Puzza insopportabile

ISSO, ESSA E ‘A MALAVITA
di ROSITA PRAGA [ 29/05/2009]

A Napoli gli investigatori della Direzione Antimafia stanno indagando sui possibili collegamenti fra Elio Benedetto Letizia, il padre dell’ormai celebre Noemi, e il ceppo che a Casal di Principe ha visto per anni egemone il clan capitanato da Armando, Giovanni e Franco Letizia, gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola, area Bidognetti. Tutti alleati degli Scissionisti di Secondigliano. Qui, nell’attesa di sviluppi giudiziari, proviamo a mettere in fila alcune impressionanti coincidenze, con le tessere di un puzzle che vanno al loro posto una dopo l’altra. Ed un Paese che, se le ipotesi investigative fossero confermate, si troverebbe a dover raccogliere la sfida finale.

Potrebbe suonare solo come un’omonimia, un cognome strano, uguale al nome di una donna. E che ricorre. Poi il cerchio delle coincidenze comincia a stringersi. E prende corpo l’ipotesi che Benedetto Letizia detto Elio, padre dell’aspirante starlette Noemi, lungi dall’essere mai stato autista di Craxi o militante di Forza Italia o qualsiasi altra boutade messa in circolazione, sia originario dello stesso ceppo di Casal di Principe dal quale provengono Franco e Giovanni Letizia, gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola. Lo stesso commando capace di sparare in fronte ed ammazzare sei extracomunitari in un colpo solo per avvertire gli altri che, se si intende trafficare droga in zona, bisogna sottostare alle “regole”. E pagare.

Ma chi e’ veramente Benedetto-Elio Letizia? Da Castelvolturno all’Agro Aversano fino a Secondigliano, molti lo sanno fin dall’inizio di questa storia. Ma non parlano. Tacciono di fronte ai tanti cronisti venuti da ogni parte del mondo. Pero’ a Enrico Fierro, inviato dell’Unita’, qualcuno ha detto: lascia stare, su questa storia meglio non metterci le mani. Bolle, scotta. Il cinquantenne Benedetto Letizia, noto finora al Comune di Napoli (dove e’ in servizio) piu’ che altro per un vecchio inciampo giudiziario – fu arrestato nel ’93 nell’ambito di un’inchiesta sulle compravendite di licenze commerciali – per tutti e’ un uomo tranquillo. E anche la gazzarra di visure camerali e catastali messa su dai giornali, non ha potuto scoprire altro che modesti immobili intestati a Noemi e un paio di societa’ dedite al commercio di profumi. Solo una bufala, allora, la storia della parentela? “Non dimentichiamo – dice un attento osservatore di queste dinamiche – che molto spesso i clan si servono proprio di personaggi “puliti”, o quasi, per tenere i contatti con esponenti delle istituzioni”.

A gettare benzina sul fuoco, realizzando la classica “excusatio non petita”, sono poche settimane fa alcuni giornalisti del casertano. Ventiquattr’ore di fuoco, quel 19 maggio. Dopo la cattura in Spagna del boss Raffaele Amato, a Secondigliano un blitz porta in manette quasi cento persone ritenute affiliate agli Scissionisti. In nottata arriva l’arresto a San Cipriano d’Aversa del boss Franco Letizia, uno fra i cento latitanti piu’ ricercati d’Italia. E siamo proprio negli stessi giorni in cui, fra gossip e cronaca, i giornali, le tv e il web sono letteralmente invasi da quel nome: Letizia. Alle 12 e 18 in punto nelle redazioni arriva un lancio Ansa. E’ firmato dalla giovane corrispondente casertana Rosanna Pugliese: nessuna parentela – si legge – tra l’arrestato Franco Letizia ed il papa’ di Noemi, lo affermano “gli inquirenti che operano nel casertano”. Che bisogno c’era di quella perentoria smentita, a fronte di una notizia mai data? E soprattutto, perche’ rifarsi ad un termine generico come “gli inquirenti”, senza precisare se si tratta della squadra mobile, della Procura (di Napoli o di Caserta?) oppure di altre forze dell’ordine? Un sito locale, Caserta Sette, non perde l’occasione per rilanciare la non-notizia. E con tono stizzito se la prende con chiunque osi pensare che esista quella parentela.

Mentre scriviamo, alla Voce risulta invece che sono in corso indagini top secret alla Procura di Napoli proprio per accertare il possibile collegamento fra i Letizia di Secondigliano (Benedetto detto Elio, ma anche altri suoi stretti congiunti) e il clan Letizia affiliato ai Casalesi. Un legame che, se fosse accertato, nella “vicenda Papi”, spiegherebbe tutto. O quasi. Qualcuno, in Campania ed oltre, sa bene da tempo cosa significa pronunciare alcuni grossi nomi. E perche’, se telefona uno con quel nome, se si spinge fino a chiedere a un leader politico di mostrarsi alla nazione intera, intervenendo ad una festa di paese, lui potrebbe essere costretto ad acconsentire. Ma in ossequio alla ragion di stato sarebbe obbligato a far credere – perfino alla moglie e ai figli – che si tratti d’una storia di corna e minorenni, piuttosto che rivelare al Paese e al mondo la verita’.

