Qualche verità (FATE GIRARE!)

Prendo spunto da un bel pezzo di Marco Bucciantini del 14 febbraio 2009

“E’ la svendita di un patrimonio allo straniero di Arcore, al razzismo leghista”, accusa la mia amica (e cugina onesta del prestanome di Mafiolo) Claudia Zuncheddu, sardista, che ha fondato i Rossomori, evocando Emilio Lussu e portando almeno una parte degli indipendentisti in appoggio a Soru. Il sostegno del sedicente partito sardo d’azione a Berlusconi è davvero STOMACHEVOLE: la bandiera dei quattro mori su sfondo bianco e croce rossa, a sventolare su Villa Certosa è il peggior simbolo della colonizzazione. E’ la fotografia dei sardegnoli invertebrati che vendono il culo per qualche briciola. Siamo di nuovo COGLIONIZZATI E RINCOGLIONIZZATI… La residenza del mafionano è il monumento che si è costruito in barba alle leggi, ai lavoratori, ai pensionati, ai milioni di nuovi poveri che il suo regime malavitoso e incapace ha provocato, e ai sardi onesti. La reggia di Punta Lada è anche un monumento all’abusivismo più mafioso, ma Tremonti condonò e la villa ora può essere mostrata nella sua interezza agli ospiti. Prima che il Cavaliere l’acquistasse era una semplice casa colonica, proprietà di Flavio Carboni, il faccendiere sardo coinvolto nell’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Adesso è una provincia con il parco che ha rimpiazzato i sessanta ettari per il pascolo, poi l’anfiteatro, il campo di calcio, il bunker in caso di attacco nucleare da parte dei suoi pusher, i laghetti artificiali. I sardisti stanno dunque con il conquistatore. Il segretario del Psd’Az è Efisio Trincas, che quando era sindaco di Cabras fu indagato per abusi edilizi in zone di particolare pregio e chiese allo Stato italiano di tradurre l’atto in dialetto sardo, prima che gli fosse notificato. Un sardismo da barzelletta. Di lui si ricorda la battaglia contro gli omosessuali: eppure il Psd’Az si era sempre speso in difesa delle minoranze. Trincas è anche (passatemi il termine ardito) l’uomo che ha ucciso Cabras e le sue potenzialità.

UN COMITATO D’AFFARI
Dalle ambizioni personali di un gruppo che ha svenduto l’anima si passa al comitato d’interessi. Quello che vuole “togliere i lucchetti che Soru ha messo alla Sardegna”. Da 30 anni Berlusconi fa affari sull’isola e CONTRO LA SARDEGNA, grazie al domestico e prestanome Romano Comincioli, plurindagato (faceva da tramite con il suddetto faccendiere Carboni), assolto dalle leggi ad personam volute proprio per salvare l’amico di Arcore, e ripagato alla maniera solita di Mafiolo: con un seggio al Senato. La sua firma appare anche in cambiali passate a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò, il cassiere della Mafia. Ma non importa. Lui è l’uomo di fiducia di Berlusconi in Sardegna. E lo si è visto nello scorso turno elettorale. Forza Italia sull’isola ha due potentati: quello di Comincioli e quello di Beppe Pisanu. Il primo è strettamente legato per affari allo studio di commercialista del padre di Cappellacci, Giuseppe. Il secondo è nume tutelare del sindaco di Cagliari Emilio Floris: la scelta di candidare Ugo Cappellacci dimostra i rapporti di forza: Comincioli è un vecchio compagno di classe di Berlusconi che, si sa, tende ad affidarsi a questi sodali di lunga data. Ed è stato infatti il senatore a tessere gli accordi con i sindaci del nord dell’isola, scesi in campo per Cappellacci, nelle liste provinciali, a costo di sguarnire o comunque di complicare l’attività delle giunte comunali.
L’accolita intorno a Comincioli serve meglio al disegno di Berlusconi “contro la Sardegna dei vincoli”. Vuol prendersi la Regione, e con essa le terre che Soru ha provato a blindare. Fu il governo Berlusconi, nel 2005, ad impugnare davanti alla Consulta la salva-coste. Quella legge ha imbrigliato la mitica, faraonica Costa Turchese, evoluzione di quell’Olbia 2 che Berlusconi, Cappellacci sr. e Comincioli già avevano in mente a fine anni 70. Eccola, la loro oasi: 525.000 metri cubi di cemento su 450 ettari di terreno, 385 ville, due alberghi da 400 posti letto, 995 appartamenti in residence, 1 centro commerciale sulla costa nord-est. Tutto rispolverato allorquando il Tar rivelò un quadro normativo lacunoso sui piani urbanistici, sentenza che scatenò gli appetiti della Finedim di Marina Berlusconi, che ripropose l’idea, con una “chicca”: lo sventramento della spiaggia per realizzare un canale navigabile e collegare il mare con un porticciolo da costruire ex novo. Quel quadro normativo è stato puntellato da Soru, e si è impedita la violenta colata di cemento.

LA FIGLIA DEL SINDACO
Questo sbilanciamento sul gruppo Comincioli-Cappellacci, però, poteva erodere il consenso del Pdl nel capoluogo, dove Floris amministra in guerra con Soru, intento dichiarato la scorsa estate, in vista proprio delle elezioni: “Nessuna trattativa con il signor Renato Soru”. E così restano chiusi nel cassetto 220 milioni di euro di investimenti su Cagliari e oltre 1200 posti di lavoro. Una città paralizzata, con il Betile, museo regionale d’arte nuragica e contemporanea disegnato dall’anglo-irachena Zaha Hadid, rimandato a chissà quando. Cotanto zelo era l’annuncio di una candidatura di Floris, condivisa nel centro destra, e il sindaco poteva dunque essere mortificato dalla scelta di Cappellacci. Questo rischiava di compromettere l’impegno dello stesso amministratore nella campagna elettorale e intiepidire i fan del capoluogo. Berlusconi ha rimediato alla sua maniera: la figlia del sindaco è nel listino del presidente. E Rosanna è perfino commovente: “Fin da piccola volevo fare politica, ma l’ingombrante presenza di papà mi intimidiva”.

