabbia dapprima isolati e poi sempre più partecipati.

Il tam tam (“Berlusconi ci inganna!”) è iniziato, e non è una novità, sui blog. Prima Facebook e poi i partiti. Prima i conclavi nelle tende poi le riunioni istituzionali. Una giovane donna, Rosella Graziani, che sa far di conto, ha messo a frutto tutto il tempo ritrovato e fino alla settimana scorsa inutilizzato per radiografare il decreto legge e poi bollarlo in una lettera pubblica: “Mai nella storia dei terremoti italiani avevamo assistito a una ingiustizia tanto grande e a un tale cumulo di menzogne che ha ricoperto L’Aquila più di quanto non abbiano fatto le macerie”.

Quali le menzogne e dove l’inganno? I soldi veri, il cash disponibile che Tremonti rende immediatamente spendibile si aggira sul miliardo di euro. Tolte le spese per l’emergenza, restano 700 milioni di euro destinati alla costruzione delle casette temporanee. E qui il primo punto: 400 milioni saranno spesi per edificarle nel 2009 e 300 milioni nel 2010. Se ne dovrebbe dedurre che la totalità delle case provvisorie sarebbero, è bene riusare il condizionale, realizzate totalmente entro l’anno prossimo. Dunque qualcuno avrebbe un tetto a settembre, qualcuno a ottobre, qualche altro a gennaio, o nella primavera che verrà. E’ così? E’ il dubbio, maledetto, che affligge e turba.

Secondo punto: le casette sono sì temporanee ma il decreto le definisce “a durevole utilizzazione”. Durevole. Moduli abitativi condominiali, magari lindi e comodi, a due o tre piani. In legno. Ecocompatibili, risparmiosi, caldi. Perfetti. Possono durare decenni.
E dunque: sarebbero provvisori ma purtroppo paiono proprio definitivi. E, questa è una certezza, sono le uniche costruzioni ad avere pronta una linea di finanziamento. Piccole e sparse new town. New town aveva detto Berlusconi, no? E le case vere? Quelle di pietra?

Qui la seconda questione campale: sembra, a scorrere gli allegati al decreto, che Berlusconi non possa concedere più di 150 mila euro per la ricostruzione dell’abitazione principale. E per di più questi soldi sarebbero veri fino a un certo punto, perciò la definizione di decreto abracadabra. 50 mila euro li concederebbe – cash – il governo; 50 mila li tramuterebbe in credito di imposta (anticipata dalla famiglia terremotata e ammortizzata in un arco temporale di 22 anni); altri cinquantamila sarebbero coperti con un mutuo a tasso agevolato a carico però del destinatario del contributo.

Non si sa bene ancora se sarà così strutturato il fondo. Le norme del decreto possono subire fino al prossimo giovedì emendamenti e correzioni. Quel che comunque sembra chiaro è che la somma ipotizzata (150 mila euro) ammesso che venga confermata, sarà sufficiente per una casa di tipo popolare e di nuova costruzione, ma totalmente sottodimensionata per finanziare i lavori di recupero e restauro conservativo. Nel centro storico dell’Aquila ci sono 800 edifici pubblici e 320 edifici privati, sottoposti a vincoli per il loro pregio.

Recuperi dispendiosi economicamente e, secondo questo decreto, sostanzialmente a carico dei privati.
Così ieri i sindaci delle aree terremotate si sono ritrovati in conclave e hanno iniziato in un borbottio che è poi sfociato in un documento di dura protesta. “Vogliamo vedere nero su bianco i soldi per la ricostruzione e non solo quelli per le casette transitorie. L’Aquila va costruita dov’era e com’era. Così non sarà: a leggere il decreto i tempi sono dilatati fino al 2033, una data ridicola”, ha dichiarato la presidente della Provincia Stefania Pezzopane.

Ai dubbi che già gonfiano i primi timori si aggiunge poi l’offesa istituzionale subita dagli enti locali. Il governo, promotore della prima legge costituzionale a vocazione federalista, ha accentrato ogni potere di spesa negando finanche al sindaco dell’Aquila, città epicentro del terremoto e capoluogo di regione, le funzioni commissariali esecutive. Penserà a tutto, come al solito, Guido Bertolaso…

(5 maggio 2009)

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Ecomafia

Ecomafia, business senza crisi
“Un affare da 20,5 miliardi”

Presentato il rapporto 2009 di Legambiente. Lo scorso anno 71 reati al giorno. Campania sempre maglia nera. Napolitano: “Migliora l’attività di contrasto e prevenzione”

ROMA – Un business di 20,5 miliardi di euro per 25.776 ecoreati accertati: quasi 71 al giorno, tre ogni ora. Circa la metà dei reati (più del 48%) si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia). L’Ecomafia, assicura Legambiente nel suo rapporto 2009, non conosce la crisi.