Scrive Fierro sull’Unita’ del 22 maggio: “La camorra, soggetto da maneggiare con cura in questa storia. Anche se i tanti set di questo reality non aiutano a tenerla a debita distanza. Secondigliano (il quartiere monstre dove i Letizia hanno alcune loro attivita’); Portici, la citta’-quartiere dove vivono Noemi e sua madre, e Casoria, il paesone della festa. In ognuno di questi luoghi i clan hanno un controllo ferreo del territorio. Sanno tutto. Di tutti”. In attesa delle conclusioni alle quali giungeranno i pm della Dda, noi qui proviamo a mettere insieme le tessere del puzzle. Che cominciano a combaciare in maniera impressionante. Se risultasse provato il collegamento fra i Letizia, sarebbe allora piu’ realistico immaginare quale sia stato il vero motivo di quell’appuntamento cui il premier, suo malgrado, non poteva mancare, pur avendo cercato con ogni mezzo fin dalla mattina – e poi nelle frenetiche telefonate fatte in quei misteriosi 50 minuti di sosta dentro l’aereo, a Capodichino – di sottrarsi. Alla fine va. E resta per quasi un’ora a colloquio “riservato” – dice chi c’era – con Elio Benedetto Letizia, prima di darsi in pasto ai fotografi.

. IL POTERE DI GOMORRA

Troppo forte, il potere d’intimidazione di quella holding multinazionale che, come ci ha raccontato Gomorra, comunica i suoi messaggi attraverso i simboli. L’uomo accusato di essersi portato via la donna di un boss, per esempio, viene crivellato non alla testa o al cuore, ma “mmiez ‘e palle”; quello che ha tradito gli accordi, facendo catturare uno del clan, dovra’ essere “incaprettato”, legato come un capretto sul banco della macelleria, e fatto ritrovare nella posa piu’ grottesca e mostruosa che si possa immaginare per un essere umano. Cosi’ anche la presenza fisica di una personalita’, in certi luoghi ed occasioni, vale piu’ di cento rassicurazioni verbali. Magari arriva a suggello di un condizionamento che durava gia’ da mesi. E del quale la bella – e quasi certamente ignara – Noemi non era che un altro “segnale”. La sua presenza al fianco del primo ministro (come nell’ormai famoso ricevimento di fine anno a Villa Madama) serviva per affermare all’esterno che il rapporto con gli uomini del napoletano e del casertano stava andando avanti.

Del resto, lo strapotere finanziario raggiunto dalle imprese dei clan camorristici – anche attraverso la presenza di loro vertici nelle logge massoniche coperte – praticamente non ha uguali. Lo ha spiegato poche settimane fa Roberto Saviano agli studenti della Normale di Pisa nel corso di una lezione: nessuna, fra le altre mafie del mondo (russa, cinese o slava che sia) e’ autonoma rispetto alle cosche italiane. Tutte hanno come modello di partenza Cosa Nostra, ‘Ndrine e Camorra. Ma i gruppi esteri non si sono mai del tutto affrancati: sullo scacchiere internazionale, nei paradisi fiscali, per muovere da un capo all’altro dei contimenti denaro, armi, stupefacenti, organi ed esseri umani, devono sempre e ancora in qualche modo “dare conto” ai clan italiani.

Dal punto di vista dell’economia criminale, poi, che interi pezzi dell’Italia siano ormai ricattabili da parte dei clan camorristici, non e’ una novita’. Una holding multinazionale, ma pur sempre malavitosa; forze strutturate e uomini che, pur trovandosi ormai a gestire le leve del potere finanziario (il giro di affari delle mafie, secondo uno studio recente di Confesercenti, e’ pari a 125 miliardi di dollari l’anno, circa il 7% del Pil nazionale), non rinunciano ai vecchi e collaudati metodi per affermare il loro potere. Un commando di fuoco pronto a sequestrare, a sparare in faccia, tenere in ostaggio magari i figli di un alto esponente politico. Ed e’ cosi’ che possono maturare, per i posti chiave di governo – ad esempio la presidenza di una strategica Provincia o un sottosegretariato – le nomine di personaggi ritenuti gia’ nelle lore stesse zone di origine impresentabili, per i legami con la camorra dei loro uomini piu’ stretti.

MARONI ALLA CARICA

Come s’inscrive, nello scenario che stiamo ipotizzando, l’autentica impennata nella lotta ai clan camorristici impressa nelle ultime settimane da Roberto Maroni, ministro degli Interni, e da Antonio Manganelli, capo della Polizia? “Berlusconi – dice un esperto di intelligence che preferisce restare anonimo – probabilmente sara’ presto lasciato al suo destino. Lo dimostra il livello di fibrillazione da cui e’ stato colto dopo l’episodio di Casoria, gli errori a raffica, le dichiarazioni avventate. A reggere saldamente il timone dello Stato che non si arrende e’ ora il Viminale, da cui non a caso negli ultimi mesi e’ partito un pressing senza precedenti nel contrasto ai Casalesi e ai loro alleati, gli Scissionisti di Secondigliano. Operazioni che hanno liquidato quasi interamente il clan Letizia”.