L’EDITORE
Nella foto di gruppo c’è anche un altro amico-servent del Cavaliere: “l’editore” Sergio Zuncheddu, altro candidato mancato ma meno rancoroso di Floris. Il sedicente editore pubblica il quotidiano di regime l’Unione Sarda, che da 4 anni picchia durissimo – seppure con uno stentato italiano – su Mr.Tiscali. Zuncheddu controlla anche le alcuni videocitofoni regionali che nessuno ci invidia, come “Videolina. Come il suo proprietario, parte dall’edilizia, dalle Città Mercato. A Capoterra, su un terreno che nel 1969 fu trasformato da paludoso a edificabile, e da avamposto di caccia dei cagliaritani si rivalutò enormemente, e che due mesi fa ha scontato con alluvioni e morti quell’affronto alle leggi della natura, Zuncheddu ha spadroneggiato con le centinaia di case costruite dalla sua cooperativa sullo stagno di Santa Gilla.

CAPPELLA
Ugo non è quella CACCHINA INESPRESSIVA degli spot sorridenti confezionati dal pubblicitario Gavino Sanna. È vaccinato ALLA MALAVITA pure lui: è stato per anni al comando della Sardinia Gold Mining: una grande truffa che ebbe nel 1998 in concessione dalla Regione il territorio dei comuni della Marmilla. Si cercava l’oro, e il prezzo
per la multinazionale fu ridicolo, mentre enorme è il danno ambientale, cui è difficile trovare argine, dopo il fallimento
della società mista di capitale italiano, canadese e australiano. Cappellacci è stato presidente per quasi tre anni di quell’impresa e si dimise nel 2003 per entrare come ragioniere nella giunta regionale guidata da Italo Masala: a fine mandato. Grazie alla sua abilità,
il debito della Sardegna sarà di 3 miliardi e mezzo di euro. Un record. Lo prende in cura Floris, e lo fa assessore al bilancio del comune di Cagliari:
e il bilancio va immediatamente in rosso.

ORA E’ TEMPO DI CACCIARLI VIA TUTTI, DAL PRIMO ALL’ULTIMO, A CALCI NEL CULO.

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Sicilia in fiamme

RIFIUTI: DISCARICHE E CASSONETTI DATI ALLE FIAMME A PALERMO

Una cinquantina gli interventi dei vigili del fuoco, tra le 19.30 di ieri sera e le 5.30 di stamane, per spegnere cassonetti, campane e mini discariche dati alle fiamme in quasi tutti i quartieri di Palermo da vandali o da gente esasperata per i cumuli di immondizia presenti da giorni sulle strade. Sarebbero oltre 60, secondo una stima approssimativa, i cassonetti e le campane distrutti. Su segnalazione di cittadini e automobilisti i vigili del fuco sono intervenuti, tra l’altro, in via Castellana, via Sampolo, via Sperone, via Brunelleschi, via Ciaculli, via Autonomia Siciliana, via Villini Santi Isidoro, via Celone, via dei Cantieri, via Gaspare Palermo, via Cala, viale Michelangelo e via Giafar. L’ultimo mezzo antincendio dei vigili del fuoco utilizzato e’ uscito dalla caserma intorno alle 5.30 per raggiungere via Salvatore Bono dove ignoti hanno dato fuoco a due cassonetti.

°°° Prima salta la regione, ora incendiano i cassonetti. La mafia e Mafiolo perdono terreno e si vendicano. Se burlesquoni perde la Sicilia è fottuto per sempre. AVANTI COSI’…

SI STA SCIOGLIENDO, RAGAZZI!

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La fine è vicina

Il RETROSCENA
Dopo l’intervista all’ex fidanzato si studia un cambio di strategia
E dopo la strategia della “non risposta” ora si pensa di replicare
E il Cavaliere furibondo
studia una nuova via d’uscita

di CLAUDIO TITO

ROMA – Far parlare Noemi e la madre di Noemi. Proporre la “verità” delle dirette interessate. Fino a ieri Silvio Berlusconi era convinto che il “caso Letizia” si sarebbe sgonfiato da se. Lentamente, ma pur sempre sgonfiato. L’intervista all’ex fidanzato della ragazza napoletana, però, sta cambiando qualcosa nello schema berlusconiano.

La giornata nera del premier è cominciata ieri mattina con la lettura di Repubblica. Ha iniziato a tempestare di telefonate una parte del suo staff. Da palazzo Grazioli, a Roma, ha chiamato Gianni Letta, ha sentito Nicolò Ghedini e ha parlato con il suo portavoce, Paolo Bonaiuti. Un breve briefing per organizzare la reazione. Il Cavaliere era infuriato. Non si aspettava che la vicenda si arricchisse di un’altra pagina. “È solo gossip. È tutto invenzione – ha assicurato ai suoi -. O meglio, è una manovra del Pd. Pensano di fare campagna elettorale in questo modo. Non possono attaccare il governo – perché non c’è nulla che non abbiamo fatto – e allora vanno sul gossip”.

Se nei giorni scorsi, il presidente del consiglio aveva imboccato la strada della “non risposta”, ieri dunque per la prima ha chiesto un parere sulla necessità di replicare davvero. Non alle dieci domande di Repubblica, ma direttamente all’opinione pubblica. Già l’altro ieri aveva ventilato l’ipotesi di riferire in Parlamento. Una soluzione tramontata nel giro di poche ore. Basti pensare che anche nell’intervista concessa l’altro ieri alla Sicilia, ha preferito tagliare corto: “potrei usare parole di fuoco, aggettivi pesanti, ma non ho voglia di parlare di queste cose. Ci sono argomenti molto più seri, c’è una campagna elettorale per le europee, e di Europa sto sentendo parlare molto poco”. Stavolta, invece, sta lentamente emergendo l’idea di esporre la “versione originale” mettendo il confronto esattamente sui binari scelti da Gino Flaminio. Far quindi parlare le dirette interessate: Noemi Letizia e la madre. Per fornire tutte le spiegazioni che, ripete il premier, sono “personali e pulite”. E per di più appartenenti ad un lontano passato.