Le cifre fanno impressione. Sono 31 i milioni di tonnellate i rifiuti speciali svaniti nel nulla, in pratica una montagna alta quasi quanto l’Etna. Crescono pure le aggressioni al patrimonio culturale, il racket degli animali e le agromafie. Aumenta però anche la capacità di contrasto delle forze dell’ordine.

Abusivismo. L’abusivismo edilizio non conosce tregua: 28 mila nuove case illegali e moltissimi reati urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio. E poi il saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico. “Il cemento – si legge nel rapporto – è il luogo ideale per riciclare i proventi dalle attività criminose e nel caso campano si tratta di proventi ingenti che si traducono in interi quartieri abusivi. Basti pensare che il 67% dei comuni campani sciolti per infiltrazione mafiosa, dal 1991 a oggi, lo sono stati proprio per abusivismo edilizio”. In testa c’è la Campania con 1.267 infrazioni accertate, 1.685 denucniati e 625 sequestri. Segue la Calabria con 900 infrazioni, 923 persone denunciate e 319 sequestri. Continua la salita del Lazio, che quest’anno si piazza al terzo posto superando la Sicilia.

Campania infelix. La Campania è in vetta anche nella classfica dello smaltimento illegale con 573 infrazioni accertate (il 14,7% sul totale nazionale) e 63 arresti. Negli ultimi tre anni, si ipotizza siano stati smaltiti illegalmente in tutta la regione circa 13 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni genere. Ovvero 520 mila tir che hanno scaricato il loro contenuto nelle campagne napoletane, nell’entroterra salernitano, nelle discariche abusive del casertano, del beneventano e dell’avellinese. Al secondo posto c’è la Puglia con 355 infrazioni accertate, 416 denunce, 271 sequestri e 15 arresti. Terza la Calabria (293 infrazioni, 238 denunce, 567 sequestri), seguita dal Lazio con 291 reati, 358 denunce, 172 sequestri e ben 11 arresti. Al Nord il primato è del Piemonte.

Arresti. Dal dossier emerge la maggiore efficacia degli interventi repressivi da parte delle forze dell’ordine. Aumentano gli arresti, passati dai 195 del 2007 ai 221 del 2008 (+13,3%) e i sequestri, dai 9.074 del 2007 ai 9.676 dello scorso anno (+6,6%). Diminuisce il numero di reati ambientali (dai 30.124 del 2007 ai 25.766 del 2008). Nel dettaglio il comando per la tutela ambientale dell’Arma dei carabinieri, nel 2008, ha arrestato 130 persone, 115 delle quale per reati relativi al ciclo dei rifiuti. Il maggior numero di infrazioni in materia di ambiente (il 56%) viene accertato dal Corpo forestale dello Stato e “molto intensa” è anche l’attività delle Capitanerie di porto. Cresce poi l’azione della Guardia di finanza con un aumento del 24,8% delle infrazioni accertate rispetto al 2007, come quella della Polizia di Stato, +13%, e dei Corpi forestali delle regioni e province a statuto speciale, +9,9%. Di grande rilievo il lavoro svolto dall’Agenzia delle dogane con 4.800 tonnellate di rifiuti sequestrate, a fronte di un quantitativo accertato sei volte superiore.

Traffico animali. Tre miliardi di euro. E’ questo il giro d’affari delle zoomafie. Diminuiscono i combattimenti tra cani, mentre restano stabili le corse clandestine di cavalli. Dal rapporto, emerge anche una crescita del traffico di cuccioli venduti in clandestinità, con grossi quantitativi provenienti dai paesi dall’est Europa per un mercato dei cani di razza del valore di 300 milioni di euro all’anno. Infine il 70% della fauna vertebrata risulta minacciata dal bracconaggio, situazione che rischia di aggravarsi con la nuova legge sulla caccia in discussione in Parlamento.

Napolitano. “Constato con soddisfazione che il quadro dei risultati delle attività di prevenzione e repressione evidenzia un crescente coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali impegnati nella tutela delle risorse ambientali, nonché la valenza di nuove e più incisive strategie di indagine e di intervento che consentono di rilevare la presenza nel sottosuolo delle immissioni dei diversi elementi inquinanti”, commenta il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Che definisce il rapporto “un prezioso strumento di approfondimento dei fenomeni della criminalità ambientale”.


°°° Questi delinquenti, con il regimetto più delinquente di loro, ci si puliscono il culo con le leggi e… coi soldi. Mentre il 90% degli italiani sono alla fame.