L’escalation nella lotta alla malavita organizzata del casertano ha inizio esattamente dopo la strage di Castelvolturno, il 19 settembre dello scorso anno, quando sei nordafricani residenti nella vasta area a rischio della Domiziana, sul litorale di Caserta, vengono massacrati in un raid di camorra teso – si capira’ in seguito – a riaffermare il predominio sulla zona del boss dei Casalesi Giuseppe Setola, al cui clan sono affiliati i Letizia. Appena dieci giorni dopo, il 30 settembre, i Carabinieri del comando di Caserta arrestano gli artefici dell’eccidio. Sono Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo ed il ventottenne Giovanni Letizia, gia’ ricercato per un altro omicidio collegato alla connection politica-rifiuti: quello dell’imprenditore Michele Orsi. I militari li sorprendono in due villini di villeggiatura a Quarto, sempre in zona domizia. “Secondo il pentito Oreste Spagnuolo – scrivera’ Roberto Saviano – Giovanni Letizia quando uccise Michele Orsi indossava una parrucca e ai piedi aveva un paio di Hogan di tela. Poi gli venne fame e andarono a mangiare con Letizia che aveva ancora le scarpe sporche di sangue ma preferiva pulirle con la spugnetta anziche’ buttarle. Quando il suo capo chiese perche’ perdesse tempo a lavarle rischiando di essere beccato, Giovanni Letizia gli rispose che Orsi non valeva le sue scarpe”. 14 gennaio 2009. In un edificio diroccato di Trentula Ducenta, al confine con il Lazio, finisce la latitanza del boss Giuseppe Setola. Con lui viene fermata la moglie, Stefania Martinelli. Fra il 9 e l’11 marzo la Dda partenopea mette a segno un altro colpo mortale per i Casalesi con l’arresto di altri uomini legati a Franco Letizia, cugino di Giovanni, considerato il reggente del clan. Fra loro anche il trentatreenne Vincenzo Letizia detto ‘o schizzato. 3 aprile 2009. La Mobile di Caserta arresta Armando Letizia, 56 anni. Considerato elemento di spicco del clan, Armando e’ zio di Giovanni Letizia e padre del latitante Franco. Il cerchio si stringe intorno a quest’ultimo, che sara’ tratto in manette il 19 maggio. Ma quella domenica 26 aprile, il giorno dell’arrivo di Berlusconi a Casoria per il compleanno di Noemi, un’altra e piu’ rilevante cattura forse e’ gia’ nell’aria. All’alba del 29 aprile la Direzione Investigativa Antimafia di Napoli sorprende Michele Bidognetti, fratello del boss Francesco Bidognetti (detenuto al 41 bis eppure ancora in grado – secondo gli inquirenti – di impartire ordini), ma soprattutto parente del collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti.

Un gruppo criminale strettamente collegato a quello dei Setola e, quindi, ai Letizia. “Una storia – fanno notare in ambienti giudiziari del casertano – che puzza lontano un miglio di rifiuti. Non va dimenticato che per i Bidognetti questa e’ stata sempre una fra le piu’ lucrose attivita’. E che molte operazioni messe a segno recentemente dalle forze dell’ordine nascono dalle rivelazioni su quel maleodorante business rese da una gola profonda del settore come Gaetano Vassallo”. Senza contare, su tutto, la presenza degli imprenditori-camorristi del settore rifiuti Michele e Sergio Orsi: il primo ucciso proprio per mano del clan Letizia quando era in procinto di collaborare con la magistratura. Il secondo, arrestato nell’ambito di un’operazione anticamorra di febbraio scorso, era invece stato prosciolto nel 2007 da analoghe accuse. Al suo fianco, come penalista, c’era l’avvocato Ferdinando Letizia dello studio Stellato di Santa Maria Capua Vetere. Casertano, 35 anni, Ferdinando Letizia e’ anche consigliere comunale a Castelvolturno e capogruppo della lista “Liberamente”, sul cui sito internet si esaltano le gesta del leader Silvio Berlusconi. Il colpo inferto ai trafficanti di rifiuti con l’apertura dell’inceneritore di Acerra, il timore di perdere gli appalti da milioni di euro che ruotano intorno all’affare munnezza, potrebbero insomma essere fattori non del tutto estranei al clima rovente delle ultime settimane.

IL MILAN? ALL’OLIMPIA

Ma torniamo ai segnali. A quegli avvenimenti forse solo in apparenza “curiosi” che avevano preceduto la famosa sera del 26 aprile. Quella domenica a giocare sul campo del San Paolo c’era stata l’Inter. Ma il 22 marzo a Napoli per una sfida di campionato era sbarcato il Milan. Che per la prima volta aveva abbandonato i consueti, sfavillanti hotel del lungomare partenopeo con vista sul golfo, per andare ad alloggiare in una delle piu’ desolate periferie dell’hinterland: Sant’Antimo, Hotel Olimpia. Terra di inceneritori, ecoballe e Cdr. Al confine col triangolo della morte Nola-Marigliano-Acerra. Comune, Sant’Antimo, due volte sciolto per infiltrazioni camorristiche. Area infestata da sversamenti illegali di materiali tossici. E non lontana da quell’agro aversano da cui trae le sue origini il gruppo Setola-Bidognetti-Letizia.

L’Hotel Olimpia rientra nell’impero economico della famiglia Cesaro, che in zona possiede anche l’unico presidio sanitario disponibile per uno fra i territori piu’ densamente popolati d’Italia, il Centro Igea, ed una serie di altre lucrose attivita’. Leader della famiglia e’ Luigi Cesaro, deputato Pdl, candidato in pole position per la presidenza della Provincia di Napoli. Sui suoi pregressi legami coi clan della zona si soffermava a lungo (come la Voce ha ricordato nel numero di maggio scorso) la relazione di fuoco redatta dai commissari prefettizi inviati a Sant’Antimo dopo lo scioglimento per camorra del 1991.