Non è ancora una decisione, ma l’inquilino di Palazzo Chigi vorrebbe ribaltare il tavolo. A Via del Plebiscito stanno valutando tutti i pro e i contro. Soppesano i rischi connessi alla scelta di “dare altro spazio al gossip”. Sta di fatto che da ieri qualcosa è cambiato negli orientamenti del premier. E in gioco non c’è una semplice querela. Non è un caso che ieri i suoi giudizi su Repubblica siano stati a dir poco taglienti.
Per ora la svolta non è stata effettuata. Il Cavaliere vuol ancora studiare gli effetti della vicenda sui sondaggi e le eventuali “prossime puntate”. Anche perché la posizione assunta fino a questo momento è stata un’altra. “Tra un po’ – ha ripetuto Berlusconi nei giorni scorsi a molti dei suoi interlocutori – questa storia non interesserà più nessuno. Rimarranno loro a farsi quelle dieci domande. Tanto, non possono avere niente di più perché non c’è niente di più. E allora io continuerò a fare finta di nulla”. Una tattica che ieri ha cominciato a incrinarsi.

Anche perché quel che è accaduto nel pomeriggio a San Siro è stato letto dagli uomini del presidente del consiglio come un ulteriore segnale. Le contestazioni subite in occasione della partita Milan-Roma rappresentano quasi un unicum. Critiche pronte a prescindere dalla sconfitta con i giallorossi. Gli striscioni contro il presidente erano pronti fin dall’inizio del match. Da tempo il Cavaliere non era abituato a questi episodi. La giornata nera di Berlusconi si è chiusa così.

°°° In italiano: Mafiolo si sta cagando in mano e attacca con le sue calunnie solite la poca stampa libera. Rilascia interviste all’estero, dove i giornalisti VERI ascoltano le sue cazzate (“sono stato sempre assolto”) e poi gli ridono in faccia e chiudono i loro servizi con le prove che smontano le falsità di Berlusconi.
Ve lo dicevo io che andava ai matti? Ora regalerà un altro po’ di soldi e di gioielli alle due galline di Casoria per far loro dichiarare il falso, ma saranno appunto MINCHIATE. Il racconto di Gino è suffragato da prove, amici, familiari, foto e testimoni. Impossibile da smontare. Infine… quel pagliaccio del padre di Noemi ieri dice di aver querelato l’ex fidanzato della figlioletta e Repubblica… ma hanno aperto la procura della Repubblica solo per lui, di domenica? CAZZARI!!!

BERLUSCONI PIGLIA UN CAZZOTTONE CHE LO DISFA:

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Con Mafiolo via a nuovi abusi

Abusi edilizi e turismo di massa: così muore il Parco nazionale del Cilento
Le responsabilità delle amministrazioni locali: «Era più intatto prima che diventasse area protetta»

Le costruzioni abusive di Montecorice devono essere abbattute da oltre vent’anni

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SALERNO – Gli abusi edilizi e un distruttivo turismo di massa stanno danneggiando il Parco nazionale del Cilento. È l’accusa formulata nel Secondo dossier Cilento, redatto dal CodaconsCampania e pubblicato sul sito web dell’associazione con le molteplici violazioni denunciate.

VIOLAZIONI – Il parco è stato istituito nel 1991 e grazie ai suoi 180 mila ettari è il secondo parco nazionale più grande d’Italia. Nello stesso anno è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco e dal 1997 la stessa agenzia dell’Onu l’ha riconosciuto riserva di biosfera. Ricco di aree protette e di significativi siti storico-culturali (tra i più famosi i templi di Paestum e la Certosa di Padula), a vigilare sull’integrità del territorio e tutelarne le qualità culturali e naturali è l’Ente parco. Secondo il Codacons, però, nel corso degli ultimi anni si sono protratte «sistematiche violazioni delle leggi» che hanno determinato «numerosissime sofferenze ambientali e paesaggistiche» in tutto il territorio protetto. Dal dossier si deduce che le principali responsabilità dell’emergenza ambientale del Parco nazionale vanno ricercate nelle amministrazioni locali, troppo spesso pronte a «svendere legalità per acquistare consenso». Lo stesso l’Ente parco, in numerose occasioni, ha dimostrato inerzia e incapacità a svolgere un’effettiva azione di tutela dell’ambiente e del paesaggio. Alla fine il documento constata, non senza amarezza, che «il Cilento era più intatto prima che diventasse un’area protetta».

ABUSI EDILIZI – L’abusivismo edilizio è una delle piaghe maggiori che si registrano nel parco nazionale. Nel 2005 i carabinieri hanno accertato cento casi di abuso edilizio, ma il fenomeno è in netta crescita. Il Codacons afferma che sia la popolazione sia le istituzioni tollerano questo costume tanto da «non applicare le misure di contrasto e di repressione previste dalla legge». L’Ente parco, nel corso della sua quasi ventennale esistenza, ha emesso solo quattro ordinanze di demolizione, mentre non ha promosso azioni effettive nei confronti dei ripetuti abusi edilizi. Il caso più eclatante è quello di Montecorice, nei pressi della riserva di Punta Licosa, dove manufatti di cemento che devono essere abbattuti da oltre 20 anni sono ancora in piedi malgrado le sentenze passate in giudicato. Scheletri di cemento che deturpano una meravigliosa collina che si affaccia sulla baia di Punta Licosa.

ECOMOSTRI CON I FONDI EUROPEI – Càpita anche che in un’area protetta siano costruiti improbabili e maestosi edifici con finanziamenti europei. È il caso di due singolari progetti: il Centro internazionale per lo studio delle migrazioni e il Museo del fiume e dell’area faunistica della lontra. Il primo è stato portato a termine nel Comune di Centola con una spesa di circa 1.290.000 euro di fondi europei. Il secondo è stato edificato nel Comune di Aquara e ha comportato un esborso di oltre 500 mila euro. Oggi queste strutture non sono attive e secondo il Codacons la loro costruzione ha prodotto «una devastazione paesaggistica di un’intera area, prima di allora pregiatissima». «È incredibile», afferma l’avvocato Pierluigi Morena, dell’ufficio legale del Codacons, «come si sperperi il denaro pubblico per creare eco-mostri in aree sensibili». Il dossier denuncia che il Centro internazionale per lo studio delle migrazioni non è stato costruito con «materiali ecologici, compatibili e facilmente mimetizzati con l’ambiente circostante», ma è stata innalzata in posizione dominante e con calcestruzzo «una vera palazzina di tre piani, a forma di fungo circolare».