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Notiziona!

Michelle tra i poveri con scarpe da 540 dollari


°°° Questi giornalacci controllati e ricattati da mafiolo non trovano di meglio da sputtanare. Non parlano degli scarponcini con rialzo, su misura, che porta il loro padrone e che costano mediamente cinquemila euro a paia! Non dicono che Michelle è un ricco avvocato che ha sempre lottato per i poveri e non ha MAI rubato un cent. Al contrario del mafionano che NON ha mai guadagnato un solo cent dei miliardi a vagonate che detiene ed ha sempre odiato e fabbricato i poveri.
Ma, penso io, in qualche modo devono “farla pagare” alle società americane che tra ieri e oggi hanno certificato – SENZA TEMA DI SMENTITA – queste due cosette:
a) silvio berlusconi è il leader più schifato del pianeta, mentre Obama è quasi al 90° di gradimento.
b) l’Italia è un regime senza libertà di stampa e di opinione, ultimo tra i paesi occidentali.


NOTARE LA CAZZATA: COMUNISSIME SCARPETTE DA JOGGING PER LA BELLA MICHELLE E CARRI ARMATI DA COMPLESSATO PER MAFIOLO:

michelle

scarpe

mobama

EU-SUMMIT/

b-scarponcini

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LE CALUNNIE DELLA p2

Telekom Serbia, la ‘grande bufala’ va a giudizio

Sfilata di politici, come testimoni, al processo che vede Igor Marini e altre nove persone imputate per la vicenda Telekom Serbia. Valter Veltroni, Francesco Rutelli, Clemente Mastella e Lamberto Dini sono comparsi oggi davanti alla V sezione del Tribunale di
Roma ed hanno negato di conoscere gli imputati. Solo Mastella ha detto di avere incontrato una volta Marini, nella sua casa di Ceppaloni, dove lo stesso si era presentato insieme con la sua allora moglie, l’attrice Isabel Russinova.

I politici erano stati citati (tra loro anche Romano Prodi e Piero Fassino, non presenti oggi in aula) in quanto parti offese nel procedimento che vede attribuiti a Igor Marini una sessantina di episodi ritenuti calunniosi. Si tratta delle rivelazioni fatte sul presunto giro di tangenti che avrebbe scandito la scalata a Telekom Serbia.

Il caso scoppiò nel 2003, quando Marini parlò di una supertangente da 55 milioni di dollari destinata, tra gli altri, a Romano Prodi (che indicò come ‘Mortadellà), Lamberto Dini (‘Ranocchiò) e Piero Fassino (‘Cicognà), attribuendosi il ruolo di «ufficiale
pagatore» e di grande manovratore di fondi estero su estero per conto dell’avvocato Paoletti. I dieci imputati (oltre a Marini, anche Volpi, Romanazzi, De Simone, Paoletti e poi Formica, Perrotta, Persen, Tomic e Watten) sono accusati, a vario titolo e a seconda delle posizioni, di calunnia, auto-calunnia e associazione per delinquere.

Hanno negato tutti di aver mai avuto a che fare con l’operazione Telekom Serbia, Walter Veltroni, Francesco Rutelli, Lamberto Dini e Clemente Mastella, sentiti oggi come parti lese nel processo a Igor Marini e ad altri imputati, e parlano apertamente di un complotto. «È stato un attacco politico e mediatico di non poco conto – ha detto Veltroni durante la sua deposizione – ricordo dei volantini su questa vicenda distribuiti in Campidoglio da esponenti dello schieramento politico avverso«. L’ex leader del Pd ha poi sottolineato con forza: «non ho mai gestito conti correnti all’estero».

Rutelli ha detto di essersi sorpreso all’epoca «dell’enorme impatto mediatico». «In quel periodo ero sindaco di Roma e mi chiesi come mai una storia così totalmente infondata potesse avere rilievo su tv e giornali. Mi auguro che questo incredibile polverone abbia la giusta sanzione penale». Dini ha sottolineato il «notevole danno subito» dalle accuse infondate di Marini. «È stato un complotto per minare il ruolo di Prodi e Fassino. Un danno irreparabile».

I giudici hanno poi sentito un altro testimone, Raffaele Amoruso, già dipendente della società Aeronavale (che si occupava della fornitura di carburanti per velivoli) il quale ha detto di aver perso un milione di dollari che aveva su un conto corrente affidato ad uno degli imputati, Fabrizio Paoletti, nel quadro di un investimento che gli era stato proposto.