Ecco i passaggi chiave. “I collegamenti di taluni degli amministratori con la malavita organizzata – clan Puca e Verde – si estrinsecano attraverso rapporti di parentela e/o cointeressi in attivita’ economiche e patrimoniali”. “La cointeressenza in attivita’ economiche si coglie soffermandosi sugli accordi in materia di appalti fra i clan di Pasquale Puca ed il clan Verde, che operano rispettivamente attraverso le cooperative “La Paola” e “Raggio di Sole”, addivenendo in tal modo ad una spartizione dei settori dell’economia locale. Della Cooperativa “Raggio di Sole” e’ socio il consigliere comunale Antimo Cesaro unitamente ai fratelli Raffaele (legale rappresentante) e Luigi”. Ancora: “Lo stesso consigliere Aniello Cesaro risulta citato a comparire dalla Autorita’ Giudiziaria in ordine a molteplici attivita’ estorsive messe in atto da Pasquale Puca, capo dell’omonimo clan camorristico operante in Sant’Antimo e Casandrino; risulta avere in atto procedimenti per truffa, interesse privato in atti d’ufficio, omissione in atti d’ufficio e peculato”. Diciannove anni dopo, di Luigi Cesaro (e del suo “gemello” politico Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia), parla Gaetano Vassallo, come ricorda l’Espresso in un’inchiesta di settembre 2008. E qui tornano le coincidenze. Perche’ se le verbalizzazioni del pentito dovessero trovare conferma, a favorire l’attivita’ imprenditoriale dei Cesaro non sarebbe stato un clan qualsiasi. Ma il gruppo di Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte.

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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Il disincanto di Severgnini

Noemi, quattro cose ovvie

Beppe Severgnini,

Un pesce rosso convinto d’essere un cardinale, gli economisti che ammettono di non averci capito niente, la politica fuori dalla nomine Rai, José Mourinho che lavora gratis. Sono molte le notizie surreali che avrebbero potuto colorare questa torrida primavera, ma è toccato a una ragazzina e ai suoi bizzarri rapporti col presidente del Consiglio.

Bizzari: ecco la parola. Potete essere di destra o di sinistra, atei e cattolici, giovani o meno giovani, ma sarete d’accordo: se uno sceneggiatore avesse scritto un film con quella trama, gli avrebbero detto “Ragazzo, hai bevuto?”. Invece è accaduto. Noemi, le feste, il papi, i genitori, le smentite, i fidanzati che compaiono e scompaiono. I marziani guardano giù dicendo: “E quelli strani saremmo noi?”.

Quattro punti ovvii, per ridurre i litigi e provare a ragionare. Il primo: la frequentazione tra un settantenne e una diciassettenne – al di là del ruolo di lui – è insolita. La famiglia Letizia non sembra stupita, decine di milioni d’italiani sì. Una spiegazione plausibile ancora non l’hanno avuta. Se tanti lavorano di fantasia, a Palazzo Chigi non possono stupirsi.

Ovvietà numero due. Alcune affermazioni del protagonista sono state smentite. “L’ho sempre vista coi genitori”: poi Noemi – ma cosa s’è fatta? era così carina! – salta fuori alla festa del Milan, sbuca al galà della moda, compare in Sardegna. Per cose del genere, nelle altre democrazie, i potenti saltano come tappi di spumante. Noi siamo più elastici – succubi, rassegnati, distratti, disinformati: scegliete voi l’aggettivo – ma un leader politico, perfino qui, dev’essere credibile.

Ovvietà numero tre. Le abitudini e le frequentazioni di Silvio B. riguardano solo Veronica L. (che peraltro s’è già espressa con vigore sul tema)? Be’, fino a un certo punto. Il Presidente del Consiglio guida una coalizione di governo che organizza il Family Day, mica il Toga Party o il concorso Miss Maglietta Bagnata. Michele Brambilla – vicedirettore del “Giornale”, bravo collega e uomo perbene – spiega che, per il mondo cattolico, contano le azioni politiche, non i comportamenti coerenti. Io dico: mah!

Ovvietà numero quattro. L’opposizione, in tutte le democrazie, cerca i punti deboli dell’avversario, soprattutto alla vigilia delle elezioni. Dov’è lo scandalo, qual è la novità? Se Piersilvio s’indigna, non ha idea di cosa avrebbe passato suo padre in America, in Germania o in Gran Bretagna (dov’è inconcepibile che i capi di governo possiedano televisioni). Non solo in questi giorni: negli ultimi quindici anni.
Bene: quattro cose ovvie, in attesa di sviluppi. Intanto s’è insediato quietamente il governo Letta. Qualcuno che coordini ci vuole. C’è da lavorare, e il Capo è altrove.

Dal Corriere della Sera del 28 maggio 2009

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ELIO e le storie… inventate

il padre della diciottenne racconta a Il Mattino come è nata l’amicizia
Il padre di Noemi: «Ecco come
ho conosciuto Silvio Berlusconi»
Don Sciortino (Famiglia Cristiana): «Non si può rappresentare il popolo col velinismo»

Noemi Letizia
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ROMA – Una stretta di mano al presidente del Milan, e una serie di contatti in occasioni pubbliche, fino alla lettera «accorata» del premier alla famiglia Letizia, che perse tragicamente un figlio di 19 anni, nel 2001: il padre di Noemi -la ragazza di 18 anni al centro dell’attenzione in questi giorni per la sua conoscenza con il presidente del consiglio-, Benedetto (detto Elio), racconta al quotidiano Il Mattino la storia del legame con Silvio Berlusconi: «A Roma, era il 1990, lui era presidente del Milan, ancora non era in politica. Lo vidi, mi avvicinai e gli strinsi la mano, nulla di più». La vera conoscenza ci fu a Napoli nel 2001: «Era maggio, in piazza del Plebiscito, c’era un comizio con Berlusconi e Fini». Letizia andò a cena all’Hotel Vesuvio, dove era ospite, appunto, il premier: «Sapevo che gli piacevano libri e cartoline antiche. La mia era e resta una famiglia di librai. Mi avvicinai e chiesi se potevo portargli in dono delle cartoline antiche. Mi disse di prendere contatti con la segreteria attraverso una guardia del corpo, e così feci».