CEMENTIFICAZIONE E TURISMO DI MASSA – L’area del Cilento vive soprattutto di turismo. Località come Palinuro, Agropoli, Acciaroli ospitano decine di migliaia di villeggianti nei mesi estivi. Spesso le amministrazioni locali, pur di incrementare l’afflusso dei turisti, approvano progetti di dubbio impatto ambientale. È il caso della cementificazione del porto turistico di Pisciotta, cittadina a pochi chilometri da Palinuro (i lavori sono attualmente fermi dopo l’intervento della Sopraintendenza che ha constatato «la completa asportazione della scogliera preesistente, nonché il salpamento di parte della scogliera a sud del porto»). O ancora del progetto di costruzione di circa 40 villini da parte della cooperativa Sea Village in un’area protetta in località Lacco di Pisciotta, a pochi metri dal mare. Quest’ultimo progetto ha dato luogo a una vicenda giudiziaria con risvolti penali che ha visto coinvolti anche amministratori locali. Naturalmente il litorale costiero è quello che soffre di più la minaccia del turismo di massa. Il Codacons denuncia «le crescenti concessioni agli stabilimenti balneari nell’area dunale» sul pregiato litorale di Marina di Camerota. Il carico degli stabilimenti danneggerebbe l’intero territorio, «con pregiudizio anche per le specie di uccelli (gabbiano reale e gabbiano corso) che nidificano sulle falesie rocciose lì presenti». L’attività umana avrebbe tra l’altro provocato «gravi perdite di specie autoctone sulla spiaggia di cala del Cefalo».

IL KARTODROMO E LA GALLERIA – La fantasia degli amministratori locali non conosce limiti. Il Comune di Torraca vuole portare a termine la costruzione di un kartodromo e di una centrale eolica sulla montagna di Casalbuono, sul golfo di Policastro, «zona ritenuta dall’Autorità di bacino molto fragile per la sua natura carsica, quindi inadatta a ogni attività umana». Dopo la denuncia del Codacons sarà l’autorità giudiziaria a stabilire se effettivamente è possibile costruire una pista di kart su una montagna carsica. Ma forse il progetto più incredibile è quello denominato Interconnessione degli schemi idrici Sele–Alento, presentato nel luglio 2008 dal Consorzio Velia per la bonifica dell’Alento. Il piano prevedeva la deviazione del fiume Calore, nel tratto delle note gole, e la costruzione di una galleria di 2,5 km che avrebbe permesso alle acque di confluire nel bacino dell’Alento, lago artificiale e importante fonte di approvvigionamento idrico per il territorio. Lo scopo del progetto era aumentare l’acqua a disposizione per fini domestici e combattere «la tropicalizzazione del clima nel sud Italia». Sulla questione è intervenuto anche il Wwf Italia che, attraverso il presidente Enzo Venini, ha sostenuto che se il progetto fosse stato attuato «avrebbe causato la scomparsa del fiume Calore, tra i più vitali e meno inquinati del sud Italia, con la conseguente distruzione dell’ecosistema legato al fiume». Il Codacons su questa vicenda aveva avviato una campagna di tutela intitolata Salviamo il fiume Calore. «Quella campagna», sostiene il presidente del Codacons Campania, professore Marchetti, «ha dato un contributo decisivo per fermare un progetto faraonico, inutile e dannoso».

ABBATTIMENTO – Il direttore dell’Ente parco, Angelo De Vita, non nasconde i numerosi problemi che affliggono il Parco nazionale, ma pone l’accento anche sulle tante attività intraprese: «Nel corso degli ultimi anni abbiamo portato a termine numerose iniziative che hanno fatto conoscere i nostri territori anche al di fuori dell’Italia. Gli abusi edilizi sono un problema grave. Spesso però gli abbattimenti non sono portati a termine per mancanza di fondi. Infine ci sono i soliti problemi burocratici con i singoli Comuni. Non voglio certo scaricare le colpe sugli amministratori locali, ma nell’immediato futuro cercheremo di trovare un’intesa con loro e abbatteremo quelle costruzioni che da anni sono state dichiarate illecite».

Francesco Tortora
21 maggio 2009

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Berlusconi, gangster impunito

In arrivo la norma che cancella tutte le prove
di Claudia Fusani

Il delitto perfetto esiste. Basta avere molta fortuna. Oppure essere molto abili nel cancellare scientificamente ogni prova e ogni indizio. Non solo quelli lasciati sulla scena del delitto ma anche ogni collegamento o riferimento possibile. Ecco, la vicenda giudiziaria del premier Silvio Berlusconi assomiglia molto al tentativo lucido, costante, scientificio di cancellare ogni prova e indizio. Una bonifica a prova di Ris. O di Csi.

Fiction televisive a parte, la via maestra per il Presidente del Consiglio sarebbe sempre la stessa: farsi processare, accettare il giudizio dei giudici e poi sbandierare le sentenze. Quali che siano. Come ha fatto il senatore Giulio Andreotti, non l’ultimo nome nella storia della Repubblica. Lui invece fugge dai processi, impazzisce quando gli si parla di toghe e magistrati e continua a mettere la sua vita al riparo della giustizia grazie alle leggi ad personam, le norme studiate a tavolino proprio per blindarsi rispetto ad inchieste, sospetti e accuse.
Se la madre delle leggi ad personam è stato il lodo Alfano (impunibilità delle quattro più alte cariche dello Stato, luglio 2008) per cui Berlusconi è uscito dal processo dove era coimputato con l’avvocato inglese David Mills, l’inizio è stato nel 2001 quando, appena insediato a Palazzo Chigi fece approvare la norma che di fatto depenalizzò il falso in bilancio (all’epoca c’erano un paio di processi incardinati con questa ipotesi di reatoprocessi,incardinati,reato,rogatorie,internazionali,conti esteri,Previti,Squillante,dimezzò,termini,prescrizione,). Nel mezzo c’è una lunga lista: dalla legge che ha modificato le rogatorie internazionali (2001) per cui divennero inutilizzabili le dichiarazioni sui conti esteri di Previti e Squillante; alla ex Cirielli (o salva Previti, 2004) che dimezzò i termini di prescrizione del reato così che l’ex ministro della Difesa e avvocato del premier evitò la conferma in appello delle condanne a 16 anni per tre corruzioni giudiziarie (Imi-Sir, Lodo Mondadori, Squillante). L’operazione non è ancora conclusa.