°°° Io me lo ricordo benissimo questo “dossier” montato ad arte dalla cosca di Silvio Berlusconi e Cesare Previti (con l’aiuto dei vari Jannuzzi, Cicchitto, Gelli, Ferrara, Farina, e gentaglia simile). Così come ricordo benissimo l’altra bufala: “Mitrokin”. E via via indietro, la bufala della MACROSPIA che mafiolo fece nascondere nel suo studio e armò un casino mediatico infernale. Purtroppo, c’è tante povera gente decerebrata che ci è cascata e ci casca ancora.

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La famigghia

Decoder, Paolo Berlusconi e il socio di Cosa Nostra (da Antimafia 2000)

Mafia, soldi sporchi, incentivi pubblici e interessi privati.Tutto cio’ risulterebbe nell’inchiesta sul misterioso rapimento di Giovanni Cottone ex socio di Paolo Berlusconi.

SOLARI.COM In questa società per la vendita di decoder Giovanni Cottone possedeva il 49% del capitale, il 51% era del fratello del leader di Forza Italia. Poi qualcuno ha cercato di rapire Cottone, la Procura ha indagato e ha scoperto la pista del riciclaggio e degli investimenti mafiosi. E anche altro…

di Giuseppe Caruso

Mafia, soldi sporchi, incentivi pubblici e interessi privati. C’è tutto questo sullo sfondo dell’inchiesta sul misterioso rapimento fallito ai danni di Giovanni Cottone, fino a pochi mesi fa socio al 49% di Paolo Berlusconi nell’azienda Solari.com. Adesso un pentito di quel rapimento, il suo uomo di fiducia per quattro anni, svela: «Giovanni Cottone faceva parte della malavita». Solari. com è la società salita all’onore delle cronache in quanto beneficiaria della legge che destinava un contributo statale all’acquisto dei decoder per il digitale terrestre. Il governo guidato da Silvio Berlusconi a quel tempo aveva fatto le cose in grande: non solo aveva previsto denaro pubblico per il fratello del premier (la Solari aveva iniziato a distribuire i decoder Amstrad del tipo mhp nel gennaio 2005, in concomitanza con il lancio del servizio pay per view Mediaset premium), ma addirittura si era premurato, attraverso alcuni articoli della legge Gasparri, di far sì che in Sardegna, regione pilota dello switch off (la definitiva transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale terrestre) l’unico decoder in grado di ricevere il segnale fosse proprio l’mhp distribuito dalla Solari.com. Il risultato era stato quello di far più che raddoppiare il fatturato dell’azienda (passata a 141 milioni di euro in un anno) e di ricevere diverse interrogazioni parlamentari a riguardo, che vedevano come primo firmatario il senatore dell’allora Ulivo Luigi Zanda. L’indignazione per quel regalo familiare era molta, ma sarebbe stata maggiore se si fosse saputo chi era in realtà Giovanni Cottone, il proprietario dell’altra metà della Solari.

Il mistero svelato

A svelare il mistero ci ha pensato uno degli uomini che nel giugno scorso aveva tentato di rapirlo, di nome Giuseppe Sanese, professione ufficiale: buttafuori. Gli altri arrestati erano stati la moglie di Cottone (in via di separazione) Giuseppina Casale, Antonio Cottone (uomo d’onore, zio di Giovanni), Giovan Battista Rosano (altro uomo d’onore, da tempo in affari con Cottone) ed il poliziotto Alfredo Li Pira. Il piano del gruppo era di rapire Giovanni Cottone, farsi consegnare almeno 40 milioni di euro ed eliminarlo. Un sequestro molto simile, secondo gli inquirenti, a quello che ha portato all’uccisione del finanziere Gianmario Roveraro. Il piano era saltato perché la moglie di Cottone, Giuseppina Casale (descritta in un informativa della guardia di finanza come «persona in contatto con i salotti della Milano “bene” ma al contempo con la malavita palermitana») era stata sottoposta ad intercettazioni ambientali da parte del Gico palermitano per questioni relative al traffico di droga. Questi avevano informato gli omologhi milanesi, che erano intervenuti, arrestando il gruppo. Sanese era stato per più di quattro anni l’uomo di fiducia dello stesso Giovanni Cottone e collaborando con gli inquirenti ha svelato non solo i dettagli del sequestro fallito, ma anche i rapporti di Giovanni Cottone con Paolo Berlusconi e con la mafia. Gli interrogatori di Sanese sono avvenuti alla presenza dei pubblici ministeri Mario Venditti ed Alberto Nobili e del gip Guido Salvini, il 7 e l’11 giugno del 2007, e sono contenuti nella richiesta di rinvio a giudizio. Anche per le parole di Sanese, la procura di Milano ha aperto un’inchiesta su un’altra intricata vicenda, quella della truffa da almeno 40 milioni di euro che Cottone avrebbe realizzato ai danni di Paolo Berlusconi. Un capitolo oscuro di cui ci occuperemo nei prossimi giorni.