LA MORTE DEL PICCOLO YURI – Nel luglio 2001, la famiglia Letizia fu colpita dalla morte di Yuri, 19 anni, in un incidente stradale: «Feci arrivare la notizia al presidente, e due giorni dopo mi viene recapitata una lettera accorata, toccante. Credo che sia nato quel giorno il mio rapporto con lui. Lo sentii vicino, sincero, partecipe. Poi seguì una telefonata. Fui colpito dalla sua straordinaria sensibilità». A Natale dello stesso anno, a Roma con la famiglia, Letizia presenta la moglie e la figlia a Berlusconi: «Fu la prima volta che vide Anna e Noemi. Proprio in quella occasione, per sdrammatizzare dopo aver ricordato la tragica fine di mio figlio, lui disse a Noemi, che aveva 10 anni: considerami come il tuo nonnino. Allora intervenni io e dissi: «Nonno mi sembra ingeneroso, meglio che lo chiami papi».

°°° Questo cumulo di minchiate, scritte sicuramente da ghedini e fede o rossella o’hara, non stanno né in cielo né in terra. Il bischero è separato dalla moglie da dieci anni e vive da tutt’altra parte. Nessuno, nemmeno i domestici o i gorilla di Mafiolo, può confermare nulla senza prendersi una bella pernacchia sul muso. Assolutamente inattendibile e delirante. Fosse vero (ma ci sono le dichiarazioni di Gino a smentire tutta questa balla in maniera clamorosa e PROVATA)… ipotizziamo che fosse vero questo delirio. Ma allora qualcuno ci deve mostrare un miliardo di altre cose analoghe: dove abitano le famiglie che burlesquoni aveva promesso di ospitare dopo il terremoto del 2002? In quali delle sue case vivono le famiglie terremotate dell’Aquila che lui ha giurato di ospitare “in qualcuna delle mie case”? Dove lavorano i ragazzi albanesi che lui spergiurò di “sistemare” quand’era all’opposizione e spandeva merda su Prodi, che invece risolse immediatamente e bene il problema delle “carrette del mare” provenienti con gli scafisti dall’Albania? Cioè, A CAZZARO! Qui siamo svegli e documentati, non ci puoi certo prendere per il culo tu, vecchio malato. Di queste domande ne abbiamo almeno mille. Poi ci spieghi come mai, scrivi a uno sconosciuto inesistente una lettera accorata e gli telefoni… e te ne fotti di milioni di altre persone più importanti e molto più bisognose. Ma vacccagare, silvio!

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ALTRI ADDII AL GUAPPO

Seduto in tribuna al Meazza per assistere all’ultima partita casalinga di Paolo Maldini prima del ritiro dal calcio giocato, il patron rossonero Silvio Berlusconi è stato pesantemente contestato dal tifo organizzato del Milan. Nei primi minuti della sfida contro la Roma, la Curva Sud ha esposto diversi striscioni all’indirizzo del presidente del Consiglio. Uno recita: «Sono anni che compri bidoni e figurine. Quest’anno chi compri… le veline???» (Newpress)

MILAN - ROMA

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Ravioli

Oggi mi sono fatto dei ravioli da sturbo: ricotta fresca che mi ha regalato Franco Pilia tre giorni fa, mozzarella, scamorza locale, pecorino semifresco, parmigiano, uova, foglie di ortica del mio giardino, sale. Ho tirato la pasta con farina e semola sarda fine e due uova. Una pacchia. Li abbiamo conditi con sugo leggero di pomodoro e basilico e tanto amore.
Poi quella talpa di Josto mi manda questa segnalazione, che mi ha aiutato a digerire felicemente:

La curva del Milan contro Berlusconi: “Vattene!”
Seduto in tribuna a San Siro per assistere all’ultima partita casalinga di Paolo Maldini, Silvio Berlusconi è stato pesantemente contestato dal tifo organizzato del Milan.

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Seduto in tribuna a San Siro per assistere all’ultima partita casalinga di Paolo Maldini, Silvio Berlusconi è stato pesantemente contestato dal tifo organizzato del Milan.

Nei primi minuti della sfida contro la Roma, la Curva Sud rossonera ha esposto due striscioni all’indirizzo del presidente del Consiglio.

“Vendi Kakà per risanare la società e non spendi più i tuoi milioni. Caro Berlusconi grazie di tutto e vai fuori dai coglioni!”

La contestazione verso Berlusconi è andata avanti anche durante la partita, con cori e striscioni esposti dalla Curva Sud. “Sono anni che compri bidoni e figurine. Quest’anno chi compri…le veline???”.

°°° Ma non era amato dal 75,5% degli italiani? C’è qualcosa che non va? Oh, mi dispiaaaaaasce… signora mia… Conoscendolo, è già al telefono a mandare affanculo tutti i suoi servi e ad allertare quelli più fedeli della Rai. Non so cosa si inventerà, ma sinceramente… NON ME NE FREGA UN CAZZO. Se ci fosse ancora Prodi, si andrebbe alle elezioni a Ottobre e lui andrebbe immediatamente in galera. Peccato. Però l’ulcera se lo magnerà vivo.