Nell’obiettivo di bonificare, cancellare, ripulire – perché in fondo se il premier “cade” sul caso Mills e diventa corruttore è come tirare un filo e sciogliere tutto il gomitolo che imbozzola la sua purezza di leader nonché di vittima del sistema giudiziario – il governo ha approvato a dicembre un complesso di norme che modificano il codice penale e di procedura. «La riforma della giustizia per assicurare più velocità nei processi e più certezza della pena» fu l’obiettivo dichiarato. Bene. Ecco come l’articolo 4 di quel pacchetto di norme (32 in tutto) interviene nel nostro sistema giudiziario. Il secondo comma di quella norma prevede che una sentenza passata in giudicato «non possa più essere acquisita ai fini della prova». Significa che le sentenze passate in giudicato, e quindi definitive, non potranno più essere utilizzate come prova anche in processi diversi. Significa che ogni volta si dovrà ricominciare da capo e non avere mai nulla di acquisito, Neppure se ha il certificato massimo della Cassazione. Significa che quando, e se mai, Berlusconi dovesse essere processato con l’accusa di corruzione per le tangenti alla Fininvest, quando non avrà più lo scudo del lodo Alfano, la sentenza del suo ex coimputato Mills, quella che ci dice che l’avvocato inglese ha mentito per tutelare il premier e la sua azienda, non potrà essere utilizzata come prova.

Sfugge, francamente, come questa modifica possa accellerare i processi e i tempi della giustizia. Anzi, semmai avverrà il contrario.
La Commissione Giustizia del Senato sta valutando in questi giorni il disegno di legge. Luigi Li Gotti, penalista, ex sottosegretario alla Giustizia, ora senatore per l’Idv, non ha dubbi: «E’ un’altra legge vergogna, che serve al premier».

Pulire, bonificare, annullare. Togliere di mezzo ogni possibile indizio. O rischio. Nello stesso pacchetto di norme diventano molto più severi i motivi di ricusazione del giudice: basta che abbia, anche solo una volta, detto qualcosa, «formulato un giudizio sulle parti del processo», e sarà obbligato ad astenersi. Sacrosanto, ma la norma è talmente generica che sembra diventare possibile ogni tipo di ricusazione. In pratica, passa il principio che si possa essere giudicati solo da chi è gradito all’imputato. E se l’imputato è un boss di mafia?

Ecco perché sarebbe tanto più semplice per il nostro Presidente del Consiglio rinunciare agli scudi e accettare il processo. Sarà sicuramente innocente, come sostiene. E almeno non se ne parla più.

°°° Certo, innocente come hitler e lo squartatore di Boston. Stampatevi questo pezzo tenetelo in tasca, pronti a sputare in faccia qualunque scimmietta che si permetta di ripetere la solita, vecchia, balla: “E’ SEMPRE STATO ASSOLTO!” UN CAZZO, NON è stato MAI assolto… si è fatto fare le leggi per non finire in galera. Cosa che ripetiamo da 15 anni.

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Quel lavativo lecchino di Brunetta

Il provvedimento sarà presentato alle Camere lunedì
Prima del via libera definitivo sarà esaminato da Cnel, sindacati e Regioni
P.A., arriva “la rivoluzione Brunetta”
Sì del Cdm, ma slitta la class action

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ROMA – Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo delega per la produttività nella Pubblica amministrazione. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine della riunione. Berlusconi ha ringraziato Renato Brunetta per l’impegno

MA CHI E’ QUESTO GNOMO ARROGANTE? VEDIAMO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Che-furbetto-quel-Brunetta/2049037&ref=hpsp

Che furbetto quel Brunetta
di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo
La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall’ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell’università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: “Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro”. Eravamo a metà dei ruggenti anni ’80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l’ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell’esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano – parole sue – ‘Lorella Cuccarini’ del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A ‘L’espresso’ risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all’altezza di un Nobel. Ma c’è un settore nel quale l’ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell’economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

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I pasticci e le truffe di Mafiolo

I FURBETTI DELLA MADDALENA – COSTI PER IL G8 LIEVITATI, APPALTI NEL MIRINO DEI PM – RESTANO UN POLO VELISTICO E UN ALBERGO DI LUSSO CHE NESSUNO VUOLE GESTIRE – IL TRASLOCO A L’AQUILA NON È SOLO UN ATTO D’AFFETTO MA UNA VIA D’USCITA NECESSARIA…

Fabrizio Gatti per “L’espresso”

Doveva essere l’hotel delle notti di Obama e Sarkozy, il cinque stelle superiore dei capi di Stato del mondo. È già una cattedrale nel deserto, con la sua facciata bianca stretta tra un capannone della Marina militare, una strada trafficata e il mare senza spiaggia che qui, e solo qui su tutta l’isola, a volte puzza di fogna.
Guido Bertolaso

Nessuno vuole gestire il più grande dei due alberghi costruiti alla Maddalena per il G8 che non si farà. La gara indetta dalla Protezione civile è andata deserta. Perché, almeno per pareggiare il capitale già speso, lo Stato o la Regione Sardegna dovrebbero affittare l’albergo a un imprenditore che a sua volta dovrebbe far pagare mille euro a notte per queste stanze con vista da motel. Una cifra folle e completamente fuori mercato. Qualcosa non ha funzionato nel controllo dei costi, come ‘L’espresso’ aveva già scoperto nel dicembre scorso. Ma i dubbi adesso sono ufficiali. Tutte queste opere sono sotto inchiesta.