Il racconto

Ecco cosa dice Sanese ai magistrati. «Ho conosciuto Giovanni Cottone tramite Giovan Battista Rosano, che era compare, amico intimo di mio nonno. Rosano, che nella zona in cui abita a Palermo, che noi chiamiamo Borgo Nuovo, è molto rispettato, a Milano è molto amico dei Taormina, dei Carollo, dei Fidanzati (tutti clan mafiosi ndr). Una volta ha ucciso un uomo a coltellate… Rosano era il garante delle cavolate che il Cottone combinava. L’altro garante era lo zio del Cottone, Antonio, che lo ha cresciuto ed educato. I due, Rosano e Antonio Cottone, erano compari dello stesso gruppo mafioso. Perché ce l’avevano con Giovanni Cottone? Per diversi motivi. Il fatto più grave è quello del 1995. Giovanni Cottone era stato sequestrato dai catanesi perché aveva fatto un buco da 400 milioni. I catanesi poi gli hanno spaccato mani, mascelle e lui si è rivolto per salvarsi a Giovanni Rosano, lo zio Giovanni come lo chiamava lui, che è accorso con lo zio Antonio. Gli hanno salvato la vita, gli hanno evitato legnate, come raccontano loro, ma hanno dato 200 milioni in contanti ai catanesi. E Giovanni Cottone non li ha mai restituiti. «Qual era il mio ruolo a Milano?». Continua Sanese: «Facevo una finta sicurezza per Giovanni Cottone, perché poi l’interesse era portare capitali all’estero. Ogni settimana, ogni quindici giorni, portavo delle valigette con dei soldi all’Ubs, dove mi aspettava una persona e depositavo questi soldi (anche un miliardo di vecchie lire alla volta) e rientravo poi a Milano. Erano valigette Samsonite nere, con combinazione. Il compenso per questo lavoro era di un milione di vecchie lire. L’ho fatto per una decina di volte». Al «Mangia & Ridi» «Formalmente lavoravo presso il suo locale, che era il “Mangia & Ridi”. I soci del “Mangia & Ridi” erano Paolo Berlusconi, Giovanni Cottone e Roberto Guarneri. Già in quel periodo era in società con Paolo Berlusconi, stavano assieme ventiquattro ore al giorno. Infatti Katia Noventa, che era l’ex di Paolo Berlusconi, e la signora Casale, erano sempre insieme, cenavano e mangiavano sempre insieme. Se Berlusconi sapeva delle attività del Cottone? Quando ne parlavano a tavola, ne parlavano tranquillamente… Dicevo del “Mangia & Ridi”. In quel periodo nel locale andava tantissimo tirare di cocaina, lo facevano tutti. Cottone all’epoca mi ha presentato uno spacciatore di Opera, io andavo a prendere la coca davanti al carcere di Opera, i soldi me li dava lo stesso Cottone. Io mi preoccupavo di prepararla e dividerla e la davo a Claudio, l’ex direttore del “Mangia & ridi”. I camerieri servivano la coca a tavola ai vari artisti che venivano, vari vip che venivano, i soldi poi venivano contati da me e Claudio e divisi al 50% col Cottone. Siamo riusciti a prendere anche venti milioni delle vecchie lire in una sera» «Se Cottone faceva parte della malavita? Faceva parte della malavita, veniva anche il figlio di Nitto Santapaola (capo della mafia catanese negli anni ottanta ndr) a cena con noi, mi sono trovato a cena con i Vernengo (potente clan mafioso palermitano ndr). Sempre al “Mangia & Ridi”, nel ‘98, ‘99. Queste cose le so perché ero sempre accanto al Cottone. Lui fa comodo per pulire tanti soldi, questo è sicuro. In ristoranti, alberghi, comprare immobili…queste cose qua. Investiva soldi di altri che provenivano sicuramente da proventi illeciti… Con Paolo Berlusconi hanno realizzato anni fa una società in Germania, mi ricordo perché in quel periodo parlavano sempre con Paolo di questa cosa grossa che stavano facendo in Germania» «Come nasce la fortuna economica del Cottone? Come lui vanta, dallo spaccio di soldi falsi nei paesi del Nord Africa e poi da una mega truffa di gioielli e da una ricettazione grossa di rapine di gioielli, anche in via Montenapoleone. I gioielli li ho visti io, tanto oro l’ho portato in Svizzera. E poi tanta elettronica rubata, ricettazione di elettronica. I furgoni li scaricavo io».

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