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Ma allora è vizio!

Noemi alla festa del Milan
al tavolo con Confalonieri

Le immagini (e il video) della cerimonia del Natale 2008. La ragazza napoletana con la madre al tavolo d’onore accanto al presidente Fininvest
(Rep.)

°°° Beh, ma allora non ci sono più scuse: o la madre sta vendendo la ragazzina da molti anni oppure quella merdaccia di silvio berlusconi DEVE fare chiarezza.

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Ecco la mafia…

La Sensi ammette: “Vogliono la Roma”
Un comunicato di Italpetroli conferma per la prima volta che “è stato manifestato interesse da Vinicio Fioranelli per conto di una società di diritto svizzero”

°°° Io non seguo il calcio, ma qui è evidente che la mafia, dopo essersi comprata mezza Italia, il governo e tutti i centri di potere, il milan… ora vuole anche la Roma.

cosanostravignetta

IL GOVERNO AL LAVORO A PALAZZO GRAZIOLI

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MATTEO MESSINA DENARO: IL NUOVO SOCIO DI BURLESQUONI O QUELLO CHE LO ELIMINERA’?

matteo

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la farsa del mafionano

Berlusconi: «È Veronica
che deve scusarsi con me»

Il premier: «So da chi
è sobillata, il divorzio
potrei chiederlo io»

°°° AMICI, VE LO POSTO TUTTO IL PEZZO DEL CORRIERE, PERCHE’ E’ LA QUINTESSENZA DELLA FALSITA’,DEL MASCHILISMO PIU’ ABBIETTO, E DELLA STATURA MISERABILE DI QUESTO DELINQUENTE:

L’ira del cavaliere: «è la terza volta che mi fa scherzi così in campagna elettorale»
«Veline in lista? No, sono laureate
Ecco la verità sulla festa di Noemi»
Berlusconi: «Veronica è caduta in un tranello, dovrà chiedermi scusa pubblicamente»

Arcore, domenica sera. Una domenica molto diversa da tutte le al­tre. Silvio Berlusconi è amareggiato. «Sono indignato». Ha letto, con sorpre­sa, dell’intenzione di sua moglie di di­vorziare. Prima, afferma, non ne sapeva nulla. «Veronica è caduta in un tranello. E io so da chi è consigliata. Meglio, so­billata. La verità verrà fuori, stia tran­quillo». Presidente, e lei pensa che si possa, come in altre occasioni, riconciliare un rapporto che dura da quasi trent’anni, di cui diciannove di matrimonio? «Non credo, non so se lo vo­glio io questa volta. Veronica dovrà chiedermi scusa pubbli­camente. E non so se basterà. È la terza volta che in campagna elettorale mi gioca uno scher­zo di questo tipo. È davvero troppo».

E i figli? Non dovete pensare ai tre figli, e poi c’è un altro ni­potino in arrivo? «I figli sono solidali con me». «Sa come chiamo io tutto quello che è ac­caduto in questi giorni? Crimi­nalità mediatica». Non esageri, presidente, Repubblica e Stam­pa hanno fatto semplicemente il loro lavoro. E non le dico la mia sofferenza. No, sostiene il Cavaliere che c’è un disegno. Una manovra per metterlo in difficoltà ed esporlo persino al ridicolo, proprio nel momento in cui la sua popolarità è al massimo. E sua moglie ne sa­rebbe diventata complice in­consapevole. «Veronica è sem­plicemente caduta in un tranel­lo mediatico». Sì, ma le veline le avete messe in lista e poi, do­po la lettera di sua moglie al­l’Ansa («Ciarpame senza pudo­re, io e i miei figli siamo vitti­me… ») le avete tolte? «Guardi, direttore, voglio dirlo una vol­ta per tutte, e chiaramente: non avevamo messo in lista nessuna velina e quelle tre che sono state escluse all’ultimo minuto erano bravissime ragaz­ze, con ottimi studi. Altro che veline. Veronica ha creduto al­le tante cose inesatte scritte sul­la stampa, purtroppo».

E le tre ragazze entrate effetti­vamente nelle liste delle candi­dature per le europee? «Lara Comi ha due lauree, ha coordi­nato i giovani del Pdl in Lom­bardia, è dirigente della Giochi Preziosi. Mai andata in tv. Licia Ronzulli è una manager della sanità di altissimo livello, è re­sponsabile delle professioni sa­nitarie e delle sale operatorie del Galeazzi; l’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli la stima molto, va due volte l’an­no in Bangladesh. Barbara Ma­tera è laureata in scienze politi­che, me l’ha consigliata Gianni Letta, è la fidanzata del figlio di un prefetto suo amico. Ecco, ha fatto una parte in Carabinie­ri 7 su Canale 5, ma mai la veli­na. Insomma, mi creda, è una montatura. Parliamo di tre ra­gazze in gamba su settantadue candidati. E che male c’è se so­no anche carine? Non possia­mo candidare tutte Rosy Bin­di... ».