I carabinieri del Ros stanno indagando sulla catena di appalti. Un’indagine condotta per il momento dalla Procura di Firenze. Anche il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, commissario delegato per il G8 e responsabile dell’applicazione delle procedure d’urgenza, ha avviato un’indagine interna. Un provvedimento seguito pochi giorni fa dalla decisione del Consiglio dei ministri di chiedere per decreto il taglio retroattivo dal primo marzo delle maggiorazioni alle imprese per le lavorazioni su più turni, dei premi di produzione e la riduzione del 50 per cento dei compensi per le prestazioni professionali destinati a progettisti, esecutori e collaudatori.
Silvio Berlusconi

Maggiorazioni, premi e compensi confermati da almeno 16 tra ordinanze e decreti voluti, firmati o proposti dal governo e dalla Protezione civile. Un dietrofront che limita (di poco) i danni per le casse statali, ma anche le possibili responsabilità giudiziarie di funzionari e controllori, tuttora da identificare, che prima avrebbero avvallato le spese e ora stanno lavorando per contenerle.

Letta così la decisione di Silvio Berlusconi di trasferire il vertice a L’Aquila, non è solo un atto d’affetto e un doveroso impulso al risparmio. È anche una via d’uscita necessaria. Forse bastava una formulazione più moderata dei preventivi e dei contratti. E i soldi per l’evento sarebbe bastati.

La domanda da cui parte l’inchiesta dei carabinieri del Ros è una: nella formulazione delle offerte, c’è stata o meno concorrenza tra imprese? Un dubbio che hanno avuto anche i vertici della Protezione civile. Nel giugno 2008 Bertolaso chiede al professor Gian Michele Calvi come poter verificare se alla Maddalena si stia spendendo più del necessario. Calvi, oltre che amico del capo della Protezione civile, è tra i massimi esperti di ingegneria antisismica e membro della Commissione grandi rischi. Pochi giorni dopo il professore, che insegna a Pavia, viene accompagnato a visitare i cantieri.

Sempre in quei giorni un’ordinanza di Berlusconi sostituisce il soggetto attuatore degli appalti Angelo Balducci con il suo collaboratore Fabio De Santis e istituisce una commissione di tre esperti: «Al fine di assicurare un’adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori in termini di congruità dei relativi atti negoziali», è scritto nell’ordinanza. Insomma, un’indagine su interventi e contratti. In autunno viene sostituito anche De Santis e a capo degli appalti è nominato il professor Calvi. La questione dei costi continua a preoccupare.

Calvi avvia le verifiche delle spese, voce per voce. E a fine febbraio spedisce tutti i progetti al Consiglio superiore dei lavori pubblici perché esprima un parere. Presidente di questo consiglio è proprio Angelo Balducci, nel frattempo promosso dal ministro Altero Matteoli al vertice del massimo organismo di controllo del ministero.

«È vero che il Consiglio si trova a dover valutare provvedimenti di spesa approvati quando Balducci era soggetto attuatore», spiega una fonte vicina alla struttura di missione della Protezione civile alla Maddalena, «ma Balducci conosce i cantieri e gli imprenditori che hanno vinto gli appalti. E forse è l’unico funzionario di Stato in grado di far accettare a quegli imprenditori tagli ai loro incassi. Il rischio è sempre quello dei ricorsi».

Tutti nei cantieri della Maddalena sanno che i carabinieri stanno indagando. L’indagine del Ros parte dall’intercettazione il 9 agosto 2008 di una telefonata dell’architetto Marco Casamonti, 43 anni, fondatore dello studio Archea, uno dei progettisti dell’hotel. Casamonti, arrestato e rilasciato dopo l’interrogatorio, è sotto inchiesta in Toscana dall’autunno per i presunti accordi sottobanco tra la Fondiaria-Sai di Salvatore Ligresti e alcuni politici della giunta di Firenze.

«Ci hanno chiamato per dare una mano per i progetti del G8 all’isola della Maddalena», dice Casamonti nella telefonata intercettata, «perché stanno facendo i lavori e sono nella cacca più nera. Perché hanno dato incarico agli architetti di Berlusconi che non sono in grado…».

Adesso il decreto voluto dal governo per tagliare i premi alle imprese potrebbe addirittura aggravare i conti. La retroattività al primo marzo, quando ancora si parlava di G8 alla Maddalena, e la decisione di dimezzare i compensi ai professionisti rischia di esporre lo Stato ai ricorsi. Alcune ditte appaltatrici, una minoranza, stanno già studiando la questione con i propri legali. La maggior parte degli imprenditori ha per ora deciso di concludere comunque i lavori.

In palio c’è l’Abruzzo e la possibilità di partecipare agli appalti per la ricostruzione. Il caos di questi giorni, la manifestazione degli abitanti, le proteste del sindaco della Maddalena, Angelo Comiti, hanno nascosto il risultato positivo dei lavori sull’isola. Per la prima volta in Italia un’opera pubblica viene progettata, appaltata, eseguita e consegnata in poco più di un anno. Al posto di un arsenale militare, contaminato da amianto e idrocarburi, ora c’è uno yachting club con porto turistico per 700 barche, aree per conferenze, scuole di vela e un albergo di lusso progettati dall’architetto Stefano Boeri.

Un polo di attività che avrà forse più successo dell’hotel-cattedrale ricavato nell’ex ospedale militare, quello che nessuno vuole. Per la sua gestione, il cuore del progetto che avrebbe dovuto ospitare il meeting, ha vinto la Mita Resort, società della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. E il fatto che altre due società sarde abbiano presentato ricorso al Tar per far annullare la gara, significa che questo complesso richiama interesse. Con il suo indotto di posti di lavoro e ricadute economiche. Facendo qui il G8, Berlusconi rischiava cioè di dar lustro a un’idea uscita dal programma dell’ex governatore sardo di centrosinistra, Renato Soru. Un’eventualità che il premier ha sempre tentato di evitare, fin da quando appena eletto aveva proposto di trasferirlo a Napoli.

L’altra incognita sull’avvenire della Maddalena è la mancanza di infrastrutture. Dirottate alle imprese costruttrici le principali risorse, non sono rimasti più soldi per l’allargamento dell’aeroporto di Olbia, la realizzazione della superstrada Olbia-Sassari e la costruzione della passeggiata a mare che avrebbe dovuto collegare il paese della Maddalena al nuovo porto turistico. I tre progetti, più volte confermati dal governo, sono stati via via sfilati perché i costi già alti e le varianti in corso d’opera stavano svuotando la cassa.

«A più di due settimane dal trasferimento del G8», racconta il sindaco, Angelo Comiti, «non ho ricevuto una sola telefonata di Bertolaso. Di nessuno, né del governo, né della Protezione civile. Ci hanno spinti in una situazione antipatica. Perché sembra che vogliamo fare concorrenza agli amici dell’Aquila che vivono settimane tragiche. Non è così, andrò a L’Aquila a spiegarlo. Però il lavoro enorme che abbiamo fatto qui non può essere ridotto a una sceneggiata di ?Scherzi a parte?. Ti svegli una mattina e ti dicono che era tutto una finzione».

Pochi giorni fa Comiti ha potuto visitare i cantieri, ancora coperti dal segreto di Stato e presidiati dal battaglione San Marco come se il G8 si dovesse svolgere ancora qui. La riservatezza sui cantieri dovrebbe essere tolta il 20 maggio. Al sindaco i rappresentanti della struttura di missione, Riccardo Micciché e Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso, hanno garantito che i lavori saranno completati entro il 31 maggio. Come previsto. Data confermata dall’architetto Boeri: «Non posso dire di più perché vale sempre il segreto, ma nonostante i tagli le imprese hanno deciso di concludere».

Verranno comunque consegnati immobili senza arredamento. La Protezione civile ha inoltre deciso di non completare l’asfaltatura dei viali e l’arredo a verde per risparmiare altri 50 milioni da impegnare per il G8 a L’Aquila. Questo dovrebbe ridurre i costi alla Maddalena da 377 a 327 milioni di euro. La previsione di spesa al momento della firma dei contratti era di 308 milioni. Secondo la Protezione civile che, va detto, ha sempre garantito trasparenza sulle cifre, c’è stato dunque un rincaro del 22 per cento. Le imprese però avevano già ottenuto per contratto un incremento del 30 per cento per il fatto di lavorare su un’isola, del 15 per cento per i turni di lavoro giorno e notte e ancora del 12 come ulteriore ?premio di accelerazione?.

Cioè un aumento del 57 per cento. Il risultato è un valore degli immobili completamente fuori mercato che difficilmente potrà restituire alle casse pubbliche quello che tutti noi abbiamo speso. Per l’albergo nell’ex ospedale che nessuno vuole gestire si tratta di 16.800 metri quadri. Ci sono costati 73 milioni, calcolando un aumento medio del 22 per cento sui 60 milioni previsti. Significa un costo di costruzione senza arredamento di 4.345 euro al metro (3.571 senza l’aumento).

Alla Maddalena i costi non superano i 1.200 euro al metro. Le ultime tabelle dell’Agenzia del territorio fermano il costo di vendita di una villa di lusso a 3.200 euro al metro. Poiché tra suite e standard, le stanze sono 101 significa un costo medio per ogni stanza di 722 mila euro.

Cioè l’equivalente, per ogni camera, di 14 mini appartamenti da 50 mila euro da costruire a L’Aquila. Considerata una rendita del 4 per cento, se lo Stato dovesse pretendere il pareggio da questo investimento con l’incasso di un affitto, il povero gestore dovrebbe sperare di incassare 28 mila euro l’anno per ogni stanza. E poiché l’estate alla Maddalena riempie gli alberghi non più di 40 giorni, significa partire già da 722 euro a notte. E a questo punto fallirebbe perché non avrebbe soldi per pagare il personale, la manutenzione, le tasse. Alla fine dovrebbe alzare il prezzo. Almeno mille, 1.200 euro a notte. Per affacciarsi su un capannone, una strada, lo scarico. E gustarsi il panorama che Obama e Sarkozy non hanno mai visto.

°°° In pratica, amici, pur di fare un dispetto a Soru e uno sfregio a tutti i sardi, silvio berlusconi ha PRIMA affidato i lavori ad aziende truffaldine di amici suoi, POI manda a “controllare” altri farabutti amici degli amici. Intanto, fotte la Sardegna e fotte contemporaneamente L’Aquila e l’Italia.

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I veri fannulloni

In calo la produttività in aula. Migliore la performance
della Camera, dove c’è seduta da lunedì a giovedì
Al Senato si lavora solo 10 giorni al mese
Il record di aprile: 7 ore in una settimana

di CARMELO LOPAPA

ROMA – Tre giorni di lavoro a settimana. Non uno di più, qualche volta meno. Come nell’ultima di aprile, quando gli onorevoli senatori hanno varcato l’ingresso di Palazzo Madama martedì 28 alle 16,30 per chiudere i battenti già l’indomani, mercoledì 29, alle 20,08. Per non dire della seconda settimana di aprile, quella che ha preceduto la Pasqua, al lavoro solo il mercoledì 8, poi trolley e via, tutti a casa in vacanza per tornare 13 giorni dopo, il 21. Ad ogni modo, negli ultimi due mesi il pallottoliere ha segnato una media di 10-11 giorni lavorativi al mese, con minimi storici da 7 ore d’aula, come in quell’ultima settimana di aprile.

Sarà pure l’età media più alta, ma la questione si pone perché, a scorrere il timing delle sedute della Camera alta, si scopre che la campanella non suona mai prima del martedì pomeriggio e il giovedì mattina quasi sempre si chiude. Settimana corta, cortissima. Certo, c’è l’attività delle commissioni, ma la media di lavoro settimanale (come si riscontra nella tabella in alto) è quella che è. E, sebbene nel periodo preso in esame, marzo-aprile, siano stati approvati al Senato importanti ddl, dal testamento biologico al federalismo, i dati stridono con quelli dello stesso periodo alla Camera.

A Montecitorio, da marzo, il presidente Gianfranco Fini ha introdotto la cosiddetta “settimana bianca”, per consentire ai deputati di lavorare sui rispettivi territori. Ha compensato tuttavia allungando le restanti tre settimane: aula già dal lunedì e fino al giovedì sera. Anche lì, c’era la promessa di prolungare fino al venerdì mattina, ma finora è accaduto solo nell’ultima settimana di marzo, con pochissimi deputati presenti per interrogazioni e interpellanze. La media resta tuttavia almeno di quattro giorni a settimana e 16 al mese.