Presidente, e poi c’è la fe­sta napoletana della giovanis­sima Noemi Letizia, alla qua­le lei ha partecipato a sorpre­sa. «Anche qui sono state scrit­te cose inesatte. Le racconto come è andata veramente. Quel giorno mi telefona il pa­dre, un mio amico da tanti an­ni. E quando sa che in serata sarei stato a Napoli, per controllare lo stato di avan­zamento del progetto per il termovalorizzatore, insiste perché passi almeno un attimo al compleanno della figlia. So­lo due minuti, mi assicura. La casa è vicina all’aeroporto. Mi faresti un grande regalo. Non molla. Io non so dire di no. Era­vamo in anticipo di un’ora e ci sono andato. Nulla di strano, è accaduto altre volte per com­pleanni e matrimoni. Pensi che ho fatto le fotografie con tutti i partecipanti, i camerieri, persi­no i cuochi. Le pubblicherà Chi sul prossimo numero perché me le ha chieste quel diavolo di Signorini». D’accordo, pre­sidente, ma perché quella ragazza Noemi la chiama papi? «Ma è un scherzo, mi volevano dare del nonno, meglio mi chia­mino papi, non crede?».

Quell’episodio, dice Berlusconi, è stato mon­tato ad arte. E Veronica avrebbe creduto a mol­te delle versioni, false, sulla serata napoleta­na, domenica 26 aprile, conclusa con un incon­tro con Aurelio De Lauren­tiis. Quella sera il suo Napo­li aveva battuto l’Inter, fa­cendo un favore al Milan nel­l’inseguimento impossibile alla capolista. «Ho ringraziato De Laurentiis che si è fatto per­donare a metà l’eliminazione dalla Champions’ League che ci inflisse, battendoci, nello scorso campionato».

Amareggiato e deluso, Silvio Berlusconi non pensa che que­sta volta sia possibile una ri­conciliazione. Arcore e Mache­rio, dove risiede la moglie, so­no vicine. Gli amici comuni se lo augurano. Basterebbe poco. Una spiegazione franca, come succede fra coniugi. Ma nella domenica quasi estiva di Arco­re l’aria è molto diversa dalle al­tre volte. E il Cavaliere è offe­so. Chi lo conosce bene dice che questa volta, per ricon­quistare Veronica, non andrà di sorpresa al suo compleanno a Marrakesh, avvici­nandola vestito da berbero per poi sve­larsi di colpo con un bellissimo gioiello in re­galo. Ma non si sa mai. Il nostro modesto auspicio è che ciò avvenga. Magari in forma del tutto privata.

(f. de b.)


°°° Una marea di cazzate, amici miei. Come al solito. Noto soltanto due cose che stridono troppo:
a) le “veline” laureate… come lui, che si è comprato persino la licenza elementare? Come la Gelmini, che si è comprata la laurea a Reggio Calabria?
b) Va a Napoli per seguire il termovalorizzatore DI NASCOSTO? Lui, che non va nemmeno a pisciare senza le telecamere? E poi, siccome la villetta di Noemi è vicina all’aeroporto, decide di fare una scappata di DUE MINUTI… però le porta un preziosissimo collier di oro e brillanti… roba che si tiene abitualmente nel cruscotto della macchina… e fa le foto con tutti i cuochi e i camerieri. Dunque… se il papi vero della squinzia è un misero impiegato del Comune – e quindi, come tutti gli impiegati NON RIESCE AD ARRIVARE A FINE MESE… chi cazzo glieli ha pagati i cuochi e i camerieri, per non parlare del resto della festa da Mille e una notte?! Infine, dice AL PAPPONE: ” È la terza volta che in campagna elettorale mi gioca uno scher­zo di questo tipo. È davvero troppo.” Oh, cribbio! Sia la ex moglie che i magistrati lo beccano SEMPRE sotto elezioni… Ma roba da matti! Il fatto è che in questo paese SIAMO SEMPRE sotto elezioni. Ma se tu ti comportassi da UOMO con tua moglie e da persona ONESTA nella vita… nessuno ti romperebbe i coglioni, né sotto elezioni, né mai!
O mafiolo, MA VAI A CAGAREEE!

silvio_a1

pappone-s350

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Altro che veline!

Lei: ad ognuno il 20 per cento. Ma così Marina e Piersilvio finiscono in minoranza. I più giovani vogliono avere posti di responsabilità nelle aziende
Otto miliardi tra Silvio e Veronica
la lite di Arcore sull’eredità dei figli
di ETTORE LIVINI

Otto miliardi tra Silvio e Veronica la lite di Arcore sull’eredità dei figli

Silvio Berlusconi e Veronica
MILANO – Va bene la polemica sulle veline in lista alle europee. Ok le questioni di principio sul “potere senza pudore”. Dietro le quinte della telenovela di Arcore però – dove gli scontri Veronica-Silvio si alternano ai sorridenti ritratti di famiglia (allargata) sui giornali di casa – c’è anche una piccola questioncina da 8 miliardi, ville escluse: la divisione dell’impero del presidente del Consiglio.

L’argomento, per ovvie questioni di delicatezza, non è mai stato esplicitato da nessuno. Da anni però i più fidi consiglieri del premier, da Bruno Ermolli a Ubaldo Livolsi, sono al lavoro con il bilancino per trovare un punto di equilibrio – emotivo, manageriale e finanziario – tra le due “anime” (che non si sono mai troppo amate) di casa Berlusconi: Marina e Piersilvio, figli di primo letto del matrimonio con Carla dall’Oglio, da una parte; Barbara, Eleonora e Luigi, nati dalle nozze con Veronica Lario, dall’altra. E la quadratura del cerchio, ad oggi non è ancora stata trovata.

Le certezze sono solo due. La prima – evidente a tutti – è che la posta in palio è altissima: nelle disponibilità del Cavaliere, oltre alle ville sparse per il mondo, ci sono 3 miliardi di euro in azioni Mediaset, Mondadori e Mediolanum, 4 tra liquidità e riserve in Fininvest e qualche spicciolo – 752 milioni – parcheggiato nelle holding personali. La seconda certezza è che qualunque cosa succeda nessuno finirà sul lastrico. Una prima fettina del tesoro di famiglia, infatti, è stata già distribuita nel 2005 quando Berlusconi, per questioni di equità, ha aperto il capitale Fininvest ai tre figli di Veronica che sono andati ad affiancare nell’azionariato del Biscione Marina e Piersilvio con una quota del 7% a testa. Tutti così, un dividendo dopo l’altro, sono già riusciti a mettere da parte un piccolo tesoretto personale: Barbara e i fratelli hanno accumulato 315 milioni di disponibilità liquide. Marina ne ha in cassa un’ottantina. Piersilvio, più parsimonioso, ha sul conto in banca più o meno 200 milioni.

Il problema è cosa succederà ora. I soldi, va detto, non sono tutto. Anche se sulla spartizione dell’impero berlusconiano Silvio – che vuol dividerlo a metà: il 50% a Marina e Piersilvio e il 50% agli altri – e Veronica – che spinge per distribuire il 20% a testa, regalando il controllo ai propri figli – hanno idee diverse e poco conciliabili. La vera bomba ad orologeria che spiega forse il nervosismo di questi mesi è però un’altra: i piccoli Berlusconi crescono. I 18 anni li hanno passati da parecchio (senza il padre alla festa di compleanno, ha fatto sapere Veronica). E più che denaro si preparano a chiedere un posto nelle aziende di famiglia.

Su questo fronte la situazione è un po’ più complessa. Marina in Mondadori e Piersilvio in Mediaset – dopo essersi fatti le ossa sotto le ali di Maurizio Costa e Fedele Confalonieri – sono oggi in pratica i capi delle due società. Difficile insomma trovare un posto al sole per altri. Non solo. Nelle loro rare esternazioni pubbliche, i tre fratelli minori hanno dimostrato, in merito, di aver già le idee chiare. E non sempre si tratta di concetti in linea con lo status quo di Arcore. “Fosse stato per noi, avremmo venduto da tempo le tv di casa a Murdoch”, hanno dichiarato nel 2004 Barbara (24 anni e autocandidata a un posto in Mondadori) ed Eleonora (22). Il ventenne Luigi, che pareva volersi occupare solo di Milan e fede (“ogni volta che lo cerco al telefono mi dicono di richiamare perché sta pregando”, ha raccontato qualche anno fa il premier), ha iniziato a camminare con le sue gambe: studia alla Bocconi, gestisce i soldi delle sorelle, è entrato nel cda Mediolanum e – “per una questione di responsabilità”, ha spiegato – ha già fatto sapere di voler lavorare nel gruppo.

Non solo: il suo primo investimento autonomo (5 milioni) l’ha fatto in un fondo della Sator di Matteo Arpe, l’ex ad di Capitalia uscito dalla banca romana dopo uno scontro al calor bianco con Cesare Geronzi. Peccato che il 73enne presidente di Mediobanca sia il banchiere di fiducia del padre e il regista dell’ingresso di Fininvest in Piazzetta Cuccia, il salotto buono da cui il premier può monitorare con discrezione dossier caldissimi come Rcs-Corriere della Sera, Telecom e Generali.

Mettere assieme tutti questi tasselli per i consiglieri del Cavaliere non sarà semplicissimo. Veronica, che con la sua Finanziaria Il Poggio controlla immobili a Milano, Bologna, Olbia, Londra e New York, pare sistemata. La differenza d’età tra i due figli maggiori e i tre minori, in teoria, potrebbe consentire di trovare spazio per tutti. In fondo quando Barbara avrà l’età che ha oggi Marina (42 anni), la sorella maggiore sarà una splendida sessantenne che a quel punto, forse, potrebbe lasciarle senza troppi rancori il timone della Mondadori.

Il presidente del Consiglio, scosso dalle fibrillazioni familiari di questi giorni, ci conta, nella speranza che alla fine tutti i pezzi del puzzle vadano a posto senza troppi drammi. Intanto, visto il gelo a Macherio, ha iniziato a mettere qualcosa da parte anche per sè. E a gennaio, alla faccia della crisi e dei guai dinastici, si è regalato dividendi per 169 milioni.


°°° Ecco cosa c’è dietro le fibrillazioni in casa di Al Cafone: soldi, soldi, soldi e solamente SOLDI!
Soldi facili, fatti senza lavorare. Soldi sporchissimi, dato che solo sedici anni fa – ricordiamolo – burlesquoni stava finendo in galera per fallimento, debiti e bancarotta.

banca

gdf

ladro

ber-mafioso

b-manette

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BUFFONE!!!

L’Aquila, 14:57
TERREMOTO: BERLUSCONI, METTERO’ A DISPOSIZIONE MIE CASE


°°° Pagliaccio merdoso! L’aveva detto anche per una famiglia umbra e poi li aveva mandati nella foresteria di un ente pubblico, in non so quale posto sperduto. Abbandonati a se stessi, i derelitti fuggirono via dopo un paio di giorni. E vi ricordate del vecchio fuori dal conteiner, che piangeva disperato: aveva perso tutto e tutti i familiari… e questo cialtrone gli aveva promesso – IN DIRETTA TELEVISIVA – un orologino di plastica del Milan!!! Verme!

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