Al Senato il presidente Renato Schifani aveva provato a suonare la sveglia. “Al di là delle richieste di modifica del regolamento, si possono disciplinare meglio i lavori dell’aula in modo da lavorare qualche ora in più durante la settimana”. Era il 2 ottobre scorso e già allora – 4 mesi dopo l’inizio della legislatura – i numeri lasciavano a desiderare, sebbene non si fossero toccati picchi negativi di queste ultime settimane. La presidenza si scontra tuttavia con l’andazzo generale.

“Aumentare l’attività può essere un obiettivo condivisibile, ma smentisco che esista un caso Senato – sostiene Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl – Anzi, in questi mesi la nostra assemblea si è ritrovata in anticipo sul lavoro, rispetto alla Camera. Andiamo più veloci e abbiamo approvato in prima lettura ddl che ancora attendono la seconda a Montecitorio. Disponibili a una razionalizzazione dei lavori, alla riforma dei regolamenti, ma anche quella deve essere bicamerale”.

E invece il problema esiste, eccome, a sentire i Democratici che sollevano il caso. “Si lavora meno del dovuto e si lavora male – sostiene Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd – La nostra proposta di riforma del regolamento consentirebbe un salto in avanti, sia nel numero di sedute che nella qualità del lavoro. Chiediamo che si lavori almeno 4 giorni alla settimana, 3 nelle commissioni, 1 in aula, perché il problema è non trasformare l’aula in una semplice macchina approva-decreti. Purtroppo, col “porcellum”, i parlamentari di maggioranza sono esecutori della volontà dell’esecutivo e il Parlamento in questa legislatura è un ufficio “disbrigo” del governo. Unica missione, trasformare in legge i decreti. I poteri ne risultano stravolti: l’esecutivo fa le leggi, le Camere eseguono ordini”.


°°° A parte le varie zanicchi e de michelis che vanno a rubarsi 40mila euro al mese (oltre a benefit e pensioni d’oro) in Europa, ecco gli schiavetti senza spina dorsale del mafionano come vengono beneficiati in cambio del loro servilismo. E io pago!

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I SENATORI E I DEPUTATI DESTRONZI.

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AHAHAH

«Contro di me fischiatori organizzati»
Berlusconi: Franceschini sappia che io dormo tranquillo. Poi l’annuncio: all’Aquila ospedale riaperto entro maggio

ROMA – «Siamo soddisfatti e continuiamo a lavorare nonostante impazzino “spallatori” di professione e picchetti di fischiatori organizzati» ovunque vi sia la certezza del passaggio «della mia persona».

°°° Fischiatori organizzati?! Ma quando? Ma dove? Se c’è uno che ha sempre organizzato claque e fischiatori è proprio e solamente quel cialtrone di silvio berlusconi. La verità è che col cattivo tempo e l’inverno lungo e rigido gli era andata bene, ma ora la gente torna a uscire di casa e lo marca stretto per dimostrargli tutto il suo disprezzo e per mandarlo via al più presto. Se è vero com’è vero che ha di nuovo devastato l’Italia, le sue Istituzioni, i suoi conti, e la vita dei cittadini IN APPENA UN ANNO… è vero anche che almeno un buon 70% di questi cittadini NON LO VUOLE PIU’ TRA LE PALLE! Non vogliamo lui, non vogliamo la sua cosca di ladri, farabutti, razzisti e incapaci; non vogliamo le sue zoccole né le sue tv di merda. Tutto il resto delle sue chiacchiere a vuoto sulla ricostruzione dell’Abruzzo, sullo scippo del G8 e dell’ospedale di La Maddalena e della Sardegna tutta… noi della Rete sappiamo benissimo che non dice una sola parola di verità. Tranne appunto che gli scippi continuano, ma non si vede un solo millimetro di ricostruzione e la gente continua a morire di freddo e di disagio nelle tende. Il tuo tempo è scaduto, hai finito di giocare a flipper con l’Italia. Fanculo, Mafiolo!

berlusconi_flipper

b-blabla

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Povero cazzaro miserabile

«RECORD DI CONSENSO» – Berlusconi si è anche compiaciuto dei risultati dei sondaggi sulla sua popolarità. «Sono al 75,1%. Lo dicono i sondaggi che però sono fatti da altri e non vengono pubblicati con piacere in giro» ha detto il leader del Pdl, facendo notare che nessun leader internazionale raggiunge un livello così alti di consensi: «I sondaggi che conosco io dicono che Obama è al 59%. Solo Lula è sopra il 60%. Quindi il mio è un record assoluto».

FISCHI A NAPOLI – Ma a Napoli all’uscita del teatro S.Carlo dopo il concerto della Berliner Philharmoniker diretto dal maestro Riccardo Muti, il premier è stato fischiato e contestato. Berlusconi è immediatamente salito nella sua auto blindata senza rilasciare dichiarazioni, evitando ogni incontro con la folla. Alcune decine di persone che si erano radunate fuori dal teatro che gli hanno gridato «Vattene via». Pochi invece gli applausi.

Il premier: “I sondaggi mi danno il 75,1% di consensi”
“A metà giugno incontrerò il presidente americano”
Berlusconi: “Io meglio di Obama”
Fischi e grida contro il premier

Un gruppo di persone contesta il Cavaliere a Napoli

Al termine del concerto a Napoli, Berlusconi ripartirà alla volta dell’Aquila per tornare sui luoghi colpiti dal terremoto di un mese fa.


°°° Sorvolando sulle minchiate che spara il cazzaro sui sondaggi fasulli, scappando come un coniglio sull’auto blindata… mi interessa questo fatto che torna sul luogo del delitto… Ma lo sapete che, mentre lui si fa le misere pippette con questa stronzata dei sondaggi, metà degli sfollati abruzzesi sono malati e desolatamente abbandonati a se stessi? Altro che BLA BLA, stronzo di un mafioso!

mafiolo

sondaggi

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